Giulianova. La storia della Scuola Industriale “Raffaello Pagliaccetti”
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Giulianova. L’ospitalità di Carlo Acquaviva d’Aragona nella sua villa detta “La Montagnola”.
Giulianova. 1777, il debito del giuliese Vincenzo Tappatà e le due “paranze”.
Giulianova. 1866, Isacchi: “i giuliesi sono persone bigotte, disoneste e misere”.
Giulianova. 1904, l’eroico salvataggio di Paolo Carlier alla stazione ferroviaria.
Giulianova. I “Giulianovesi” e la rielezione di Carlo Acquaviva d’Aragona, conte di Castellana
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 13.
Di Sandro Galantini*
Carlo Acquaviva d’Aragona, conte di Castellana (titolo che amava ostentare benché spettasse al fratello primogenito Luigi, duca d’Atri), si ricandido’ come deputato di Giulianova alle elezioni politiche del 1865. Svoltesi il 22 ottobre, quando la capitale del Regno era stata da poco spostata da Torino a Firenze, egli raccolse 143 voti. Più rispetto ai concorrenti Nicola Pompizi (123 voti) e Domenico Savini (44), ma non sufficienti secondo la legge per venire eletto. Per cui il 29 ottobre seguente si fece luogo al ballottaggio. E in quell’occasione, con 379 votanti recatisi alle urne, Carlo Acquaviva vinse di misura: 199 i voti ottenuti rispetto ai 176 dell’avversario Pompizi. I risultati del ballottaggio, nonostante qualche voto annullato e un problema poi risolto riguardante la consegna per posta e non personale del verbale da parte del presidente di una sezione, vennero validati dal Parlamento nella tornata del 28 novembre. Da quel giorno, il conte di Castellana diveniva ad ogni effetto, e per la seconda volta, deputato del collegio di Giulianova nella IX legislatura per la Destra. «I Giulianovesi lo elessero perché la famiglia dei duchi d’Atri è la prima nella provincia, e difficilmente avrebbero trovato in paese un uomo migliore di lui». A scriverlo, nel suo “I 450 Deputati del presente e i Deputati dell’avvenire”, volume d’intonazione satirica pubblicato proprio alla fine del 1865, era Cletto Righi, pseudonimo anagrammato del milanese Carlo Righetti. Scrittore prolifico, giornalista di vaglia ma intemperante e anche politico seppur per breve tempo (deputato radicale nel 1867, si dimise qualche mese dopo l’elezione per le antipatie derivanti dal suo atteggiamento scontroso e a causa di uno scandalo), Carlo Righetti fu tra i massimi esponenti della Scapigliatura, che aveva preso nome dal suo romanzo più noto edito nel 1862 (La scapigliatura e il 6 febbraio).
Parlando ancora del riconfermato deputato, Righetti scriveva: «L’onorevole Acquaviva si fece benemerito nella sua città anche nella recente paura dell’invasione del colera. Provvide, istruì, persuase, cercò di scemare i danni dei pregiudizii e delle superstizioni». Ma accanto alla carezza, lo schiaffo. Ritenuto troppo ossequioso al principio d’autorità, l’Acquaviva inoltre – scriveva in conclusione – «non sappiamo che abbia fatta udire la sua voce nella passata legislatura e potremmo metter pegno che non la farà udire mai neppure nella presente». Insomma, un nullafacente. Non era vero. Almeno non completamente. In ogni caso Carlo Acquaviva, perso il seggio nel 1876, sarebbe stato poi nominato senatore nel 1890, due anni prima della morte. Carlo Righetti invece, caduto in miseria per la sua vita dissoluta, e dopo aver rinnegato nel 1902 tutto ciò che di anticristiano era presente nelle sue opere, avrebbe concluso i suoi giorni terreni, isolato e povero, il 3 novembre 1906 a Milano.
