L’Aquila. Giornata della Memoria: il dramma dell’olocausto raccontato ai giovani studenti delle scuole cittadine

 

 

 

Si terrà Venerdì 26 Gennaio a partire dalle ore 10.00 presso la Sala Ance, il consueto appuntamento annuale rivolto ai giovani allievi delle Scuole medie inferiori cittadine. L’iniziativa si inserisce all’interno delle celebrazioni internazionali sulla Giornata della Memoria ed è organizzata e promossa dall’Istituto Cinematografico dell’Aquila “La Lanterna Magica” in collaborazione con il Centro ebraico “Il Pitigliani” di Roma.

 

I numerosi studenti potranno assistere alla proiezione del film Il viaggio di Fanny di Lola Doilon (Francia, Belgio 2016) e successivamente ad una toccante testimonianza di Giorgio Sestieri, referente del Centro ebraico “Il Pitigliani”. Il lungometraggio proposto è tratto dalla storia vera di Fanny Ben-Amy; sullo sfondo gli orrori dell’olocausto e della tragedia della seconda guerra mondiale ma allo stesso tempo un film che aiuta a riflettere su temi sempre attuali come l’accoglienza e l’integrazione raccontati con l’innocenza dei bambini.

 

Diversi i plessi scolastici che hanno aderito all’iniziativa: Scuola Media “G. Mazzini”, Scuola Media “T. Patini”, Scuola Media “G. Carducci” e Scuola Media “D. Alighieri”.

 

Ingresso libero.




AD AUSCHWITZ  OGGI E IERI di Mario Setta

 

 

Ad Auschwitz, oggi, c’è gente. Tanta gente. Per ricordare. Allora, per morire.

“Non si riesce a credere nell’incredibile. Non è possibile che l’irreale diventi realtà” dice nel manoscritto, ritrovato su questo terreno, l’ebreo Zalmen Gradwoski.

Ad Auschwitz non si va in visita come ad un museo. Si va a condividere la tragica sorte di quei milioni di innocenti dei quali si calpestano ancora le ceneri. Annientati con le tecniche più impensabili, con le morti più atroci. Un gusto (!), talmente barbaro e disumano, da non poter nemmeno credere che si sia trattato di comportamenti tra esseri umani.

 

“Perché Signore hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?” ha gridato qui

Benedetto XVI. Ma la domanda andrebbe rivolta all’Uomo. Perché ad Auschwitz non sono morti ebrei, cattolici (p. Kolbe), zingari, testimoni di Geova, ecc. Sono morti gli uomini. Semplicemente e totalmente uomini. Non pochi, ma milioni. E i carnefici non hanno ucciso solo dei poveri sventurati. Hanno ucciso, anche e soprattutto, se stessi. Una guerra tra morti. Come tutte le guerre.

 

Qui è la tomba dell’umanità. Una tomba che attende la voce di Cristo: “Uomo, vieni fuori!”,

come disse, piangendo, sulla tomba dell’amico Lazzaro. Il grido della “resurrezione” dai morti

dell’intera umanità. Perché, perfino in questa “residenza della morte”,  c’è stato chi ha lottato

per la vita. Eccezioni. Ma ci sono state. Basta ricordare Witold Pilecki, fattosi volontariamente

arrestare dalla Gestapo per  raccontare al mondo gli orrori di Auschwitz.

Ne ha pubblicato una interessante e accurata  biografia, col titolo “Il volontario” (Laterza 2010), Marco Patricelli, storico e giornalista abruzzese. Ci sono anche  i cosiddetti “negazionisti”, che affermano come il genocidio non sia mai esistito e che la “soluzione finale” (endlösung) sia solo un “flatus vocis”. Ma il negazionismo  non è una   questione storiografica. Sembra piuttosto una questione patologica: una cecità.

 

Rudolf Höss, comandante del KL (/KonzentrationLager) di  Auschwitz, Oberstumbannführer delle SS, ha lasciato questa  descrizione agghiacciante, sconvolgente, terrificante:

« Lo sterminio ad Auschwitz avveniva nel modo seguente: gli ebrei destinati alla morte, uomini e donne separatamente, venivano condotti con la maggior calma possibile ai crematori. Negli spogliatoi i prigionieri del Sonderkommando li inducevano a spogliarsi, dicendo che li avevano portati lì per il bagno e la disinfestazione… Dopo la svestizione, gli ebrei entravano nelle camere a gas, provviste di docce  e di lavandini per dare meglio l’impressione di stanze da bagno… Quindi si chiudevano rapidamente le porte e il gas veniva immediatamente fatto uscire dagli appositi serbatoi e immesso, attraverso fori praticati nel soffitto, in un pozzo d’aerazione che li faceva arrivare fino al pavimento. Questo assicurava l’immediato diffondersi del gas. Attraverso gli spioncini praticati nelle porte si poteva osservare come le persone più vicine al pozzo d’aerazione cadessero morte all’istante. Si può dire che un terzo circa moriva subito. Gli altri cominciavano ad agitarsi, a urlare, a lottare in  cerca di aria, ma ben presto le grida si trasformavano in rantoli, e dopo pochi minuti tutti giacevano a terra. Non passavano venti minuti, e già più nessuno si muoveva. […] A questo punto gli uomini del Sonderkommando estraevano ai cadaveri i denti d’oro, e tagliavano i capelli alle donne. Poi i cadaveri venivano portati col montacarichi ai forni che intanto erano stati accesi. »

 

 




27 gennaio –  Giornata della Memoria La solidarietà abruzzese verso gli Ebrei di Mario Setta

27 gennaio –  Giornata della Memoria

La solidarietà abruzzese verso gli Ebrei

di Mario Setta

 

Sono  trascorsi  73 anni da quel 27 gennaio 1945, quando furono aperti i cancelli del lager di   Auschwitz. In quel giorno è stata aperta la porta dell’inferno e  l’umanità ha conosciuto il suo aspetto bestiale: lo sterminio (Shoah). Una delle pagine più nere della storia,  provocato da  un’ideologia assurda, pazzesca: l’antisemitismo. Hitler lo aveva scritto nel libro, Mein Kampf (1925) e Mussolini lo aveva codificato nel Manifesto del razzismo italiano (14 luglio 1938), dichiarando, tra i dieci punti : “Esiste una pura razza italiana; è tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti; gli ebrei non appartengono alla razza italiana”.  E subito dopo la pubblicazione del “manifesto”, arrivarono le leggi contro gli ebrei. Il fascismo si allineava al  nazismo.

Furono creati campi di internamento per ebrei italiani e stranieri. E molti di questi campi erano in Abruzzo: Chieti, Casoli, Città S. Angelo, Civitella del Tronto, Corropoli, Isola del Gran Sasso, Lama dei Peligni, Lanciano, Nereto, Notaresco, Tollo, Tortoreto, Tossicia. (cfr. Carlo Spartaco Capogreco, I campi del duce. L’internamento civile nell’Italia fascista 1940-1943, Einaudi, Torino 2004). C’è una testimonianza poco conosciuta, ma sconvolgente, il diario di Maria Eisenstein, dal titolo L’internata numero 6,  sulla sua permanenza nel campo di Lanciano.  Una pagina  di vita reale, che sembra l’Incipit del romanzo “Il Processo” di Kafka: «La mattina del 17 giugno 1940, sette giorni dopo l’entrata in guerra dell’Italia e sei giorni dopo aver ricevuto la notizia della morte di mio padre in Polonia, alle sette e minuti, un ometto in borghese, mal vestito, si presentò a casa mia…».

E’ vero, però,  che molti ebrei trovarono ospitalità e complicità da parte di molte famiglie abruzzesi,  che li accolsero e li sfamarono.  Ne sono testimonianza le memorie dei confinati e dei fuggiaschi, nascosti in Abruzzo: da Ginzburg a Finzi-Contini, da Fleischmann a Pirani, dalla famiglia  Modiano ai Fuà, fino a  Beniamino Sadun, che, con la madre, si nascose a Scanno, in compagnia dell’amico Carlo Azeglio Ciampi (cfr. “Il Sentiero della Libertà. Un libro della memoria con Carlo Azeglio Ciampi”, Laterza 2003).  Durante l’intervista, durata un intero pomeriggio, gentilmente concessami  nella sua abitazione a Roma, Beniamino Sadun, ingegnere ultraottantenne, al ricordo dell’accoglienza ricevuta a Scanno e nei paesi della Valle del Sagittario, non faceva altro che parlare e piangere.

A Pizzoli era stato confinato Leone Ginzburg, che morirà nel carcere di Regina Coeli, il 5 febbraio 1944. All’età di 35 anni. La moglie, Natalia Ginzburg, nel romanzo autobiografico Lessico famigliare ha scritto: “Avremmo lasciato l’Abruzzo con dispiacere, come l’avevano lasciato con dispiacere Miranda e Alberto… Partii dal paese il primo di novembre… Mi venne in aiuto la gente del paese. Si concertarono e mi aiutarono tutti.”

A Navelli, si trovava la famiglia Fleischmann, con altri ebrei.  Uno dei componenti, allora ragazzo, ha raccontato la storia in un libro autobiografico dal titolo Un ragazzo ebreo nelle retrovie (1999), scrivendo: “I contadini qui sono meravigliosi. Sebbene nessuno abbia detto nulla, cominciano a portare forme di formaggio o pezzi di pane o uova, e presentano tutto con un fare imbarazzato, come se si vergognassero”.

