Teramo. Discorso del Sindaco Maurizio Brucchi per le celebrazioni del 4 Novembre 2015

 

 

 

Signor prefetto, autorità civili, politiche e religiose, associazioni degli ex combattenti, studenti, concittadini,la Giornata in cui celebriamo l’unità d’Italia e le nostre forze armate, ci trova ancora insieme per rendere omaggio, fare memoria e riflettere.

 

Com’è diverso questo 4 novembre dalle analoghe Giornate di nemmeno molti anni fa… Comincio la mia riflessione proprio da qui, da questa ineluttabile constatazione e sono certo di non esagerare se ribadisco che gli stravolgimenti dell’ordine politico, sociale, economico avvenuti a livello internazionale, sono stati così dirompenti da aver causato ripercussioni note ma anche meno conosciute.

Di queste voglio parlare, citando in partenza, due di tali eventi, proprio per dire della portata epocale e delle conseguenze riverberate da un inestricabile intreccio tra difficoltà pubbliche e angosce private. E faccio riferimento alla crisi economica e finanziaria mondiale, che se principalmente ha avuto effetti sulle famiglie, non di meno ha fatto sentire il suo morso anche a livello istituzionale, condizionando nelle scelte le amministrazioni pubbliche  che si sono viste costrette a ridisegnare l’architettura del proprio operato, in ragione di nuove esigenze.

E poi la questione delle migrazioni, esplosa negli ultimi mesi ma già forte ed evidente, in particolare per la nostra penisola.

 

Perché cito questi due eventi? Perché il 4 novembre, proprio il 4 novembre, con le celebrazioni che talora anche con enfasi si accavallano in tutto il paese, è occasione imprescindibile per riproporre a tutti – dai giovani agli anziani – l’importanza, il valore della stabilità e della unità della nazione; valore, però, che proprio a causa delle difficoltà contingenti potrebbe essere messo a rischio.

E se pavento questa ipotesi, non è per una mera volontà rivendicativa, ma perché è sempre più evidente che decisioni assunte a carattere generale, causano oggi ripercussioni tali da smembrare nella sua essenza il principio dell’unità e rendere i territori isole sempre più costrette all’autodeterminazione e alla difesa delle prerogative.

 

L’esempio dell’accorpamento delle Prefetture, dettato dalla cosiddetta “spending revue”, credo sia particolarmente pertinente. Sono convinto anch’io dell’importanza della revisione della spesa a livello centrale, operazione necessaria per tutelarsi dalle maglie in cui la crisi imprigiona la vita amministrativa. Ma è anche vero che tale revisione, non può essere fatta senza tener conto delle ripercussioni che essa, a cascata, produce sugli enti disposti a gradini inferiori nella scala istituzionale.

Ecco allora che tagliare le Prefetture in un territorio come il nostro, significa cancellare un presidio importante dello Stato, abbandonare il territorio alle proprie fortune. E questo proprio mentre si chiede allo stesso territorio di fronteggiare e di essere in prima linea, ad esempio, nella questione dell’accoglienza dei migranti (ed ecco che torna la seconda delle questioni citate sopra). Mi chiedo allora: come si fa a fronteggiare una emergenza come questa, e i problemi di ordine pubblico che essa inevitabilmente porta con sé, riducendo la presenza dello Stato? Mi chiedo ancora: come può un sindaco affrontare con determinazione, autorevolezza, prontezza decisionale, questioni così incisive per il territorio, senza una sponda istituzionale adeguata e prossima? E infine, in termini generali, forse meno pragmatici ma comunque di rilievo: come può percepire un cittadino la presenza dello Stato se questo abbandona i presídi in cui storicamente era insediato?

Non si tratta di questioni secondarie, ed è proprio perché stiamo celebrando questa ricorrenza che a me pare opportuno doverle esplicitare, in ragione del ruolo pubblico che ricopro e della connessa necessità di tutelare i cittadini, sia in termini concreti che nelle attribuzioni direi meno tangibili ma forse più profonde, che ad essi spettano di diritto e come dovere.

 

Già l’unità. Concetto  e principio ampiamente valido; concetto e principio che deve essere coniugato in un’accezione che pur rispettando le prerogative istituzionali disegnate dalla Carta e pur riconoscendo le diverse articolate e attribuzioni, non può nei fatti determinare enti ed istituzioni minori ed enti ed istituzioni maggiori. Unità nella diversità, starei per dire, ma unità nel rispetto e nel reciproco sostentamento.

In questo senso allora anche il continuo depauperamento delle risorse a disposizione delle amministrazioni comunali o periferiche mina alla base tale principio facendo delle entità centrali i riferimenti ultimi e riducendo  quelle periferiche al rango di meri esattori, costretti tra l’altro al confronto costante e continuo con i cittadini.

 

Se Unita deve essere allora, e noi ci auguriamo che tale sia in maniera sempre più vigorosa e determinata, che essa avvenga nel segno della condivisione, della collaborazione istituzionale, nell’assunzione di responsabilità condivise, nella ripartizione di risorse economiche, umane, normative adeguate.

 

 

Un saluto, per chiudere, alle nostre forze armate: dall’esercito alla marina, dall’aviazione ai corpi speciali, dalla Guardia forestale alla Guardia di Finanza, dalla Polizia ai Carabinieri, fino alla Polizia Municipale. Mi piace giocare sul senso di questa parola “armate” che nell’accezione odierna voglio utilizzare per declinarla in un significato non prettamente bellico ma starei per dire umano: armate di coraggio, armate di senso di fedeltà, armate di amore per la patria, armate di attenzione, armate della considerazione e dell’affetto della gente, armate di onestà, serietà, dedizione. Sono forze già, davvero esemplari: forze; la forza di un Paese che ha qualcuno cui guardare e da ammirare, qualcuno su cui contare. Grazie a tutti voi.

 

Viva l’Italia, viva le Forze Armate!!!!!




