Bellante. Nuove Sintesi, Ordine Futuro e Forza Nuova, presentano il libro “Storia della Repubblica Sociale” sfidando la legge “Fiano”

Bellante. Dopo le polemiche sulla concessione delle sale comunali da parte dei Sindaci del PD in provincia di Teramo e dalla Proposta di legge: FIANO ed altri: “Introduzione dell’articolo 293-bis del codice penale, concernente il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista” (3343), recentemente approvata alla Camera, gli attivisti di Nuove Sintesi, Ordine Futuro e Forza Nuova, sabato scorso hanno presentato il libro di Roberto Mancini “Storia della Repubblica Sociale Italiana”.

Ecco il comunicato

“Il vostro carcere ideologico non ci detiene, nessuna verità può essere nascosta, la libertà di parola non può esserci negata. Il nostro libro “Storia della Repubblica Sociale” lo abbiamo comunque presentato ieri 23.09.2017 nonostante i numerosi ostacoli posti in essere dal sistema, ostacoli i quali non ci hanno certo impedito di raggiungere i nostri intenti, ci hanno bensì offerto nuovo spunto per un rinnovato impegno. Con l’occasione vogliamo rivolgere un saluto all’onorevole Emanuele Fiano “dinosauro” dell’ideologia e al suo collega in regione Andrea Catena, rammentandogli che siamo nel 2017 per cui certe posizioni sono anacronistiche e inutili.

Firmato
Nuove Sintesi / Ordine Futuro / Forza Nuova




L’AQUILA. RICORDANDO IL BATTAGLIONE ALPINI “L’AQUILA”

 

Il 22-23-24 settembre a L’Aquila il 2° Raduno delle Penne nere del glorioso reparto abruzzese

 

di Goffredo Palmerini

L’AQUILA – C’è grande attesa nella città capoluogo d’Abruzzo per il secondo Raduno del Battaglione Alpini “L’Aquila” (22-23-24 settembre 2017), l’eroico reparto che dalla sua costituzione ha visto passare tra le sue file decine di migliaia di alpini abruzzesi e d’ogni altra regione, in guerra come in pace. Che sia stato in Grecia o Albania, come nelle gelide steppe della Russia, oppure nel secondo dopoguerra, a Tarvisio e poi a L’Aquila. O infine all’estero, in missioni di pace. Decine di migliaia di alpini, in 82 anni di storia del Battaglione, inquadrati nel glorioso reparto, ma anche formatisi nel Battaglione di addestramento reclute della Brigata Julia che fino al 1975 ha operato all’Aquila, fintanto che il Battaglione “L’Aquila”, lasciando il Friuli, non si è insediato finalmente nella città capoluogo della quale porta il nome. Lo scorso anno il primo Raduno richiamò diverse migliaia di alpini, da tutte le contrade d’Abruzzo e d’Italia. Marciarono in cinquemila nella sfilata finale, dopo 3 giorni di rievocazioni e di memoria alpina. Ma anche di grande affetto verso L’Aquila, dove la straordinaria generosità degli alpini dell’ANA ha offerto prove tangibili di vicinanza e di solidarietà, dopo il terremoto del 2009 ed ancora in questi mesi dopo il sisma del 2016-2017 che ha colpito l’Italia centrale.

 

Quest’anno, nella seconda edizione del Raduno “Ricordando il Battaglione Alpini L’Aquila”, le penne nere che raggiungeranno la città capoluogo d’Abruzzo saranno almeno 10mila, secondo le previsioni del Comitato organizzatore, presieduto dall’avv. Maurizio Capri, che da mesi sta preparando l’evento. Una previsione confermata nella conferenza stampa di presentazione, svoltasi due settimane fa nell’Aula consiliare del Comune dell’Aquila, presenti i vertici della Sezione Abruzzi dell’ANA con un nutrito schieramento di gagliardetti dei Gruppi alpini, del comandante del 9° Reggimento Alpini, della Municipalità aquilana, rappresentata dal Presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari e dall’Assessore alla Cultura e Turismo Sabrina Di Cosimo. Un’attesa per questo evento che si carica di emozioni e di gratitudine, di ricordi e d’attenzione per il futuro, nel segno di quell’impegno civile e solidaristico che caratterizza la tradizione degli alpini in congedo, operando al servizio di chiunque abbia bisogno, in iniziative di pubblica utilità, nella protezione civile e nel volontariato attivo in casi di calamità naturali. L’Aquila e i centri colpiti dal terremoto il 6 aprile del 2009 non potranno mai dimenticare l’eccezionale testimonianza degli alpini, giunti da tutta Italia a dare concreto aiuto alle popolazioni e a realizzare opere di significativa rilevanza per la rinascita. Anche questo 2° Raduno vuole rappresentare un’effettiva continuità d’attenzione, che mai si è interrotta da quel terribile 6 aprile di otto anni fa. E che ora si è estesa alle popolazioni di Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, martoriate dai terremoti del 2016 e 2017.

 

Ricco il programma degli appuntamenti civili, istituzionali e culturali: rassegne corali, presentazione del volume “La Campagna di Russia 1941/1943” di Maria Teresa Giusti (Università di Chieti), commemorazione del Battaglione “L’Aquila” e di 4 Medaglie d’oro al valor militare – Enrico Rebeggiani, Giuseppe Mazzocca, Italo D’Eramo, Aurelio Grue – delle 12 che onorano il vessillo della Sezione Abruzzi. Quattro eroi, originari ciascuno di una delle quattro province d’Abruzzo. Quindi la S. Messa in suffragio di tutti i Caduti del Battaglione “L’Aquila”, presieduta dall’Ordinario militare d’Italia, Mons. Santo Marcianò. Infine, domenica 24 settembre, la Sfilata che da viale Alcide De Gasperi attraverserà L’Aquila, nel cuore del centro storico che sta rinascendo dalle rovine del terremoto, per concludersi a Piazza Duomo, dove si terranno le allocuzioni delle Autorità. Saranno giornate intense di sentimento e di commozione. Alpini che si ritroveranno e riabbracceranno, magari dopo decenni. Ricordi di amicizia, di affetti e d’attaccamento alla bandiera e alla Patria. Daranno con semplicità l’esempio del rispetto verso lo Stato e le sue Istituzioni, dimostrando di tenere in primo piano i valori di fraternità e solidarietà, la vera cifra delle penne nere. Alpini d’Abruzzo, d’Italia e delle Sezioni estere ovunque nel mondo: L’Aquila vi aspetta a braccia aperte, per vivere tre giorni d’entusiasmo, allegria e memoria, di onoranze, ricordi e di storia, “Ricordando il Battaglione Alpini L’Aquila”. La città in questi giorni si sta bardando a festa per il vostro arrivo, in un tripudio di bandiere e festoni tricolori. Ma ora un po’ di storia del Battaglione “L’Aquila”.

