Giulianova. La Città nel 1899 attraverso l’Annuario Generale del Regno d’Italia.

Giulianova. Nell’Annuario Generale del Regno d’Italia, Anno XIV del 1899, una guida generale del Regno, edita dalla Bontempelli di Roma, con direzione generale nell’allora Via Milano, 33, alla voce Giulianova abbiamo trovato l’elenco delle attività commerciali, imprenditoriale e professionali della città giuliese che nel 1899 aveva una popolazione di 5.891. Il Sindaco era Francesco Ciafardoni e il Segretario Raffaello Tavani. Per verità storica abbiamo lasciato i nominativi come sono stati stampati all’epoca. Il censimento o la segnalazione di questi nominativi, fu opera del corrispondente di quel periodo, il tipografo Francesco Pedicone, il quale viene citato nell’Annuario come corrispondente del mandamento di Giulianova. Oggi fa sorridere trovare professioni letteralmente sparite o con indicazioni non più in uso. Resta il fatto che Giulianova, già nel 1899, poteva vantare un ruolo determinate sulla costa adriatica e nelle vallate del Tordino e del Vibrata, visto il fiorente commercio in espansione. Sicuramente la fermata della stazione ferroviaria e la posizione geograficamente predominante fece il resto. Le famiglie più in vista di Giulianova erano sicurante quelle che avevano vasti appezzamenti di terreno come: Acquaviva d’Aragona, Cermignani, Ciafardoni, Cichetti, De Vincenzi, Massei, Migliori, Paolini e Trifoni. Speriamo, con questo lungo elenco di nomi, di non annoiarvi ma stimolare il ricordo dei nonni, visto che sono passati 120 anni da quella stampa.

Walter De Berardinis

La pubblicità negli anni ’30 a Giulianova

 

Banca Mandamentale Cooperativo: Presidente Serafino Trifoni; Direttore Pasquale Ventilj; Cassiere Giuseppe Colantoni; capitale 67.400 lire; Banca Mutua Popolare: Presidente Francesco Ciafardoni; Direttore Giacinto Cavalli; Cassiere Giustino Mosca, capitale 89.250 lire

Acque Gassose (Fabbrica): Luigi Paolini.

Agenti d’Assicurazioni: Giovanni De Santis (Reale Grandine) in Via del Sole, poi XVIII Ottobre, oggi Via Gramsci; Properzj Niccola (Fondiaria).

Agenti d’immigrazione: Giuseppe Colantoni.

Albergatori: Federici Giulio, Di Carlo Gaetano e Marcozzi Luigi

Annuario D’Italia: Francesco Pedicone (corrispondente)

Bagni di Mare: Stabilimento Fratelli Orsini

Bestiame (Negozio): Venanzo De Michele e figli

Botanici e Orticoltori: Camillo Bettino De Bartolomei

Bottiglierie (Esercente): Fratelli Capone, Erminio Orsini, Lino Tentarelli

Bozzoli (Negozio): Niccola Properzj e C., Domenico Trifoni, Serafino Trifoni, Giustino Trifoni.

Caffettieri: Domenico Di Nicola e Erminio Orsini.

Calce (Fabbrica): Luigi Crocetti e C., Fratelli De Flaviis e Francesco Ettore e C..

Calzature (Negozio): Francesco Albani, Fratelli Braga, Francesco Castorani, Vincenzo Marà, Giuseppe Montebello e Giuseppe Paolone.

Carboni Minerali (Negozio): Costantini e C..

Cartolai: Donato Pediconi e C. e Francesco Pedicone.

Cereali (Negozio): Giuseppe Campeti, Fratelli Capone, Giulio Cichetti, Giuseppe Meo, Donato Pedicone e C. e Vincenzo Sebastiani.

Coloniali (Negozio): Donato Pedicone e C., Antonio Re e Mariano Scoponi.

Commissionari e Rappresentati: Donato Pedicone e C..

Droghieri: Pasquale De Martiis.

Ebanisti: Gius. Scrivani, Benedetto Scrivani e Giuseppe Pedicone.

Ferro (Negozio): Flaviano De Angelis, Marcelliano De Angelis, Francesco De Santis e Giovanni Pica.

Gesso (Fabbrica): Francesco Ettorre.

