Presentazione del libro “Orsogna 1943. Le battaglie per la linea Gustav nella Cassino dell’Adriatico”

Presentazione del libro “Orsogna 1943. Le battaglie per la linea Gustavnella Cassino dell’Adriatico”

di Saverio Malatesta

Edizioni Menabò

24 luglio ore 19,00 Torre di Bene Orsogna

copertina orsogna front3

 

Si svolgerà domenica 24 luglio alle ore 19,00 alla Torre di Bene di Orsogna  la presentazione del libro “Orsogna 1943, le battaglie per la linea Gustav nella Cassino dell’Adriatico”  di Saverio Malatesta; l’evento è organizzato dalla casa editrice Menabò in collaborazione con il Comune di Orsogna.

Dopo i saluti iniziali del Sindaco Fabrizio Montepara e dell’editore Gaetano Basti seguiranno gli interventi di Giovanni Legnini, Vice Presidente del CSM, di Silvio Paolucci, Assessore Sanità, Personale e Sport della G.R.A., di Giancarlo Zappacosta, Direttore del Dipartimento Turismo, Cultura e Paesaggio e dell’autore.Via Trento e Trieste

L’autore, Saverio Malatesta, con uno spiccato interesse per argomenti storici di cui ha scritto su numerosi siti specializzati, ha scelto di condurre le ricerche su quegli “sfortunati eventi del versante adriatico così poco generosi di vittorie” molto spesso trascurati dagli storici militari “che preferiscono concentrarsi prevalentemente sui combattimenti di quello tirrenico che portarono alla liberazione di Roma da parte della Quinta Armata americana”. “Le battaglie che infuriarono dal fiume Sangro fino a Orsogna e Ortona, lungo tutta la Linea Gustav sull’Adriatico nel dicembre del 1943, rappresentano il primo atto di uno scontro che vedrà affrontarsi gli stessi eserciti sul territorio italiano nei due anni successivi, (nelle campagne e sui colli abruzzesi che si affacciano sull’Adriatico, si fronteggiarono, infatti, nell’inverno del 1943, le divisioni che alcuni mesi più tardi si sarebbero nuovamente scontrate sotto l’imponente figura del monastero fondato da San Benedetto e successivamente più a nord fino alla Linea Gotica)”. L’autore ha scelto di rivolgere le proprie ricerche sulle diverse fasi della battaglia di Orsogna restituendo,  così come è stato già fatto per Ortona, dignità ed importanza a quegli eventi del settore adriatico che meritano la stessa considerazione, da parte della storiografia ufficiale e cattedratica, che hanno avuto le battaglie sul fronte tirrenico.  Attraverso preziose fonti neozelandesi e tedesche, diari di Divisione e battaglione, testimonianze d’archivio dei combattenti e descrizioni dei movimenti sul terreno delle truppe su dettagliate cartine militari, Saverio Malatesta ricostruisce giorno per giorno il drammatico svolgimento di una battaglia che vide i giovani neozelandesi, kiwi, (termine con cui venivano soprannominati i soldati neozelandesi) combattere per 25 lunghi e terribili giorni, tra bombardamenti, morte, fango e freddo.Sherman distrutto fuori Orsogna

“Nelle campagne e sui colli abruzzesi che si affacciano sull’Adriatico, si fronteggiarono, infatti, nell’inverno del 1943, le divisioni che alcuni mesi più tardi si sarebbero nuovamente scontrate sotto l’imponente figura del monastero fondato da San Benedetto e successivamente più a nord fino alla Linea Gotica. Si pensi alla 90ª Divisione corazzata della Wermacht, alla 1ª Divisione “Fallschirmjäger”, i paracadutisti tedeschi passati poi alla storia come “i Diavoli verdi”, alla 1ª Brigata corazzata canadese, alla 8ª Divisione indiana e alla 2ª Divisione neozelandese.copertina orsogna front3

Proprio i neozelandesi della 2ª Divisione, giunti da così lontano per contribuire alla liberazione dell’Europa, procedendo verso nord oltre il fiume Sangro, vennero inaspettatamente bloccati a Orsogna. Quella che in un primo momento sembrava una tappa intermedia da superare in velocità, diventò ben presto il primo tragico banco di prova italiano per i giovani kiwi. Molte sono le analogie con i combattimenti che li videro protagonisti tra le rovine di Cassino e sui crinali a ridosso dell’abbazia nei mesi successivi. E ancora più evidenti sono le affinità degli errori tattici compiuti sul campo di battaglia a rendere più amaro il pensiero dell’inutile sacrificio di molte giovani vite che si sarebbero potute risparmiare se fossero state prese decisioni diverse. Tutto lascia pensare che proprio la mancata conquista di Orsogna fu una della cause che spinse i comandi neozelandesi a intestardirsi qualche mese più tardi a Cassino al fine di evitare un secondo fallimento per mano degli stessi avversari. Proprio le truppe tedesche, e in particolar modo i paracadutisti, dimostrarono la stessa abilità e determinazione a resistere all’interno dell’abitato e lungo la propria linea difensiva esattamente come sarebbe successo poi a Cassino e nei suo dintorni”.

 

 

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Pescara. Antonio PAOLEMILIO – Un EROE pescarese dimenticato

 

Antonio PAOLEMILIO era nato a Pescara il 18 gennaio 1914 da Tommaso e Cristina Falconi. A soli 21 anni si arruolò volontario per la Campagna d’Etiopia e qui, grazie al  suo ardimentoso temperamento, venne decorato con la croce di guerra al merito.

disegno Pisani
disegno Pisani

Tornato dall’Etiopia coronò il suo sogno di entrare nel Regio Corpo Agenti di Polizia dello Stato. Venne inviato presso la Questura di Teramo. Intanto aveva sposato Jolanda Fratini. Ma  il 17 aprile 1941 dovette lasciare la Questura teramana e  la famiglia perché assegnato al Battaglione Motociclisti Agenti di P. S. dislocato ed impegnato in operazioni di guerra nel Montenegro. Il 15 luglio del 1941 lungo la dorsale stradale nei pressi di Rijeka- Cetinje (per i soldati italiani Cettigne) si verificò uno scontro violentissimo e sanguinoso tra le truppe italiane e quelle locali. Ed è qui che il giovane pescarese mostrò tutto Paolemilio in alta uniforme