*Storico e Giornalista
Giulianova. Il “Doppio Arancio” della famiglia “Orsini”
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 12.
di Sandro Galantini*
I liquori della Ditta Orsini di Giulianova erano noti ed apprezzati ovunque. Sin da quando Erminio, figlio del barbiere pescarese Gennaro e di Teresa Quaglietta, dal 1848 gestiva un frequentato caffè sul Corso e nel retrobottega, utilizzando cortecce di arance e varie ‘droghe’, aveva ottenuto un liquore finissimo e di gradevole aroma: il Doppio arancio. Quel distillato era il principale ma non l’unico tra i liquori prodotti poi dal suo Stabilimento ubicato al pianterreno del palazzo omonimo nei pressi del Belvedere, innalzato nei primi anni settanta dell’Ottocento. Certamente però il Doppio arancio avrebbe fatto lungamente echeggiare, in Italia e fuori, il nome della ditta giuliese, fruttando numerosi riconoscimenti. Medaglia di bronzo a Chieti nel 1880; nel 1884 oro nella mostra di Napoli e bronzo a Torino; diplomi d’onore nelle mostre di Anversa del 1885 e di Parigi del 1886; medaglia d’argento a Teramo nel 1888 e di bronzo a Roma nello stesso anno. Ma per Giulio e Tiberio Orsini, figli dell’ormai defunto Erminio, il riconoscimento più ambito era giunto nel 1889, con il brevetto che consentiva alla casa giuliese il privilegio di potersi fregiare del simbolo araldico dei Savoia in quanto fornitori della Real Casa. Sicché non sorprende che, dopo i successi raccolti nella Fiera Colombiana di Chicago del 1893 e nell’Esposizione Universale di St. Louis del 1903, il Doppio arancio fosse stato scelto insieme con il Corfinio Barattucci per l’elitario pranzo (appena 48 coperti) imbandito nella Prefettura di Chieti da Cesarino Lizza il 12 giugno 1905, in occasione della venuta di re Vittorio Emanuele III con la consorte Elena di Montenegro. Riferiva il periodico locale “Lo Svegliarino” di una tavola raffinatissima, con un favoloso servizio in argento (posate, vassoi, zuppiere, insalatiere), e di un ricco menù. Il banchetto regale, «servito splendidamente», durò oltre un’ora mentre una folla immensa «aspettava sotto il palazzo della Prefettura che i Sovrani si ripresentassero di nuovo alla loro ammirazione».
- Storico e Giornalista
Giulianova. Calcio: 1938, il derby con il Teramo e l’ordine pubblico.
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 11.
di Sandro Galantini*
Nel 1937 la società calcistica Castrum-Giulianova, che proprio in quell’anno aveva visto sistemare ed ampliare lo stadio cittadino grazie ad interventi per 30.000 lire disposti dal podestà Alfonso De Santis, si era iscritta al Campionato nazionale di 1^ divisione Abruzzo-Marche-Dalmazia 1937-1938. Otto erano le squadre partecipanti tra le quali, per l’Abruzzo, oltre a quella giuliese, il Pescara e l’Interamnia-Teramo.
Proprio con i “cugini” del Teramo era stato fissato per le ore 14.30 del 23 gennaio 1938, nella sesta giornata di campionato, l’atteso derby. E che la partita potesse costituire problemi di ordine pubblico, a causa dell’accesa rivalità già allora esistente tra le due tifoserie, lo dimostrano i documenti d’archivio. Le disposizioni impartite il 21 gennaio precedente dal reggente la Questura di Teramo sono assai indicative. Per scongiurare possibili scontri, considerato appunto il «grande antagonismo che regna fra le due squadre e tenuto presente che moltissimi sportivi di Giulianova si recheranno a Teramo per assistere alla partita», la Questura disponeva il rafforzamento del dispositivo per l’ordine pubblico con 20 carabinieri, 10 agenti di PS e altrettante guardie municipali a disposizione del funzionario di Polizia. La partita, arbitrata dall’anconetano Leone, andò male per i giuliesi, che persero per 1 a 0 con goal di Berti al 25′. Per la cronaca il Castrum aveva schierato Novelli, Mancinelli, Farinelli, Di Teodoro, Dicovi, Paolini, Setti, Morselli, Bottaro, Marini e Di Berardino.
