Giulianova. Francesco Amedeo Fernando Falini, il marinaio disperso a Venezia.

di WALTER DE BERARDINIS
Nasce a Giulianova il 18 luglio 1891, alle ore 15:30, dal 44enne sarto Pietro e Anna Ciafardoni. Il giovane barbiere giuliese viene chiamato il 27 marzo 1911 a visita di leva nel distretto militare di Teramo, ma cancellato d’ufficio perché destinato alla Regia Marina, Capitaneria di Ancona, al numero di matricola 3960. Terminata la leva di mare, scoppia la 1° Guerra Mondiale, viene richiamato con destinazione Venezia. Il 20 luglio 1917, tre mesi prima della battaglia di Caporetto, per circostanze mai chiarite, scompare per annegamento all’età di 26 anni nel mare antistante Venezia. Il corpo non verrà mai più ritrovato.
Purtroppo la morte del giovane giuliese rimane ad oggi un mistero, visto che non sono riuscito a recuperare il foglio matricolare e neanche l’atto di morte o la dichiarazione di morte presunta. Inoltre, anche se viene citato sulla lapide dei caduti della Grande Guerra, non è stato ricordato nel monumento dei caduti del mare posto in Piazza Dalmazia. Mentre risulta citato nell’Albo d’Oro e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”.
Considerazioni.
Le ipotesi sulla sua morte sono varie, quindi non avendo documentazione in merito mi limito a riportare la tragica vicenda in base agli archivi finora consultati . Sicuramente dobbiamo rendere omaggio agli uomini della Regia Marina, visto l’impegno aero-navale-terrestre, per aver deciso anche le sorti della vittoria finale contro gli austriaci nel bloccare il naviglio della k.u.k. Kriegsmarine o Imperial Regia marina austriaca durante i 4 anni di guerra. Per capire l’eroismo di quel tempo, basta vedere il film “Il destino degli uomini” (sulla vita di Luigi Rizzo, glorioso ufficiale della Regia Marina) di Leonardo Tiberi. #unitiperlapatria



Bari. Anche quest’anno gli Atleti gridano al mondo: “Stop alle bombe sui civili”.

Anche quest’anno gli Atleti gridano al mondo: “Stop alle bombe sui civili”.

Lunedì 15 luglio, Olimpic Center Bari, ore 21.30

Finale torneo di calcio: Cannonieri per la pace – un goal per Tripoli.

di Giovanni Lafirenze

La seconda edizione del torneo di calcio a 5 “Cannonieri per la pace”, quest’anno intitolato “Un goal per Tripoli”, è giunto alla finale che si disputerà all’Olimpic Center di Bari, lunedì 15 luglio (ore 21,30-23,30). Un mini campionato primaverile/estivo, organizzato dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, strettamente collegato alla “Campagna Stop alle bombe sui civili” (parte dell’iniziativa internazionale “stop bombing towns and cities” contro l’impiego delle armi esplosive nelle guerre che si svolgono nelle città), patrocinato dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, dal Centro Internazionale di Alti Studi Agronomici Mediterranei CIHEAM Bari e dalla Croce Rossa Italiana. Importanti i partenariati con l’Alumni Network del CIHEAM Bari e con l’Associazione sportiva Agebeo football Club. Le squadre che si sono contese le finali sono: Afghanistan, Siria, Mediterraneo Senior, Yemen, Libia e Mediterraneo Junior. Ad indossare le maglie dei team sportivi citati sono gli atleti del CIHEAM Bari provenienti da Algeria, Egitto Italia, Kosovo, Libano, Marocco, Palestina, Serbia, Spagna, Tunisia, Turchia e, addirittura, Brasile. Il Girone è stato vinto dalla Siria, il premio Fair play è della Libia. Due ex aequo per i capocannonieri Marco Rafaschieri (Siria) e Bouaicha Oussama (Mediterraneo Senior); miglior portiere Marcello Rigano (Siria).  Lo sport unisce nelle vittorie e nelle sconfitte e, se orientato a unirsi contro le guerre, le mine, gli ordigni inesplosi, diviene un importante messaggio di pace.