 

Il 13 aprile 1935, a Gorizia, viene costituito il Battaglione Alpini “L’Aquila, ereditando la Bandiera di Guerra del disciolto Battaglione “Monte Berico”, e inquadrato nel 9° Reggimento Alpini della Divisione Julia, assieme ai Battaglioni Vicenza” Val Cismon”. Gabriele d’Annunzio conia il motto del Battaglione: “D’Aquila Penne, Ugne di Leonessa”. Nel secondo conflitto mondiale, con l’attacco alla Grecia ordinato da Mussolini il 28 ottobre 1940, anche i reparti del 9° Reggimento Alpini vengono dispiegati in quello scacchiere. “Quella che doveva essere un’esercitazione per spezzare le reni ad Atene – scrive tra l’altro Corradino Palmerini in una breve Storia degli Alpini -, dove con poche Divisioni si sarebbero portati i Greci all’armistizio, si rivelò invece una tragedia, in combattimenti con fiumi in piena e con scarsi rifornimenti, dal ponte di Perati alla Vojussa, dal Gori-i-Topit al Tomori, dal Trebescin allo Scindeli, dal Bregianit al Golico, dal Pindo al Monte Chiarista, dove cadde eroicamente il caporal maggiore Mario Rossi, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare. A lui è intitolato il Gruppo Alpini di Paganica, del quale per diversi anni sono stato Capogruppo”. Il 23 aprile 1941, dopo che i Tedeschi erano entrati in Grecia dalla Macedonia, in poche settimane l’esercito greco è sopraffatto e firma l’armistizio di Salonicco. Quanto costa all’Italia quella sciagurata Campagna di Grecia? 13.502 caduti, 38.768 feriti e 17.907 congelati di varia gravità. Ma a questo già grave bilancio si debbono aggiungere gli alpini del Battaglione “Gemona”, già tanto duramente provati in battaglia, annegati nel siluramento, davanti a Corfù, della nave Galilea, ad opera d’un sommergibile britannico, mentre stanno tornando in patria. Periscono in quella tragica notte 21 ufficiali, 18 sottufficiali e 612 alpini della Julia. Vengono ripescati e si salvano solo in 246.

 

Il Duce vuole sdebitarsi con l’alleato tedesco, intervenuto in Grecia per salvarci da una difficile situazione. Così fa mandare in Russia il Csir (Corpo di Spedizione Italiano in Russia). Ma non basta! Viene deciso di approntare l’Armir: ne fa parte anche un Corpo d’Armata alpino che Hitler intende impiegare nel Caucaso. Viene poi il contrordine e gli alpini sono dirottati nelle steppe che costeggiano il Don. Anche qui, pur con armi superate e con equipaggiamenti inadeguati, le penne nere combattono valorosamente. In particolare il Battaglione L’Aquila”. Il 14 agosto 1942, infatti, parte ancora per il fronte russo, rimesso a nuovo dopo il rimpatrio dalla Grecia. Sulle rive del Don, il Battaglione L’Aquila” è attestato in prossimità del bosco di Witeliszki, mentre davanti sono il “Vicenza” e il “Val Cismon”, sulla destra il “Tolmezzo”. Quando i Russi sfondano il fronte, vengono chiamati a tamponare le falle createsi nella zona dove sono impegnate le Divisioni Sforzesca, Ravenna e Cosseria. Dicembre del 1942 è un mese di aspri combattimenti, durante il quale il nostro Battaglione è posto a presidiare il quadrivio di Selenyj Jar, il “Quadrivio di sangue”.

 

La battaglia infuria nei giorni di Natale, terribile e sanguinosa. Il Battaglione “L’Aquila” resiste eroicamente ma viene decimato: dei 51 ufficiali, 52 sottufficiali e 1752 alpini, dopo la ritirata, rientreranno in Italia il 19 marzo 1943 solo 3 ufficiali – tra cui il tenente Giuseppe (Peppino) Prisco decorato di Medaglia d’Argento al Valor militare, e 152 alpini. Anche i superstiti del Battaglione “Monte Cervino”e i Battaglioni fratelli del 9° Reggimento, il “Vicenza” e.“Val Cismon”, partecipano alla resistenza che non permette ai Russi d’entrare a Rossoch, dove ha sede il Comando del Corpo d’Armata Alpino. Al decimato BattaglioneL’Aquila” viene dato ordine di ritirata il 17 gennaio 1943, quando i Russi hanno sfondato il fronte minacciando di rinchiudere l’intero Corpo d’Armata dentro una grande sacca. Era la sacca di Nikolajewka, dove nella battaglia del 26 gennaio 1943, all’ordine perentorio del Gen. ReverberiTridentina avanti!” viene sfondata la linea russa in prossimità del terrapieno della ferrovia Waluiki-Nikolajewka, che sembrava insormontabile. Memorabile l’impegno del Battaglione “Morbegno”. Da lì ha inizio la lunga marcia di ritirata, così ben descritta da Giulio Bedeschi in “Centomila gavette di ghiaccio”, Mario Rigoni Stern nel “Sergente nella neve” e ancora da Aldo Rasero in “Alpini della Julia”. A rendere onore all’eroismo degli alpini nella Campagna di Russia è proprio il nemico. Il bollettino militare russo dell’8 febbraio 1943 così scrive: “Gli alpini italiani devono ritenersi imbattuti nel suolo di Russia”.