In alta uniforme

 

il suo eroico e smisurato coraggio. Per ricordare quei momenti non possiamo che far ricorso ad alcuni ritagli di giornali o alle menzioni ufficiali del tempo:“Il 15 luglio 1941 ad Ocevic, sulla rotabile Riyeka-Cettigne, in servizio di vigilanza e rastrellamento con un plotone di motociclisti, dopo tenacia resistenza dinanzi a preponderanti forze ribelli, non curandosi delle ferite già riportate, coadiuvava i compagni fino all’olocausto della sua giovane vita, dando esempio di alte virtù militari e di grande comprensione del proprio dovere.”. Oppure “La guardia Paolemilio si contraddistinse per l’estremo coraggio e l’assoluta abnegazione: benché ferito, non volle ritirarsi dal combattimento e portò in salvo altri colleghi rimasti a loro volta feriti. Per tale eroico comportamento gli venne conferita la medaglia d’argento al Valor Militare alla memoria.”. Ma più di tutte vale la motivazione che gli valse la Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla memoria”: “ Durante un combattimento contro bande armate, ferito ad una gamba, mentre stava per essere curato dall’ufficiale medico, visto cadere ferito un ufficiale in zona scoperta, in uno slancio di generoso eroismo, incurante del pericolo, raggiungeva il superiore e, nel trarlo al coperto, veniva mortalmente colpito. Z.O., 15 luglio 1941”. Nel luogo dove morì il coraggioso abruzzese fu eretto un cippo in suo ricordo. La “Tribuna Illustrata” dedicò una delle sue copertine, disegnate dall’artista Vittorio Pisani, all’eroica vicenda. Domani saranno trascorsi esattamente 75 anni da quel tragico giorno e crediamo sia giusto che la città di Pescara, la sua città, lo ricordi.  

Foto 3: Il disegno apparso su “La Tribuna Illustrata”.

Paolemilio in servizio Teramo

In Servizio a TERAMO




“IL SACRARIO DI MONTE GRISA A TRIESTE DA CINQUANTA ANNI NEL CUORE DEGLI ABRUZZESI“

 

 

 

Il Tempio Nazionale “Maria Madre e Regina” di Monte Grisa a Trieste, simbolo autentico di architettura, simbologia, spiritualità e storia, ha recentemente compiuto i suoi primi cinquanta anni di testimonianza cristiana (1966 – 2016), in occasione di questa ricorrenza il presidente della Libera Associazione Abruzzesi del Trentino Alto Adige Sergio Paolo Sciullo della Rocca Ambasciatore d’Abruzzo nel Mondo e consigliere nazionale dell’Associazione Italiana Combattenti Interalleati, si è recato in visita di omaggio al Sacrario, anche per esprimere il suo sdegno a seguito del recente oltraggio per la distruzione della via crucis esterna al Santuario eseguita da mano vile, ignota e sacrilega. Nella circostanza è stato accompagnato dallo storico Dott. Roberto Casanova, con il quale ha visitato la struttura che dal 2014, è stata affidata alla cura dell’Ordine dei Servi del Cuore Immacolato di Maria. Dopo la visita, si è incontrato con l’amico Rettore Don Luigi Moro e con Don Lorenzo Pardi, originario di Pescara congiuntamente alla Signora Tatiana Clabot che cura le attività di segreteria. Sciullo della Rocca dopo essersi complimentato Padre Luigi per la gestione e il miglioramento costante del Tempio, ha ricordato che nel giorno della consacrazione di Monte Grisa luogo della memoria per gli italiani martiri dell’Istria e della Dalmazia, molti furono gli abruzzesi e molisani ex combattenti presenti alla cerimonia d’inaugurazione, per ricordare i propri amici caduti nelle varie zone di guerra. M.GRISA. AAAQuesti erano i reduci delle campagne d’Africa, di Russia, di Grecia, di Albania, di Cefalonia e di tanti che avevano militato nel 9° Reggimento Alpini nelle sedi di Tolmino e Gorizia, al Battaglione Alpini Val Pescara con sede a Plezzo, nei Battaglione di assalto e da montagna Monte Maiella e Monte Matese che avevano contribuito alla liberazione di Trieste. Molti anche i reduci della Divisione Aqui che qui vennero a pregare per l’anima del Generale Antonio Gandin di Avezzanoglorioso comandante caduto a Cefalonia. Qui successivamente nel 1967 in occasione del primo anniversario della consacrazione e cinquantesimo dell’apparizione della Madonna a Fatima, venne donato dall’Opera Nazionale Caduti Senza Croce con sede e Sacrario Nazionale a Roccaraso il crocifisso in bronzo, coricato sopra rami spezzati, opera del maestro Marcello Mascherini, (dopo la prima guerra mondiale il Maestro Mascherini, con la sua famiglia visse sfollato a Isernia) collocato poi al centro del presbiterio, sotto l’epitaffio voluto da Mons. Antonio Santin che già nel 1966 aveva dedicato l’altare maggiore di Monte Grisa al milite ignoto ovunque caduto e disperso, che così recita, “Di quanti terre ignote e mari ricoprirono, questa è la croce unica speranza”. L’incontro è terminato con l’augurio comune di sempre maggiori sinergie per le attività culturali e di preghiera per i Caduti italiani di tutte le guerre e su tutti i fronti.




Mosciano Sant’Angelo. ZONA DI GUERRA 1915-1918, ultimo libro di Nicolino Farina

Mosciano Sant’Angelo, 9 Giugno 2016

Artemia Edizioni
di Mosciano S. Angelo presenta il libro:

ZONA DI GUERRA 1915-1918
Le foto e le lettere di Serafino De Benedictis soldato tipografo e fotografo dilettante
di Nicolino Farina

MOSCIANO S. ANGELO
Sala Consiliare del Municipio

VENERDì 10 GIUGNO 2016
ORE 17,30

Artemia Edizioni in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Mosciano S. Angelo presenta il libro di Nicolino Farina intitolato “Zona di Guerra 1915-1918. Le foto e le lettere di Serafino De Benedictis soldato tipografo e fotografo dilettante”, pubblicato da Artemia Edizioni di Mosciano S. Angelo. L’evento è organizzato per venerdì 10 giugno 2016, alle ore 17,30, presso la Sala Consiliare del Municipio a Mosciano S. Angelo.
Il libro sarà presentato dal professor Adelmo Marino dell’Università degli Studi di Teramo. Interverranno il Sindaco Giuliano Galiffi, l’Assessore alla Cultura Daniela Ferrante e l’autore Nicolino Farina.Zona di Guerra - invito