Milano. CENTENARIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

CENTENARIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

Alpini 2019 CENTENARIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINICENTENARIO DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI

Un secolo fa, un gruppo di alpini reduci della Grande Guerra avvertì il bisogno di ritrovarsi per condividere le esperienze vissute in trincea e ricordare i compagni d’arme caduti al fronte. Nacque unanimemente l’idea di fondare l’Associazione Nazionale Alpini. Era l’8 luglio 1919.
Per celebrare questo traguardo speciale lunedì 8 luglio 2019, a Milano, si terranno cerimonie, incontri e un convegno.



Giulianova. Salvatore Baldini, il marinaio dimenticato da tutti

di Walter De Berardinis
Salvatore Baldini nasce ufficialmente a Teramo il 4 luglio 1895, abbandonato nella ruota degli esposti presso l’ospedale civico Sant’Antonio Abate, in via Largo dei Melatini al civico 15, gestito dalla Congregazione di carità. Dopo aver cercato invano chi fosse la madre o il padre, decisero di comunicare all’anagrafe cittadina di chiamarlo Salvatore, perché salvato dalla morte e aggiunsero il cognome fittizio di Baldini. Carlo De Dominicis, incaricato dal sindaco di Teramo Luigi Paris, trascrisse l’atto di nascita il 6 luglio. Della sua infanzia non si hanno notizie, sappiamo che Salvatore Baldini, fino al diciottesimo fu, per uno strano caso del destino, pescatore a Giulianova, dove viveva e lavorava; non sappiamo se fosse stato affidato a una famiglia giuliese o semplicemente s’imbarcò su qualche peschereccio giuliese. Il 27 ottobre 1914 viene cancellato dalle liste di leva dell’esercito perché iscritto nel Compartimento Marittimo di Ancona. Viene destinato sul pontone-gru o/e monitore “Alfredo Cappellini” (La nave fu varata nel 1915 nei cantieri Orlando di Livorno con il nome di G. A. 53. Fu consegnata l’8 aprile 1916 e armata il 12 giugno 1916; entrò in servizio 6 luglio a sostegno delle truppe di terra sul Carso, insieme alla gemella “Faà di Bruno”, alle due navi furono apportate le seguenti modifiche: furono usati motori 265 CV ed furono armate con cannoni Vickers Armstrong da 381 mm/40, quattro pezzi antiaerei da 76/40mm e reti parasiluri per proteggere lo scafo), comandata dal Capitano di Corvetta Gaetano Pesce. L’imbarco di Baldini avvenne a Brindisi dopo che la nave arrivò da La Spezia con un rimorchiatore, visto la bassa velocità della stessa. Nel luglio del 1917 l’unità arrivò davanti Grado per sostenere l’esercito nella sua avanzata, e bombardò Trieste, la frazione di Sistiana e Nabresina con il sostegno di due unità navali inglesi, la “Earl of Petersborough” e la “Sir Thomas Picton”. Con la rotta di Caporetto, il 27 ottobre 1917, le due unità rientrano nella più sicura rada di Venezia, non senza problemi. Successivamente il Comando supremo decise di costituire la Difesa Marittima ad Ancona, con il ripiegamento anche di quest’ultime due unità da Venezia.
La tragedia
Il 15 novembre 1917, i due pontoni salpano con direzione Ancona, trainati da due rimorchiatori il Luni per il “Cappellini” e il Titano per il “Faà di Bruno”, scortati da 4 torpediniere. Partirono con il bel tempo per tutto il giorno, ma il giorno successivo davanti alle acque marchigiane montò un vento fortissimo e mare molto mosso; i pontoni imbarcarono molta acqua. I cavi del rimorchiatore Luni cedettero, furono lanciati in acqua i salvagenti e il Luni si diresse verso Ancona per dare l’allarme. Il Comandante del “Cappellini” dopo aver fatto indossare i giubbotti salvagente e calato l’unica scialuppa di salvataggio con il comando nave a bordo, diede l’ordine di abbandono nave: erano passate le 13,00 del 16 novembre quando la nave affondò con tutto il suo armamento tra le località marine di Marzocca e Marina di Rocca Priore (Senigallia – Falconara). La potenza del mare fece capovolgere anche la scialuppa di salvataggio: tutto l’equipaggio, insieme ai marinai che già erano stati in balia delle onde per tutto il primo pomeriggio, morirono assiderati. In serata dei 68 uomini a bordo, furono ritrovati 45 cadaveri spiaggiati ed altri su Lido di Palombina. Purtroppo il corpo del nostro Salvatore Baldini non fu più ritrovato. Dalle cronache dell’epoca sappiamo che si salvarono solo 4 marinai. Le salme recuperate furono sepolte e tutt’ora giacciono all’interno del cimitero maggiore delle Grazie di Senigallia, dove la Regia Marina Militare Italiana eresse una tomba comune su cui sono riportati i nomi di tutti icomponenti dell’equipaggio e in essa furono tumulati solo i corpi dei ritrovati. Nel dicembre 1917 fu effettuato il primo tentativo di individuare e recuperare il materiale bellico da poter riutilizzare su altre navi o mezzi militari terrestri; nell’aprile 1918 furono due rimorchiatori che riuscirono nell’impresa e nel settembre il Cappellini venne imbragato ma le condizioni avverse del mare non permisero l’impresa di recuperare il pontone, quindi fu abbandonata. Il 16 agosto 1980 a quasi 13/16 metri di profondità, a 2,3 miglia davanti il colle di Montemarciano, il ritrovamento fu effettuato da un noto sub del posto Enrico Scandurra. Nel 2007 la ditta specializzata “Micoperi” tentò per la Marina Militare Italiana l’ennesimo recupero del Cappellini per uso storico-museale, ma poi di fatto anche questa operazione fu abbandonata per una serie di motivi, una su tutte, le risorse economiche.
Conclusioni
Alla sua memoria gli fu conferita la Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia, Medaglia Interalleata della Vittoria e della campagna di guerra 1915, 1916 e 1917. Solo l’Albo d’Oro “Abruzzo e Molise – (Volume II – sub 8 a pagina 23) ricordò la tragedia di questo ragazzo. Purtroppo nell’elenco dei Salmi della Patria del giornalista giuliese Francesco Manocchia, nella lapide marmorea sulla parete del Duomo di San Flaviano, nel monumento ai caduti del mare di Piazza Dalmazia e nella lapide dei caduti di Teramo posta davanti al Comune, non vi è traccia del povero Salvatore Baldini. Dopo la sua morte, oltre che non trovare il corpo inabissatosi nelle acque di Senigallia, non fu mai ricordato dai giuliesi che lo avevano adottato e neanche dalla città di Teramo che gli aveva dato i natali. #unitiperlapatria