Giovanni Finzi-Contini, componente della famiglia ebrea resa celebre dal romanzo di Bassani e dal film di Vittorio De Sica, Il giardino dei Finzi-Contini,  è spesso tornato a scrivere dei suoi rapporti con Atessa, la cittadina abruzzese che aiutò la sua famiglia. Nel libro Cara cugina” (2002), scrive: “Temo di amare questa terra… avverto una sorta di corrispondenza biologica, oserei dire animale,  tra la mia carne e le forme di questo paese sperduto: quasi che il vento gelido che a sera scende dalla lontana Maiella abbia per me ormai un significato personale e individuale troppo radicato e profondo: un legame come tra madre e figlio…” . Alla solidarietà dimostrata dalla gente, Finzi-Contini dà una sua risposta: “…un simile comportamento non può non derivare da consuetudini remote, da una sapiente tolleranza e da un superiore rispetto per l’uomo ormai connaturali a queste popolazioni…”.

Ma, il caso più emblematico è quello del giovane ebreo diciassettenne di Sulmona, Oscar Fuà.   Era stato nascosto, con tutta la famiglia, nelle case di amici sulmonesi. Si verificava a Sulmona ciò che avveniva ad Amsterdam, dove in un edificio di via Prinsengracht 263, viveva nella clandestinità la famiglia Frank. Il celeberrimo “Diario” di Anna Frank descrive l’isolamento e la paura di essere scoperti. Ma a differenza dei Frank che furono traditi e deportati nel lager di Bergen Belsen dove morirono, la famiglia Fuà non venne denunciata né scoperta. Anzi, con l’arrivo a Sulmona dei patrioti della Brigata Maiella, Oscar Fuà vi si arruola con l’obiettivo di contribuire alla liberazione d’Italia. Dopo pochi mesi, il 4 dicembre 1944, viene ucciso in battaglia a Brisighella, in provincia di Ravenna. Qualche tempo prima, passando da  Recanati, aveva acquistato una cartolina del paese con alcuni versi di Leopardi, indirizzandola alla sorella Giuseppina. Non era riuscito a spedirla. Gliela trovarono in tasca. Ai familiari furono riconsegnati: la cartolina non spedita,  un portafoglio, un pezzo di stoffa dei pantaloni.

(Cfr. “Terra di libertà, storie di uomini e donne nell’Abruzzo della seconda guerra mondiale” a cura di Maria Rosaria La Morgia e Mario Setta)

 

 

 

 

 

 




Giorno della memoria: Guadagnuolo con la sua arte ricorda “Lo sterminio del ghetto ebraico a Warszawa”

 

 

Storia della liberazione di Auschwitz, la proclamazione dell’ONU del 27 gennaio giorno della memoria.

 

Francesco Guadagnuolo ricorda una delle vicende più cupe e orribili della Storia con un’opera dal titolo: “Lo sterminio del ghetto ebraico a Warszawa” Sono trascorsi circa 76 anni dall’occupazione nazista nel territorio polacco che trascinò la soppressione di 260 mila esseri umani.

L’opera di Guadagnuolo piena di pathos fa vedere questo.  Nella sinistra il soldato tedesco simbolo del brutale crimine di cui la Polonia è stata il maggiore centro dell’olocausto tra carnefici e morti, Tedeschi contro Ebrei e i Polacchi osservatori e testimoni. Il riflesso dei Polacchi all’Olocausto è stato scioccante, ha contribuito non poco all’aspetto psicologico e morale. ci si chiede perché è successo tutto questo?

Nel quadro di Guadagnuolo si vede una Piazza con corpi morti sparsi ovunque, auto incendiate, guerra che incombe e distrugge tutto. Al centro parte della Deposizione di Van Der Weyden comunica commozione tra orrore passato e presente. Il rosso batte la scansione della struttura compositiva e diviene una componente energica dell’opera: Cristo muore per le ingiustizie del mondo, da quei pianti di sofferenza è stato versato tanto sangue in quella terra polacca martoriata.

Parlare della rappresentazione pittorica della Shoah è un incarico particolarmente arduo. Guadagnuolo c’è la fa vedere pensando ai luoghi legati al Papa polacco San Giovanni Paolo II di cui fu uno struggente testimone. Così per la Madonna Nera di Iasna Gora, di cui il Papa era particolarmente devoto, uscita miracolosamente indenne dal secondo conflitto mondiale, Guadagnuolo ce la mostra sloggiata assieme agli Ebrei appoggiata ad una poltrona quasi per dire che i nazisti se la prendono anche con la religione.