Giulianova inaugura la campagna nazionale di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi con l’esperto Giovanni Lafirenze

Il ricercatore Walter De Berardinis prosegue la battaglia per insignire la sua città della Medaglia al Valor Civile per i 24 caduti civili di Giulianova caduti sotto i bombardamenti degli angloamericani

Giulianova. Il Centro Congressi Kursaal lido, dove si è svolto il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi ideato e organizzato dall’ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – onlus), con il patrocinio del Comune di Giulianova, era al completo con tutti i ragazzi delle 3 classi dell’Istituto Comprensivo Bindi-Pagliaccetti di Giulianova, guidate dai Prof.: Cinzia Merio, Andrea Di Silvestre, Giuliana Marozzi, Mariagrazia Rossini, Elisabetta Mannucci, Lidia Angeloni, Mariarosa Emancipato, Rosa Marinucci e Luana Monaco.Dopo i saluti istituzionali dell’Assessore alla Pubblica Istruzione e Vicesindaco,Nausicaa Cameli, la moderatrice, Luisa Ferretti, ha letto i nomi dei caduti civilimorti nei bombardamenti degli angloamericani e negli scontri con i soldati tedeschi dellaWehrmacht del 1943-1944 a Giulianova, questi i loro nomi: Anna Capriotti, Antonio Cerasari, Orazio D’Ambrosio, Francesco D’Ilio, Dina Di Gianmichele, Eleonora Ettorre, Rosa Ferroni, Dovina Fidanza, Giuseppe Fidanza, Amina Gammelli, Attilio Gianuari, Berarda Gianuari, Giovanni Iaconetti, Francesco Ianni, Giovanni Leone, Francesco Manocchia, Laoisio Maranesi, David Parere, Antonio Pedicone, Anna Quitar, Renato Ridolfi, Giovanni Saliceti, Elisa Salvata, Vincenzo Alleva, Domenico Aprile, Gilda Barlafante, Antonio Barretta, Filomena Cerasari, Domenico D’Emilio, Amalia De Ascentiis, Antonio De Ascentiis, Berardo Di Edoardo, Gabriele Di Pancrazio, Scolastica Di Stanislao, Caterina Ferri, Maria Teresa Garro, Splendora Giannattasio, Giulia Lucantoni, Carmine Marà, Laureta Marà, Paolo Palladini, Ferdinando Petrella, Flaviano Poltrone, Vittoria Sacchini, Emilio Scardozzi, Antonio Scimitarra, Maria Scimitarra, Michele Splendiani, Giustino Tentarelli, Pietro Tentarelli e Filippo Torrieri. Il più giovane fu il 12enne Francesco D’Ilo e la più anziana Carmine Marà 92enne; Giulia Ettorre fu trafitta da ben 33 schegge di bomba; Maria Teresa Garro morì dissanguata davanti l’androne di casa trafitta da una scheggia alla gola. A seguire, sono state lette due testimonianze dei fratelli, entrambi giornalisti, Lino e Benny Manocchia, tutt’ora viventi negli USA che, durante quei tragici giorni, vissero sulla propria pelle il lutto della morte del padre Francesco per una bomba che centro un intero caseggiato dietro l’attuale Comune ed oggi quella piazza porta il nome di “Piazza Caduti 29 febbraio 1944”. Anche l’Artemia editrice, con la presenza della direttrice Maria Teresa Orsini, ha contribuito all’evento donando alcuni volumi del suo catalogo riguardanti la guerra e altre pubblicazioni dell’esperto in rilevamenti bellici, Giovanni Lafirenze, alle classi partecipanti. Molto seguita dai ragazzi la lezione tenuta dal giornalista e ricercatore storico giuliese, Walter De Berardinis, lo stesso per la prima volta ha mostrato le foto aeree dei bombardamenti degli angloamericani sulla città, foto che sono state fornite dall’Archivio Nazionale Americano. Naturalmente De Berardinis non si fermerà alla sola giornata di sabato scorso, ma ha intenzione di portare avanti la battaglia per veder riconosciuta la medaglia al valor civile alla popolazione civile durante quei tristi giorni del 1943-44, con la perdita di 24 civili inermi: il più alto tributo di sangue di tutta la provincia di Teramo. La giornata si è conclusa con l’autorevole intervento del consulente dell’ANVCG in materia di recuperi ordigni inesplosi, il già sottufficiale dell’E.I.Giovanni Lafirenze, lo stesso si è soffermato molto sull’inutilità della guerra e di quello che è accaduto 70anni fa. Tre vittime su quattro sono civili, che azionano questi congegni, a volte anni dopo la fine di una guerra. Anche se in Italia l’ultimo conflitto bellico risale ormai a 70 anni fa, questo tema è purtroppo ancora attuale anche nel nostro Paese, visto l’elevatissimo numero di ritrovamenti e gli incidenti che accadono ancora oggi su tutto il territorio nazionale. Adesso la campagna nazionale proseguirà sull’intero territorio nazionale.




Giulianova, 17 Ottobre il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione

Tutte le scuole della provincia di Teramo inviate alla manifestazione

 

Giulianova. domani 17 ottobre, dalle 09,00 alle 12,30, presso il Centro Congressi Kursaal lido, si svolgerà il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi ideato e organizzato dall’ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – onlus). Grazie al patrocinio del Comune di Giulianova; dell’Assessore alla Cultura e Manifestazioni, Pierangelo Guidobaldi; dell’Assessore alla Pubblica Istruzione, Nausicaa Cameli e del curatore della manifestazione, il giornalista e ricercatore storico, Walter De Berardinis e con la collaborazione di Maria Teresa Orsini della Casa editrice Artemia edizioni di Mosciano Sant’Angelo e della L&L Comunicazione di Luisa Ferretti, si terrà la prima nazionale proprio a Giulianova visto i pesanti bombardamenti che la colpirono nell’ultimo conflitto mondiale e anche durante la 1° guerra mondiale. Tutte le scuole medie e superiori della provincia di Teramo sono state invitate a prendere parte all’evento (gli organizzatori sperano almeno la presenza di una classe per Istituto per una capienza massima di 225 posti a sedere ) visto che il progetto è dedicato alle scuole medie e superiori d’Italia.

Nella giornata il giornalista Walter De Berardinis presenterà la sua ricerca  Giulianova sotto le bombe, nella 1º e 2º Guerra Mondiale.

Il 3 aprile 2014, presso la Sala “Nassirya” di Palazzo Madama in Senato, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra presentò la campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi. Sempre nel 2014, in stretta collaborazione con il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio e attraverso il Trofeo calcistico “Karol Wojtyla”, l’ANVCG ha rilanciato il tema ordigni inesplosi con una competizione a cui hanno partecipato due squadre provenienti dalla Bosnia-Erzegovina, una di Sarajevo e l’altra di Mostar. Nel 2015, in occasione della Giornata Mondiale per l’Azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi tenutasi presso l’Auditorium della Casa Madre dei Mutilati d’Italia in Roma, l’ANVCG continua la sua lotta ad ordigni inesplosi presentando ufficialmente la Sua Campagna:  “CONOSCERE PER RI-CONOSCERE”. Un viaggio nelle scuole che l’ANVCG ha intrapreso dal 2013 ed oggi, per il biennio scolastico 2015/2016, organizza come primo evento nazionale proprio nella nostra Giulianova, visto che la stessa fu vittima tra 1943 e 1944 di pesanti bombardamenti aerei e navali da parte degli angloamericani. L’evento prevede la presentazione del progetto e degli omaggi librari alle scuole che decideranno di partecipare. Durante la manifestazione sarà proiettato un video realizzato dalla ANVGC con delle testimonianze in ricordo di quei tragici fatti e una lezione da parte di Giovanni Lafirenze, già sottufficiale dell’Esercito Italiano.