Secondo l’autore: «Il libro non vuole essere l’ennesima testimonianza celebrativa della guerra ’15-‘18, ma si propone di offrire uno strumento di conoscenza dell’evento bellico attraverso due microstorie, utili a comprendere più intimamente una catastrofe di umanità com’è stata la Grande Guerra. Le due storie sono legate a Serafino De Benedictis un giovane soldato tipografo, fotografo dilettante, di Mosciano S. Angelo in provincia di Teramo. La prima è il racconto degli eventi affidata alle sue fotografie scattate in Zona di Guerra, luogo dove presta servizio presso la tipografia dello Stato Maggiore del Comando Supremo. La seconda è la cronaca dei condizionamenti dell’evento bellico sulla sua breve vita e sul suo pensiero.… Ricordare senza retorica gli eventi storici e umani del conflitto mondiale che, purtroppo s’è dovuto chiamare “primo”, può essere utile ad alzare lo sguardo verso l’orizzonte con la consapevolezza che la pace va salvaguardata e difesa . Il recupero della memoria della Grande Guerra, cent’anni dopo, è quasi un dovere nei confronti di tutti quei giovani che, all’epoca, sono costretti per forza delle cose a prendere coscienza del loro destino comune e dell’esistenza di una collettività nazionale. Ogni foto, ogni racconto fa riemergere, dal mare sconfinato dell’oblio, la storia di un giovane che cent’anni fa ambiva alla bellezza della vita, proprio come i ragazzi di oggi…».

Il Sindaco Galiffi e l’Assessore alla Cultura Ferrante, affermano: «L’archivio oggi conservato dei suoi documenti è costituito da ciò che rimane dei pacchi spediti alla famiglia da un commilitone e dal Ministero della Guerra, dopo la morte del giovane a soli 27 anni. Sicuramente molto altro è andato perduto: l’attrezzatura fotografica, negativi, libri, cartoline e probabilmente diari ma, come scrive Nicolino Farina, tutto ciò che è stato conservato costituisce oggi, oltre un giusto riconoscimento all’appassionato lavoro di documentazione di Serafino De Benedictis, un bene culturale da salvaguardare e valorizzare. Nei nostri auspici, dunque, la pubblicazione di questo volume, edito da una casa editrice che ci onora di svolgere la propria attività culturale e commerciale nel nostro comune, dovrà essere la prima tappa di un progetto più ampio di sistemazione scientifica e di promozione di questo patrimonio locale, perché possa essere tutelato e offerto alla conoscenza di tutti».

Nicolino Farina, è iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti, è nel direttivo dell’Istituto Abruzzese Ricerche Storiche, è Direttore Responsabile del periodico di attualità, arte e cultura Campli Nostra Notizie. Collabora, o ha collaborato, con diverse testate a carattere culturale, tra cui: Santini et Similia, trimestrale internazionale edito da Barbieri di Manduria (TA); ABC Abruzzo Beni Culturali, trimestrale di arte, cultura e turismo di Teramo; Aprutium, periodico di storia abruzzese. Suoi contributi compaiono in importanti progetti editoriali, come: Documenti dell’Abruzzo Teramano, Carsa Edizioni, Pescara 1996; Gente d’Abruzzo – dizionario biografico, Andromeda Editrice, Recanati (MC) 2006-2007. Tra le pubblicazioni più recenti si citano: Campli Città dei Musei, Giservice Editore, Teramo 2009; Cucù antico gioco di carte, ed. CNN, Teramo 2010; Porchetta Italica di Campli, Giservice Editore, Teramo 2011; Le Madonne in terracotta di Nocella, Artemia Edizioni, Mosciano S. Angelo (TE) 2014; Il racconto dei volti il racconto delle pietre, ed. Le Lunarie di Civitella del tronto 2015, La Doganella d’Abruzzo (a cura – con Adelmo Marino), ed. GAL Leader Teramo, 2015. Ha pubblicato anche racconti letterari. Da anni partecipa a convegni culturali a carattere storico, antropologico e artistico.




Teramo. 202° ANNUALE DELLA FONDAZIONE DELL’ARMA DEI CARABINIERI. ELENCO PREMIATI TERAMO.

202° annuale della fondazione dell’Arma dei Carabinieri

La ricorrenza festeggiata nella Caserma “REBEGGIANI” Chieti

Nella serata di lunedì 6 giungo i Carabinieri d’Abruzzo celebreranno, con una cerimonia regionale che si svolgerà nella Caserma REBEGGIANI di Chieti, il loro 202° Annuale di Fondazione.

L’Arma dei Carabinieri nasce il 13 Luglio 1814 con le “Regie Patenti” del Re Vittorio Emanuele I che, nella riorganizzazione del Regno di Sardegna, decide di costituire un corpo di militari scelti “per buona condotta e saviezza” al fine di assicurare, la difesa dello Stato, la  tutela della pubblica tranquillità e l’osservanza delle leggi. Dopo l’Unità d’Italia, il 24 gennaio 1861 viene costituita da Re Vittorio Emanuele II l’8° Legione Carabinieri di Chieti, articolata su 2 Divisioni, Chieti e L’Aquila, 4 quattro Compagnie, 5 Luogotenenze e ben 89 Stazioni, composte da carabinieri a piedi ed a cavallo. L’Ottava Legione viene soppressa nel 1868 e ricostituita, sempre a Chieti, nel 1919, subito dopo il primo conflitto mondiale. Soppressa di nuovo nel 1927, verrà definitivamente istituita l’11 Giugno 1944 e destinata ad occupare l’attuale sede di Via Madonna degli Angeli, realizzata pochi anni prima per la disciolta Legione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, fino a diventare, ai giorni nostri, un Comando Legione, al comando di un Generale di Brigata, articolato su 4 Comandi Provinciali, Chieti, Pescara, Teramo e L’Aquila, 17 Comandi Compagnia e 162 Stazioni.Immagine Comunicato

Nei primi anni di vita della Legione di Chieti cadono in operazioni di contrasto al brigantaggio 4 carabinieri: Cosimo Degli Innocenti della Stazione di Scanno, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, Giuseppe De Angelis della Stazione di Guardiagrele, decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, Settimio Matteini della Stazione di San Buono e il Vice Brigadiere Eusebio Crivelli della Stazione di Pescocostanzo. Il 12 settembre 1943 una Compagnia di paracadutisti tedeschi libera Mussolini, imprigionato a Campo Imperatore, sul Gran Sasso. Durante la discesa a valle i tedeschi si imbattono in una pattuglia di Carabinieri della Stazione di Assergi che, nell’intimare loro di abbassare le armi ed indentificarsi, vengono raggiunti dalle raffiche delle mitragliatrici. Nell’azione muore il giovane Carabiniere Giovanni Natale.

Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’occupazione del territorio italiano da parte delle truppe tedesche, il Capitano Ettore Bianco, comandante della Compagnia di Teramo, raccoglie attorno a se oltre millecinquecento uomini fra militari in servizio, cittadini volontari e soldati alleati ex prigionieri del campo di Tossicia. Il 25 settembre 1943, in località Bosco Martese, sui Monti della Laga, la neonata formazione partigiana viene attaccata da un Battaglione tedesco che, dopo diverse ore di combattimento, viene sconfitto. Il Capitano dei Carabinieri Ettore Bianco, successivamente decorato di Medaglia d’Argento al Valor Militare, conduce dunque in Abruzzo la prima battaglia in campo aperto della Resistenza, gettando così il seme della lotta partigiana e riaffermando l’importante ruolo svolto dalle Forze armate nella Resistenza nazionale e gli stretti rapporti fra militari e  popolazione.

Oggi è ancora questa l’essenza dell’Arma dei Carabinieri.  I suoi riferimenti ideali e morali guidano la sua azione in ogni campo – addestrativo, operativo e gestionale – e sono garanzia di professionalità, adeguatezza, serenità, coesione morale, tensione ideale e spirito di corpo; un’Istituzione moderna, efficiente e apprezzata anche in ambito internazionale. I Carabinieri, insieme alle altre Forze Armate, partecipano sotto egida ONU, UE, NATO o nell’ambito di coalizioni multinazionali, a 13 missioni internazionali essendo presente in 8 diversi teatri di crisi (Kosovo, Libano, Palestina, Mali, Iraq/Kuwait, Afghanistan, Gibuti e Somalia) con circa 420 Carabinieri tra cui eccelle il ruolo nella preparazione e formazione di personale di altre Forze di polizia.

Nel territorio nazionale la sua efficienza si esprime nei diversi settori d’intervento attraverso un modello operativo imperniato sulla “prossimità” e fondato sul ruolo delle oltre 4.600 Stazioni, di cui 162 in Abruzzo,   che rappresentano sicuri riferimenti per la collettività, a tutela della libertà e della convivenza civile. La loro missione e quella di garantire la prevenzione e il contrasto dei reati, assicurando la necessaria presenza sul territorio, promuovendo quella vicinanza a quella partecipazione alla vita della comunità che è significativamente racchiusa nell’espressione “Arma della gente”, oltre al prioritario il contrasto alla criminalità comune e organizzata, attraverso la disarticolazione dei sodalizi, la cattura dei latitanti e la sottrazione dei patrimoni illecitamente accumulati, e al terrorismo.

In Abruzzo le condizioni dell’ordine e della sicurezza pubblica sono oggettivamente buone. L’Attività di contrasto dell’Arma, come delle altre forze di polizia, beneficia dell’indole di una popolazione tradizionalmente e culturalmente vicina alle Istituzioni ed incline a denunciare eventuali tentativi di inquinamento criminale del tessuto socio-economico, rifiutando sistematicamente la convivenza con sodalizi criminali di tipo associativo, grazie anche alla componente specializzata della Sezione Anticrimine di l’Aquila. I livelli di sicurezza reale e percepita, sebbene non sempre sovrapponibili, rivelano una costante e progressiva diminuzione dei reati[1] con una conseguente diminuzione degli arresti ad eccezione dell’area teramana, cui si contrappone un sensibile incremento delle persone denunciate in stato di libertà.

L’attività preventiva di controllo del territorio è svolta dai reparti dipendenti con oltre 103.000 servizi di pattuglie e perlustrazioni, alle quali si aggiungono le attività delle componenti investigative e dei reparti speciali quali il Nucleo Antisofisticazione e Sanità, il Nucleo Operativo Ecologico ed i Nuclei Ispettorato del Lavoro presenti in tutte le province, nonché il nuovo costituito Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale.

I reati contro il patrimonio, che alimentano il senso di insicurezza e l’allarme sociale, sono leggermente diminuiti nell’ultimo anno[2], compresi i furti in abitazione, aumentati leggermente solo nelle aree e nelle periferie delle grandi città e spesso risultati opera di pregiudicati provenienti da altre regioni quali PUGLIA, CAMPANIA e LAZIO .

Dato significativo, tuttavia, è l’aumento dei reati di violenza intra-familiare ed a sfondo sessuale, che ha indotto l’Arma ad una iniziativa congiunta con l’Associazione SOROPTIMIST INTERNATIONAL per la prossima realizzazione, in alcuni comandi di Compagnia, della “Stanza tutta per sé ”, un locale riservato, dedicato a raccogliere il disagio ed a sostenere chi subisce violenza in una fase preliminare alla denuncia. Da segnalare, infine, l’azione di prevenzione al consumo di sostanze stupefacenti nelle scuole, rilevato nelle recente campagna di controlli realizzata dall’Arma dei Carabinieri d’intesa con i dirigenti scolastici che, in tutta la Regione, ha interessato 54 Istituti ed oltre 1.800 studenti.

[1] dai 52.672 delitti verificatisi nel periodo giu 2014 – giu 2015, si è sceso ai 44.307 dell’ultimo anno, per 36.652 dei quali ha proceduto l’Arma dei Carabinieri  

[2] da 27.461 furti nel 2015 a 22752 nel 2016 ; rapine : da 423 a 315 ; estorsioni : da 249 a 195 .

 

Si trasmette l’elenco dei militari appartenenti al Comando Provinciale Carabinieri di Teramo, premiati nel corso della cerimonia svoltasi presso Caserma “Rebeggiani” di Chieti.

I seguenti militari sono tutti appartenenti al Nucleo Informativo Carabinieri di Teramo:

–      Luogotenente Vincenzo D’Alto (Comandante);

–      Maresciallo Capo Franco Berti (Addetto);

–      Vice Brigadiere Maurizio Gifaldi(Addetto)

–      Appuntato Scelto Michele Lagonigro(Addetto);

–      Appuntato Scelto Manolo Olivieri (Addetto).

