Giulianova. Salvatore Baldini, il marinaio dimenticato da tutti

di Walter De Berardinis
Salvatore Baldini nasce ufficialmente a Teramo il 4 luglio 1895, abbandonato nella ruota degli esposti presso l’ospedale civico Sant’Antonio Abate, in via Largo dei Melatini al civico 15, gestito dalla Congregazione di carità. Dopo aver cercato invano chi fosse la madre o il padre, decisero di comunicare all’anagrafe cittadina di chiamarlo Salvatore, perché salvato dalla morte e aggiunsero il cognome fittizio di Baldini. Carlo De Dominicis, incaricato dal sindaco di Teramo Luigi Paris, trascrisse l’atto di nascita il 6 luglio. Della sua infanzia non si hanno notizie, sappiamo che Salvatore Baldini, fino al diciottesimo fu, per uno strano caso del destino, pescatore a Giulianova, dove viveva e lavorava; non sappiamo se fosse stato affidato a una famiglia giuliese o semplicemente s’imbarcò su qualche peschereccio giuliese. Il 27 ottobre 1914 viene cancellato dalle liste di leva dell’esercito perché iscritto nel Compartimento Marittimo di Ancona. Viene destinato sul pontone-gru o/e monitore “Alfredo Cappellini” (La nave fu varata nel 1915 nei cantieri Orlando di Livorno con il nome di G. A. 53. Fu consegnata l’8 aprile 1916 e armata il 12 giugno 1916; entrò in servizio 6 luglio a sostegno delle truppe di terra sul Carso, insieme alla gemella “Faà di Bruno”, alle due navi furono apportate le seguenti modifiche: furono usati motori 265 CV ed furono armate con cannoni Vickers Armstrong da 381 mm/40, quattro pezzi antiaerei da 76/40mm e reti parasiluri per proteggere lo scafo), comandata dal Capitano di Corvetta Gaetano Pesce. L’imbarco di Baldini avvenne a Brindisi dopo che la nave arrivò da La Spezia con un rimorchiatore, visto la bassa velocità della stessa. Nel luglio del 1917 l’unità arrivò davanti Grado per sostenere l’esercito nella sua avanzata, e bombardò Trieste, la frazione di Sistiana e Nabresina con il sostegno di due unità navali inglesi, la “Earl of Petersborough” e la “Sir Thomas Picton”. Con la rotta di Caporetto, il 27 ottobre 1917, le due unità rientrano nella più sicura rada di Venezia, non senza problemi. Successivamente il Comando supremo decise di costituire la Difesa Marittima ad Ancona, con il ripiegamento anche di quest’ultime due unità da Venezia.
La tragedia
Il 15 novembre 1917, i due pontoni salpano con direzione Ancona, trainati da due rimorchiatori il Luni per il “Cappellini” e il Titano per il “Faà di Bruno”, scortati da 4 torpediniere. Partirono con il bel tempo per tutto il giorno, ma il giorno successivo davanti alle acque marchigiane montò un vento fortissimo e mare molto mosso; i pontoni imbarcarono molta acqua. I cavi del rimorchiatore Luni cedettero, furono lanciati in acqua i salvagenti e il Luni si diresse verso Ancona per dare l’allarme. Il Comandante del “Cappellini” dopo aver fatto indossare i giubbotti salvagente e calato l’unica scialuppa di salvataggio con il comando nave a bordo, diede l’ordine di abbandono nave: erano passate le 13,00 del 16 novembre quando la nave affondò con tutto il suo armamento tra le località marine di Marzocca e Marina di Rocca Priore (Senigallia – Falconara). La potenza del mare fece capovolgere anche la scialuppa di salvataggio: tutto l’equipaggio, insieme ai marinai che già erano stati in balia delle onde per tutto il primo pomeriggio, morirono assiderati. In serata dei 68 uomini a bordo, furono ritrovati 45 cadaveri spiaggiati ed altri su Lido di Palombina. Purtroppo il corpo del nostro Salvatore Baldini non fu più ritrovato. Dalle cronache dell’epoca sappiamo che si salvarono solo 4 marinai. Le salme recuperate furono sepolte e tutt’ora giacciono all’interno del cimitero maggiore delle Grazie di Senigallia, dove la Regia Marina Militare Italiana eresse una tomba comune su cui sono riportati i nomi di tutti icomponenti dell’equipaggio e in essa furono tumulati solo i corpi dei ritrovati. Nel dicembre 1917 fu effettuato il primo tentativo di individuare e recuperare il materiale bellico da poter riutilizzare su altre navi o mezzi militari terrestri; nell’aprile 1918 furono due rimorchiatori che riuscirono nell’impresa e nel settembre il Cappellini venne imbragato ma le condizioni avverse del mare non permisero l’impresa di recuperare il pontone, quindi fu abbandonata. Il 16 agosto 1980 a quasi 13/16 metri di profondità, a 2,3 miglia davanti il colle di Montemarciano, il ritrovamento fu effettuato da un noto sub del posto Enrico Scandurra. Nel 2007 la ditta specializzata “Micoperi” tentò per la Marina Militare Italiana l’ennesimo recupero del Cappellini per uso storico-museale, ma poi di fatto anche questa operazione fu abbandonata per una serie di motivi, una su tutte, le risorse economiche.
Conclusioni
Alla sua memoria gli fu conferita la Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia, Medaglia Interalleata della Vittoria e della campagna di guerra 1915, 1916 e 1917. Solo l’Albo d’Oro “Abruzzo e Molise – (Volume II – sub 8 a pagina 23) ricordò la tragedia di questo ragazzo. Purtroppo nell’elenco dei Salmi della Patria del giornalista giuliese Francesco Manocchia, nella lapide marmorea sulla parete del Duomo di San Flaviano, nel monumento ai caduti del mare di Piazza Dalmazia e nella lapide dei caduti di Teramo posta davanti al Comune, non vi è traccia del povero Salvatore Baldini. Dopo la sua morte, oltre che non trovare il corpo inabissatosi nelle acque di Senigallia, non fu mai ricordato dai giuliesi che lo avevano adottato e neanche dalla città di Teramo che gli aveva dato i natali. #unitiperlapatria