Si effettua la registrazione gratuita presso la Segretaria organizzativa: dott.ssa Luisa Ferretti: info@lelcomunicazione.it,luisa@lelcomunicazione.it , Via Bindi n° 2, 64021, Giulianova (Teramo) – ITALY, Tel / Fax: +39 085.90.400.90




Giulianova sabato 17 Ottobre il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi

Tutte le scuole della provincia di Teramo inviate alla manifestazione

Giulianova. Sabato 17 ottobre, dalle 09,00 alle 12,30, presso il Centro Congressi Kursaal lido, si svolgerà il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi ideato e organizzato dall’ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – onlus). Grazie al patrocinio del Comune di Giulianova; dell’Assessore alla Cultura e Manifestazioni, Pierangelo Guidobaldi; dell’Assessore alla Pubblica Istruzione, Nausicaa Cameli e del curatore della manifestazione, il giornalista e ricercatore storico, Walter De Berardinis e con la collaborazione di Maria Teresa Orsini della Casa editrice Artemia edizioni di Mosciano Sant’Angelo e della L&L Comunicazione di Luisa Ferretti, si terrà la prima nazionale proprio a Giulianova visto i pesanti bombardamenti che la colpirono nell’ultimo conflitto mondiale e anche durante la 1° guerra mondiale. Tutte le scuole medie e superiori della provincia di Teramo sono state invitate a prendere parte all’evento (gli organizzatori sperano almeno la presenza di una classe per Istituto per una capienza massima di 225 posti a sedere ) visto che il progetto è dedicato alle scuole medie e superiori d’Italia.

Il 3 aprile 2014, presso la Sala “Nassirya” di Palazzo Madama in Senato, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra presentò la campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi. Sempre nel 2014, in stretta collaborazione con il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio e attraverso il Trofeo calcistico “Karol Wojtyla”, l’ANVCG ha rilanciato il tema ordigni inesplosi con una competizione a cui hanno partecipato due squadre provenienti dalla Bosnia-Erzegovina, una di Sarajevo e l’altra di Mostar. Nel 2015, in occasione della Giornata Mondiale per l’Azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi tenutasi presso l’Auditorium della Casa Madre dei Mutilati d’Italia in Roma, l’ANVCG continua la sua lotta ad ordigni inesplosi presentando ufficialmente la Sua Campagna:  “CONOSCERE PER RI-CONOSCERE”. Un viaggio nelle scuole che l’ANVCG ha intrapreso dal 2013 ed oggi, per il biennio scolastico 2015/2016, organizza come primo evento nazionale proprio nella nostra Giulianova, visto che la stessa fu vittima tra 1943 e 1944 di pesanti bombardamenti aerei e navali da parte degli angloamericani. L’evento prevede la presentazione del progetto e degli omaggi librari alle scuole che decideranno di partecipare. Durante la manifestazione sarà proiettato un video realizzato dalla ANVGC con delle testimonianze in ricordo di quei tragici fatti e una lezione da parte di Giovanni Lafirenze, già sottufficiale dell’Esercito Italiano.

Si effettua la registrazione gratuita presso la Segretaria organizzativa: dott.ssa Luisa Ferretti: info@lelcomunicazione.it,luisa@lelcomunicazione.it , Via Bindi n° 2, 64021, Giulianova (Teramo) – ITALY, Tel / Fax: +39 085.90.400.90

Le motivazioni della giornata che si svolgerà a Giulianova.                          

Mine e ordigni bellici continuano a uccidere e ferire migliaia di persone ogni anno in tutto il mondo, sostiene l’ONU in occasione della Giornata Mondiale per la Promozione e l’Assistenza all’Azione contro le Mine e gli ordigni bellici inesplosi che si celebra il 4 Aprile di ogni anno. Tre vittime su quattro sono civili, che azionano questi congegni, a volte anni dopo la fine di una guerra. Anche se in Italia l’ultimo conflitto bellico risale ormai a 70 anni fa, questo tema è purtroppo ancora attuale anche nel nostro Paese, visto l’elevatissimo numero di ritrovamenti e gli incidenti che accadono ancora oggi su tutto il territorio nazionale. Pochi sanno, infatti, che ogni anno in Italia vengono rinvenuti oltre 60.000 ordigni (dati del Ministero della Difesa), principalmente della seconda guerra mondiale, i quali nel 2013 hanno causato n. 11 gravi ferimenti e già altri n. 3 nei primi mesi del 2014. E’ di marzo dello scorso anno, ad esempio, il tragico ferimento di tre giovani a Novalesa, nel torinese, in cui due di loro, Nicolas e Lorenzo, hanno perso la vista (il primo anche la mano) a causa dell’esplosione di un ordigno trovato in un campo. Mentre è di gennaio 2014 il caso di un agricoltore di Belluno ferito gravemente al volto e alle mani a causa dell’esplosione di un ordigno colpito mentre stava zappando la terra. Anche il Presidente dell’Associazione, l’Avv. Giuseppe Castronovo, è stato vittima di uno di questi ordigni. Egli, infatti, ha perso la vista a nove anni, il 26 giugno del 1944, a causa dell’esplosione di una penna bomba: “E’ doloroso ed inaccettabile che a distanza di settant’anni dalla fine della guerra” afferma il Presidente Castronovo – “altre persone, altri giovani, possano avere il mio identico destino”. E’ la riflessione su questi dati ed il desiderio che la guerra finisca per sempre nel nostro Paese, che ha fortemente motivato questa campagna, finalizzata all’informazione sull’attualità di questo fenomeno e alla prevenzione sul rischio di incidenti connessi al ritrovamento di ordigni bellici. Chi si imbatte oggi in qualche parte del Paese in un ordigno bellico, infatti, talvolta lo scambia per qualche oggetto di uso comune (ad es. un lumino, un giocattolo, un rottame, una penna), altre volte lo ritiene innocuo, magari un reperto da collezionare, pensando erroneamente che a distanza di tanti anni abbia perso la capacità di detonare. Con una corretta informazione dell’entità del fenomeno – e dunque sulla concreta possibilità di imbattersi in uno di questi ordigni – e della pericolosità di questi se manipolati da personale non specializzato, molti tragici incidenti potrebbero essere evitati. Questo è l’obiettivo più immediato della campagna, che si rivolge a tutti ed in particolare ai giovani e che in una seconda fase interesserà anche le scuole, affinché chi si imbatte in questi ordigni sappia come comportarsi e contatti immediatamente le autorità (112 o 113) così da scongiurare un rischio per se stessi e per gli altri, dando avvio alle necessarie azioni di bonifica di quel pezzo di territorio, contribuendo a rendere più sicuro il nostro Paese. Il Volume “Schegge Assassine”, che ripercorre cronologicamente i ritrovamenti più eclatanti di ordigni in Italia e gli incidenti avvenuti negli ultimi dieci anni, a cura di Giovanni Lafirenze, membro del Dipartimento Ordigni Inesplosi dell’ANVCG e impegnato da oltre 30 anni nella bonifica del territorio.