Laterizi (Fabbrica): Crocetti e C. (nuovo sistema), Francesco De Flaviis e Francesco Ettorre.

Legnami (Negozio): Crocetti e C., Jaconi e C. (Giulianova spiaggia), Fratelli Jaconi e Antonio Pedicone e C.

Letti in Ferro (Fabbrica): Luigi Crocetti di Pietropaolo e Marcelliano De Angelis.

Librai: Francesco Pedicone.

Liquori (Fabbrica): Pasquale De Martiis, Erminio Orsini e Luigi Paolini.

Macchine Agrarie (Negozio): Serafino Morganti (in seguito si trasferirà a San Benedetto del Tronto).

Meccanici: Fratelli Buoni e Domenico Canzari (macchine agricole).

Molini (Esercenti): Giulio Cichetti, Gaetano Nori e Generoso Vergili.

Molini a cilindro (Esercenti): Giulio Cichetti.

Orefici: Florindo Cermignani, Giuseppe Del Zoppo e Fratelli Migliori.

Orologiai: Ugo Amici e Fratelli Migliori.

Organetti (Fabbrica): Francesco Janni e Fratelli.

Panettieri: Giustino Tentarelli, Flaviano Palestini e Paolo Tentarelli.

Paste Alimentari (Fabbrica): Fratelli Cermignani, Giulio Cichetti e Domenico Testoni

Pellami (Negozio): Nicola Corini, Vincenzo Corini, Salvatore Ercolani e Giuseppe Montebello.

Pesi e Misure (Fabbrica): Flaviano De Angelis, Marcelliano De Angelis e Giulio Montebello.

Piastrelle e Cemento (Fabbrica): Società Abruzzese per la fabbrica delle mattonelle e lavori in cemento. Amministratore Duca di Casalaspro, direttore A. Colantoni.

Pirotecnici: Raffaele Tribuiani.

Pizzicagnoli ( venditore al minuto di salumi e formaggi e generi alimentari, n.d.r.): Assunta Campeti, C. De Michele e C. Fratelli, Teresa Matteucci, Cesare Ricci, Carlo Santalucia e Giovanni Testoni.

Privativa Rivendita (monopolio legale riservato allo stato): Alfredo De Ascentiis, Giovanni Jaconi, Filomena Monaldi.

Prodotti Chimici (Fabbrica): Pasquale De Martiis.

Ramai: Natale Addari e Luigi Mazzitti.

Saponi (Fabbrica): Pasquale De Martiis

Sarte: Sorelle Giovannina e Graziella Corvini

Sarti (Negozio): Luigi Del Nunzio, Andrea Ettorre e Domenico Solipaca.

Segherie (Esercente): Giulio Cichetti.

Sellai: Giov. Barlafante, Errico Allulli.

Spedizionieri: Flaviano Bucci e Domenico Corvini.

Tessuti (Negozio): Giuseppe Morricone, Antonio Re, Francesco Ridolfi e Andrea Rota.

Tipografi: Tipografia del Commercio di Francesco Pedicone.

Uova: Pietro Campogrande e C., Fratelli Teodori

Velocipiedi (Fabbrica): Antonio De Angelis.

Vino (Produttori): Andrea Acquaviva d’Aragona, Giovanni Cermignani, Emidio Ciafardoni, Francesco Ciafardoni, Giulio Cichetti, Giuseppe De Vincenzi, Marino Massei, Fratelli Migliori, Leopoldo Paolini, Domenico Trifoni e Serafino Trifoni.

I PROFESSIONISTI

Farmacisti: Errico Bindi, Giovanni D’Alessandro, Pasquale De Martiis, Cesare Tentarelli

Medici Chirurghi: Ernesto Bindi, Nicola De Annibalis, Arcangelo Parere, Tommaso Roscioli

Notai: Francesco Contaldi

Veterinari: Tito Orsini.