“SUCCESSO DELLA MOSTRA FOTOGRAFICA INERENTE ALLA COLONIA DELL’AERONAUTICA MILITARE IN ALTO ADIGE”

Esposte anche le foto di alcuni piloti della scuola di volo per piloti da caccia della Regia Aeronautica di Castiglione del Lago

Foto: Archivio privato famiglia Imeroni.

Tra le attività culturali la Sezione Provinciale di Bolzano dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati presieduta dal consigliere nazionale Sergio Paolo Sciullo della Rocca ha recentemente organizzato una mostra fotografica inerente al soggiorno montano per orfani dell’aeronautica militare esistente in Alto Adige a Monguelfo sino agli anni settanta del secolo scorso. La mostra si è tenuta a Bolzano presso la sede sociale del sodalizio dall’otto al diciotto giugno ed ha riscosso numerosi apprezzamenti da parte dei soci e dei visitatori. Le fotografie proposte sono provenienti dall’archivio privato della famiglia Imeroni di Cagliari discendente dal Tenente pilota Franco Imeroni deceduto in volo nei cieli della Liguria nel corso della seconda guerra mondiale, le stesse sono state selezionate dai consiglieri esperti di fotografia e di storia militare Valentino Di Stefano, Gabriele Di Lorenzo e dallo stesso presidente Sciullo della Rocca. Le immagini proposte nella mostra sono state quelle inerenti agli Ufficiali piloti della Scuola di Volo per piloti da Caccia della Regia Aeronautica italiana al tempo di stanza a Castiglione del Lago in Umbria e inerenti alla struttura della colonia un tempo esistente a Monguelfo e a foto di gruppo di orfani dell’Aereonautica Militare concernenti le loro attività nel soggiorno. La sede della colonia prima della sua attivazione era già un luogo importante di soggiorno e di benessere in alta val Pusteria conosciuto come “Bad Waldbrunn” qui tra i tanti personaggi illustri, vennero a soggiornare e a rigenerarsi anche grandi scrittori quali Hugo von Hofmannsthal e Arthur Schnitzler.




Giulianova. Tre Carabinieri giuliesi morti nella 2° Guerra Mondiale.

Giulianova. Prendiamo spunto dalla Santa Messa che l’A.N.C. di Giulianova ha promosso sabato 22 giugno nei locali del Circolo Nautico “Vincenzo Migliori” per ricordare i caduti e gli iscritti non più in vita della Gloriosa Rama dei Carabinieri di Giulianova. Noi vogliamo ricordare alcuni giuliesi nativi e residenti che persero la vita durante la 2° Guerra Mondiale: Giovanni Calvarese, nato a Giulianova il 2 giugno 1920 e morto a Cefalonia il 22 settembre 1943; Antonio Nazziconi, nato a Giulianova il 25 settembre 1916 e morto in Africa Settentrionale il 14 settembre 1941.

MBVM del Carabiniere Calvarese, fonte Nastro Azzurro

Ernesto Zenobi, nato a Canosa di Puglia il 3 gennaio 1908, residente a Giulianova, morto a Gorlitz il 15 novembre 1943, quest’ultimo era figlio di Isaia Zenobi e Elvira Angelini, residente a Giulianova all’epoca dei fatti, ma non citato nell’albo d’oro dei caduti giuliesi della 2° guerra mondiale perché non era nativo di Giulianova. Muore nel campo di prigionia per broncopolmonite, verrà sepolto nello stesso campo numero VIII, fossa 91, il certificato di morte verrà trascritto dall’ufficiale tedesco Kuchmler Hofr, successivamente tradotto in italiano. Attualmente le sue spoglie sono sepolte nel cimitero di Bieleny a Varsavia (Polonia), oggi il più grande cimitero italiano in terra polacca. Altra vicenda la morte del Carabiniere Antonio Nazziconi, milite già ricordato dalle ricerche del prof. Andrea Palandrani, già pubblicate sull’opuscolo di San Giuseppe edito dal comitato festa di Colleranesco, oggi online su www.giulianovaweb.it all’indirizzo:  http://www.giulianovaweb.it/2007-memorie-di-prigionia.html, Antonio Nazziconi, figlio di Pietro e Pulcheria Pistilli, muore all’ospedale di Dereca per malattia nell’ospedale da campo numero 327, verrà sepolto a Derna. Il più onorato e ricordato è sicuramente il Carabiniere Giovanni Calvarese del 7° battaglione fucilato a Cefalonia il 23 settembre 1943. Nasce nella frazione di Colleranesco da Domenico Calvarese e Maria Orazio, arriverà a Patrasso l’11 ottobre 1941 sotto il Comando della Divisione “Acqui”, verrà fucilato dai tedeschi dopo i drammatici fatti dell’8 settembre 1943, il 23 settembre. Solo il 16 ottobre 1956, con decreto Presidenziale gli verrà conferita la medaglia di Bronzo al Valor Militare alla memoria brevetto 50903 in data 23 gennaio 1957. Oggi è ricordato in tutte le manifestazioni pubbliche del comitato rosetano “Per Non Dimenticare – Cefalonia 1943”.