“SUCCESSO DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA INERENTE ALLA COLONIA DELL’AERONAUTICA MILITARE IN ALTO ADIGE”

Esposte anche le foto di alcuni piloti della scuola di volo per piloti da caccia della Regia Aeronautica di Castiglione del Lago

Foto: Archivio privato famiglia Imeroni.

Tra le attività culturali la Sezione Provinciale di Bolzano dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati presieduta dal consigliere nazionale Sergio Paolo Sciullo della Rocca ha recentemente organizzato una mostra fotografica inerente al soggiorno montano per orfani dell’aeronautica militare esistente in Alto Adige a Monguelfo sino agli anni settanta del secolo scorso. La mostra si è tenuta a Bolzano presso la sede sociale del sodalizio dall’otto al diciotto giugno ed ha riscosso numerosi apprezzamenti da parte dei soci e dei visitatori. Le fotografie proposte sono provenienti dall’archivio privato della famiglia Imeroni di Cagliari discendente dal Tenente pilota Franco Imeroni deceduto in volo nei cieli della Liguria nel corso della seconda guerra mondiale, le stesse sono state selezionate dai consiglieri esperti di fotografia e di storia militare Valentino Di Stefano, Gabriele Di Lorenzo e dallo stesso presidente Sciullo della Rocca. Le immagini proposte nella mostra sono state quelle inerenti agli Ufficiali piloti della Scuola di Volo per piloti da Caccia della Regia Aeronautica italiana al tempo di stanza a Castiglione del Lago in Umbria e inerenti alla struttura della colonia un tempo esistente a Monguelfo e a foto di gruppo di orfani dell’Aereonautica Militare concernenti le loro attività nel soggiorno. La sede della colonia prima della sua attivazione era già un luogo importante di soggiorno e di benessere in alta val Pusteria conosciuto come “Bad Waldbrunn” qui tra i tanti personaggi illustri, vennero a soggiornare e a rigenerarsi anche grandi scrittori quali Hugo von Hofmannsthal e Arthur Schnitzler.




Giulianova. Tre Carabinieri giuliesi morti nella 2° Guerra Mondiale.