 

Dopo l’8 settembre 1943 l’Esercito italiano è lasciato allo sbando, con il Re fuggito da Roma a Brindisi insieme al Capo del Governo Pietro Badoglio e al Capo di Stato maggiore della Difesa, gen. Roatta. L’Italia viene occupata dai Tedeschi. Mentre gli Alleati risalgono l’Italia, dopo lo sbarco in Sicilia del 10 luglio ‘43, nell’autunno si costituiscono reparti di “fiamme verdi” che si aggregano all’Esercito di Liberazione. Si uniranno tutti gli alpini che rientrano dai Balcani. Lo Stato Maggiore dispone che venga costituito un Battaglione di Alpini abruzzesi, giovani volontari, richiamati e “veci” che sono scesi dal Veneto, dopo l’8 settembre, per animare la Resistenza nella zona della Majella. Il Battaglione si chiama “Abruzzi”, ma il 25 novembre riprende il vecchio nome L’Aquila, con le compagnie che portano i gloriosi numeri 93^, 108^, 143^ e 119^. Lo comanda il maggiore Augusto De Cobelli. A metà marzo 1945 gli alpini tornano sul fronte, sulla “Linea Gotica”. Le posizioni dei Battaglioni sono completamente allo scoperto, a contatto ravvicinato con le linee avanzate tedesche. La posizione del BattaglioneL’Aquila” è la più delicata e in un’azione muore il maggiore De Cobelli, decorato di Medaglia d’Oro alla memoria. Ogni notte sono colpi di mano, azioni di pattuglia, cannonate e bombe a mano, finché la mattina del 19 aprile, “Piemonte” e “L’Aquila” attaccano Casa Carrara, a quota 163, e poi a quota 363 San Chierico. I Tedeschi cedono e nella pianura s’intravede Bologna. Il 21 aprile gli alpini del Battaglione “Piemonte, subito dopo i Bersaglieri del “Goito”, entrano in città. Nel pomeriggio scende con una massacrante marcia tra le colline anche il BattaglioneL’Aquila”. Rimarranno nel capoluogo emiliano in servizio d’ordine, poi il 29 aprile alpini e bersaglieri riprendono l’avanzata: arrivano a Bergamo e Brescia. Il primo maggio il BattaglioneL’Aquila” è a Como e il giorno dopo a Torino, dopo aver combattuto contro nuclei tedeschi che resistono ancora disperatamente nella zona di Pavia.

 

Sempre il 2 maggio, la 108^ Compagnia del Battaglione L’Aquila” raggiunge Edolo, occupa il Passo del Tonale e il 4 maggio un plotone di alpini entra a Bolzano. Il 5 maggio termina il ciclo operativo: il Battaglione L’Aquila” è schierato tra lo Spluga e lo Stelvio, il “Piemonte” effettua azioni di rastrellamento in Val Camonica, nel bergamasco e in Valtellina. Il 18 maggio i due Battaglioni riceveranno la Medaglia d’Argento al Valore militare. Il 1° aprile 1946 il BattaglioneL’Aquila” costituirà il nucleo attorno al quale risorgerà l’8° Alpini, il Reggimento di Cantore in Libia. Quando nel 1949 l’Italia entrerà nell’Alleanza Atlantica, poco a poco verrà ricostituita la Brigata Alpina Julia e, dopo, le Brigate Alpine Taurinense, Tridentina, Orobica e infine la Cadore. Il 22 luglio 1991 è soppressa la Brigata Orobica e nel 1997 la Brigata Cadore. Il 15 maggio 2001 è soppressa anche la Tridentina e il 5° Alpini e il 5° Artiglieria da Montagna sono passati alla Julia. In questo riordinamento delle Truppe Alpine, il Battaglione L’Aquila”, già dal 1975 di stanza nella Caserma Rossi della città capoluogo d’Abruzzo, diventa 9° Reggimento Alpini e passa alle dipendenze della Brigata Alpina Taurinense distaccandosi dalla Julia, con grande rammarico, alla quale aveva appartenuto fin dalla sua costituzione. Nel maggio 2017 viene costituito il Battaglione “Orta”, reparto operativo di pronto intervento per calamità naturali, con speciali e moderne dotazioni. E’ inquadrato nel 9° Reggimento Alpini dell’Aquila. Sul Vessillo della Sezione Abruzzi dell’ANA campeggiano 12 Medaglie d’Oro al Valor Militare, meritate nelle varie guerre:

 

1)   Aurelio Grue da Atri, Adua 1896;

2)   Giovanni Esposito da Loreto Aprutino, Derna Libia 1912;

3)   Alfredo Di Cocco da Popoli, Monfenera 1917;

4)   Antonio Ciamarra da Napoli, Monte Tomba 1917;

5)   Silvio Di Giacomo da Acciano, Kristobasileo Grecia 1940;

6)   Luigi Rendina da L’Aquila, Vendrescia Grecia 1941;

7)   Enrico Rebegiani da Chieti, Ivanowka Russia 1942;

8)   Ugo Piccinini da Barisciano, Selenyj Jar Russia 1942;

9)   Giuseppe Mazzocca da Farindola, Ivanowka Russia 1942;

10) Gino Campomizzi da Castel di Ieri, Ivanowka Russia 1942;

11)  Italo D’Eramo da Rocca di Mezzo, Sacca di Nikolajewka Russia 1943;

12)  Lorenzo Brasadola da Calvi dell’Umbria, Selenyj Jar Russia 1943.

 

“Con i nomi di questi eroi si completano queste pillole di storia alpina, con particolare riferimento agli alpini abruzzesi e ai gloriosi reparti in cui sono stati inquadrati. La Sezione Abruzzi dell’ANA vanta oggi nelle sue file circa 11mila alpini associati e un’organizzazione di Protezione Civile alpina tra le più efficienti e organizzate d’Italia”, conclude Corradino Palmerini nella sua Breve Storia degli Alpini, dalla quale sono sunteggiate queste annotazioni.

 

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PROGRAMMA

VENERDI 22 SETTEMBRE

15.00         Auditorium del Parco – Il Giornalista Giustino Parisse presenta il libro della Prof.ssa Maria Teresa Giusti “La Campagna di Russia 1941/1943”.

16.00         Rassegna corale con la partecipazione del Coro Gran Sasso, Coro Portella e del Coro del CAI.

SABATO 23 SETTEMBRE

10.00         Alzabandiera (Piazzale delle Medaglie d’Oro)

10.30         Inaugurazione del Punto di Informazione per il Reclutamento dei Volontari.

10.45         Deposizione corona alla lapide dedicata al Battaglione Alpini L’Aquila (Fontana Luminosa)

11.00         Inizio sfilata Piazza Battaglione Alpini L’Aquila – Villa Comunale. Deposizione corone al Monumento dei Caduti e alla stele dedicata al Cap. Michele Iacobucci.