Per giulianovanews.it

Walter De Berardinis




Giulianova. A.N. Carabinieri: una Santa Messa per ricordare i caduti e gli appartenenti alla Benemerita

Giulianova. Sabato 22 Giugno 2019, con inizio alle ore 17, all’interno dell’area del Circolo Nautico “V. Migliori, antistante il molo ovest, l’A.N.C. di Giulianova celebrerà  una Santa Messa in suffragio dei Militari dell’Arma dei Carabinieri defunti, che hanno prestato servizio presso il locale Comando della Compagnia Carabinieri di Giulianova. La funzione religiosa sarà officiata dal Parroco  di Tortoreto Don Vincenzo Di Egidio, figlio dell’Appuntato Antonio Di Egidio al quale è intestata la sezione di Giulianova. Durante la funzione religiosa la bandiera di rappresentanza sarà conferita la medaglia d’onore per i 50 anni dalla sua costituzione. Al termine della cerimonia saranno consegnate gli attestati per i 20anni di appartenenza al sodalizio delle Benemerita. Alla cerimonia sono stati invitati tutte le autorità locali, le associazioni di rappresentanza di tutti i corpi e i familiari dei Carabinieri in congedo e in servizio. La cerimonia sarà coordinata dal Presidente di sezione, Franco Gizzi.

per giulianovanews.it

Walter De Berardinis

Associazione Nazionale Carabinieri Giulianova

 

 

 




Giulianova. Luciano Charles Montini, un giuliese nella Forza di Spedizione Americana in Francia nella 1° Guerra Mondiale

Luciano Charles Montini nasce alle 18,05 del 13 dicembre 1893 a Giulianova, nella casa posta in Via Per Mosciano da Domenico e Carolina Coticchia, entrambi agricoltori del posto.

A.E.F. USA in Francia (C) Walter De Berardinis

Il giorno successivo alla nascita, Apollo Caravelli, Assessore anziano e delegato del Sindaco, trascriverà il neonato al numero 245 del registro dei nati del 1893 del Comune di Giulianova alla presenza del padre e dei due testimoni: Emidio Paolone, 41enne benestante e Alfonso Nespeca, 25enne benestante. Tra il 1907 e il 1922 emigreranno per gli USA sette degli undici fratelli: Antonio (anni ’30), Luciano (?), Davide (nel 1907), Pietro (1922), Francesco (1913), Maria (1921) e Teresa, tutti a Philadelfia; gli altri rimarranno a Giulianova (Luigi, Ottavio (fucilato dai partigiani nella 2° G.M. cl. 1880), Giuseppina, Domenica).

Censura A.E.F. USA (C) Walter De Berardinis

Il 1 agosto 1913 nel Consolato italiano di Philadelfia, Luciano che in seguito si farà chiamare Charles, firmerà l’atto di sottomissione allo stato italiano con le seguenti caratteristiche: alto 1,70 e 0,90 di torace; capelli castani e lisci; occhi cervoni, dalle sfumature gialle e marroni; colorito roseo e dentatura sana.  Nonostante i richiami alle armi dell’8 settembre e 1 dicembre 1913; del 1 giugno 1914 ed altri, per tornare in patria, Luciano non rientrerà in Patria. Grazie all’aiuto del ricercatore dei caduti italiani con la divisa americana nella 1° Guerra Mondiale, Luca Angeli, abbiamo scoperto che Charles Montini aveva servito gli USA con la A.E.F. Forza di Spedizione Americana in Francia nella 1° Guerra Mondiale contro i tedeschi dal 2 aprile 1918 al 16 maggio 1919, quando si congeda a Camp Dix nel 465° genio macchinisti. Proprio nel 1937, Charles Montini, chiederà la pensione di guerra al governo americano. Ad oggi sappiamo che aveva 5 figli e la moglie si chiamava Fannie Matteis ed è vissuto in Pennsylvania dove è morto.

Walter De Berardinis

Giulianovanews.it

Si ringrazia: la direzione dell’Archivio di Stato di Teramo, nella persona di Carmela Di Giovannantonio, direttore e dell’archivista fondo distretto militare di Teramo, Enrico Cannella; tutto il personale dell’anagrafe del Comune di Giulianova; Don Enzo Manes, Parroco della Parrocchia del Duomo di San Flaviano; Lucia Montini, nipote diretta; Luca Angeli, ricercatore dei caduti italiani con la divisa americana in Francia.