Giulianova. Prendiamo spunto dalla Santa Messa che l’A.N.C. di Giulianova ha promosso sabato 22 giugno nei locali del Circolo Nautico “Vincenzo Migliori” per ricordare i caduti e gli iscritti non più in vita della Gloriosa Rama dei Carabinieri di Giulianova. Noi vogliamo ricordare alcuni giuliesi nativi e residenti che persero la vita durante la 2° Guerra Mondiale: Giovanni Calvarese, nato a Giulianova il 2 giugno 1920 e morto a Cefalonia il 22 settembre 1943; Antonio Nazziconi, nato a Giulianova il 25 settembre 1916 e morto in Africa Settentrionale il 14 settembre 1941.

MBVM del Carabiniere Calvarese, fonte Nastro Azzurro

Ernesto Zenobi, nato a Canosa di Puglia il 3 gennaio 1908, residente a Giulianova, morto a Gorlitz il 15 novembre 1943, quest’ultimo era figlio di Isaia Zenobi e Elvira Angelini, residente a Giulianova all’epoca dei fatti, ma non citato nell’albo d’oro dei caduti giuliesi della 2° guerra mondiale perché non era nativo di Giulianova. Muore nel campo di prigionia per broncopolmonite, verrà sepolto nello stesso campo numero VIII, fossa 91, il certificato di morte verrà trascritto dall’ufficiale tedesco Kuchmler Hofr, successivamente tradotto in italiano. Attualmente le sue spoglie sono sepolte nel cimitero di Bieleny a Varsavia (Polonia), oggi il più grande cimitero italiano in terra polacca. Altra vicenda la morte del Carabiniere Antonio Nazziconi, milite già ricordato dalle ricerche del prof. Andrea Palandrani, già pubblicate sull’opuscolo di San Giuseppe edito dal comitato festa di Colleranesco, oggi online su www.giulianovaweb.it all’indirizzo:  http://www.giulianovaweb.it/2007-memorie-di-prigionia.html, Antonio Nazziconi, figlio di Pietro e Pulcheria Pistilli, muore all’ospedale di Dereca per malattia nell’ospedale da campo numero 327, verrà sepolto a Derna. Il più onorato e ricordato è sicuramente il Carabiniere Giovanni Calvarese del 7° battaglione fucilato a Cefalonia il 23 settembre 1943. Nasce nella frazione di Colleranesco da Domenico Calvarese e Maria Orazio, arriverà a Patrasso l’11 ottobre 1941 sotto il Comando della Divisione “Acqui”, verrà fucilato dai tedeschi dopo i drammatici fatti dell’8 settembre 1943, il 23 settembre. Solo il 16 ottobre 1956, con decreto Presidenziale gli verrà conferita la medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria brevetto 50903 in data 23 gennaio 1957. Oggi è ricordato in tutte le manifestazioni pubbliche del comitato rosetano “Per Non Dimenticare – Cefalonia 1943”.

Per giulianovanews.it

Walter De Berardinis




Giulianova. A.N. Carabinieri: una Santa Messa per ricordare i caduti e gli appartenenti alla Benemerita

Giulianova. Sabato 22 Giugno 2019, con inizio alle ore 17, all’interno dell’area del Circolo Nautico “V. Migliori, antistante il molo ovest, l’A.N.C. di Giulianova celebrerà  una Santa Messa in suffragio dei Militari dell’Arma dei Carabinieri defunti, che hanno prestato servizio presso il locale Comando della Compagnia Carabinieri di Giulianova. La funzione religiosa sarà officiata dal Parroco  di Tortoreto Don Vincenzo Di Egidio, figlio dell’Appuntato Antonio Di Egidio al quale è intestata la sezione di Giulianova. Durante la funzione religiosa la bandiera di rappresentanza sarà conferita la medaglia d’onore per i 50 anni dalla sua costituzione. Al termine della cerimonia saranno consegnate gli attestati per i 20anni di appartenenza al sodalizio delle Benemerita. Alla cerimonia sono stati invitati tutte le autorità locali, le associazioni di rappresentanza di tutti i corpi e i familiari dei Carabinieri in congedo e in servizio. La cerimonia sarà coordinata dal Presidente di sezione, Franco Gizzi.

per giulianovanews.it

Walter De Berardinis

Associazione Nazionale Carabinieri Giulianova

 

 

 




Giulianova. Luciano Charles Montini, un giuliese nella Forza di Spedizione Americana in Francia nella 1° Guerra Mondiale

Luciano Charles Montini nasce alle 18,05 del 13 dicembre 1893 a Giulianova, nella casa posta in Via Per Mosciano da Domenico e Carolina Coticchia, entrambi agricoltori del posto.