Giulianova ospiterà il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi

Giulianova ospiterà il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione

sul tema degli ordigni bellici inesplosi

Tutte le scuole della provincia di Teramo inviate alla manifestazione

Giulianova. Sabato 17 ottobre, dalle 09,00 alle 12,30, presso il Centro Congressi Kursaal lido, si svolgerà il primo evento nazionale della campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi ideato e organizzato dall’ANVCG (Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra – onlus). Grazie al patrocinio del Comune di Giulianova; dell’Assessore alla Cultura e Manifestazioni, Pierangelo Guidobaldi; dell’Assessore alla Pubblica Istruzione, Nausicaa Cameli e del curatore della manifestazione, il giornalista e ricercatore storico, Walter De Berardinis e con la collaborazione di Maria Teresa Orsini della Casa editrice Artemia edizioni di Mosciano Sant’Angelo e della L&L Comunicazione di Luisa Ferretti, si terrà la prima nazionale proprio a Giulianova visto i pesanti bombardamenti che la colpirono nell’ultimo conflitto mondiale e anche durante la 1° guerra mondiale. Tutte le scuole medie e superiori della provincia di Teramo sono state invitate a prendere parte all’evento (gli organizzatori sperano almeno la presenza di una classe per Istituto per una capienza massima di 225 posti a sedere ) visto che il progetto è dedicato alle scuole medie e superiori d’Italia.

Il 3 aprile 2014, presso la Sala “Nassirya” di Palazzo Madama in Senato, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra presentò la campagna di sensibilizzazione sul tema degli ordigni bellici inesplosi. Sempre nel 2014, in stretta collaborazione con il Presidente della FIGC Carlo Tavecchio e attraverso il Trofeo calcistico “Karol Wojtyla”, l’ANVCG ha rilanciato il tema ordigni inesplosi con una competizione a cui hanno partecipato due squadre provenienti dalla Bosnia-Erzegovina, una di Sarajevo e l’altra di Mostar. Nel 2015, in occasione della Giornata Mondiale per l’Azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi tenutasi presso l’Auditorium della Casa Madre dei Mutilati d’Italia in Roma, l’ANVCG continua la sua lotta ad ordigni inesplosi presentando ufficialmente la Sua Campagna:  “CONOSCERE PER RI-CONOSCERE”. Un viaggio nelle scuole che l’ANVCG ha intrapreso dal 2013 ed oggi, per il biennio scolastico 2015/2016, organizza come primo evento nazionale proprio nella nostra Giulianova, visto che la stessa fu vittima tra 1943 e 1944 di pesanti bombardamenti aerei e navali da parte degli angloamericani. L’evento prevede la presentazione del progetto e degli omaggi librari alle scuole che decideranno di partecipare. Durante la manifestazione sarà proiettato un video realizzato dalla ANVGC con delle testimonianze in ricordo di quei tragici fatti e una lezione da parte di Giovanni Lafirenze, già sottufficiale dell’Esercito Italiano.

Si effettua la registrazione gratuita presso la Segretaria organizzativa: dott.ssa Luisa Ferretti: info@lelcomunicazione.it,luisa@lelcomunicazione.it , Via Bindi n° 2, 64021, Giulianova (Teramo) – ITALY, Tel / Fax: +39 085.90.400.90

Le motivazioni della giornata che si svolgerà a Giulianova.                          

Mine e ordigni bellici continuano a uccidere e ferire migliaia di persone ogni anno in tutto il mondo, sostiene l’ONU in occasione della Giornata Mondiale per la Promozione e l’Assistenza all’Azione contro le Mine e gli ordigni bellici inesplosi che si celebra il 4 Aprile di ogni anno. Tre vittime su quattro sono civili, che azionano questi congegni, a volte anni dopo la fine di una guerra. Anche se in Italia l’ultimo conflitto bellico risale ormai a 70 anni fa, questo tema è purtroppo ancora attuale anche nel nostro Paese, visto l’elevatissimo numero di ritrovamenti e gli incidenti che accadono ancora oggi su tutto il territorio nazionale. Pochi sanno, infatti, che ogni anno in Italia vengono rinvenuti oltre 60.000 ordigni (dati del Ministero della Difesa), principalmente della seconda guerra mondiale, i quali nel 2013 hanno causato n. 11 gravi ferimenti e già altri n. 3 nei primi mesi del 2014. E’ di marzo dello scorso anno, ad esempio, il tragico ferimento di tre giovani a Novalesa, nel torinese, in cui due di loro, Nicolas e Lorenzo, hanno perso la vista (il primo anche la mano) a causa dell’esplosione di un ordigno trovato in un campo. Mentre è di gennaio 2014 il caso di un agricoltore di Belluno ferito gravemente al volto e alle mani a causa dell’esplosione di un ordigno colpito mentre stava zappando la terra. Anche il Presidente dell’Associazione, l’Avv. Giuseppe Castronovo, è stato vittima di uno di questi ordigni. Egli, infatti, ha perso la vista a nove anni, il 26 giugno del 1944, a causa dell’esplosione di una penna bomba: “E’ doloroso ed inaccettabile che a distanza di settant’anni dalla fine della guerra” afferma il Presidente Castronovo – “altre persone, altri giovani, possano avere il mio identico destino”. E’ la riflessione su questi dati ed il desiderio che la guerra finisca per sempre nel nostro Paese, che ha fortemente motivato questa campagna, finalizzata all’informazione sull’attualità di questo fenomeno e alla prevenzione sul rischio di incidenti connessi al ritrovamento di ordigni bellici. Chi si imbatte oggi in qualche parte del Paese in un ordigno bellico, infatti, talvolta lo scambia per qualche oggetto di uso comune (ad es. un lumino, un giocattolo, un rottame, una penna), altre volte lo ritiene innocuo, magari un reperto da collezionare, pensando erroneamente che a distanza di tanti anni abbia perso la capacità di detonare. Con una corretta informazione dell’entità del fenomeno – e dunque sulla concreta possibilità di imbattersi in uno di questi ordigni – e della pericolosità di questi se manipolati da personale non specializzato, molti tragici incidenti potrebbero essere evitati. Questo è l’obiettivo più immediato della campagna, che si rivolge a tutti ed in particolare ai giovani e che in una seconda fase interesserà anche le scuole, affinché chi si imbatte in questi ordigni sappia come comportarsi e contatti immediatamente le autorità (112 o 113) così da scongiurare un rischio per se stessi e per gli altri, dando avvio alle necessarie azioni di bonifica di quel pezzo di territorio, contribuendo a rendere più sicuro il nostro Paese. Il Volume “Schegge Assassine”, che ripercorre cronologicamente i ritrovamenti più eclatanti di ordigni in Italia e gli incidenti avvenuti negli ultimi dieci anni, a cura di Giovanni Lafirenze, membro del Dipartimento Ordigni Inesplosi dell’ANVCG e impegnato da oltre 30 anni nella bonifica del territorio.