Ai predetti è stato tributato l’Encomio Semplice del Comandante della Legione Carabinieri “Abruzzo”, con la seguente motivazione «comandante ed addetti a nucleo informativo di comando provinciale, evidenziando altissimo senso del dovere e spiccata professionalità, partecipavano ad un’attività d’indagine nei confronti di soggetti appartenenti a gruppi anarchici che, nel corso di manifestazione di protesta nella capitale, si rendevano responsabili di gravissimi episodi di devastazione, saccheggio, incendio, resistenza a pubblico ufficiale, nonché del tentato omicidio di militare dell’arma. l’operazione si concludeva con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di ventiquattro persone e il deferimento in stato di libertà di altre trentasette». (Roma e territorio nazionale, ottobre 2011 – novembre 2012)

L’indagine in parola è connessa con gli incidenti del 15 ottobre 2011, avvenuti a Roma, Piazza San Giovanni, in occasione della manifestazione che terminò con l’assalto ad un blindato dell’Arma dei Carabinieri poi data alle fiamme ed il ferimento del militare che era a bordo.

 

[1] dai 52.672 delitti verificatisi nel periodo giu 2014 – giu 2015, si è sceso ai 44.307 dell’ultimo anno, per 36.652 dei quali ha proceduto l’Arma dei Carabinieri  

[1] da 27.461 furti nel 2015 a 22752 nel 2016 ; rapine : da 423 a 315 ; estorsioni : da 249 a 195 .

 




Giulianova. Maggio dei libri 2016 a Giulianova – Evviva la Staffetta dei libri – 20 e 21 maggio

scrittori, editori, giornalisti, attori, musicisti, disegnatori e speaker radiofonici ospiti delle scuole dell’Istituto Comprensivo Giulianova 2

 

 Autori MAGGIO DEI LIBRI

 

 

GIULIANOVA –Quest’anno, a Giulianova, il mese di maggio sarà dedicato ai libri, alla promozione della lettura, ai ragazzi e a coloro che i libri amano e che per essi e con essi lavorano. Per questo, giovedì 12 maggio, alle ore 17,30, si terrà il primo incontro corale di presentazione e di dibattito sulla lettura nell’Aula Magna della Scuola Secondaria “V. Bindi”. L’incontro sarà presieduto dalla dirigente scolasticadell’Istituto Comprensivo Giulianova 2, Dott.ssa Angela Pallini, che si è mostrata sensibile al tema, e sarà partecipato da molteplici figure professionali che si passeranno il testimone-libro, dando ufficialmente inizio alla “Staffetta dei libri 2016”.

La Staffetta proseguirà e si svolgerà anche nelle giornate del 20 e 21 maggio, dal mattino alla sera.

Perché si è deciso per una… Staffetta?

L’intento è coinvolgere gli studenti nell’amore viscerale e insostituibile per l’amico libro, ma è anche quello di mostrare ai ragazzi le tante professioni che ruotano attorno al mondo magico dei libri: gli scrittori, come Gabriella Santini, Sirio Maria Pomante,Mariarosa Dei Svaldi, Marco Esposito, i giornalisti, come Walter De Berardinis, gli speaker e i giornalisti radiofonici, comeAzzurra Marcozzi e Stefano Mancinelli, gli attori di teatro, come Giuliana Cianci, Francescomaria Di Bonaventura, Cristina Cartone, Ottaviano Taddei e Lucia Potacqui, i disegnatori satirici, come Vladimiro Di Stefano, gli editori, come Maria Teresa Orsini, gli storici, come Sandro Galantini ed Elso Simone Serpentini, infine, i compositori, come il direttore d’orchestra e pianistaPiergiorgio Del Nunzio.

Al primo incontro del 12 maggio prossimo, ore 17,30, nell’Aula Magna della Scuola Secondaria “V. Bindi”, sono invitati tutti i genitori degli studenti della scuola primaria e secondaria, gli studenti stessi, i maestri, i docenti, i collaboratori e i professori. Si discuterà di lettura, del suo valore didattico e della sua promozione con la dirigente scolastica, Dott.ssa Angela Pallini, con la scrittrice Gabriella Santini e con tutti gli altri professionisti coinvolti nella Staffetta.

Le altre due giornate, del 20 e del 21 maggio, nelle mattinate, vedranno l’avvicendarsi, senza soluzione di continuità, nelle classi delle scuole dell’Istituto Comprensivo Giulianova 2, di tutte le figure professionali sopra citate.

Nei due pomeriggi del 20 e del 21 maggio, nella stessa Aula Magna, si svolgeranno anche degli incontri rivolti ai genitori: il 20, dalle 17.30, con lo storico e scrittore di saggi storici, Sandro Galantini; il 21, dalla stessa ora, con lo storico e noto scrittore di gialli, Elso Simone Serpentini.

L’invito all’amore per la lettura è rivolto a tutti noi dai libri stessi, libri che appianano le diversità, che contemperano le asperità, che nutrono la creatività, che tutto comprendono, che ogni cosa illuminano, che educano alla libertà, che instillano sapere e saperi.

E che la Staffetta abbia inizio!

 

 




Roseto. VENERDI’ 29 APRILE SARA’ PRESENTATO AL PALAZZO DEL MARE IL VOLUME “FILIPPO CORRIDONI – SINDACALISMO E REPUBBLICA”

 

 

Venerdì 29 aprile, a partire dalle ore 17:00 presso il Palazzo del Mare di Roseto degli Abruzzi, ci sarà la presentazione del volume “Filippo Corridoni – Sindacalismo e Repubblica” a cura del giornalista e scrittore Paolo Martocchia ed edito da “Idrovolante Edizioni”.locandina Corridoni (1)

 

L’appuntamento, organizzato dal Circolo Filatelico Numismatico Rosetano e dall’Associazione Culturale “Terra e Mare”, con il patrocinio del Comune di Roseto degli Abruzzi, sarà moderato dal giornalista e scrittore Walter De Berardinis e vedrà i saluti del Sindaco di Roseto degli Abruzzi, Enio Pavone, del Vice-Sindaco ed Assessore alla Cultura, Maristella Urbini, e degli organizzatori dell’evento. Ci sarà poi l’intervento del curatore della pubblicazione, Paolo Martocchia, che traccerà una figura di Corridoni, sindacalista, interventista e rivoluzionario, spiegando al pubblico presente la storia e la vita di uno dei personaggi storici più importanti dei primi anni del secolo scorso, nonché Medaglia d’Oro al Valore Militare.