“Se comprendere è impossibile – scrive Primo Levi, deportato ad Auschwitz e morto suicida l’11 aprile 1987 – conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare”. Guadagnuolo dice: “La memoria è necessaria in ricordo dello sterminio polacco della Shoah, conosciuto da Papa Wojtyla che lo ha sempre ricordato. ”Infatti, la sensibilità di Guadagnuolo attraverso la sua opera ci fa sentire questa vergognosa pagina di storia, rammentando l’orrore nazista con un’opera che fa vedere l’eliminazione del ghetto accaduta circa 76 anni fa. Dunque la giornata del 27 gennaio assume un importato simbolico senza precedenti ricordarlo per i tempi che verranno, quello dello sterminio del popolo ebraico. Possiamo dire in maniera convinta che la memoria storica della shoah non concerne unicamente al popolo ebraico, ma all’umanità intera.

 

Ardea (Roma), Sala Consiliare Via Laurentina Km 32,500, sabato 27 gennaio 2018, Giorno della memoria ore 17,30 (ingresso libero), interverranno: il Sindaco del Comune di Ardea Mario Savarese, l’Assessore alla cultura Sonia Modica, l’artista Francesco Guadagnuolo e l’esperto d’arte Mario Lupini.




“IL PROFESSORE D’ORCHESTRA PIERO RAFFAELLI METTE IN MUSICA LA POESIA DELL’ALPINO SCIULLO “LA CAMPANA DELL’AMICIZIA” DEDICATA A MONTE PIANA E LA DONA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA”

Sorpresa per il Capo Gruppo A.N.A di Monguelfo Roberto Ballini che ha espresso viva soddisfazione per avere ricevuto dal Professore d’orchestra Piero Raffaelli di San Giorgio di Cesena uno spartito nel quale ha messo in musica la poesia dell’alpino abruzzese e socio decano Sergio Paolo Sciullo della Rocca, intitolata “La Campana dell’Amicizia” già presente in molti libri e testi specializzati, scritta in occasione del 70° anniversario dal termine della Prima Guerra mondiale dopo avere realizzato e donato la Campana dell’Amicizia sul Monte Piana sita nel Vallon dei Castrati tra la prima linea Italo – Austriaca. Giova ricordare che la campana venne inaugurata e benedetta il 31.07.1988 da Don Miche D’Auria Medaglia d’Argento al Valore Militare, cappellano degli arditi nella campagna di Russia, alla presenza di numerose Associazione Combattentistiche e d’Arma, del Soccorso Alpino al tempo coordinato dal Dott. Rolando Ruscelli di San Candido, di Alpini provenienti dalle varie località d’Italia e di alcuni reduci che combatterono a Monte Piana sia italiani e sia austriaci. Oggi la Campana degli Alpini a Monte Piana costituisce punto d’incontro e simbolo di quel campo di battaglia. La composizione in musica e parole è stata donata e presentata dal Prof. Raffaelli in occasione delle recenti festività natalizie al Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella.

SPARTITO PROF RAFFAELLI.[1]




CASOLI (CH). Inaugurazione della Piazza della Memoria e Convegno di studi “Memoria e internamento civile nell’Italia fascista”

 

 

Il Comune apporrà una nuova Targa contenente tutti i 218 nomi degli internati civili ebrei stranieri, e degli “ex jugoslavi” sloveni e croati, che tra gli anni 1940 e 1943 furono internati nel campo fascista di Casoli. A seguire, il convegno internazionale di studi.

 

CASOLI: Il 27 gennaio 2018, nel Giorno della Memoria, il Comune di Casoli intitolerà Piazza della Memoria lo spazio antistante gli ex locali del Campo di concentramento di Casoli, con l’apposizione di una Targa contenente tutti i 218 nomi degli internati civili internati a seguito delle prescrizioni del Regio Decreto Legge n.°1728 del 17 novembre 1938 “provvedimenti in difesa della razza Italiana” e delle successive disposizioni restrittive. Dieci internati ebrei finirono poi uccisi nei campi di sterminio. Si tratta di un gesto simbolico per ridare, postumo, quel diritto di cittadini liberi, che il regime fascista aveva barbaramente cancellato.  Nel corso della mattina verrà conferita la cittadinanza onoraria allo scrittore Livio Sirovich che ha valorizzato i documenti conservati a Casoli relativi alla presenza sia dei prigionieri/internati ebrei stranieri e sia dei tanti civili sloveni e croati deportati in campi di concentramento e di internamento nel territorio italiano, e in specie abruzzese, dopo l’invasione del Regno di Jugoslavia nella primavera del 1941 da parte della monarchia e del Regime fascista italiano. Con il suo libro “Non era una donna, era un bandito”. Rita Rosani, una ragazza in guerra (Cierre edizioni 2014/2015) ha contribuito a far conoscere alcune delle vicende occorse a Casoli durante la guerra agli internati/deportati ebrei. Attraverso il ricorso a corrispondenze epistolari tra il 1940 e il 1943 e servendosi di interviste a testimoni dell’epoca, Sirovich ha saputo raccontare il comportamento della comunità casolana con competenza, manifestando anche un’insolita empatia con chi all’epoca fu travolto da vicende di imprevedibile tragicità. Il suo lavoro è stato uno dei punti di partenza, che hanno consentito a Giuseppe Lorentini, ideatore e responsabile del progetto di ricerca e documentazione on line sul Campo di concentramento di Casoli, di far rivivere attraverso il sito www.campocasoli.org parte della memoria storica del paese, favorendo una sorta di riconciliazione tra Casoli, incolpevole teatro delle sofferenze di molti internati, e le comunità allora ferite dai provvedimenti del regime.