 

Walter De Berardinis

© giulianovanews.it

Pubblicità Fratelli Ettore nel 1930 a Giulianova

 

 

 

 

 

 

 




Giulianova. L’estate giuliese degli anni ’30

Il 16 e 17 agosto del 1936 a Giulianova, in Piazza Fiume d’Italia (oggi l’odierna Piazza Renato Willermin o/e Vuillermin – pineta tra l’Hotel Cristallo e la Villa del dott. Gasbarrini), tornò l’esibizione del Carro di Tespi. Un teatro mobile a cura dell’Opera Nazionale del Dopolavoro che, con più teatri ambulanti, circolava per tutta la penisola italiana, una sorta di mezzo popolare per veicolare un certo tipo di cultura non accessibile agli strati sociali più bassi. Il Solco, foglio d’ordini della Federazione dei Fasci di Combattimento di Teramo, nel numero dell’8 agosto 1936, darà ampio risalto alla manifestazione con la seguente frase in prima pagina: “Il Carro di Tespi, geniale realizzazione dell’O.N.D., rappresenta il più moderno ed il più originale teatro per le masse”. L’opera meritoria di avvicinare più gente possibile fu dello scenografo e architetto Antonio Valente e dal poliedrico Giovacchino Forzano, avvocato, giornalista e drammaturgo.

(C) Archivio Storico Walter De Berardinis

Già nel 1932 il teatro itinerante arrivò a Giulianova, oggi, grazie al filmato messo in rete proprio dall’Istituto Luce https://www.youtube.com/watch?v=cGSaiHhPCWU , si può ammirare il montaggio del palco nell’agosto del 1932 e gli attori sulla terrazza del Kursaal lido mentre si ristorano. Nel piazzale furono montati 4000 posti a sedere e i prezzi variavano su tre fasce: sedie d’orchestra 12 lire, sedie da platea 8 lire e in tribuna 4 lire, pensate che una copia di un giornale locale dell’epoca si acquistava intorno ai 20/30 centesimi. Considerando l’alto numero di presenze, il partito diede ordine di vendere i biglietti in tutte le sedi dell’O.N.D. della provincia di Teramo. Sostanzialmente le opere scelte furono due: Il Trovatore di Giuseppe Verdi e la Gioconda di Amilcare Ponchielli. La regia fu affidata a Bruno Onofri e Guido Graziosi, quest’ultimo noto artista drammatico; mentre le scenografie erano state copiate dai bozzetti originali dei pittori: Giovanni Grandi, Camillo Parravicini e Mario Pompei.

(C) Archivio Storico Walter De Berardinis

Le corografie vennero curate da Bianca Gallizia, nota ballerina e coreografa milanese, supportata da Mario Pompei. Ad accompagnare e alternare le rappresentazioni c’erano validi maestri di musica come: Carlo Vitali di Altamura; Giuseppe Antonicelli, Edmondo De Vecchi, Romeo Arduini, Alberto Paoletti e Zino; mentre il coro veniva diretto dal Maestro Andrea Morosini.

Walter De Berardinis

© per giulianovanews.it




Giulianova. Quel tragico 7 luglio del 1936

Nel tardo pomeriggio del 7 luglio 1936, l’ispettore di zona del Partito Nazionale Fascista di Giulianova, Antonio Cermignani, ancora scosso da una terribile notizia, scriveva (con lettera espressa) al Segretario provinciale del PNF di Teramo per lamentarsi di una vicenda che aveva visto coinvolto lo stesso giorno l’annegamento di un bambino nel porto di Giulianova. Erano da poco passate le 12,00, una marea di gente tra pescatori, bagnanti e Carabinieri, si erano riversati sui due bracci del porto per cercare di scorgere il corpicino di Giovanni Tormenti secondo lo scrivente (in realtà si trattava di Francesco Medori) annegato pochi minuti prima.

Porto di Giulianova (C) Walter De Berardinis

Proprio Cermignani, sempre nella lettera, accusava il proprio iscritto del posto, F.G., di non aver tenuto una condotta all’altezza della situazione per poterlo salvare. Il corpo fu ritrovato quasi subito, a coordinare le ricerche c’era il Comandante della IX Centuria della MVSN – Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, Rocco De Petrocellis, il quale, con l’aiuto del personale medico del vicino ospedale civile, dopo averlo ripescato ne dovette constatare la morte. Il giorno seguente furono svolti i funerali nel lido della città con una grande partecipazione di popolo. Secondo la ricostruzione fatta all’epoca, attraverso la documentazione conservata nell’Archivio di Stato di Teramo, fu una tragica fatalità la morte del bambino. Lo stesso Cermignani si correggerà nella successiva lettera a Teramo del 13 luglio, quando scriverà che il bambino era in realtà Francesco Medori, ma la posizione intransigente verso di lui per farlo espellere dalla sezione giuliese rimarrà fino alla fine. Secondo il racconto di molti, F.G. imbarcò su un “moscone” due signorine e due bambini lasciati in custodia a quest’ultime; all’altezza dei due moli in costruzione, il bambino scivolò in acqua ed affogò. Il PNF giuliese, visto le pressioni che arrivarono da Teramo, fu costretto ad aprire un’indagine interna per chiarire e sollevare ogni dubbio sullo stesso F.G..