A.E.F. USA in Francia (C) Walter De Berardinis

Il giorno successivo alla nascita, Apollo Caravelli, Assessore anziano e delegato del Sindaco, trascriverà il neonato al numero 245 del registro dei nati del 1893 del Comune di Giulianova alla presenza del padre e dei due testimoni: Emidio Paolone, 41enne benestante e Alfonso Nespeca, 25enne benestante. Tra il 1907 e il 1922 emigreranno per gli USA sette degli undici fratelli: Antonio (anni ’30), Luciano (?), Davide (nel 1907), Pietro (1922), Francesco (1913), Maria (1921) e Teresa, tutti a Philadelfia; gli altri rimarranno a Giulianova (Luigi, Ottavio (fucilato dai partigiani nella 2° G.M. cl. 1880), Giuseppina, Domenica).

Censura A.E.F. USA (C) Walter De Berardinis

Il 1 agosto 1913 nel Consolato italiano di Philadelfia, Luciano che in seguito si farà chiamare Charles, firmerà l’atto di sottomissione allo stato italiano con le seguenti caratteristiche: alto 1,70 e 0,90 di torace; capelli castani e lisci; occhi cervoni, dalle sfumature gialle e marroni; colorito roseo e dentatura sana.  Nonostante i richiami alle armi dell’8 settembre e 1 dicembre 1913; del 1 giugno 1914 ed altri, per tornare in patria, Luciano non rientrerà in Patria. Grazie all’aiuto del ricercatore dei caduti italiani con la divisa americana nella 1° Guerra Mondiale, Luca Angeli, abbiamo scoperto che Charles Montini aveva servito gli USA con la A.E.F. Forza di Spedizione Americana in Francia nella 1° Guerra Mondiale contro i tedeschi dal 2 aprile 1918 al 16 maggio 1919, quando si congeda a Camp Dix nel 465° genio macchinisti. Proprio nel 1937, Charles Montini, chiederà la pensione di guerra al governo americano. Ad oggi sappiamo che aveva 5 figli e la moglie si chiamava Fannie Matteis ed è vissuto in Pennsylvania dove è morto.

Walter De Berardinis

Giulianovanews.it

Si ringrazia: la direzione dell’Archivio di Stato di Teramo, nella persona di Carmela Di Giovannantonio, direttore e dell’archivista fondo distretto militare di Teramo, Enrico Cannella; tutto il personale dell’anagrafe del Comune di Giulianova; Don Enzo Manes, Parroco della Parrocchia del Duomo di San Flaviano; Lucia Montini, nipote diretta; Luca Angeli, ricercatore dei caduti italiani con la divisa americana in Francia.

A.E.F. USA (C) Walter De Berardinis 




Bari. A.N.V.C.G.: la costa italiana ancora restituisce ordigni bellici della 2° Guerra Mondiale

I primi 16 giorni del mese di giugno quest’anno riscontrano un notevole incremento di residuati bellici rinvenuti in mare o spiaggiati in varie località del nostro Bel Paese. Perciò l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra non può non preoccuparsi di questa continua emergenza. In soli 16 giorni numerosi ordigni sono stati individuati per caso. Il primo giugno è rinvenuta al largo della spiaggia Scivu una mina di profondità.