 

Sono grato al Comune di Roseto degli Abruzzi e alle importanti associazioni del territorio rosetano che hanno dimostrato sensibilità verso questo volume dedicato a Filippo Corridoni, esempio di dedizione alla tutela di tutti i lavoratori. Il suo ideale di patria, esplicitato in questo scritto, è oggi più che mai di bruciante attualità e il suo esempio è sacrosanto ricordare a cento anni dalla sua morte” dichiara il giornalista e saggista Paolo Martocchia curatore del volume.

 

Nel corso della presentazione ci sarà l’esposizione di una mostra di immagini relative alla Prima Guerra Mondiale, disegnate dall’artista Tommaso Cascella e pubblicate dalla C.R.I. e una mostra di caricature di Gabrielle D’Annunzio inerenti lo storico “Volo su Vienna”.

 

Roseto 21/04/2016




Teramo. A SCIENZE POLITICHE LA PRESENTAZIONE DELL’ATLANTE DELLE STRAGI NAZISTE E FASCISTE IN ITALIA

 

Teramo, 15 aprile 2016 – Sarà presentato giovedì 21 aprile 2016, alle ore 10.30, nell’Aula 6 della Facoltà di Scienze politiche, l’Atlante delle stragi naziste e fasciste in Italia (settembre 1943- maggio 1945) frutto di una ricerca promossa dall’Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia (INSMLI) e dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), che ha coinvolto 60 istituti e 122 studiosi, fra i quali anche alcuni ricercatori dell’Università di Teramo.

La ricerca, finanziata dal “Fondo italo-tedesco per il futuro” ‒ con il quale il Governo della Repubblica Federale Tedesca sostiene iniziative tese a valorizzare la storia e la memoria dei rapporti fra i due Paesi nel corso del conflitto ‒ ha censito oltre 5.000 episodi di violenza nazifascista contro la popolazione italiana tra il 1943 e il 1945, di cui 359 in Abruzzo, regione che registra 903 morti.

L’Atlante delle stragi naziste sarà presentato nel corso del seminario Stragi e guerra ai civili in Abruzzo (1943-1944), organizzato dalla Facoltà di Scienze politiche in collaborazione con l’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea.

Dopo i saluti del rettore dell’Università di Teramo Luciano D’Amico e del preside della Facoltà di Scienze politiche Enrico Del Colle, i lavori saranno introdotti da Pasquale Iuso e coordinati da Maddalena Carli, entrambi docenti di Storia contemporanea dell’Ateneo di Teramo.

Interverranno Enzo Fimiani, del Comitato scientifico nazionale Atlante, che presenterà il progetto; Ilaria Del Biondo, dell’Università di Teramo, che illustrerà i risultati della ricerca in Abruzzo; Nicola Palombaro, del Coordinamento regionale Atlante, che terrà una relazione dal titolo Kommandobefehl. Caccia agli stranieri e massacri di civili; Alessia D’Innocenzo e Claudia Piermarini, del Gruppo regionale di ricerca Atlante, che interverranno rispettivamente su L’antifascismo teramano dall’Armistizio a Bosco Martese e Dalla formazione delle bande partigiane alla liberazione.




Giulianova. Lettera aperta al Presidente provinciale dell’ANPI di Teramo, Sen. Antonio Franchi.

Preg.mo Presidente dell’ANPI – Teramo

Sen. Antonio Franchi

Vs. residenza privata

e.p.c. alle redazioni giornalistiche

  1. sedi istituzionali

Giulianova, 5 aprile 2016.

 

Oggetto: lettera aperta al Presidente Provinciale dell’ANPI di Teramo, Sen. Antonio Franchi.

Carlo De Berardinis 1943
Carlo De Berardinis 1943

 

Giulianova. Il prossimo 7 aprile, presso la Sala consiliare, presenterà alla stampa il 16° Congresso dell’ANPI – Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, che si svolgerà a Giulianova sabato 9 aprile sul tema: “Con i valori della Resistenza e della Costituzione, verso un futuro democratico e antifascista”.

Carlo De Berardinis 1944
Carlo De Berardinis 1944

Con la presente, La volevo ringraziare pubblicamente per avermi invitato ufficialmente il prossimo 9 aprile per presenziare al 16° Congresso dell’ANPI di Teramo che si svolgerà a Giulianova, dove verrà ricordato, tra l’altro, anche la figura di mio padre, il mai dimenticato sindacalista giuliese Carlo De Berardinis (1924-2003). Dopo 13 anni, Lei e l’ANPI ricordano questa figura che tanto aveva dato alla sua Giulianova: attraverso la lotta e il duro lavoro per sostenere i più deboli e soprattutto i lavoratori della terra. Per fortuna Lei e l’Associazione che rappresenta si è degnata di ricordarlo, altre istituzioni non si sono degnate neanche di rispondere alle mie legittime richieste di ricordarlo e altre negando addirittura patrocini ad eventi collegati al ricordo della sua vita umana e professionale pubblicati poi sul sito web che lo ricorda http://carlodeberardinis.blogspot.it/ . Anche l’ANPI nazionale sul suo portale, nel luglio del 2013, ricordò la sua figura attraverso l’inserimento della sua scheda biografica nella sezione “Donne e Uomini della resistenza” all’indirizzo web:  http://www.anpi.it/donne-e-uomini/3056/carlo-de-berardinis .

Nel ringraziarle per la dimostrazione di stima e affetto verso la figura di quest’uomo, La saluto cordialmente augurandole buon lavoro.