A.E.F. USA (C) Walter De Berardinis 




Bari. A.N.V.C.G.: la costa italiana ancora restituisce ordigni bellici della 2° Guerra Mondiale

I primi 16 giorni del mese di giugno quest’anno riscontrano un notevole incremento di residuati bellici rinvenuti in mare o spiaggiati in varie località del nostro Bel Paese. Perciò l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra non può non preoccuparsi di questa continua emergenza. In soli 16 giorni numerosi ordigni sono stati individuati per caso. Il primo giugno è rinvenuta al largo della spiaggia Scivu una mina di profondità.

11 – basilica di san tommaso ad Ortona distrutta dai bombardamenti

Più ordigni recuperati dal Nucleo SDAI di Augusta nel mare di Marchesa di Cassibile e di Portopalo di Capo Passero (Siracusa). A Taranto la Marina Militare individua quattro grossi ordigni nel Mar Piccolo. Un sub sportivo, un villeggiante, sul fondale antistante Punta dell’Asino località vicina a Capo Caccia (Alghero), nota sul fondale 5 casse contenenti munizioni inesplose. Naturalmente interviene immediatamente la Guardia Costiera. Altro sub ad Altavilla Milicia (Palermo) a una profondità di circa due metri trova granate d’artiglieria di medio calibro. La Marina Militare recupera altri ordigni inabissati al largo dell’isola di Caprera. A Jesolo (Venezia) un ordigno bellico è rinvenuto tra la sabbia nei pressi di un camping. Il 16 giugno nel porto di Molfetta un peschereccio è in fiamme, interviene Capitaneria e Vigili del Fuoco. A dare il via al rogo è stato un ordigno bellico incendiario risalente alla seconda guerra mondiale. La grave emergenza si conclude con il trasporto al Policlinico di Bari di due marinai (accertamenti dovuti alle normative di sicurezza). Se consideriamo che nel giugno 2018 gli interventi della Marina Militare (pubblicati sui giornali web) risultano nove in 30 giorni è spaventoso constatare lo stesso numero di interventi portati a termine nei primi 16 giorni del giugno in corso. In pratica un temporale incremento di rinvenimenti in mare pari 50%. Perciò l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra rinnova il suo avvertimento estivo: non smuovere residuati bellici in mare, ma allertare la Capitaneria di Porto competenze in zona. Se qualcuno trova residuati tra la sabbia (spiaggiati) deve allontanare tutti e allertare Polizia, Capitaneria e responsabili del lido.

Giovanni Lafirenze




Mosciano Sant’Angelo. Il Tenente della GDF Saulle Angelini ricordato attraverso le foto della sua città

Prendiamo spunto dal convegno e restauro della tela raffigurante il Tenente della Regia Guardia di Finanza, il moscianese Saulle Angelini, tenutosi il 12 aprile scorso presso il Museo Colonna di Pescara.

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

Saulle Angelini nasce il 17 febbraio 1894 alle ore 14,10 nella casa posta in Piazza Aurelio Saliceti a Mosciano Sant’Angelo, dal 35enne Settimio Angelini, sarto ed Eleonora Oronzi, casalinga. Sarà Giuseppe Franchi, Assessore funzionario in carica, a registrare il nascituro il giorno seguente la nascita alla presenza del papà e dei due testimoni: Michele Pompizi, 31enne, benestante e Francescantonio De Florentiis, 77enne, proprietario. Il 30 marzo 1914, nel distretto militare di Teramo, verrà giudicato idoneo al servizio di leva in 1° categoria. Era il 4° della lista di leva inviata al Prefetto e sottoprefetto da parte del Sindaco, ma dopo la verifica, fu posizionato al numero 36. Le sue caratteristiche fisiche erano: alto 1,57 e torace 0,81; capelli neri e lisci; naso e mento regolari; occhi castani e colorito roseo; di professione studente. Il 7 settembre dello stesso anno viene lasciato in congedo in attesa della riapertura dei corsi da allievo ufficiale; il 30 settembre viene chiamato alle armi e iscritto in qualità di allievo ufficiale nel 70° reggimento fanteria – brigata Ancona di stanza a Firenze; il 23 ottobre entra come allievo nella Scuola della Regia Guardia di Finanza di Caserta. Il 15 luglio 1915, con la prima guerra mondiale in corso, viene promosso al secondo anni di corso;

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

il 27 marzo 1916 diventa Sottotenente; il 10 aprile è nel V° Battaglione mobilitato nella Legione Territoriale di Bologna operante in Val D’Astico. Sempre nello stesso anno verrà trasferito nel XVI battaglione mobilitato operante in Albania alla guida di un plotone della 14° compagnia. Il 31 luglio, nonostante febbricitante per aver contratto la malaria due mesi prima, si prodigo per la conquista del monte Gorian, colpito da una granata lanciata dagli austroungarici, spirò nell’ospedale da campo del 146° reparto someggiato di sanità. Per il senso di attaccamento al dovere ed incurante del pericolo, il Tenente Saulle o Saul Angelini, riceverà la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: « Benché a riposo per precedente malattia, volle prendere parte all’azione ed avuto l’ordine di spazzare col suo plotone un villaggio da numerose pattuglie nemiche infiltratevisi e che con nutrito fuoco recavano gravi molestie al Battaglione, non curante del pericolo, alla testa dei suoi uomini che animava con la parola e con l’esempio, vi penetrava risolutamente, riuscendo con la sua audacia nell’ intento. Mentre stava per raggiungere il margine opposto, veniva colpito in pieno da una bomba nemica e moriva poco dopo al posto di medicazione lieto del dovere compiuto».