14.30/18   Auditorium del Parco. Commemorazione del Battaglione Alpini L’Aquila.

14.30         Apertura dei lavori. Saluto di Maurizio Capri, Presidente del Comitato Organizzatore e di Pietro D’Alfonso, Presidente dell’ANA Abruzzi.

15.10         Esposizione dei vari interventi effettuati dal Battaglione Alpini L’Aquila in occasione delle varie calamità naturali.

15.30         Commemorazione dei decorati con Medaglia d’Oro al Valor Militare:

– Ten. Enrico REBEGGIANI di Chieti (Fronte Russo 22.12.1942)

– Alp. Giuseppe MAZZOCCA di Farindola (PE) (Fronte Russo 22.12.1942)

– Ten. Italo D’ERAMO Rocca di Mezzo (Fronte Russo 28.01.1943)

– Ten. Aurelio GRUE Atri (TE) (Adua 01.03.1896).

17.15         Esibizione Corale 99

18.30         Messa in suffragio dei Caduti del Battaglione Alpini L’Aquila celebrata da S.E. Mons. Santo Marcianò, Ordinario Militare per l’Italia.

DOMENICA 24 SETTEMBRE

8.3/10.3    Afflusso partecipanti. Colazione. Ammassamento Viale De Gasperi (nei pressi della Farmacia Comunale e della sede ANCE).

9.45           Deposizione corona al monumento del Mar. Luca Polsinelli (Caserma Rossi – Questura).

11.00         inizio sfilata: Via De Gasperi, Viale Gran Sasso, Corso Vittorio Emanuele, Piazza Duomo).

12.30         Saluti e interventi delle Autorità presenti.

18.00         Ammaina bandiera e chiusura della manifestazione in Piazza delle Medaglie d’Oro.




L’Aquila. Presentazione del libro “Prigioniero del Blu” di Francesco Fagnani. La vera storia del reduce Giovanni Capanna

L’Aquila. Presentazione del volume PRIGIONIERO DEL BLU, del nostro vice presidente Francesco Fagnani, basato sulle memorie del reduce Giovanni Capanna.

Servizio sulla prima presentazione

La manifestazione, alla presenza delle autorità civili e militari, si terrà alle 17,00 in L’Aquila presso la Caserma del 9° Rgt. Alpini “Pasquali” in L’Aquila, già sede del 33° artiglieria Acqui.

La data, non casuale, 15 settembre, coincide con l’avvio degli scontri a Cefalonia nel 1943.

Programma

17.00 Saluto delle Autorità civili e militari, in base al protocollo
17.20 Introduzione Presidente De Historia, Nicoletta Proietti
17.30 Intervento Presidente ANCFARGL, Ambasciatore Alessandro Cortese De Bosis, autore della prefazione
17.45 Giovanni ed io, la parola all’Autore, Francesco Fagnani
18,00 Dibattito, testimonianze
18.15 Riconoscimento De Historia alla vedova del Reduce, Signora Maria Capanna
18.30 Fine dei lavori

A seguire visita al Museo Storico della Acqui e aperitivo di commiato




New York. La triste vicenda del World Trade Center e il bombardamento della mia città.

Era un mattino chiaro, cielo azzurro, gente che camminava tranquilla e ti salutava anche senza conoscerti.Dicevano un po’

Benny Manocchia da New York
(C) www.giulianovanews.it

come il nostro ciao che usiamo quando ci incontriamo e quando ci lasciamo. Una Manhattan contenta. Io ero lungo la
Church Street,stavo andando al mio ufficio situato al 31mo piano del Pan Am Building.  Avvertii un rumore come di un  elicottero
in difficolta’.Guardai in alto e vidi un aereo che ondeggiava. E’ nei guai,pensai,  sta  perdendo quota. Invece si diresse dritto verso una delle due Torri e
si infilo’ dentro come un  coltello in una fetta di formaggio. Tu guardi e per un istante ti sembra di sognare. Sentivo  grida di donne
e poco dopo il secondo aereo. Il sogno svani’ in un attimo e quasi subito fui investito da una nube di polvere nera. Ormai
le grida divennero urla feroci di gente impazzita. Crollava il sogno americano di sentirsi tranquilli. Nessuno avrebbe  mai osato
attaccare la nazione. Invece le due Torri di Manhattan e li Pentagono furono vittime di assalti che portarono alla morte piu’ di tremila americani. Risveglio’ cosi’ negli statunitensi  l’amore per la loro patria e la determinazione di fare subito
qualcosa, Subito e senza pietà’, Il presidente George Bush parlo’ di vendetta:,creeremo un nuovo mondo – disse – dove lle
leggi saranno rispettate.  Ora sapranno – disse – chi siamo…
Quel mattino del 9/11 lo ricorderò’ per sempre,anche perché’ mi riporto’ alla mente il bombardamento a Giulianova,nel corso del quale mori’ mio padre e io finii all’ospedale per 70 giorni con 13 schegge nel mio corpo di ragazzo di nove anni.
(C) Benny Manocchia
in questi giorni in uscita la sua ultima fatica editoriale
Cronache americane- Da Manhattan a Papeete, passando per la Casa Bianca

Per informazioni www.lemezzelane.it, facebook: Le Mezzelane Casa Editrice, email: lemezzelane@gmail.com oppure ritaangelelli63@gmail.com




“Basilica pronta per accogliere Mauriziani e Alpini partecipanti alla 16^ Giornata Nazionale Mauriziana“

 

 

 

 

Il presidente della Fondazione Mauriziana alpino Franco Donatelli in occasione di un recente briefing, ha comunicato che tutto è stato predisposto per accogliere i devoti a San Maurizio Martire che giungeranno a Pescocostanzo domenica 17 settembre 2017, sia in termini di sicurezza e sia per quanto attiene al sostegno logistico. Una attività complessa questa che ha visto impegnati tutti i soci della Fondazione. Il programma della giornata prevede la visita guidata al Sacrario Nazionale Mauriziano custode delle testimonianze della spiritualità mauriziana e degli alpini, la visita alla Chiesa dei Santi Vito e Maurizio per la venerazione delle Reliquie Mauriziane dei Martiri Tebani, mentre la celebrazione della 16^ Giornata Nazionale Mauriziana sarà tenuta presso la Basilica con inizio alle ore 11,45 .