 

La cerimonia si svolgerà nella mattinata del 27 gennaio 2018 dalle ore 9:00 alle 11:00 presso il Luogo della Memoria del Campo di concentramento di Casoli in Via Giuseppe Borrelli 14. Saranno presenti le autorità e la Neo-Presidente nazionale dell’ANPI, Carla Nespolo.

 

Nel pomeriggio seguirà, a partire dalle ore 15:00 presso il Teatro comunale in Piazza Brigata Majella, il Convegno di studi sul tema “Memoria e internamento civile nell’Italia fascista” che vede la partecipazione di importanti relatori di università italiane e di Bielefeld. Tale convegno rappresenta un momento di confronto storiografico attorno alle varie manifestazioni delle memorie e delle rimozioni repubblicane del ventennio fascista. Una prima sezione si concentrerà sulle specificità del caso italiano con l’intento di costruire un quadro di riferimento generale all’interno del quale poi discutere i vari casi di studio della seconda sezione, il cui focus sarà il sistema di internamento fascista.

 

Programma

 

Ore 15:00 Apertura del Convegno, saluto del Sindaco

               Dott. Massimo Tiberini

Ore 15:15 Introduzione dei lavori

                 Prof. Vito Gironda, Università di Bielefeld

Ore 15:30 “Fascismo e memorie pubbliche nell’Italia del dopoguerra”

                Prof. Alberto De Bernardi, Università di Bologna e Vicedirettore INSMLI

Ore 15:50 “La punizione dei crimini fascisti nell’Italia repubblicana”

Prof. Paolo Pezzino, Università di Pisa

Ore 16:10 “Media e uso pubblico della storia”

Dr. Michela Ponzani, storica e conduttrice televisiva Rai 3 e Rai Storia (annullato )

Ore 16:30 Pausa Caffè

Ore 17:00 “La memoria difficile dell’internamento civile fascista”

Prof. Carlo Spartaco Capogreco, Università della Calabria e Presidente della Fondazione Ferramonti

Ore 17:20 “L’internamento femminile e il campo di Lanciano”

Dott.ssa Annalisa Cegna, Università di Macerata e direttrice Istituto storico di Macerata

Ore 17:40 “I campi fascisti: il caso del campo di Casoli”

Dott. Giuseppe Lorentini, Università di Bielefeld, ideatore e curatore del progetto

www.campocasoli.org

Ore 18:00 Dibattito

                Conduce il Prof. Vito Gironda

Ore 19:00 Chiusura dei lavori

                 Prof.ssa Carla Nespolo, Presidente Nazionale ANPI

 

Le due iniziative rappresentano un primo risultato del lavoro di cooperazione tra l’amministrazione del Comune di Casoli e le Università di Bielefeld (Germania) e di Bologna, le cui attività sono coordinate da Giuseppe Lorentini. Lo scorso anno, il 27 gennaio 2017 in occasione della ricorrenza internazionale per commemorare le vittime dell’Olocausto, su iniziativa dello stesso Lorentini è stato ufficialmente rilasciato su internet il sito www.campocasoli.org. Si tratta di un progetto di ricerca e documentazione on line sul Campo di concentramento di Casoli attivo dal 1940 al 1943 in tre diverse sedi: i locali dell’ex Municipio, le cantine di Palazzo Tilli, poi lasciate per l’edificio adiacente allo stesso Palazzo della gentilizia famiglia Tilli. Il progetto consiste di un archivio digitale che consente l’accesso e la consultazione a fini della ricerca storica di oltre 4.000 documenti contenuti nei 215 fascicoli personali degli internati conservati presso l’Archivio storico del Comune di Casoli. Il fondo è stato ordinato attorno a una serie di aree tematiche e concettuali, che permettono una consultazione del materiale su diversi piani della ricerca storica; esso costituisce una fonte preziosa e rara nel nostro Paese per ricostruire e comprendere la struttura organizzativa e amministrativa di un campo di concentramento fascista. L’iniziativa nasce nell’ambito di accordi bilaterali tra l’Università di Bologna e quella tedesca di Bielefeld. Grazie al lavoro di Giuseppe Lorentini si dispone ora di una grande mole di materiale documentaristico confluito nel portale open access www.campocasoli.org. Il suddetto portale rappresenta un importante contributo didattico e di diffusione scientifica.