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

Gorian (Albania), 31 luglio 1918. Alla famiglia, in memoria del loro figlio, fu conferita la Laurea ad honorem in giurisprudenza presso la Regia Università di Macerata il 24 maggio 1919, purtroppo ad oggi l’opuscolo risulta disperso. Il primo giornale che riporterà la morte sarà proprio quello del proprio corpo d’appartenenza “Il Finanziere” diretto dall’Avv. marchigiano Stanislao Monti-Guarnieri nei numeri 33 del 25 agosto 1918 e il 34 e 35 del 1920. L’Idea Nazionale n 270 del 1920 diretto dal tristino Attilio Tamaro (Trieste, 13 luglio 1884 – Roma, 20 febbraio 1956).

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

Il mese successivo alla morte, 31 agosto 1918 (anno XV n° 30) il settimanale della diocesi di Teramo “L’Araldo Abruzzese” diretto da Don Gaetano Cicioni (primo segretario del PPI di Sturzo a Teramo), riportava la notizia della funzione religiosa in suffragio del giovane caduto, aggiungendo che Angelini era in procinto di laurearsi in Legge a Macerata, stessa facoltà frequentata da un altro giovane notareschino, Saverio Sechini. Il 23 settembre 1918 il settimanale conservatore “Il Popolo Abruzzese” (Anno VII- n° 468) diretto da Gaetano Panbianco (Loreto Aprutino (Teramo, oggi provincia di Pescara) 1864 – Teramo, 1937), mette in prima pagina la foto di Saulle con un titolo eloquente “L’Albo d’Oro”. Toccante la lettera di commiato che, pubblicata sempre dal direttore Panbianco, il compagno di corso a Caserta e nella 14° compagnia, il Tenente Luigi Fiorentini, gli dedicherà con struggenti parole d’affetto. Bisognerà aspettare il 20 giugno del 1920, quando nel Regio Liceo “Melchiorre Delfico” verrà inaugurata la lapide dedicata agli studenti dell’istituto classico periti nel Grande conflitto mondiale, alla presenza delle famiglie e di tutte le autorità. Una cerimonia sobria che, nonostante la presenza di molti politici, non risultò carica di roboanti parole inneggianti al nazionalismo. Saulle Angelini, per via del cognome, era il primo su 37 caduti, tra di loro anche i giuliesi Fernando Leone e Romolo Trifoni. Prese la parola per primo il Preside, Gioacchino Maruffi, incarica già dal 1 novembre 1919, ma poco dopo, il 30 settembre 1920, lascerà l’incarico; a seguire il Prof. Enrico Zatti, docente di Storia ed infine l’alunno del 3°, Francesco Franchi. Il 24 luglio 1920 sarà il giornale interventista “L’Italia Centrale – corriere abruzzese e marchigiano” (numero 1927) a riportare in tre dense pagine il resoconto dettagliato

(C) Tonino Di Matteo – Mosciano

dell’inaugurazione della lapide marmorea dedicata ai ragazzi del liceo. Il direttore teramano Gaetano Fabbri (Teramo, 16 ottobre 1863 – Teramo, 16 giugno 1940) titolerà l’apertura “Per una commemorazione di caduti della nostra guerra”. Sarà il teramano Umberto Adamoli, il 5 luglio 1926, in occasione dell’inaugurazione della sala convegni della GDF a Chieti, a ricordare la figura di Saulle Angelini. Oggi la caserma provinciale di Pescara porta il suo nome “Saulle Angelini”, all’interno è custodita l’opera artistica del Maestro Francesco Patella (Mosciano Sant’Angelo, 1880 – Mosciano Sant’Angelo 1964) raffigurante proprio il giovane Tenente.

Proponiamo, dalle colonne di questo giornale, l’intitolazione di una via, piazza o parco cittadino, alla sua memoria, visto che essendo una MAVM rientra nei canoni istituzionali.

Walter De Berardinis

Giulianovanews.it

Si ringrazia per le foto Tonino Di Matteo di Mosciano Sant’Angelo; la GDF sede nazionale; la Diocesi di Teramo-Atri; l’Archivio di Stato di Teramo nella persona del direttore, Carmela Di Giovannantonio e dell’archivista, Enrico Cannella; Don Pietro Lalloni, parroco di Mosciano Sant’Angelo; Silvana D’Antonio, bibliotecaria della Biblioteca provinciale “Delfico” di Teramo; la redazione tutta de “Il Finanziere”; l’Università degli studi di Macerata e il Comandante della GDF di Pescara, Col. Vicenzo Grisorio; Luca Lattanzi, già Vicesindaco del comune di Mosciano Sant’Angelo.




Giulianova. Il Carabiniere Antonio Scimitarra morto sotto i bombardamenti degli alleati.