CELEB.S.MAURIZIO[1]
S.MAURIZIO 22[1]
Nel corso della Santa Messa saranno ricordati i militari italiani caduti in guerra su tutti i fronti. A questa giornata commemorativa saranno presenti le rappresentanze interforze di decorati di Medaglia d’Oro Mauriziana di Esercito, Marina, Aereonautica, Carabinieri e Guardia di Finanza, congiuntamente alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma, alle Associazioni Abruzzesi operanti in Italia e all’Estero, all’Associazione Nazionale Alpini e ai devoti del Santo Martire Maurizio protettore delle varie Armi e della gente della montagna. Il presidente Donatelli al termine della sua esposizione, ha tenuto a ringraziare per la fattiva collaborazione organizzativa Francesca Trozzi, Pasquale D’Aloisio, Paolo Trozzi e Francesco Donatelli. Degno di nota è la conferma della partecipazione alla celebrazione di una Delegazione di emigranti abruzzesi provenienti dallo Stato del Rio Grande do Sul del Brasile.

 

Foto: Archivio privato Asmodeo RENNES.

 

 

 

 

 

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Argostoli (Grecia). Presentato in anteprima “PRIGIONIERO DEL BLU”, di FRANCESCO FAGNANI

23.08.2017 ARGOSTOLI, CEFALONIA, GRECIA

La Copertina del libro

IN ATTESA DELLA PRESENTAZIONE UFFICIALE, PREVISTA A L’AQUILA PRESSO LA CASERMA “PASQUALI” IL 15 SETTEMBRE 2017, ANTEPRIMA AD ARGOSTOLI PRESSO IL MUSEO DELLA “ACQUI” DEL LIBRO “PRIGIONIERO DEL BLU”, DI FRANCESCO FAGNANI, BASATO SULLE VICENDE DI GIOVANNI CAPANNA, REDUCE DI CEFALONIA

Foto Archivio. L’ultima apparizione pubblica di Giovanni Capanna a Mosciano Sant’Angelo (TE)

L’associazione De Historia, rappresentata dal presidente Nicoletta Proietti, in collaborazione con l’associazione Italo-Greca Mediterraneo, rappresentata dalla dottoressa Clotilde Perrotta, in un suggestivo incontro presso il memorial “Acqui” a Argostoli, hanno patrocinato l’anteprima del volume “Prigioniero del Blu”, dalle memorie di Giovanni Capanna di Arischia (AQ), sopravvissuto della Divisione Acqui a Cefalonia nel 1943. Capanna, allora ventenne, si trovò coinvolto nella drammatica spirale dei fatti avvenuti sull’isola greca.

Gli autografi firmati dall’autore del libro

Il volume, oltre a raccogliere la preziosa e per certi versi unica testimonianza di Capanna, la integra ad una serie di ricerche iniziate fin dal 2004 a Cefalonia da Francesco Fagnani, alla terza opera come scrittore ed alla prima come autore puro. Presenti all’incontro i signori Kalafatis, Maria e Adoni, discendenti della famiglia greca che, mettendo a repentaglio la propria vita, salvò Capanna nel settembre del 1943 dalla furia tedesca. “Allora come oggi, ripensando a quegli istanti orribili, non trovo altro termine che definire indecifrabile l’estrema naturalezza con la quale i tedeschi erano capaci di passare da spietati boia a distaccati e professionali soldati nel volgere di pochi istanti.”

Un giovane Capanna alla guida del suo camion a Cefalonia

La presentazione ufficiale, alla presenza delle massime autorità politiche e militari, delle associazioni d’arma e delle associazioni civiche, nonché del mondo della scuola, si svolgerà a L’Aquila il 15 settembre 2017, data di avvio degli scontri sull’isola greca nel 1943, a partire dalle ore 17. Tutte le info sulla pagina Facebook De Historia, info@dehistoria.org.


ARTICOLO del 19 MARZO 2016 su giulianovanews.it

Scompare l’ultimo reduce teramano dei fatti di Cefalonia

Già poliziotto e autista del Prefetto di Teramo negli anni ‘70

 

Teramo. Nel tardo pomeriggio di oggi, 19 marzo, presso la casa di riposo De Benedictis di Teramo, è scomparso all’età di 92anni il reduce Giovanni Capanna, l’ultimo militare della provincia di Teramo testimone vivente degli atroci fatti di Cefalonia in Grecia nel 1943. Lascia la moglie Maria Giuseppina Cacchio, il figlio Enrico e il cognato Carlo Cacchio. I funerali si terranno lunedì mattina alle ore 10,30 nella chiesa di San Berardo a Teramo.

Giovanni Capanna 1923

Giovanni Capanna 1923

Nato ad Arischia (frazione de L’Aquila) il 1 agosto 1923, partito alla volta della Grecia come autiere in forza al 17° fanteria addestramento volontari “Aqui”, nel 1941 parte per il fronte greco-albanese per combattere a Himara, Vunci e Val Shushiza. Nel 1942, al termine della prima fase del conflitto, viene trasferito sull’isola greca di Cefalonia dove viene catturato dai tedeschi dopo la resa dell’8 settembre 1943 e coinvolto nei famosi e tragici fatti di Cefalonia. In particolar modo ebbe l’ingrato compito di fare la spola, insieme ad altri suoi colleghi autieri, tra i campi temporanei di prigionia e le fosse comuni dove furono trucidati i soldati italiani. Grazie all’aiuto dei partigiani greci riuscì ad evadere ed unirsi alle bande locali per cacciare l’invasore tedesco. Successivamente alla fine della guerra rientrò in patria con mezzi di fortuna, arruolatosi in Polizia, prestò servizio presso vari distaccamenti in alcune località d’Italia, fino ad andare in pensione a Teramo come autista personale del Prefetto di Teramo negli anni ’70, dove peraltro decise di vivere con la sua famiglia.