 

A seguito dell’uscita del sito www.campocasoli.org l’amministrazione comunale ha proposto il 3 aprile 2017 un primo atto concreto trasformando l’ex Municipio in Luogo della Memoria. A sua volta, la proprietaria del Palazzo Tilli, Dott.ssa Antonella Allegrino, ha poi intitolato la dependance settecentesca di Palazzo Tilli, Palazzina della Memoria. Dopo più di 70 anni, ha avuto così luogo per la prima volta la celebrazione delle dieci vittime della Shoah internate a Casoli dal 1940 al 1942, a seguito delle leggi razziste italiane del 1938 e del periodo bellico. La risonanza nazionale del lavoro di ricerca e documentazione di Lorentini ha permesso, ad esempio, a Miriam Hassid di riconoscere suo padre, Giuseppe Hassid, internato nel campo di concentramento di Casoli dal 1940 al 1941, e da li poi finito, attraverso varie detenzioni, nella risiera di San Sabba dove venne ucciso nel 1944.

 

 

Per maggiori informazioni:

 

info@campocasoli.orgwww.campocasoli.orghttp://www.comune.casoli.ch.it

 

Per una rassegna stampa:

 




Giulianova. MAS-Evento: una staffetta di lettura per la giornata della memoria.

 

Data: 27 gennaio 2018 – ore 17.00

Luogo: Museo d’Arte dello Splendore – Giulianova (TE)

Per informazioni: 085/8007157 – staff@museodellosplendore.it

giornata della memoria invito Giulianova MAS

La giornata internazionale della Memoria dedicata al ricordo dell’orrore della Shoah, fu stabilita il 27 gennaio con una risoluzione del 2005 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. La data del 27 gennaio fu scelta perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel più grande campo di concentramento tedesco, quello di Auschwitz.

L’Italia già cinque anni prima aveva approvato una legge composta da due brevi articoli. Il primo istituisce appunto ogni 27 gennaio la giornata della memoria al fine di ricordare la Shoah ma anche, “le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”

Il secondo articolo stabilisce l’organizzazione di “cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.”

Il Museo d’Arte dello Splendore sente la necessità, in questo particolare momento storico, di contribuire, per quanto gli è possibile, al ricordo di questa orribile tragedia, organizzando un pomeriggio in cui verranno coinvolti, in una sorta di staffetta di letture, molti cittadini, in cui la musica sarà l’amalgama memorizzante e l’arte ancora una volta un’occasione per riflettere.

Immagine-logo del pomeriggio sarà l’opera del M° Sandro Melarangelo Cristo ad Auschwitz, presentata da Marialuisa De Santis.

Parteciperanno p. Simone Calvarese, padre guardiano del Convento dei Frati Cappuccini di Giulianova, il sindaco Francesco Mastromauro, il M° Sandro Melarangelo, il Direttore tecnico-scientifico del Polo Museale Civico di Giulianova Sirio Pomante, le dirigenti scolastiche Carmen Di Odoardo e Angela Pallini, per l’Associazione GAMA Daniele Di Massimantonio, per il Rotary club Eva Galli, per l’Associazione Musicale Gaetano Braga Patrizia Pierabella e tantissimi altri ancora.

La parte musicale sarà affidata all’Associazione Musicale Orchestrale I Sinfonici.

La manifestazione si svolgerà sabato 27 gennaio alle ore 17.00 presso il Museo d’Arte dello Splendore

 




OTTO FRANK, PADRE DI ANNA di David de Jongh-Anteprima per l’Abruzzo (per il Giorno della Memoria)

 

rassegna “il giovedì…DOCUDÌ   cinema documentario al museo Colonna

dal 28 dicembre 2017 al 10 maggio 2018 presso il Museo d’arte moderna Vittoria Colonna in via Gramsci 1, Pescara

INFO, sinossi, schede, trailer alla pagina http://www.webacma.it/docudi-2017 e sulla pagina Facebook http://www.facebook.com/AssociazioneACMA

 

 

Giovedì 25 gennaio 2018 ore 17.30
(per il Giorno della Memoria)