Porto di Giulianova (C) Walter De Berardinis

Il 15 luglio si riunì la segreteria del fascio giuliese alla presenza del Segretario del Fascio, Vincenzo Trifoni e dei membri dell’esecutivo: Rocco De Petrocellis, Renato Morgante, Ivanone Zechini, Duilio Lupi ed Ermanno Bizzarri (quest’ultimo non fu presente per motivi personali). La prima ad essere convocata fu la signorina O.T., la stessa dichiarò che era stata invitata dalla signorina I.S. che, portando con lei una bambina L.C., volevano farsi un giro sul “moscone” condotto dal Gusman. Una volta guadagnato il largo, i quattro si accorsero che un bambino si era attaccato di nascosto alla struttura in legno, era proprio Francesco Medori. Una volta issato a bordo il bambino, inizio a dare segni d’insofferenza nel restare fisso sul proprio posto, tanto che continuava a bagnare i piedi cambiando spesso posizione. In uno dei tanti spostamenti il bambino scivolò in acqua. Il F.G., richiamato dalla grida delle due signorine, si buttò in acqua per salvarlo, ma il bambino si attaccò solo una volta al collo dell’uomo per poi scomparire nel fondo del mare; secondo altri testimoni il bambino stava stringendo al collo l’uomo tanto da soffocarlo. L’uomo non potendo più salvare il bambino, ritorno verso il molo nord, una volta arrivati sulla banchina del porto chiesero aiuto proprio al primo marinaio presente in quel momento, Mario Costantini, il quale attivò subito i soccorsi. Furono sentiti anche la piccola L.C., la signorina I.S. e F.G., anche loro confermarono le dichiarazioni della prima testimone oculare, aggiungendo che la paura e il panico l’avevano fatta da padrona. Nei giorni seguenti, nel bar principale di Giulianova, il Caffè di Cardi Germano, vicino al Duomo di San Flaviano, vide lo stesso F.G. udire cattiverie sul suo conto. Il 17 luglio, con la seduta 231, il direttorio locale prosciolse l’uomo per non aver commesso il fatto, mentre al Cermignani gli rimase l’amaro imbocca per non aver ottenuto l’espulsione dalla sezione del fascio giuliese. Sono passati esattamente 83 anni dai quei tragici fatti.

(C) Walter De Berardinis

(C) www.giulianovanews.it

Si ringrazia per le fonti: Archivio di Stato di Teramo




Giulianova. Per la prima volta nove cugini si ritrovano tutti insieme

É una specie di diaspora con 16 cugini sparsi tra l’Italia, l’Inghilterra e gli Usa; otto diversi cognomi, tutti originari di Giulianova e collegati al “clan” Serafini.

Di questi, nove si sono riuniti a Giulianova a luglio (per la primissima volta), presso il locale balneare Nova Vita Beach. I cugini hanno etá che vanno dai 73 ai 58 anni.

A rappresentare Sandra Misticone, la prima nata (ed ora scomparsa) c’era il figlio Nico Iaconi e a rappresentare la seconda nata, Danusia Ereminowicz (pure scomparsa), vi era il fratello Robert, in rappresentanza anche della sorella Teresa, rimasta in Inghilterra. Gli Ereminowicz sono tutti nati fuori Londra, inoltre dall’Inghilterra erano assenti anche i

cugini, Elena e Guy Chiavetta. A rappresentare Paolo Serafini, residente negli Usa, c’era il fratello Dom, pure residente negli Stati Uniti, mentre per conto di Giovanni Campetti, che era in viaggio, ha partecipato il figlio Vincenzo in rappresentanza anche degli zii, Anna Maria e Gianfranco.