UNA GIORNATA UGGIOSA

La giornata, secondo le previsioni meteo, dovrebbe essere nuvolosa e nebbiosa, ma senza pioggia. La decisione è andare in montagna ma vicino, in modo tale che se dovesse cambiare il tempo si fa presto a tornare a casa.

Partiamo dalla Piana delle Mele 930m, località Bocca di Valle CH e fra la carrareccia ed il sentiero, arriviamo alla Valle delle Monache 1080m.

Un rumore inizia a disturbare la natura ed il silenzio ovattato dalla nebbia. Purtroppo è possibile incontrare le moto anche se c’è il divieto. Era una minicar molto rumorosa, con una sola persona a bordo, probabilmente un cercatore di funghi. Il fatto singolare è che per poter accedere a questa carrareccia che raggiunge alcuni fabbricati edificati negli anni sessanta ed un rifugio, all’inizio della carrareccia che parte dal Piazzale della Piana delle Mele, c’è una sbarra chiusa con un lucchetto. La persona, da quello che abbiamo notato, non aveva niente a che fare né con il rifugio e né con queste costruzioni. Ha parcheggiato e…

Noi decidiamo di proseguire, pur con la nebbia, verso la valle dell’Acquafredda, anche se la traccia del sentiero non è segnata, ma è visibile e sicura. Sul sentiero, a 1140 m, c’è una cascata, direi uno scivolo interessante, con abbastanza acqua. Attraversato il torrente, proseguiamo verso il passo di Carlantonio, 1270m ed anche con la nebbia è visibile la profonda forra della valle dell’Acquafredda. Dalla fonte esce della ottima acqua che abbiamo bevuto. Ora, su sentiero segnato, raggiungiamo l’incrocio con il Campanaro e la Valle delle Monache. Un’altra mezzora e siamo in macchina.

 

Il bosco con le foglie che riproducono diversi colori, la nebbia che allunga le figure e regala una emozionane magica, il profumo della terra e dell’erba umida, il viso bagnato dall’umidità, sono sensazioni che bisogna vivere. L’atmosfera è fiabesca, ci si immerge e nel silenzio ci si rilassa.

 

  • Partenza: piazzale della Piana delle Mele
  • Arrivo: Fonte Passo di Carlantonio
  • Tempo di percorrenza: 4.5 ore A/R
  • Difficoltà: E – Escursionistico
  • Lunghezza: 11 km
  • Dislivello: 400 m

Le foto sul link:

https://www.dropbox.com/sh/ey6jmqg2nm4p6p5/AADoI6-dTi-QLCIv8P4UrCwha?dl=0

 

Luciano Pellegrini  agnpell@libero.it

cell +393404904001

 




L’Aquila. “ALPINI D’ABRUZZO”: PRESENTAZIONE UFFICIALE DEL VOLUME

L’Aquila, Auditorium del Parco, domenica 4 ottobre ore 10 | Festival della Montagna
Domenica 4 ottobre alle ore 10, all’Auditorium del Parco dell’Aquila, nell’ambito della seconda edizione del Festival della Montagna, sarà presentato ufficialmente il libro “ALPINI D’ABRUZZO” di Stefano Ardito, realizzato dalla casa editrice Ricerche&Redazioni di Teramo in stretta collaborazione con lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano e il Centro Studi ANA. Pubblicato in convenzione con Difesa Servizi spa, il volume reca due patrocini prestigiosi: quello dell’Esercito Italiano e quello dell’Associazione Nazionale Alpini. Partner istituzionali e sostenitori dell’iniziativa editoriale la Fondazione Carispaq e la Bper Banca.
Alla cerimonia prenderanno parte il Vice-Presidente della Giunta Regionale, Giovanni Lolli, il Presidente della Fondazione Carispaq, Marco Fanfani, il Presidente del Comitato Territoriale Direzione Adriatica Bper Banca, Raffaele Marola, il Comandante del 9° Reggimento Alpini, Antonio Sedia, il Presidente dell’ANA Abruzzi, Giovanni Natale e l’Autore del volume, Stefano Ardito. A coordinare l’incontro la giornalista Angela Ciano.
Il volume racconta e illustra in sintesi la storia degli Alpini d’Abruzzo dalla loro fondazione a oggi, compreso un ricco reportage dell’Adunata dell’Aquila svoltasi dal 15 al 17 maggio 2015. Dalle battaglie africane di fine Ottocento si passa a quelle combattute sulle Alpi durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 1935 gli Alpini abruzzesi, prima dispersi nei reggimenti reclutati sulle Alpi, vengono riuniti nel Battaglione L’Aquila, al quale si affianca qualche anno dopo il Battaglione Val Pescara. Nel dopoguerra, gli Alpini abruzzesi sono in prima fila nelle missioni di pace dell’Esercito Italiano. Oltre alla storia degli Alpini in armi, il libro racconta sinteticamente quella dell’ANA e dell’ANA Abruzzi in particolare, l’Associazione Nazionale Alpini, una realtà fortemente radicata che è sempre stata molto attiva nel volontariato e nella protezione civile.Questo l’Indice del volume, che si caratterizza per una veste grafico-editoriale di grande pregio e impatto emotivo: 1) Dalla nascita degli Alpini alle campagne d’Africa – 2) Sui monti della Grande Guerra – 3) La nascita dell’ANA e dei battaglioni abruzzesi – 4) La Seconda Guerra Mondiale – 5) Gli Alpini abruzzesi dal Friuli all’Afghanistan – 6) L’ANA nell’Abruzzo di oggi.

L’autore del volume è Stefano Ardito, giornalista, documentarista, scrittore, una tra le firme più autorevoli del giornalismo storico di montagna e di viaggio in Italia. Oltre che delle montagne, Alpi e Appennino, Ardito si occupa di alpinismo, trekking, protezione dell’ambiente e di viaggi, scrivendo per Il Messaggero, Meridiani Montagne, Touring e Plein Air. Tra i suoi ultimi libri, Storia dell’alpinismo in Abruzzo (Ricerche&Redazioni, 2014) e Alpi di guerra, Alpi di pace (Corbaccio, 2015) dedicato alla Grande Guerra sulle Alpi, vincitore del Premio “Cortina Montagna” 2015. Il grande pubblico lo ricorda per gli oltre 60 documentari prodotti per la trasmissione televisiva Geo&Geo in onda su Rai3.

La copertina del volume ritrae una marcia di Alpini  abruzzesi sulle montagne dei Balcani, in una foto del 1941 scattata dal Capitano Pio Mazzoni di Teramo.