 

In fede

Walter De Berardinis

 

 

 

 

Scheda Biografica di Carlo De Berardinis (1924 Cologna paese – 2013 Giulianova)

Il sindacalista Carlo De Berardinis nacque all’alba (03:00) del 29 novembre del 1924 in una delle tante masserie di proprietà delle famiglie Mazzarosa-Devincenzi (i Mazzarosa erano di Lucca e i Devincenzi di Notaresco), in località Cologna Paese. Il papà era Giovanni e la madre Grazia Di Bonaventura, ed erano alla dipendenze proprio dei Mazzarosa-Devincenzi. Era il quartogenito di 7 figli, gli altri erano: Arturo (poi perito in servizio con i Bersaglieri a Udine), Carlo (morì appena nato), Aldo, Arduino, Vincenzo, Clementina (morta giovanissima) e di nuovo Clementina (oggi l’unica vivente). Il suo nome era stato volutamente imposto dalla madre per ricordare il suo primo marito morto in Trentino Alto Adige (Caoria di Canal San Bovo) nella grande guerra del 1915/18. Pochi mesi dopo la sua nascita, il nonno Gaetano e sua moglie Annunziata Di Giangiacomo (di Varano di Teramo), decisero di investire i loro risparmi a Giulianova acquistando dei terreni con annesso casolare della famiglia di Costanzo

Carlo De Berardinis anni 40 - 50
Carlo De Berardinis anni 40 – 50

Trifoni e di sua moglie Silvia Ricci, alla modica cifra di circa 80.000 lire per 10° ettari di terreni in contrada Capocelletti di Colleranesco. Solo nel 1936, la sua famiglia, si trasferì definitivamente a Giulianova. Intanto a Cologna Spiaggia frequentò le scuole dell’obbligo per poi passare, una volta giunto a Colleranesco, al Regio Istituto “Raffaello Pagliaccetti” di Giulianova Alta (oggi Scuola Elementare De Amicis). Il padre Giovanni, che in passato aveva avuto dei timidi contatti con i socialisti di quel tempo, con l’avvento del Fascismo per quieto vivere si adeguò al sistema. Non per il figlio Carlo, che mal volentieri era costretto a frequentare le famose adunate del sabato Fascista (il percorso era dall’antistadio di Via Migliori, passando per Piazza della Libertà, Corso Garibaldi, Via Acquaviva, Via del Popolo e poi di nuovo al Campo della Fiera). In un freddo pomeriggio, dopo il rituale discorso del Federale locale, lui si rifiutò di aderire alla MVSN (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale), il Federale andò su tutte le furie accusandolo di essere un sovversivo, un traditore della patria e un cospiratore, facendo volare anche dei ceffoni. Questo sarà per lui l’episodio che più lo segnerà per le future scelte politiche. Chiamato alle armi il 12 gennaio del 1943, fu riformato per problemi di Salute. Nel luglio dello stesso anno, dopo la caduta del Fascismo, avendo già preso contatti con il giovane Avvocato Ricardo Cerulli, partecipò all’occupazione simbolica del Palazzo del Fascio (oggi ex ufficio del Registro in Via Gramsci). Dopo pochi giorni, anche a Giulianova, arrivarono i tedeschi. Anche la sua famiglia subì razzie e soprattutto gli furono requisiti tutti gli animali adibiti al trasporto, tra cui una cavalla bianca (Ida) e il suo calesse. Nonostante veniva fermato quotidianamente dalla polizia tedesca, per il semplice fatto che non era al fronte, se la cava sempre perché portava dietro di se il certificato di riforma. Finche, con l’intensificarsi dei bombardamenti, fu prelevato insieme ad altri giovani del posto e portato tra le file della Todt (servizio obbligatorio del lavoro) per ricostruire i vari ponti e passaggi di fortuna per le armate tedesche in ritirata verso nord. Finalmente, dopo alcune giorni di duro lavoro manuale, scappò insieme ad altri e si diede alla macchia.

La famiglia nel 1945
La famiglia nel 1945

Vagò per alcuni giorni nelle campagne circostanti fino ad arrivare nel territorio di Campli. Quando ritornò nel suo casolare, insieme al padre e gli altri fratelli più piccoli, scavarono un rifugio antiaereo per nascondesi e soprattutto per non farsi vedere dal vicino presidio tedesco dislocato nella Villa dei Trifoni. Anche lui, dopo qualche discussione e soprattutto ammaliato dal carisma del giovane Avvocato Riccardo Cerulli, si unì ai circa 80 uomini della banda denominata “la Giuliese Garibaldi”. Alla fine del conflitto, ci fu grande festa anche a Giulianova con un improvvisata sfilata per il corso principale. Alla guida di un carretto trainato da un cavallo vi era Paolo Marracini e anche Carlo. Tra le loro file c’erano anche: l’Avv. Riccardo Cerulli, Attilio Battistelli, Alfredo Parere, Dino Macellaro, Renato Rossi, i fratelli Pasquale e Giorgio Campeti, Giuseppe Martinelli, Donato Falà, Lenin Tancredi, Attilio Piccinini, Paolo Marracini, Renato Giuliucci, Enrico Ettorre, Tommaso Umile, Tommaso Mascaretti,  ed altri antifascisti giuliesi. Pochi giorni dopo, essendo stato il primo rappresentante della Federterra (Federazione dei Lavoratori della Terra), insieme a Sante Ferri del P.C.I. (Partito Comunista Italiano), Pio Macera della C.G.I.L. (Confederazione Generale Italiana Lavoratori), occuparono di nuovo gli uffici della casa del Fascio. Solo il 15 settembre del 1951, dopo che furono tutti e tre condannati dallo Stato italiano, per occupazione abusiva di una sede pubblica, dovettero spostarsi. Intanto molti esponenti del PCI locale cercavano di convincere il compagno “Carluccio”, questo il diminutivo che gli affibbiarono oltre al suo soprannome della sua casata “Ciok”, ad aderire alla formazione politica di Gramsci. Anche se lui simpatizzava per quest’ultima formazione politica, pare che avesse già la tessera nel 1945, nacquero degli attriti con i compagni di Colleranesco per via della sua famiglia che era già proprietaria di vasti appezzamenti di terra. Fu l’amico e compagno Amedeo Grue a raccogliere e iscrivere il giovane De Berardinis tra le file del P.S.I. (Partito Socialista Italiano), dove ritrovava un altro fedele amico come Romolo Trifoni. Noti anche i battibecchi con l’allora Parroco di Colleranesco, Padre Serafino Colangeli, per via della contrapposizione tra i cattolici e la sinistra. Dal 17 al 21 ottobre del 1946 fu presente come delegato al 1° Congresso Nazionale della Federterra a Bologna. Nel gennaio del 1947, per conto dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura   di  Teramo,  istituì   corsi  d’aggiornamento  per  i  giovani  e  meno giovani  agricoltori  della  Val Tordino; nel aprile del 1956, sempre per conto dello stesso ente, fu inviato  come  docente all’Ente Riforma del Fucino di Avezzano e poi Paganica. Intanto, nel mondo agricolo, si fanno pressanti i bisogni di quest’ultimi per rivendicare i diritti basilari come: maggior reddito, maggiori servizi e una maggiore partecipazione alla vita politica e sociale nel paese. La sua Federterra diventa Confederterra, nata dalla riunificazione della Federbraccianti, Federmezzadri e Associazione dei Coltivatori Diretti. Nel 1955 aderisce all’Alleanza dei Contadini e parteciperà come delegato al 2° congresso di Roma nel marzo del 1965. Inseguito, l’organizzazione, cambierà ancora denominazione in C.I.C. (Confederazione Italiana Coltivatori) siamo nel 1977, fino all’attuale C.I.A. (Confederazione Italiana Agricoltori) nata nel 1992. Alla fine degli anni ’60 conosce e sposa al Santuario di Maria Santissima dello Splendore (28 dicembre del 1967) Margherita Toscani, nota sarta ed insegnante di cucito di Mosciano Sant’Angelo che gli darà 4 figli: Gianfranco (scomparso precocemente), Cinzia, Walter e Arino (quest’ultimo vive e lavora a Tokyo in Giappone). Gli anni ’70 saranno per lui occasioni di grandi scelte. L’agricoltura conosce un periodo di grande trasformazione e anche di una profonda crisi, tanto da farlo confluire nella C.G.I.L., diventando il primo Direttore del patronato INCA-CGIL di Giulianova, operante nel comprensorio della Val Tordino. Tra le file della C.G.I.L. e quelle nel P.S.I. giuliese si batterà per i diritti di tutti i lavoratori. Anche dopo la pensione, continuò nell’ambito dell’attività dello SPI-CGIL (Sindacato Pensionati Italiani). Alla fine del 1991, una grave malattia, gli impedirà di usare entrambi gli arti inferiori, ma nonostante tutto volle partecipare alle tante manifestazioni che si tenevano nella sua città: il 1 maggio (festa dei lavoratori) e il 25 aprile (festa della liberazione). In una calda mattinata di domenica 29 giugno del 2003, spirava nella sua casa a Giulianova Alta. Di lui rimangono impresse le doti di caparbietà e voglia di servire il prossimo in funzione dei lavoratori. Un sindacalismo alla vecchia maniera, sicuramente un mondo che non c’è più e che molti rimpiangono.