Giovanni, il 25 aprile del 2007, fu inviato ufficialmente come uno degli ultimi reduci viventi a Cefalonia con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, primo festeggiamento fuori dai confini nazionali, ed anche nel 2012 partecipò ricevendo alcune medaglie e diplomi ministeriali. Dal 2011, insieme al Comitato “Per non dimenticare – Cefalonia 1943”, costituito per ricordare i militari italiani morti a Cefalonia nel settembre del 1943, partecipava agli incontri culturali con le scolaresche del teramano, in particolar modo a Giulianova, Mosciano Sant’Angelo, Roseto degli Abruzzi ed altri plessi della provincia.

In totale furono 6 i militari teramani morti nella carneficina sotto il fuoco degli ex alleati tedeschi: Giovanni Calvarese, Carabiniere del 7° battaglione, nato a Giulianova il 2 giugno 1920 e fucilato il 23 settembre 1943; Luigi Di Filippo, Carabiniere della sezione mista, nato a Mosciano l’11 settembre 1911 e fucilato il 14 settembre 1943; Antonio Piozzi, Sottotenente del 17° fanteria Aqui, nato a Nereto il 10 gennaio 1920 e fucilato il 24 settembre 1943; Emidio D’Angelo, 33° artiglieria, nato a Sant’Egidio alla Vibrata il 26 novembre 1922 e dichiarato disperso il 23 settembre 1943; Silvio Martella,  tenente del 33° artiglieria, nato a Silvi il 26 agosto 1915 e fucilato il 22 settembre 1943; Marco Ciarroni, 33° artiglieria, nato a Teramo il 10 agosto 1916 e dichiarato disperso il 22 settembre 1943.

 

Per il Comitato “Per non dimenticare – Cefalonia 1943”

Walter De Berardinis

 




“EX COMBATTENTI INTERALLEATI DI BOLZANO OSPITI DELLA DEUTSCHE MARINE A KIEL SUL MAR BALTICO”

La Sezione Provinciale di Bolzano dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati, presieduta dal consigliere nazionale Sergio Paolo Sciullo della Rocca, nel quadro delle attività di interscambio associativo in ambito europeo, ha organizzato per la seconda volta, una visita alla base navale della marina militare tedesca a Kiel sul mar Baltico. La delegazione bolzanina è stata ricevuta dal comandante Andreas Maschke presso l’ auditorium della base navale dove il nostromo bolzanino Pierino Santoli ha reso gli onori con il fischietto d’ordinanza, mentre i soci Carlo Arman, e Claudio Tessadri hanno scortato il vessillo del sodalizio. I soci hanno poi effettuato una uscita a mare sulla “Fregata A.50 Allester” comandata dal Capitano di Fregata Maschke che si è complimentato con il nostromo Santoli per la forte motivazione marinaresca condivisa con l’equipaggio durante i due giorni. Giova ricordare che Santoli è stato imbarcato “Fregata F.558 Nave Orsa” della marina militare italiana che partecipò all’ultimo conflitto mondiale. Il presidente Sciullo della Rocca, in una nota ha tenuto a ringraziare in modo particolare il presidente Peter Seumel dei Marine Kameradschaf di Hof, per la costante collaborazione volta a favorire l’interscambio tra l’Italia e la Germania nonché la conoscenza delle nuove peculiarità tecniche e dei nuovi sistemi di navigazione della Marina Militare tedesca sempre all’avanguardia e in continuo ammodernamento. Attualmente la Deutsche Marine è presente in attività NATO, di peacekeeping e di anti-pirateria, nonché di soccorso e con unità navali che operano anche stabilmente nel mare Mediterraneo.

ALLEGATA: Foto di ” Foto Arte Asmodeo Rennes” –
EX COMB.2017 KIEL.111
(I soci ex combattenti italiani con i marinai tedeschi sulla Fregata A 50 Aller)

 




Giulianova. Il soldato Paolo Bracone morto alla conquista del Monte Šober in Slovenia

Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.

(Albert Einstein)

Di Walter De Berardinis*

Paolo Bracone

 

Giulianova. Il soldato Paolo Bracone nasce a Giulianova l’8 maggio 1897, alle ore 6,30, nella casa posta in Via Provinciale dal 27enne Camillo, agricoltore e Gaetana D’Ambrosio. L’11 maggio fu registrato dall’ufficiale dello stato civile Apollo Caravelli alla presenza dei testimoni: il 44enne Emidio Paolone, benestante e il 21enne Luigi Petrini.  Nel 1915, per la sua classe di appartenenza 1897, il Sindaco Giuseppe De Bartolomeis, iscrive il giovane Paolo nella lista dei giuliesi destinati alla visita di leva nel Distretto Militare (numero 10) di Teramo.

Il nome di Paolo Bracone sull’Albo D’Oro

Fu subito giudicato idoneo come soldato di 1° categoria al numero di matricola 6051 con la seguente descrizione dei medici militari: alto 1,69 e torace 0,79; capelli lisci e color castani; occhi celesti e colorito roseo; professione agricoltore e illetterato. Il 6 maggio 1916 viene posto in congedo illimitato; viene chiamato alle armi il 21 settembre e giunge al deposito del 59° reggimento fanteria – Brigata Calabria il 29 settembre a Civitavecchia, sede di pace. Il 10 febbraio arriva al fronte con il 239° reggimento fanteria / 1° reparto zappatori – Brigata Pesaro, formata nel trevigiano tra Asolo e Maser; il 10 giugno partecipa alla conquista di Monte Zebio; il 21 giugno devono attestarsi per via della controffensiva austro-ungarica; tra gli inizi di luglio e la metà di agosto, il suo reggimento si dispiega tra Foza e Enego per riposare e studiare nuove forme di attacco al nemico. Il 24 agosto, durante la XI° battaglia dell’Isonzo (17-31 agosto 1917), il 239° fanteria giunge a Morano nel goriziano nel pieno della battaglia della Bainsizza, sulle alture del Monte Šober, alle dipendenze della 59° divisione.