Antonio Scimitarra, Carabiniere sempre.
di Walter De Berardinis*
Nasce a Giulianova il 10 giugno 1882, alle ore 13,15, nella casa posta in Via Montone, al civico 42, dal 37enne Serafino e Lucia Chiappini. Il giorno dopo verrà registrato davanti all’ufficiale di stato civile del Comune di Giulianova, Francesco Acquaviva d’Aragona, alla presenza dei due testimoni: il 60enne Camillo Falini, servente e il 40enne Enrico Iezzi, pittore. Il 3 luglio 1902, all’età di 20anni, nelle operazioni del consiglio di leva presso il Distretto Militare di Teramo, risulterà idoneo in 1° categoria con le seguenti caratteristiche: alto 1,68 e ½; 0,92 di torace; capelli castani e lisci; occhi castani e dentatura sana; destinato per l’arma a cavallo.

Antonio Scimitarra
Antonio Scimitarra

Il 5 dicembre 1902 viene chiamato alle armi. Il 10 dicembre viene inquadrato nel 2° Reggimento Artiglieria Batteria e il 18 gennaio 1903 passa al 82° reggimento fanteria. Il 16 giugno entra nell’Arma dei Carabinieri come allievo con ferma 5 anni e il 30 novembre 1903 diventa Carabiniere a piedi. Il 3 novembre entra nella Legione Carabinieri Ancona e il 4 dicembre 1907 viene congedato.

Antonio Scimitarra a Pesaro

L’8 gennaio 1909 parte da Napoli per tentare l’avventura americana a New York e il 28 agosto rientra in Italia per rientrare nei Carabinieri Reali della Legione di Ancona per la ferma di 5 anni. Il 24 agosto 1910 gli viene confermata la 1° rafferma nell’Arma. Il 29 agosto 1913 è ammesso alla 2° rafferma. Il 14 dicembre 1914 viene inquadrato nella Legione Carabinieri Libia. Il 15 dicembre parte per la Tripolitania e Cirenaica dal porto di Siracusa inquadrato d’autorità nel Regio Corpo delle truppe Coloniali della Tripolitania. Il 17 dicembre sbarca a Tripoli. Il 1 settembre 1916 viene ammesso alla 3° rafferma. Il 17 ottobre 1917 parte in licenza dal porto di Tripoli e il 19 ottobre sbarca a Napoli. Il 10 novembre viene considerato rimpatriato per motivi di salute e reintegrato nella Legione Ancona. Viene encomiato con la Medaglia Commemorativa con il motto “Libia” – con fascette 1915, 1916 e 1917. Il 15 luglio 1918 viene promosso Appuntato. Dal 1 febbraio 1919 al 31 agosto 1924, seguiranno una serie di rafferme sempre per l’Arma. Il 14 settembre 1920, gli viene conferita la Croce d’Argento per anzianità di servizio. Il 19 settembre 1922, nel Comune di Pozzo Alto (oggi frazione di Pesaro), mentre era in servizio perlustrativo, individuava e arrestava un pregiudicato del posto riportando nella colluttazione una vistosa ferita nella parte orbitale sinistra con prognosi di 10 giorni. Il 31 agosto 1924, su richiesta dell’interessato, per anzianità di servizio, viene collocato in pensione. Il 2 giugno 1927, all’età di 45anni, si unisce in matrimonio a Teramo con Maria Mancini (figlia di Vincenzo e Giuseppina Rossoni), nascono tre figlie: Antonietta, Serafina e Vincenza. Il 31 dicembre 1937 viene posto definitivamente in congedo. Si stabilisce con la famiglia in Via Nazionale per Teramo.

Antonio Scimitarra a New York

La tragedia
Il 29 novembre, alle ore 11:30, 20:00 e 24:00, la città viene sorvolata e colpita da quasi 40 velivoli angloamericani, con 2 morti e 4 feriti. Colpiti il ponte del Tordino, la spiaggia e la direttrice per Teramo, in azione il XII° Air Force, con i B-25, in rinforzo la SAAF e la RAF. Sui diari di guerra scriveranno: “Gli equipaggi in missione oggi, contro la ferrovia, le strade e i ponti di Giulianova, se la sono cavata ottimamente. Non ci sono ulteriori voci di valore da menzionare, anche se non ci dovrebbero essere, ma per le notizie scarse che abbiamo, questa situazione vola come fiocchi di neve. La squadriglia 487: “La missione oggi era di attaccare due ponti a Giulianova in Italia. Gli aerei sono andati oltre il target prefissato alle 11:45, le foto mostrano esplosioni che coprono i ponti. Il portellone dell’aereo del tenente Cox è stato colpito dalla contraerea e uno dei suoi motori è stato colpito. Ha progettato di fare un atterraggio di fortuna sulla pancia dell’aereo, ma essendo ancora un luogo insicuro, ha preferito virare per poi atterrare a Termoli, zona nord, in un campo libero. Lui e il suo equipaggio erano di nuovo al sicuro con il resto della squadriglia per l’ora di cena, l’aereo verrà riparato.” Anche Antonio Scimitarra verrà colpito da queste incursione in località di Villa Pozzoni, tra il fiume Tordino e la strada statale 80 – direttrice Giulianova-Teramo. Soccorro e portato subito nel vecchio Ospedale Civile “Maria SS. Dello Splendore”, morirà il giorno seguente per le gravi ferite riportate. Erano le 21,00 del 30 dicembre quando, all’età di 61anni, smetteva di vivere Antonio Scimitarra. Il giorno seguente furono svolti i funerali nel Duomo di San Flaviano dall’Arciprete Don Tito Nespeca, lo stesso trascrisse la morte con queste parole: “repente incursione aerea inimico”. Il 1 dicembre, davanti all’Ufficiale dello Stato Civile, Tommaso Lattanzi, in rappresentanza del Commissario Straordinario, il Generale Giovanni Piccinini, registrò la morte alla presenza del genero, il 45enne Alfonso Pedicone (figlio di Giustino), Guardia Urbana, residente a Roma, marito di Antonietta; Loreto Bonaduce (figlio di Pasquale), 47enne, proprietario; Vincenzo Falini (fu Camillo), 40anne proprietario, nipote, figlio della sorella Maria Scimitarra. Oggi la salma riposa nel cimitero monumentale di Giulianova.
Considerazioni
Con questa ricerca, poi presentata in Sala Buozzi lo scorso 3 novembre 2019, spero di aver reso giustizia alla memoria di questo Appuntato in collaborazione con l’Associazione Nazionale Carabinieri – sezione di Giulianova, presieduta da