Anteprima per l’Abruzzo

OTTO FRANK, PADRE DI ANNA di David de Jongh

In ricorrenza del Giorno della Memoria, sarà proiettato il film di David de Jongh dal titolo: ‘Otto Frank, padre di Anna”. (Paesi Bassi, 2010, 75’)

La storia di Anna Frank la si conosce fin troppo bene, ma è quella del padre, a lei devotissimo, a restare per lo più sconosciuta.
Ad accendere i riflettori sulla vita di Otto ci pensa il docufilm, come un puzzle di ricordi, fatto di tanti piccoli pezzi, che viene messo assieme in una sequenza serrata e commovente.
“Voglio continuare a vivere anche dopo la mia morte”, scrive Anna, che riuscì nell’intento per voce e mano del padre, Otto Frank, testimone e militante della memoria fino in ultimo.

Presentato al “International Documentary Filmfestival Amsterdam” e al “San Francisco Jewish Film Festival”. Sito ufficiale http://www.pvhfilm.nl/ottofrank

Evento Fb https://goo.gl/kv2egu

Locandina http://www.webacma.it/wp-content/uploads/2017/03/2018_01_25_docudì_otto_frank.jpg

Manifesto http://www.webacma.it/wp-content/uploads/2017/03/2018_01_25_Otto-Frank-padre-di-Anna-Docudì.jpg

Trailer https://youtu.be/3vjajGBdsSk

Comunicato Stampa http://www.webacma.it/wp-content/uploads/2017/03/2018_01_17_ComStampa_Docudi_3.pdf

Press-Kit http://www.webacma.it/wp-content/uploads/2017/03/Press-Kit.pdf

Intervista ad Otto Frank, sulla pubblicazione del diario della figlia Anna, conduce Arnoldo Foà (RAI STORIA, 1967) https://youtu.be/GArypwLs5TM

 

L’Assessorato alla Cultura del Comune di Pescara e l’associazione A.C.M.A. (Associazione Cinematografica Multimediale Abruzzese), in collaborazione con il Festival del documentario d’Abruzzo – Premio internazionale Emilio Lopez, hanno organizzato la rassegna “il giovedì…DOCUDÌcinema documentario al museo Colonna”.

 

La Rassegna si svolge a Pescara presso il Museo d’arte moderna Vittoria Colonna in via Gramsci 1 e cercherà di garantire il più possibile la presenza in sala dei registi e autori delle opere. Le proiezioni saranno gratuite e aperte al pubblico, e si svolgeranno nel periodo dicembre 2017 – maggio 2018.

I documentari sono stati selezionati tenendo conto non solo del tema affrontato ma anche delle loro caratteristiche strettamente cinematografiche. Si è cercato di scegliere opere di qualità, rivolgendo un’attenzione particolare di volta in volta alle tematiche diverse che spaziano dall’arte al sociale, dalle problematiche ambientali alla multicultura, al documentario d’inchiesta.

Le proiezioni della rassegna proseguiranno sino al 10 maggio 2018, tutte di giovedì, con il seguente calendario:

–  8 febbraio 2018 ore 17.30AL DI LA’ DELL’UNOdi Anna Marziano

–  22 febbraio 2018 ore 17.30da definire

8 marzo 2018 ore 17.30LOOKING FOR FLOWERS IN ISLAMABADdi Simona Seravesi e Nicola Lucini(per la giornata internazionale della donna) saranno presenti gli autori Simona Seravesi, Nicola Lucini e Antonella Bertolotti

–  22 marzo 2018 ore 17.30APPENNINOdi Emiliano Dante (sarà presente il regista)

–  5 aprile, 19 aprile e 10 maggio 2018 ore 18.00 da definire

Qualche giorno prima della proiezione verrà inviata una Newsletter con indicati titolo e scheda del film in programma. L’Associazione invita a utilizzare la mail info@webacma.it per farsi inserire tra i destinatari della Newsletter e per comunicare come si preferisce riceverla. Ovvero se tramite email (indicandola) o tramite WhatsApp (indicando il numero di telefono).

L’Associazione ricorda che in occasione delle proiezioni è possibile Iscriversi / Rinnovare l’iscrizione alla Associazione ACMA per l’anno 2018.

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Otto Frank, padre di Anna – Otto Frank, father of Anne di David de Jongh

Paesi Bassi – 2010 – 75′

Anteprima regionale

Sopravvissuto ad Auschwitz, nel giugno del ‘45 Otto Frank ritorna ad Amsterdam, dove entra in possesso del diario della figlia Anne, morta solo pochi mesi prima.

“Quello che leggo” – racconta – “è così emozionante, ed è per me una rivelazione: in queste pagine scopro una Anna completamente diversa dalla bambina che ho perso”.