Lapide del Duomo di San Flaviano

Il 27 agosto 1917, in località Vertoiba (già Vertoiba in Campi Santi) e oggi in sloveno Vrtojba, frazione del comune sloveno di San Pietro-Vertoiba, il “nostro” Paolo Bracone morirà sul campo per le innumerevoli ferite riportate sul corpo per uno scoppio di una granata. Aveva appena 20anni. Il suo corpo su seppellito sul posto. I testimoni della sua morte furono: il Tenente comandate del reparto E. Parodi, i soldati Ciro Zampretta e Silvestro Capuano, il Tenente medico Pasquale Salero, il Sottotenente Sebastiano Baccarini e il Comandate di reggimento, il Tenente Colonnello Vannini. Solo dopo 14 mesi, i familiari, tramite l’allora Sindaco, furono avvisati della morte del loro congiunto, era il 31 ottobre 1918. Paolo Bracone fu ricordato nel libro del giornalista giuliese Francesco Manocchia “Salmi della patria, in memoria dei nostri eroi”, pubblicato dal tipografo Francesco Pedicone nel 1921; sulla lapide posta a ovest del Duomo di San Flaviano; sull’Albo d’Oro, secondo volume Abruzzo e Molise a pagina 52 e 12° nominativo, oggi online sul sito web www.cadutigrandeguerra.it ; sulla foto ufficiale dell’epoca “Eroi Caduti per la Patria” edita per ricordare i soldati giuliesi; ed infine sul libro “Quando C’Era la Guerra” della Artemia Nova Editrice di Mosciano con ricerche e ampliamento del sottoscritto. Continua…..

Walter De Berardinis

walterdeberardinis@gmal.com

 

*ricercatore storico sui caduti giuliesi nella Grande Guerra.

Ecco le altre puntate

Biagio Abbondanza

Pietro Quaranta

Sabatino Acquarola

Fernando Leone

Michele Angeloni

 

Quando c’era la guerra di Walter De Berardinis

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Brigata Pesaro




Giulianova. Michele Angeloni morto nella città del film “Salvate il soldato Ryan”

Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno rimarrebbe nelle mie file

(Federico II, Re di Prussia)

di Walter De Berardinis*

Nella lapide del Duomo di San Flaviano non viene ricordato il soldato giuliese Michele Angeloni

Michele Angeloni, morto nella città del “Salvate il Soldato Rayan”.
Nasce a Giulianova il 3 aprile 1898, alle ore 16,22, nella casa posta in via Muzii, dal 42enne Antonio e Caterina Formiconi. Due giorni dopo sarà l’Assessore comunale Apollo Caravelli a registrare il nascituro insieme ai due testimoni: il 45enne Domenico Paolone, proprietario e il 22enne Luigi Petrini, impiegato.
Il 19 gennaio 1917 viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Teramo e il 26 febbraio viene chiamato alle armi. Il 23 marzo viene destinato al 51° Reggimento Fanteria – Brigata “Alpi” e il 22 giugno al 205° Reggimento Fanteria – Brigata “Lambro” (nata nell’aprile 1916 con reparti del 7° e 67° fanteria) in prima linea nella zona del goriziano, tra San Gabriele e San Marco. Il 16 luglio viene trasferito nel 206° Reggimento, sempre appartenente alla Brigata “Lambro”. Il 19 agosto, nell’11° battaglia dell’Isonzo (dal 17 agosto al 31 agosto), il 206° attacca quota 200 del San Marco, nei cruenti scontri cade ferito e fatto prigioniero dagli austroungarici.

Michele Angeloni

Il giovane giuliese sarà portato nei campi di prigionia dell’Impero austro-ungarico e tedesco. I giorni successivi, a piedi, sotto il controllo dei tedeschi, il povero fante viene portato a Cividale (direttrice Tolmino-Lubiana); a Lubiana verrà fatta una seconda tappa nel centro di smistamento di Bischoflack (oggi Škofja Loka, comune sloveno), per poi smistato nei campi di lavoro nel cuore dell’Impero tedesco. Il 25 gennaio 1919, dopo 17 mesi di prigionia, viene liberato dai tedeschi. Il povero soldato giuliese, invece di rientrare in Italia, finisce per una sorta di disguidi burocratici o logistici, nell’Ospedale marittimo militare della città portuale di Cherbourg, nella regione francese (nord) della Bassa Normandia del dipartimento della Manica. Pensate che questo porto francese è stato teatro di molti fatti storici: nel 1840 attraccò la nave con le spoglie di Napoleone Bonaparte, dopo l’esilio di Sant’Elena; nel 1912 fu il secondo scalo del Titanic prima della tragedia e nel 1944 la città fu teatro di guerra tra gli alleati e i tedeschi nella famosa operazione “Overlord” come avamposto dopo gli sbarchi degli angloamericani. La battaglia è stata ben rappresentata nel film del 1998 “Salvate il soldato Ryan” del regista americano Steven Spielberg. Purtroppo, il soldato giuliese, dopo aver contratto l’influenza spagnola, morirà il 4 febbraio 1919, all’età di 20anni. Fu sepolto temporaneamente a Cherbourg. Solo il 15 luglio 1924, il Segretario Comunale, il ragioniere Raffaele Silvestri, delegato dal Commissario Prefettizio Ermanno Colucci, trascriverà l’atto di morte ufficiale ricevuto dal Ministero della Guerra. La segnalazione della morte era stata tradotta solo l’11 luglio 1924, tramite il servizio di Sanità marittima della Repubblica francese a firma dell’ufficiale di 1° classe, Edoardo Ledeutu, del 15 febbraio 1919. Erano passati 5 anni dalla sua morte.
Successivamente, dopo la fine del conflitto, fu traslato nel cimitero militare italiano di Bligny, dipartimento della Marna, nord-est della Francia. Oggi la sua tomba si trova nel riquadro 6, fila R, tomba 20. E’ il più grande cimitero militare italiano della 1° guerra mondiale in Francia. Si estende per 3,5 ettari con 3453 soldati sepolti.
Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti della Grande Guerra, ma totalmente ignorato sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”. 3 le medaglie alla memoria del giovane giuliese, nonostante il suo foglio matricolare risulti incompleto in alcune parti: guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con un solo anno di guerra 1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918
* Ricercatore storico dei caduti della Grande Guerra di Giulianova

Ecco le altre puntate

Biagio Abbondanza

Pietro Quaranta

Sabatino Acquarola

Fernando Leone

 

 

© Walter De Berardinis*

ricercatore sui caduti giuliesi nella Grande Guerra

walterdeberardinis@gmail.com

Quando c’era la guerra di Walter De Berardinis

Album fotografico ufficiale dei caduti giuliesi nella 1° guerra mondiale




Giulianova. Il Sottotenente Fernando Leone morto in Slovenia

di Walter De Berardinis*

Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero.