Franco Gizzi

e l’Archivio di Stato di Teramo, diretto da

Carmela Di Giovannantonio

, Speriamo, visto che abbiamo realizzato la targa in onore di 4 Carabinieri, di svelare la stessa il 2 novembre 2020 al cimitero monumentale. W la Benemerita.

Ringrazio la famiglia per il contributo fotografico.



Giulianova. Saverio Giuseppe Pasquale Sechini, giornalista e politico

di Walter De Berardinis
Saverio Giuseppe Pasquale Sechini, Zio di mia nonna materna Barbara Cordone. Nasce alle ore 08:46, del 29 maggio 1887, nella casa posta sul colle “Magnone”, in contrada “Cantalupa”, nella frazione di “Grasciano” di Notaresco (TE), da Vincenzo (originario di Giulianova) e Giovanna Vagnozzi (originaria di Notaresco). Aveva due sorelle, Beatrice e Erminia Maria Francesca (la mia Bisnonna materna sposata con Alessandro Cordone di Mosciano) e tre fratelli: Silvio Paolo, Samuele Giulio e Silverio Domenico Concetto (Don Concezio). La madre morì giovanissima e il padre si risposò con Rosaria Faloni trasferendosi a Giulianova. Entrato in seminario a Teramo insieme al fratello Concezio, decide di proseguire gli studi a Roma dove si laurea in Lettere ed in seguito a Macerata in Giurisprudenza. Fin dall’età ginnasiale inizia l’attività di giornalista con “Il Giornale D’Italia”, “l’Azione” di Genova”, “Popolo”, “Il Mattino”. Ma anche con testate regionali: “L’Idea Abruzzese”, “L’Adriatico degli Abruzzi”, “Il Popolo Abruzzese”, “Il Risorgimento D’Abruzzo e Molise”, “L’Araldo Abruzzese” e “La Difesa Del Popolo”. Decano dei giornalisti abruzzesi, dal 1946 al 1959, fu Presidente dell’Associazione pescarese della Stampa. il 12 maggio 1962, dalle mani del Prefetto di Pescara, il Dott. Castelucci, gli fu consegnata la medaglia d’oro per la pluridecennale attività giornalistica, conferitagli dall’Associazione nazionale della stampa. Nel 1912 a Teramo si sposa con Sofia Canzanese, figlia di un disegnatore orafo e una maestra, dall’unione nascono due figlie: Carmen Sylva (Teramo, 16 ottobre 1916) e Soave (Giulianova, 14 novembre 1918). La famiglia rimane a Giulianova fino al 1927, dove alloggerà in un elegante villino sul lungomare della città. A Giulianova insegna nel Regio Istituto Industriale “Raffaello Pagliaccetti” materie letterarie, finché non chiede il trasferimento prima a Chieti nel 1927 e negli anni ’30 a Pescara. Diventa insegnante e Preside al Regio Istituto Tecnico Commerciale “Tito Acerbo” e all’istituto Magistrale di Roseto Degli Abruzzi. Il prof. Sechini, amante della poesia, nell’aprile del 1913 pubblica in una collettanea a Parigi diverse sue opere. Mentre in Italia esce: “Il Trittico dei Fiori”, nel 1915 e 1916; “I Sonetti di Ele”, 1914 e 1924; “Per le belle nozze”, nel 1927. Altra passione vera per il giovane notareschino sarà la politica. Il 20 marzo 1920 a Giulianova, insieme al commerciante di legnami Francesco Iaconi, rappresenteranno il partito Popolare di Sturzo. Nelle elezioni dell’ottobre 1920 vengono entrambi eletti al consiglio comunale con Sindaco il Dott. Giuseppe De Bartolomei. Nel 1924 si candida alle politiche senza essere eletto. Nel 1926, dopo la legge per la soppressione dei partiti, diventa fiduciario mandamentale del Sindacato Fascisti Coloni e Mezzadri. Ma il Sechini, osteggiato dall’ala più dura del partito, decide di trasferissi a Pescara. Durante i bombardamenti del 1943-1944 sulla città adriatica si rifugia a Castellalto. Nel 1945, insieme all’Avv. Giuseppe Spataro, fonda la DC e diventa primo Segretario Provinciale, e nello stesso anno viene cooptato come deputato (uno dei 440) alla Consulta nazionale del Regno d’Italia (25 settembre 1945 – 2 giugno 1946) in quota DC. Terminato l’impegno nazionale, si dedica alla sua città come consigliere di minoranza in quota DC, e dopo la vittoria alle comunali del 1956, Assessore ai Lavori Pubblici fino alla sua morte avvenuta il 25 agosto 1963, all’età di 76anni. Alcune notizie politiche sono state tratte dal mio rapporto epistolare con l’On. Remo Gaspari. #unitiperlapatria