11 – basilica di san tommaso ad Ortona distrutta dai bombardamenti

Più ordigni recuperati dal Nucleo SDAI di Augusta nel mare di Marchesa di Cassibile e di Portopalo di Capo Passero (Siracusa). A Taranto la Marina Militare individua quattro grossi ordigni nel Mar Piccolo. Un sub sportivo, un villeggiante, sul fondale antistante Punta dell’Asino località vicina a Capo Caccia (Alghero), nota sul fondale 5 casse contenenti munizioni inesplose. Naturalmente interviene immediatamente la Guardia Costiera. Altro sub ad Altavilla Milicia (Palermo) a una profondità di circa due metri trova granate d’artiglieria di medio calibro. La Marina Militare recupera altri ordigni inabissati al largo dell’isola di Caprera. A Jesolo (Venezia) un ordigno bellico è rinvenuto tra la sabbia nei pressi di un camping. Il 16 giugno nel porto di Molfetta un peschereccio è in fiamme, interviene Capitaneria e Vigili del Fuoco. A dare il via al rogo è stato un ordigno bellico incendiario risalente alla seconda guerra mondiale. La grave emergenza si conclude con il trasporto al Policlinico di Bari di due marinai (accertamenti dovuti alle normative di sicurezza). Se consideriamo che nel giugno 2018 gli interventi della Marina Militare (pubblicati sui giornali web) risultano nove in 30 giorni è spaventoso constatare lo stesso numero di interventi portati a termine nei primi 16 giorni del giugno in corso. In pratica un temporale incremento di rinvenimenti in mare pari 50%. Perciò l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra rinnova il suo avvertimento estivo: non smuovere residuati bellici in mare, ma allertare la Capitaneria di Porto competenze in zona. Se qualcuno trova residuati tra la sabbia (spiaggiati) deve allontanare tutti e allertare Polizia, Capitaneria e responsabili del lido.

Giovanni Lafirenze




Mosciano Sant’Angelo. Il Tenente della GDF Saulle Angelini ricordato attraverso le foto della sua città

Prendiamo spunto dal convegno e restauro della tela raffigurante il Tenente della Regia Guardia di Finanza, il moscianese Saulle Angelini, tenutosi il 12 aprile scorso presso il Museo Colonna di Pescara.

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

Saulle Angelini nasce il 17 febbraio 1894 alle ore 14,10 nella casa posta in Piazza Aurelio Saliceti a Mosciano Sant’Angelo, dal 35enne Settimio Angelini, sarto ed Eleonora Oronzi, casalinga. Sarà Giuseppe Franchi, Assessore funzionario in carica, a registrare il nascituro il giorno seguente la nascita alla presenza del papà e dei due testimoni: Michele Pompizi, 31enne, benestante e Francescantonio De Florentiis, 77enne, proprietario. Il 30 marzo 1914, nel distretto militare di Teramo, verrà giudicato idoneo al servizio di leva in 1° categoria. Era il 4° della lista di leva inviata al Prefetto e sottoprefetto da parte del Sindaco, ma dopo la verifica, fu posizionato al numero 36. Le sue caratteristiche fisiche erano: alto 1,57 e torace 0,81; capelli neri e lisci; naso e mento regolari; occhi castani e colorito roseo; di professione studente. Il 7 settembre dello stesso anno viene lasciato in congedo in attesa della riapertura dei corsi da allievo ufficiale; il 30 settembre viene chiamato alle armi e iscritto in qualità di allievo ufficiale nel 70° reggimento fanteria – brigata Ancona di stanza a Firenze; il 23 ottobre entra come allievo nella Scuola della Regia Guardia di Finanza di Caserta. Il 15 luglio 1915, con la prima guerra mondiale in corso, viene promosso al secondo anni di corso;

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

il 27 marzo 1916 diventa Sottotenente; il 10 aprile è nel V° Battaglione mobilitato nella Legione Territoriale di Bologna operante in Val D’Astico. Sempre nello stesso anno verrà trasferito nel XVI battaglione mobilitato operante in Albania alla guida di un plotone della 14° compagnia. Il 31 luglio, nonostante febbricitante per aver contratto la malaria due mesi prima, si prodigo per la conquista del monte Gorian, colpito da una granata lanciata dagli austroungarici, spirò nell’ospedale da campo del 146° reparto someggiato di sanità. Per il senso di attaccamento al dovere ed incurante del pericolo, il Tenente Saulle o Saul Angelini, riceverà la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: « Benché a riposo per precedente malattia, volle prendere parte all’azione ed avuto l’ordine di spazzare col suo plotone un villaggio da numerose pattuglie nemiche infiltratevisi e che con nutrito fuoco recavano gravi molestie al Battaglione, non curante del pericolo, alla testa dei suoi uomini che animava con la parola e con l’esempio, vi penetrava risolutamente, riuscendo con la sua audacia nell’ intento. Mentre stava per raggiungere il margine opposto, veniva colpito in pieno da una bomba nemica e moriva poco dopo al posto di medicazione lieto del dovere compiuto».