L’Aquila. FRESCO DI STAMPA IL VOLUME “L’ALA TEDESCA SUL GRAN SASSO” DI ANTONIO MUZI

28 settembre 2015

 

 

“Dal Gran Consiglio del fascismo al blitz dei parà a Campo Imperatore”: un contributo di chiarezza su quei fatti

 L'ala tedesca sul Gran Sasso - cover

di Goffredo Palmerini

 

L’AQUILA – E’ stato appena pubblicato, a cura dell’Associazione Culturale Il Treo di Camarda (L’Aquila), con il sostegno della Fondazione Carispaq, il volume “L’ala tedesca sul Gran SassoDal Gran Consiglio del fascismo al blitz dei parà a Campo Imperatore” di Antonio Muzi, appassionato ricercatore di storia locale che apre, sui 50 giorni che cambiarono la nostra storia e in particolare sulla “liberazione” del Duce sul Gran Sasso con l’Operazione Quercia dei tedeschi, una finestra di conoscenza e di approfondimento sul reale svolgimento dei fatti succedutisi dal 25 luglio al 12 settembre 1943. Per questo suo lavoro l’autore mi chiese di scrivere la Presentazione al volume. Le mie annotazioni, ora riportate in apertura del libro, mi auguro illustrino il valore dell’opera e volentieri le condivido.

 

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Presentazione

 

E’ davvero un bel libro “L’ala tedesca sul Gran Sasso”. Antonio Muzi, ricercatore e studioso di storia per pura passione, consegna ai lettori un volume di forte interesse, di scorrevole leggibilità, di grande utilità specie per le giovani generazioni, per far conoscere meglio, e più a fondo, uno dei periodi più bui e penosi della nostra storia nazionale. Sotto questo aspetto l’opera ha sicuramente un’apprezzabile potenzialità divulgativa. Con la sua scrittura coinvolgente, curata ed attenta ad ogni dettaglio, a tratti anche letterariamente significativa, l’autore fa rivivere con chiarezza gli avvenimenti che interessarono l’Italia dal 25 luglio 1943, con il voto del Gran Consiglio e la conseguente caduta del regime fascista, fino alla liberazione di Mussolini dalla “prigione” di Campo Imperatore, il 12 settembre, che portò alla nascita della Repubblica di Salò e alle drammatiche conseguenze che ne seguirono.

 

Un mese e mezzo, o poco più, denso di avvenimenti che cambiarono il corso della nostra storia, tra miserie morali e fughe dalle responsabilità, culminate in quell’8 settembre 1943, quando l’Italia andò allo sbando per l’inqualificabile comportamento del Re Vittorio Emanuele III, del capo del Governo generale Badoglio e del capo di Stato Maggiore generale Roatta, fuggiti dalla capitale a Brindisi senza lasciare ordini chiari e precisi alle nostre Forze Armate, rimaste in balia della reazione tedesca in Italia e nei diversi fronti di guerra. La pagina più nera della nostra storia patria, dalla quale tuttavia sarebbe nata la Resistenza e la lotta di Liberazione, con il riscatto della dignità del Paese, prodromo alla riconquista delle libertà democratiche e alla nascita della Repubblica.

 

Muzi descrive gli eventi con dovizia di riferimenti, citazioni e testimonianze, senza che la scorrevolezza del testo ne risenta. E’ nitida ed efficace l’esposizione dei contesti – geografici, politici, strategici e sociali – che accompagnano gli avvenimenti. La “narrazione” inizia dal 19 luglio 1943, quando a Feltre si tiene il quattordicesimo “vertice” tra Hitler e Mussolini. Il Duce è infastidito dalle accuse d’inefficienza rivolte dal Fuhrer all’esercito italiano, è distratto e preoccupato per la notizia del bombardamento su Roma, ma anche dalla “settimana di passione” che l’attende, verso quella riunione del Gran Consiglio del 25 luglio che pensa comunque di poterne governare il buon esito e che invece segnerà la fine del regime fascista.

 

L’autore analizza e racconta i fatti che prepararono quel voto del Gran Consiglio sulla mozione Grandi, 19 favorevoli e 7 contrari, con l’operazione di sganciamento della monarchia dal fascismo, coordinata dal ministro della Real Casa Pietro Acquarone, guidata da Dino Grandi e dai generali Ambrosio e Castellano. Quindi le dimissioni del Duce da capo del Governo rese al Re, con un generale che origlia il colloquio dietro la porta. E Vittorio Emanuele III che, mentre gli dichiara amicizia, maschera al Duce come una premurosa azione di protezione della sua incolumità quello che in effetti è il suo arresto. E ancora, la traduzione del prigioniero Mussolini all’isola di Ponza, poi alla Maddalena e infine, il 28 agosto, sul Gran Sasso, dapprima alla “Villetta” di Fonte Cerreto e qualche giorno dopo all’albergo di Campo Imperatore. L’arresto di Mussolini, anziché la mobilitazione dei fascisti e della Brigata M, provoca invece la fuga dei gerarchi, alla ricerca d’ogni mezzo per raggiungere la Germania. Pare avverarsi quanto Piero Gobetti, morto esule in Francia nel 1926, aveva previsto sin dai primi anni dell’avventura fascista sulla rivista La Rivoluzione liberale: “[…] Il mussolinismo è dunque un risultato assai più grave del fascismo stesso perché ha confermato nel popolo l’abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza”.

 

Accanto o intorno al Duce, nel corso della sua prigionia e fino alla liberazione, avvenuta il 12 settembre ’43 con la proditoria azione tedesca “Operazione Quercia” concertata dal generale Student con il maggiore Mors, si aggira una fioritura di varia umanità, personaggi che sembrano più adatti al teatro delle maschere, tanto sono capaci di recitare a soggetto. Ciascuno, rispetto ai propri doveri e alle proprie responsabilità, opera a suo piacimento, omettendo o modificando le disposizioni ricevute, a seconda delle personali convenienze o convinzioni. Oppure adottando comportamenti non del tutto compatibili o appropriati a quelli che la propria funzione dovrebbe osservare. Eccone un sintetico campionario: Polito, Meoli, Senise, Gueli, Faiola, ma anche altri.

 

Sicché la catena di comando risulta infine svilita, praticamente aleatoria, come dimostrano i fatti susseguitisi dal 25 luglio al 12 settembre ’43. E l’ordine di Badoglio di non far cadere vivo il prigioniero in mani tedesche, dunque all’occorrenza di sopprimerlo – ma Badoglio sapeva pure che Mussolini, in base al patto d’armistizio firmato a Cassibile il 3 settembre dal generale Castellano, avrebbe dovuto essere consegnato vivo agli Alleati! – non ha praticamente alcun séguito, come non ha praticamente séguito per tentennamento nell’esecuzione l’ordine superiore ribadito dal prefetto dell’Aquila all’ispettore Gueli di trasferire Mussolini da Campo Imperatore ad altro luogo sicuro, in vista d’un possibile imminente attacco tedesco. O come Gueli interpreta a suo modo la raccomandazione del capo della PS Senise di regolarsi “con prudenza” in caso d’attacco tedesco, praticamente tradotto nell’ordine “non sparate” quando il capitano delle SS Otto Skorzeny, sceso dal primo degli alianti tedeschi atterrati a Campo Imperatore e precipitatosi verso l’albergo, va da solo a “liberare” Mussolini.