Proprio a causa del risultato, anche per l’amichevole tra le due squadre che doveva tenersi al Comunale di Teramo il 23 marzo seguente, la Questura dispose lo stesso contingente di uomini per il servizio d’ordine pubblico. In quel caso però la partita si chiuse con un pareggio (1-1), con goal di Crescini su rigore e l’altro di Di Teodoro pure su rigore.
(Testi e immagini da: Il calcio a Giulianova dalle origini al 1960. Storia Eventi Personaggi, a cura di Sandro Galantini. Testi di Cesare Marcello Conte, Walter De Berardinis, Sandro Galantini, Pescara, Paolo De Siena Editore, 2004).
- Storico e Giornalista
Giulianova. Dalla cittadina giuliese l’idea del contenimento della caccia
GIULIANOVA. FRAMMENTI DI STORIA DAGLI ARCHIVI – 10.
di Sandro Galantini*
8 febbraio 1892. In quel giorno da Giulianova partiva una proposta mirante ad aumentare il costo della licenza di caccia per favorire il ripopolamento dei «graziosi selvatici». La missiva, che seguiva la richiesta avanzata da alcuni cacciatori di Como di abolire le reti, veniva pubblicata su “Caccia e tiri”, periodico milanese su caccia con cani, armi e tiro a volo ideato nel 1886 dal marchese Ferdinando Delor de Ferrabouc, tra le maggiori figure della cinofilia nel nostro Paese nonché fondatore l’anno prima del Kennel Club Italiano di cui la rivista era l’organo ufficiale. La proposta di provenienza giuliese si inseriva in un articolato dibattito che coinvolgeva allora le numerosissime associazioni venatorie in vista del loro secondo congresso nazionale che si sarebbe tenuto a Genova nell’ottobre di quell’anno. Chi erano i firmatari della proposta partita da Giulianova? Si trattava di appassionati tiratori per gran parte espressione delle classi agiate. Lo erano certamente i Trifoni: Serafino, ricco bachicoltore vincitore nel 1888 della medaglia d’oro a Teramo per l’allevamento bovino e insignito all’Aquila della menzione d’onore per cereali e formaggio. Suo nipote Giustino, nonché Domenico, prozio di Serafino, dovizioso proprietario terriero e nel 1881 sindaco facente funzioni di Giulianova con il figlio di questi Bonaventura. Serafino e Domenico Trifoni, va aggiunto, nelle gare di tiro al piccione organizzate a Giulianova nel novembre 1888 si erano piazzati rispettivamente al 2° e al 3 °posto. Noti erano anche Nicola De Dominicis, segretario comunale di Tortoreto e figlio di Livio, già decurione borbonico a Giulianova, nonché i teramani Leopoldo Paris, ispettore di Dogana a Giulianova, e Gaetano Pirocchi, tra i fondatori della banca mutua popolare e più volte assessore nel capoluogo aprutino. C’erano poi Apollo Caravelli, assessore comunale, Cesare e Giulio Di Michele, Ferdinando Falini, Giovanni Brodolini, Divinangelo Zanni, Giuseppe Pedicone e Francesco Rossi. Un gruppo di appassionati chi più chi meno in rapporto con la Società di tiro nazionale e il Club provinciale cacciatori di Teramo: la prima nata nel 1866 (benché fondata ufficialmente nell’aprile 1890 con presidente Attilio Corti) e il secondo esistente dal marzo 1888 sotto la presidenza di Troiano De Filippis Delfico. Di qui a non molto, nel giugno 1901, a Giulianova sarebbe sorta per volontà di Giulio Federici l’associazione Sport Ciclisti e Cacciatori. Alfonso Trifoni, Giulio Di Michele, Francesco Pedicone e Giovanni Albani come consiglieri; Cesare Marà, Bartolomeo Cichetti e Luigi Crocetti nel ruolo di controllori.
- Storico e Giornalista