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

Gorian (Albania), 31 luglio 1918. Alla famiglia, in memoria del loro figlio, fu conferita la Laurea ad honorem in giurisprudenza presso la Regia Università di Macerata il 24 maggio 1919, purtroppo ad oggi l’opuscolo risulta disperso. Il primo giornale che riporterà la morte sarà proprio quello del proprio corpo d’appartenenza “Il Finanziere” diretto dall’Avv. marchigiano Stanislao Monti-Guarnieri nei numeri 33 del 25 agosto 1918 e il 34 e 35 del 1920. L’Idea Nazionale n 270 del 1920 diretto dal tristino Attilio Tamaro (Trieste, 13 luglio 1884 – Roma, 20 febbraio 1956).

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

Il mese successivo alla morte, 31 agosto 1918 (anno XV n° 30) il settimanale della diocesi di Teramo “L’Araldo Abruzzese” diretto da Don Gaetano Cicioni (primo segretario del PPI di Sturzo a Teramo), riportava la notizia della funzione religiosa in suffragio del giovane caduto, aggiungendo che Angelini era in procinto di laurearsi in Legge a Macerata, stessa facoltà frequentata da un altro giovane notareschino, Saverio Sechini. Il 23 settembre 1918 il settimanale conservatore “Il Popolo Abruzzese” (Anno VII- n° 468) diretto da Gaetano Panbianco (Loreto Aprutino (Teramo, oggi provincia di Pescara) 1864 – Teramo, 1937), mette in prima pagina la foto di Saulle con un titolo eloquente “L’Albo d’Oro”. Toccante la lettera di commiato che, pubblicata sempre dal direttore Panbianco, il compagno di corso a Caserta e nella 14° compagnia, il Tenente Luigi Fiorentini, gli dedicherà con struggenti parole d’affetto. Bisognerà aspettare il 20 giugno del 1920, quando nel Regio Liceo “Melchiorre Delfico” verrà inaugurata la lapide dedicata agli studenti dell’istituto classico periti nel Grande conflitto mondiale, alla presenza delle famiglie e di tutte le autorità. Una cerimonia sobria che, nonostante la presenza di molti politici, non risultò carica di roboanti parole inneggianti al nazionalismo. Saulle Angelini, per via del cognome, era il primo su 37 caduti, tra di loro anche i giuliesi Fernando Leone e Romolo Trifoni. Prese la parola per primo il Preside, Gioacchino Maruffi, incarica già dal 1 novembre 1919, ma poco dopo, il 30 settembre 1920, lascerà l’incarico; a seguire il Prof. Enrico Zatti, docente di Storia ed infine l’alunno del 3°, Francesco Franchi. Il 24 luglio 1920 sarà il giornale interventista “L’Italia Centrale – corriere abruzzese e marchigiano” (numero 1927) a riportare in tre dense pagine il resoconto dettagliato

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

dell’inaugurazione della lapide marmorea dedicata ai ragazzi del liceo. Il direttore teramano Gaetano Fabbri (Teramo, 16 ottobre 1863 – Teramo, 16 giugno 1940) titolerà l’apertura “Per una commemorazione di caduti della nostra guerra”. Sarà il teramano Umberto Adamoli, il 5 luglio 1926, in occasione dell’inaugurazione della sala convegni della GDF a Chieti, a ricordare la figura di Saulle Angelini. Oggi la caserma provinciale di Pescara porta il suo nome “Saulle Angelini”, all’interno è custodita l’opera artistica del Maestro Francesco Patella (Mosciano Sant’Angelo, 1880 – Mosciano Sant’Angelo 1964) raffigurante proprio il giovane Tenente.

Proponiamo, dalle colonne di questo giornale, l’intitolazione di una via, piazza o parco cittadino, alla sua memoria, visto che essendo una MAVM rientra nei canoni istituzionali.

Walter De Berardinis

Giulianovanews.it

Si ringrazia per le foto Tonino Di Matteo di Mosciano Sant’Angelo; la GDF sede nazionale; la Diocesi di Teramo-Atri; l’Archivio di Stato di Teramo nella persona del direttore, Carmela Di Giovannantonio e dell’archivista, Enrico Cannella; Don Pietro Lalloni, parroco di Mosciano Sant’Angelo; Silvana D’Antonio, bibliotecaria della Biblioteca provinciale “Delfico” di Teramo; la redazione tutta de “Il Finanziere”; l’Università degli studi di Macerata e il Comandante della GDF di Pescara, Col. Vicenzo Grisorio; Luca Lattanzi, già Vicesindaco del comune di Mosciano Sant’Angelo.