 

Il “fortilizio inespugnabile”, così definito dal medesimo Gueli per rassicurare Badoglio, non produce difesa o reazione alcuna in chi è a sua difesa, diventa una casa aperta ai militari del commando tedesco venuto dal cielo, che in pochi minuti “liberano” Mussolini, fanno persino foto di gruppo con i militari italiani, caricano il prigioniero liberato su un monomotore biposto Fieseler Storch – sul quale pretende di salire e sale anche Skorzeny, mettendo a serio rischio il decollo – lo portano a Pratica di Mare e da quell’aeroporto un aereo trasferisce il Duce e Skorzeny al cospetto di Hitler. Con esito diverso, perché sarà fatto subito passare per un eroe, anche Skorzeny ha travalicato a suo modo gli ordini, rischiando di far fallire l’operazione. Ma era a caccia di medaglie e di gloria l’avventato capitano delle SS.

 

Dunque, il quadro accuratamente descritto nel lavoro di Antonio Muzi reca dipinta, per quel periodo e per quegli avvenimenti, un’Italia che non vorremmo mai più vedere, un’italietta fatta di sotterfugi e menzogne, di furbizie e fughe dalle responsabilità, di mancanze di lealtà o insufficienze verso i propri doveri. Un cercare di arrangiarsi, di adattarsi agli eventi secondo convenienza, dove il rigore del dovere è perso, il senso del rispetto verso la nazione e il suo destino, in una congiuntura così drammatica, viene declinato secondo la personale utilità. Il segno d’una decadenza etica, nel corpo stesso dello Stato, terrificante. Solo alcuni giorni dopo quel 12 settembre inizierà la riscossa dell’Italia, il recupero della dignità nazionale. Cominciò proprio dall’Aquila, con i partigiani che s’erano organizzati sulle nostre montagne, cui s’aggiunsero alcuni giovani. Nove di essi furono catturati dai tedeschi e fucilati, dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa. Accadde il 23 settembre. I loro corpi furono riesumati dalla fossa comune quando L’Aquila fu liberata, il 13 giugno ‘44. Sono i nostri eroi, i 9 Martiri Aquilani. Il loro sacrificio nello stesso giorno dell’eccidio di Cefalonia. Ma il contributo dell’Abruzzo sarebbe stato ancor più rilevante, nella lotta di Liberazione dal nazifascismo, con la nascita della Brigata Maiella, nel dicembre ’43, il primo reparto partigiano militarmente inquadrato. Nella storia della Resistenza la Brigata Maiella è l’unica insignita di Medaglia d’Oro al valor militare. Fu tra le pochissime formazioni partigiane aggregate all’esercito alleato e la formazione combattente con il più lungo e ampio ciclo operativo, continuando a lottare risalendo la penisola sino alla liberazione delle Marche, dell’Emilia Romagna e del Veneto.

 

Gli avvenimenti descritti in questo volume lambirono in ultimo l’Abruzzo, L’Aquila e i borghi pedemontani del Gran Sasso: Onna, Bazzano, Paganica, Camarda e Assergi. Interessarono il territorio aquilano sia durante la prigionia di Mussolini sul Gran Sasso, sia nel giorno della sua liberazione, con il passaggio del lungo convoglio di truppe al comando del maggiore Harald Mors. C’è da annotare, con orgoglio tutto aquilano, il comportamento dignitoso dei nostri concittadini in servizio presso l’albergo, anche quando fu mosso da compassione e solidarietà verso il prigioniero, come nel caso di Lisetta Moscardi. Certamente ben diverso da quello della segretaria dell’albergo Flavia Magnanelli, figura equivoca della quale resta tuttora irrisolto un interrogativo, la sua partenza con bagaglio proprio il giorno precedente l’attacco tedesco. Come pure spiccano il comportamento di un pastore che si rifiutò di dare aiuto ai tedeschi malamente atterrati a Campo Imperatore e il sacrificio delle uniche due vittime dell’Operazione Quercia, il carabiniere Giovanni Natale e la guardia rurale Pasquale Vitocco, il primo ucciso e il secondo ferito a morte dall’avanguardia tedesca presso la barriera posta alla periferia di Assergi.

 

Concludo questa breve presentazione con una confidenza, mentre lascio al lettore il piacere di scorrere le pagine del libro che si legge come un romanzo, quantunque sia la nostra Storia. Avevo consigliato ad Antonio Muzi uno storico per la redazione di questa Presentazione. Ben altra competenza che non la mia, modesta, avrebbe potuto valutare meglio di me il lavoro che l’autore ora mette a disposizione dei lettori. Ma il suo garbato invito, poi la cortese richiesta che rivelava già una meditata prelazione, mi hanno fatto superare ogni riserva. E ne sono lieto. Perché la lettura di questo libro conferma, semmai ce ne fosse bisogno, quanto sia preziosa l’opera di studiosi appassionati ed assidui come Muzi, attenti alle vicende che hanno riguardato la propria comunità ed il territorio dove si vive. Studiosi di storia locale, a torto definita “minore”, regalano sovente straordinarie sorprese che arricchiscono la conoscenza storica di una comunità e la cultura complessiva d’un territorio.

Gran Sasso, Hotel Campo Imperatore

Questo libro e il suo autore incrociano ampiamente la Grande Storia d’Italia. La curiosità del ricercatore, qui il caso di Antonio Muzi, ha indagato negli archivi alla ricerca di nuovi documenti, ha provveduto all’escussione dei testimoni dei fatti riferiti e alla valutazione delle testimonianze scritte, rilasciate dai protagonisti nei giorni seguenti gli accadimenti o in epoca successiva. Non sono in grado di stabilire, per via della limitata competenza, quanto di più questo volume aggiunga alla conoscenza dei fatti fin qui consolidata. Di certo aggiunge. E lo fa utilizzando una forma descrittiva che si lascia con piacere leggere, anche per la razionale divisione del testo. Mi auguro che questa fatica editoriale trovi attenzione e la buona accoglienza che di sicuro merita. Ne consiglierei la lettura nelle scuole, proprio per quell’esigenza di divulgazione storica presso le giovani generazioni, cui ancora sfugge una capacità di lettura critica del periodo storico descritto nel volume. Forse aveva ragione Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura, quando affermava: “Imparare dalla storia che da essa non c’è nulla da imparare”. O come Antonio Gramsci quando asseriva che “L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari”. Eppure, proprio queste negazioni postulano il valore dell’apprendimento e l’esigenza d’una conoscenza adeguata della storia dell’umanità.

 

 

 




Premio “Di Venanzo”, al Kursaal “La grande guerra” di Monicelli.