(Proverbio giapponese)

Fernando Giuseppe Pasquale Giulio Raffaele Leone, il Sottotenente morto a Grazigna (Quota 126)
Nasce a Giulianova il 22 novembre 1889, alle ore 11,15, nella casa posta in Via per Mosciano, al civico 1, dal 33enne Luigi, maestro di musica e Anna Algeste, benestante. Il giorno successivo sarà l’Assessore Battista De Luca a registrare il bambino alla presenza dei testimoni: il 52enne Gaetano Mastrocola e il 44enne Raffaele Del Nunzio, entrambi proprietari.
Il 27 marzo 1911, alla prima visita di leva nel distretto militare di Teramo, viene rinviato per deficienza toracica e cardiopalma e il 20 maggio, di nuovo richiamato a Teramo, sarà riformato per Oligoemia e cardiopalma, come da comunicazione dell’ospedale militare di Chieti. All’indomani dello scoppio della 1° guerra mondiale, sarà di nuovo richiamato il 16 marzo 1916 e giudicato idoneo con le seguenti caratteristiche: alto 1,65 e torace 0,88, capelli neri e ondulati, naso aquilino e mento regolare, occhi castani e colorito roseo, segni particolari: nei sul viso.

Fernando Leone nella foto ufficiale degli Eroi Caduti per la Patria di Giulianova

Il 29 aprile viene chiamato alle armi e il 16 maggio inquadrato nel 2° Reggimento Artiglieria pesante campale “Vicenza”. Il 1 ottobre, dopo sua richiesta, entra nella scuola militare di Caserta e l’11 marzo 1917 diventa Aspirante ufficiale di Complemento nel deposito reggimento fanteria Bologna. Il 18 marzo viene inviato al fronte e il 25 marzo inquadrato nel 119° reggimento fanteria – Brigata Emilia – 10° compagnia, sul settore Valerisce, a est della città di Gorizia. Il 15 maggio, durante la 10° battaglia dell’Isonzo, il suo reggimento si trova a Castagnavizza – casa diruta e il 16 maggio conquista “quota 126”; durante la battaglia il giovane Fernando Leone, alle ore 10,30, all’età di 27anni, perderà la vita colpito alla fronte da una scheggia di granata, a nord di Grazigna o/e Grassigna (Grčna in sloveno), oggi località della Slovenia (moriranno 30 ufficiali e 850 soldati). Sarà il Tenente Gaetano Guizzardi, responsabile del registro dello stato civile, a trascrivere la morte del giovane ufficiale e controfirmato dai testimoni: i soldati Vittorio Calore, Giuseppe Venturini e Gino Lei (tutti illetterati, firmeranno cin la croce), il Caporale Eugenio Noseva e il Comandante, il Tenente Colonnello Virginio Pizio. La comunicazione dell’avventa morte arriverà a Giulianova l’11 luglio 1917.

Fernando Leone

Il ricordo
La nobildonna, Contessa Isabella Acquaviva d’Aragona, sulla rivista “il Ponte di Pisa”, nell’edizione sabato-domenica 22-23 settembre 1917, ricorderà il giovane Fernando per via dell’antica e solida amicizia che legava la famiglia Leone e gli Acquaviva d’Aragona (articolo ritrovato e donato dallo storico Sandro Galantini al pronipote Alessandro Venieri).
Il 9 gennaio 1918 fu Laureato ad honorem in Giurisprudenza, quale iscritto al IV anno di corso 1915/1916 a Bologna (fascicolo 7064), proveniente dall’Università di Roma 1912/13 I anno. Il 29 agosto 1919, con il bollettino ufficiale del Regno d’Italia del 1919 paragrafo 5057, arrivò anche la nomina a Sottotenente di complemento nell’arma di fanteria con anzianità dal 20 maggio 1917. il suo nome fu inserito nell’Albo d’Oro dei caduti “Abruzzo e Molise, Volume II, pagina 426 e numero caduto 24; sulla foto stampata del gruppo ” Eroi Caduti per la Patria”. Anche il giornalista Francesco Manocchia scrisse il suo nome nel libro “I Salmi della patria” e poi ristampato e aggiornato in “Quando C’Era la Guerra” con l’Artemia editrice. Il suo nome è presente anche sulla lapide posta sul lato est del Duomo di San Flaviano a Giulianova e nel saggio “Su due fronti, Giulianova e i giuliesi durante la Grande Guerra” di Sandro Galantini nella rivista “Aprutium”. Anche la Provincia di Teramo, sul sito www.lagrandeguerra.provincia.teramo.it, a cura di

Dimitri Bosi

, ricorda Fernando Leone. Dal 1938, anno della costruzione del Sacrario dedicato ai caduti della Prima guerra mondiale, le sue spoglie riposano a Oslavia, frazione di Gorizia. Custodisce i resti di 57.741 soldati (36.000 ignoti), quasi tutti italiani e 540 austriaci.

FERNANDO LEONE

I tragici fatti che colpirono il Reggimento, sono ben argomentati nel libro “Dall’Isonzo al Grappa: i caduti bresciani nella Brigata “Emilia”- 119° E 120° REGGIMENTO FANTERIA, di Stefano Aluisini, Ezio Avaldi e Ruggero Dal Molin, Edizioni Arti – Brescia, 2017.
Recentemente, Fernando Leone, è stato ricordato ne libro di Pierluigi Roesler Franz ed Enrico Serventi Longhi dal titolo “Martiri di Carta – i giornalisti caduti nella Grande Guerra”, edito da Gaspari, nel 2018.
Un particolare ringraziamento va a

Alessandro Venieri

,

Roberto Venieri

,

Carlo Di Marco

e

Sandro Galantini

per aver custodito documenti e foto del giovane ufficiale. Spero, in futuro prossimo, di dedicare una targa agli ufficiali giuliesi morti nella 1° Guerra Mondiale. #unitiperlapatria #primaguerramondiale

Articolo ritrovato e donato da Sandro Galantini al pronipote Alessandro Venieri

Albo d’Oro

Il Sacrario di Oslavia – Gorizia

 

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Pietro Quaranta

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© Walter De Berardinis*

ricercatore sui caduti giuliesi nella Grande Guerra

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