Gli amici ne sono profondamente commossi, e insistono perché lo pubblichi. Come unico superstite della famiglia Otto sente tutta la responsabilità di rendere pubblico il diario: cosa fare delle parti che Anne intendeva restassero private, delle scene sessualmente esplicite, dei diverbi tra Anne e la madre? Attraverso la lettura e l’edizione Otto sviluppa un nuovo rapporto con Anne, consacrando il resto della sua vita alla memoria della figlia, fino a rendere Il diario di Anna Frank uno dei libri più letti al mondo.

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Teramo. Archivio di Stato di Teramo: “I ragazzi del ’99” il racconto sui coetanei di un secolo fa. Progetto della V G del Liceo Scientifico “A.Einstein” di Teramo

Evento presso l’Archivio di Stato di Teramo, 18 gennaio 2018, ore 16,00

Alternanza scuola -lavoro .Progetto realizzato dagli alunni della classe V G del Liceo Scientifico ‘A.Einstein ‘di Teramo.

Saluti istituzionali: Carmela Di Giovannantonio, direttore Archivio di Stato di Teramo; Clara Moschella, dirigente Liceo Scientifico A.Einstein.

Interventi: gli alunni della classe V G Liceo Scientifico A.Einstein; Coro del Liceo Scientifico A.Einstein diretto dal prof Ettore Sisino; Paolo Iacone, autore del libro i caduti e dispersi di Castellalto nella 2° guerra mondiale.

Ingresso libero

I ragazzi del ’99




Pescara. 1917 L’anno della Rivoluzione Presentazione del volume di Angelo D’Orsi, martedì 16 gennaio 2018

 

 

“1917 L’anno della Rivoluzione” è il titolo dell’ultimo lavoro di Angelo D’Orsi, ordinario di Storia del pensiero politico dell’Università di Torino, che sarà presentato martedì 16 gennaio 2018 alle ore 17.00 nella sala convegni della Fondazione Pescarabruzzo in una conferenza organizzata dalla Fondazione Brigata Maiella.

1917

Dialogheranno con l’autore: Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione Brigata Maiella, Gianni Melilla, dell’Ufficio di Presidenza della Camera dei Deputati e Piero Nicola Di Girolamo, membro del Comitato scientifico della Fondazione, nonché docente dell’Università di Teramo. La presentazione sarà moderata dal giornalista Rai Antimo Amore.

 

La tesi di Angelo D’Orsi è che nell’evento-cesura della Grande guerra, il 1917 sia stato “L’anno della Rivoluzione”, non soltanto nell’accezione politica, legata alla trasformazione in Russia della conflitto imperialista in Rivoluzione, ma in virtù del cambiamento radicale apportato alla Guerra stessa.

Il mondo dell’economia non fu più lo stesso dopo il 1917: il conflitto produsse la riorganizzazione dell’apparato produttivo introducendo lo strapotere delle lobby industriali e la dilatazione dell’intervento statale che assunse dimensioni incomparabili rispetto al modello liberale ottocentesco. Il potere esecutivo si rafforzò a spese degli organismi rappresentativi, poco adatti, per loro natura, alle esigenze di rapidità e segretezza nelle decisioni imposte dallo stato di guerra. E i poteri dei governi furono a loro volta insidiati dalle autorità militari e dal dominio incontrastato degli Stati maggiori. La censura e la sorveglianza sui cittadini sospetti di “disfattismo” si diffusero.
Il 1917 fu infatti anche l’anno della speranza che la guerra cessasse, a prescindere dagli esiti politici. Dappertutto si intensificarono le manifestazioni di insofferenza popolare, gli scioperi operai, gli ammutinamenti dei reparti combattenti, specie della fanteria, falcidiata dalla combinazione micidiale tra la vecchia dottrina militare e la nuova tecnologia in grado di trasformare ogni assalto in una carneficina. Lo smarrimento, la paura, la disperazione delle popolazioni civili e militari si intrecciano in una situazione apocalittica che lasciò spazio alla ripresa dell’irrazionale. Tra le pagine del libro risuona l’invito di Benedetto XV a porre fine all’“Inutile strage”, in un’espressione che sembra riecheggiare le formule delle Sinistre europee, rimaste impotenti, nella divisione tra il pacifismo delle correnti riformiste e il disfattismo rivoluzionario dei gruppi radicali, di fronte alla follia della guerra.

 

Angelo D’Orsi racconta con lucidità la storia del vissuto dei protagonisti in guerra, intessendo abilmente la propria narrazione nel rapporto tra lo “Stato legale” e “Stato reale”: ne emerge un libro denso, in cui si analizzano, mese per mese, in chiave storica, politica, economica e sociale, i principali avvenimenti del 1917. Un anno che l’autore indica come decisivo per il passaggio violento e irreversibile dell’Occidente alla modernità.