 

 

In occasione del centenario dalla grande guerra del ’15-’18, “Teramo Nostra”, ideatrice e organizzatrice del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica Gianni Di Venanzo, dedica l’anteprima della manifestazione alla ricorrenza, celebrandola con un film-manifesto, “La grande guerra” diretto da Mario Monicelli. Il film sarà proiettato al Kursaal di Giulianova Lido domani, 28 agosto, alle ore 20:30. Insieme con “La grande guerra” sarà proiettato il documentario “Monicelli – La versione di Mario”, film del 2012 diretto da cinque registi: Annarosa Mori, Mario Gianni, Wilma Labate, Felice Farina e Mario Canale. Prima del film prenderanno la parola il sindaco Francesco Mastromauro, l’assessore alla cultura Pierangelo Guidobaldi, gli storici Sandro Melarangelo e Sandro Galantini nonché il giornalista Walter De Berardinis. Al termine della manifestazione, verrà consegnata una targa alla famiglia Ciafardoni.

Libro ristampa di Francesco Manocchia con i nomi dei 118 morti giuliesi e le foto di De Berardinis
Libro ristampa di Francesco Manocchia con i nomi dei 118 morti giuliesi e le foto di De Berardinis

 

 




Giulianova. Proiezione del Film “La Grande Guerra” e il corto sulla vita del regista Monicelli

 

Presentazione e introduzione con il libro di Francesco Manocchia “Quando c’era la guerra” della artemia edizioni.

Consegna delle pergamene ai familiari dei caduti giuliesi nella Grande Guerra

Giulianova. In occasione del centenario dalla grande guerra del ’15-’18 l’associazione culturale Teramo Nostra, ideatrice e organizzatrice del Premio Internazionale della Fotografia Cinematografica Gianni Di Venanzo, dedica l’anteprima della manifestazione alla ricorrenza, celebrandola con un film-manifesto, un autentico capolavoro: La grande guerra (1959) diretto da Mario Monicelli, prodotto da Dino De Laurentiis e interpretato da Alberto Sordi e Vittorio Gassman. Il film sarà proiettato nel centro congressi Kursaal di Giulianova Lido venerdì 28 agosto alle 20:30. Oltre al capolavoro di Monicelli, sempre lo stesso giorno a Giulianova sarà proiettato anche il documentario “Monicelli – La versione di Mario”, film del 2012 diretto da cinque registi: Annarosa Mori, Mario Gianni, Wilma Labate, Felice Farina e Mario Canale. Prima del film prenderanno la parola per un saluto istituzionale, il Sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro, l’Assessore alla cultura Pierangelo Guidobaldi, lo storico Sandro Melarangelo per Teramonostra, Sandro Galantini, storico e autore dell’introduzione al libro con la biografia di Francesco Manocchia e il giornalista Walter De Berardinis autore delle ricerche dei caduti giuliesi della 1° guerra mondiale. Al termine della manifestazione, verrù consegnata una targa alla famiglia Ciafardoni.

L’Artemia edizioni di Mosciano Sant’Angelo, rappresentata da Maria Teresa Orsini, comunica che sono ancora disponibili le pergamene (gratuite) ricordo del centenario che ancora non sono state ritirate lo scorso maggio. Chiunque voglia ritirarle può chiamare il ricercatore Walter De Berardinis al 3285811626 o mail walter.de.berardinis@alice.it

Questi i loro nomi, ad oggi 120 caduti: Abbondanza Biagio, Acquarola Sabatino, Albani Umberto Luigi, Angeloni Michele, Angelozzi Augusto, Salvatore Baldini, Barlafante Liberato, Barretta Gilberto, Bellantese Luigi, Bellaspica Luciano, Borghese Giuseppe, Buonpadre Vincenzo Giuseppe, Bracone Paolo, Brandi Abramo, Capriotti Emidio, Campanaro Francesco, Canzari Francesco, Casaccia Giulio, Castorani Luigi, Cerasari Giuseppe, Cerasi Ottavio, Cerasi Divinangelo, Cestarello Luigi, Cittadini Novizzo, Crocetti Pasquale, D’Angelo Alfonso, D’Ascanio Alessandro, D’Ascanio Pietro, D’Ascenzo Antonio, Del Sordo Antonio, De Panicis Guerino, D’Egidio Nicola, D’Errico Nicola, Di Crescenzo Vincenzo, Di Bonaventura Nicola, Di Bonaventura Umberto, Di Cesare Melone Pasquale, Di Donato Biagio, Di Donato Domenicantonio, Di Donato Flaviano, Di Giallorenzo Carmine, Di Gianvittorio Giovanni, D’Ilio Luigi, Di Loreto Paolo, Di Meco Luigi, Di Michele Giuseppe, Di Natale Salvatore, Di Pancrazio Giovanni, Di Pasquale Giambattista, Di Pietro Pietro Orazio Eugenio, Di Odoardo Carlo, Di Tommaso Gaetano, Durante Sabatino, Esposito Domenico, Falini Francesco Amedeo Fernando, Federici Umberto Andrea Luigi, Fortunato Vincenzo, Galantini Domenico, Galantini Nicola, Gatti Giovanni, Giordani Menotti Arduino Eligio, Giorgini Domenico, Giarnecchia Giovanni, Iobbi Ottavio, Lamolinara Antonio, Leone Fernando, Lilla Lanfranco, Lupidii Ferdinando, Lupidii Sante, Maiorani Luigi, Marà Flaviano, Marà Luigi, Marchionni Giovanni, Marcozzi Domenico Attilio Flaviano, Mastrilli Davide, Mastrilli Ferdinando, Mazzaufo Bernardo, Michini Domenico Candeloro Biagio, Montebello Acton Morin, Montini Giovanni, Moscardelli Antonio, Mosciano Camillo, Orchidea Attilio, Pagliaccetti Francesco, Palestini, Tommaso, Piccioni Antonio, Piccioni Ottavio, Pedicone Domenico, Pedicone Vincenzo, Petrella Giacinto, Poltrone Gaetano, Poltrone Luigi, Pompili Francesco, Pompili Giuseppe Loreto Alfonso, Quaranta Pietro, Rapini Alessandro, Rastelli Francesco Gaetano, Ridolfi Rinaldo, Rosci Antonio, Rossi Pasquale, Ruffini Luigi, Sabini Pasquale, Sacchini Angelo, Scarazza Vittorio, Scrivani Ernesto Umberto Attilio, Senatore Amerigo Cristoforo Giulio, Senatore Renato, Sistilli Giulio, Stacchiotti Gaetano, Stacchiotti Giovanni, Tentarelli Cesare, Tini Nicola, Torrieri Berardo, Torrieri Flaviano, Tribuiani Alfonso, Tribuiani Luigi, Trifoni Romolo, Valentini Cesare, Zenobbi Flaviano e Zenoble Giuseppe.



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