Giulianova. Pasquale Rossi, la Medaglia d’Argento al Valor Militare

Pasquale Rossi, la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
di Walter DE BERARDINIS

7 reggimento Alpini

Nasce a Giulianova il 17 maggio 1895, alle ore 16:00, nella casa posta in Via delle Fiere, al civico 3, dal 33enne Enrico e Assunta Olivieri. Dopo tre giorni fu registrato all’anagrafe dall’Assessore, Apollo Caravelli e dai testimoni: il 43enne, Emidio Paolone, e il 50enne, Raffaele Del Nunzio, entrambi proprietari. Il 6 aprile 1914 si sposa con Filomena Tancredi (nata a Giulianova nel 1896, figlia di Pasquale e Annasilvia Ridolfi) alla presenza dell’Assessore, Gaetano Capone Braga e dei due testimoni della coppia: il 44enne, Primo Bravi, elettricista e il 55enne, Giuseppe Di Giuliano, servente. Il 14 dicembre 1914 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 12 gennaio 1915 viene chiamato alle armi. Il 23 gennaio viene inquadrato nel 7° Reggimento Alpini – Battaglione Pieve di Cadore. Il 23 maggio viene trattenuto alle armi per la mobilitazione generale. La Brigata, dislocata nella zona del Cadore, si attesta alle Tre Cime di Lavaredo, Col Quaternà e Monte Piana. Il 24 maggio vengono attaccati dagli austriaci, ma riescono a tenere le posizioni con gravi perdite. Ad agosto i primi importanti successi, vengono conquistati: Zsigmondy Htte, Oberbacher, Toblinger e il rifugio Tre Cime.
Dal 19 al 22 ottobre, con neve e tormenta, operano a quota 2.727 a Forcella del Forame. Il giovane giuliese, il 21 ottobre, viene riportato a valle per la congelazione di 2° grado di entrambi gli arti inferiori mentre assaltava una trincea austriaca sul Monte Cristallino d’Ampezzo. La Brigata, per tutto l’inverno, tiene le posizioni conquistate. Per tutto il 1916 continua a conservare le posizioni con brevi sortite verso il nemico: Forcella Giralba, Cima Undici, passo della Sentinella, per assestarsi sulle Tofane fino alla fine dell’anno.
Il 1917 inizia con la stessa situazione dell’anno precedente. A primavera prende parte alla conquista del Piccolo Lagazuoi, quota 2.668. Il 1 luglio viene nominato Caporale, per poi restare inattivo per istruzioni a valle. Il 17 agosto si avvicinano alla prima linea: selletta Hrad Vrh e i camminamenti del Cukli Vrh, per oltrepassare l’Isonzo. Il 22 agosto, nel vallone Siroka Njiva, mentre assalta una trincea nemica, viene colpito al braccio destro, nonostante tutto, combatte contro un soldato austroungarico conquistando la posizione della mitragliatrice nemica facendo prigionieri. Per tale azione personale, verrà insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: Rossi Pasquale, da Giulianova (Teramo), Caporale, 7° Reggimento Alpini, numero 253 matricola – Nell’assalire una trincea nemica dava prova di ardimento e slancio. Con un soldato si spingeva all’assalto di una mitragliatrice avversaria e, benché ferito, fugava il nemico e faceva dei prigionieri – Vallone Siroka Njiva, 22 agosto 1917. Il 24 ottobre, guarito dalle ferite, gli vengono concesse 60 giorni di licenza. Rientra al corpo il 15 dicembre. Il 1 giugno 1918 viene inquadrato nel 1° Reggimento di marcia e il 28 ottobre nel 5° Reggimento Alpini. Il 6 giugno torna in prima linea e fino al 29 ottobre, quando, per evidenti problemi di salute, viene congedato nel 7° Reggimento Alpini.
Tornato nella sua Giulianova si stabilisce in Via delle Grazie. All’età di 30anni, per i postumi della guerra, muore alle ore 6:00 dell’8 aprile 1926. Saranno gli amici Alessandro Pica e Giovanni Marconi a comunicare la morte, alla presenza del Sindaco, Amato Alfonso Migliori e i due testimoni: Michele Pediconi e Mario d’Ottavio. Il giorno successivo, l’Arciprete del Duomo di San Flaviano, Tito Nespeca, celebrerà la funzione funebre.
Purtroppo il suo nominativo non compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti della Grande.
4 furono le medaglie destinate a Pasquale Rossi: d’Argento al Valor Militare; Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra: 1915, 1916, 1917 e 1918; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918.
Nel 2018, in occasione del centenario, è stato ricordato nel pieghevole storico “La città di Giulianova per non dimenticare