*Il presente saggio è l’estratto del libro che è in corso di preparazione sulla sua vita umana e professionale.

 

 

 




Teramo. Lutto nel comitato “Per non dimenticare – Cefalonia 1943”: muore l’autiere Giovanni Capanna

 

Scompare l’ultimo reduce teramano dei fatti di Cefalonia

Già poliziotto e autista del Prefetto di Teramo negli anni ‘70

 

Teramo. Nel tardo pomeriggio di oggi, 19 marzo, presso la casa di riposo De Benedictis di Teramo, è scomparso all’età di 92anni il reduce Giovanni Capanna, l’ultimo militare della provincia di Teramo testimone vivente degli atroci fatti di Cefalonia in Grecia nel 1943. Lascia la moglie Maria Giuseppina Cacchio, il figlio Enrico e il cognato Carlo Cacchio. I funerali si terranno lunedì mattina alle ore 10,30 nella chiesa di San Berardo a Teramo.

Giovanni Capanna 1923
Giovanni Capanna 1923

Nato ad Arischia (frazione de L’Aquila) il 1 agosto 1923, partito alla volta della Grecia come autiere in forza al 17° fanteria addestramento volontari “Aqui”, nel 1941 parte per il fronte greco-albanese per combattere a Himara, Vunci e Val Shushiza. Nel 1942, al termine della prima fase del conflitto, viene trasferito sull’isola greca di Cefalonia dove viene catturato dai tedeschi dopo la resa dell’8 settembre 1943 e coinvolto nei famosi e tragici fatti di Cefalonia. In particolar modo ebbe l’ingrato compito di fare la spola, insieme ad altri suoi colleghi autieri, tra i campi temporanei di prigionia e le fosse comuni dove furono trucidati i soldati italiani. Grazie all’aiuto dei partigiani greci riuscì ad evadere ed unirsi alle bande locali per cacciare l’invasore tedesco. Successivamente alla fine della guerra rientrò in patria con mezzi di fortuna, arruolatosi in Polizia, prestò servizio presso vari distaccamenti in alcune località d’Italia, fino ad andare in pensione a Teramo come autista personale del Prefetto di Teramo negli anni ’70, dove peraltro decise di vivere con la sua famiglia.

Giovanni, il 25 aprile del 2007, fu inviato ufficialmente come uno degli ultimi reduci viventi a Cefalonia con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, primo festeggiamento fuori dai confini nazionali, ed anche nel 2012 partecipò ricevendo alcune medaglie e diplomi ministeriali. Dal 2011, insieme al Comitato “Per non dimenticare – Cefalonia 1943”, costituito per ricordare i militari italiani morti a Cefalonia nel settembre del 1943, partecipava agli incontri culturali con le scolaresche del teramano, in particolar modo a Giulianova, Mosciano Sant’Angelo, Roseto degli Abruzzi ed altri plessi della provincia.

In totale furono 6 i militari teramani morti nella carneficina sotto il fuoco degli ex alleati tedeschi: Giovanni Calvarese, Carabiniere del 7° battaglione, nato a Giulianova il 2 giugno 1920 e fucilato il 23 settembre 1943; Luigi Di Filippo, Carabiniere della sezione mista, nato a Mosciano l’11 settembre 1911 e fucilato il 14 settembre 1943; Antonio Piozzi, Sottotenente del 17° fanteria Aqui, nato a Nereto il 10 gennaio 1920 e fucilato il 24 settembre 1943; Emidio D’Angelo, 33° artiglieria, nato a Sant’Egidio alla Vibrata il 26 novembre 1922 e dichiarato disperso il 23 settembre 1943; Silvio Martella,  tenente del 33° artiglieria, nato a Silvi il 26 agosto 1915 e fucilato il 22 settembre 1943; Marco Ciarroni, 33° artiglieria, nato a Teramo il 10 agosto 1916 e dichiarato disperso il 22 settembre 1943.

 

Per il Comitato “Per non dimenticare – Cefalonia 1943”

Walter De Berardinis