Clan Serafini

Nella foto da s. a d.: Dom Serafini, Roberto Garzarelli, Virginia Mará, Rob Ereminowicz

Nico Iaconi, Luigi Cartone, Franco Cartone, Filippo Mará (assente Vincenzo Campetti, arrivato per la sola cena).

Foto Archivio, una recente presentazione del libro Ero Gracile di Dom Serafini. Nella foto, da s. a d.: Dom Serafini, Walter De Berardinis e Pietro Campanaro




Giulianova. 85 candeline per il collega Benny Manocchia. Auguri maestro

Giulianova. Auguri grande Benny. Non basta un volume di ricordi per descrivere la tua vita avventurosa e piena di sorprese. Come racconti spesso: tanti volumi non è autoconclusivo. Una sfida all’età per ricordare i tanti fatti di una vita, spesso e volentieri si annebbiano. Sei nato in una grande famiglia dove spicca per primo il papà Francesco, scrittore e giornalista di indubbia fama, morto troppo presto per vederti spiccare il volo verso gli Stati Uniti d’America. Voglio ricordare alcuni passaggi della tua prima parte di vita, quella vera, quella della fame e della guerra. In una sorta di neorealismo giuliese che fa della famiglia Manocchia una storia tutta particolare: Pasquale (Lino), Franco, Benito (Benny) ed Omero, quattro figli giuliesi nati sotto sua maestà il Cupolone di San Flaviano, nel cuore del centro storico giuliese. Adesso lascio parlare te, dalle tue memorie un pezzo di storia di Giulianova.

Benny Manocchia da New York
(C) Archivio www.giulianovanews.it

“Intanto non ricordo quando sono nato. Ma qui non sono il solo. Mi raccontò tutto mia madre con descrizioni talvolta dettagliate che esprimevano chiaramente il momento della mia venuta su questa terra. Però quasi sempre finiva affermando che “sarei pronta a farlo di nuovo”. Ma le mamme dicono tutte cosi. Dunque nacqui il 10 maggio 1934. E’ inutile fare conti Walter. Sono vecchio! Ma ancora sulla breccia, come si dice in queste circostanze. Gli anni Trenta-Quaranta a Giulianova passarono molto velocemente per me. Gli altri miei tre fratelli qualche volta giocavano con me, altre volte mi mettevano in un angolo con preghiera da parte dei nostri genitori di stare buoni. E’ duro essere l’ultimo arrivato di quattro figli. Mio padre Francesco (1890-1944 n.d.r.) lasciava ogni sera una caramella sui comodini. In una stanza dormivamo io e Franco, nell’altra Omero e Pasquale (Lino). Spesso facevamo la guerra con i cuscini pieni di piume e quando nostra madre entrava con l’intenzione di porre fine alla battaglia, poverina, rimaneva  semicoperta sotto la pioggia di piume che il nostro cane rincorreva arrabbiatissimo. La guerra vera la sentimmo proprio il 29 febbraio del 1944. Quel giorno c’era il sole e due soldati tedeschi che si aggiravano in pattugliamento con le loro mitragliette, poco dopo sentii il fischio delle bombe che cadevano su Giulianova e poi persi conoscenza (bombardamento del 29 febbraio 1944 degli angloamericani su Giulianova).

Il giornalista Benny a casa dal fratello, il giornalista Franco Manocchia

Mio padre era a un metro da me e Franco cercava di tirarmi fuori dalle macerie, avevo 9 anni compiuti. Sentii come in uno strano dormiveglia mio fratello che urlava: Benito!! Babbo è morto! Sentii anche mio madre che diceva: fai piano Franco, gli rompi il braccino. In quel preciso istante finì il primo capitolo della mia giovane vita. Dall’ospedale di Giulianova (oggi il vecchio ospedale posto alla fine del Viale dello Splendore), ci trasportarono su un camion vecchio e rumoroso a Mosciano Sant’Angelo, dove avevano frettolosamente mutato la scuola elementare in un ospedale d’emergenza. Ci restai fino al 10 maggio, giorno del mio 10° anno di vita. A bordo di una carretta tornai a Giulianova, la mia famiglia era stata sistemata temporaneamente nell’orfanotrofio delle suore, io, Franco, Omero e la mamma. Mio fratello Pasquale (Lino) era stato fatto prigioniero dai tedeschi all’aereoporto di Mostar in Jugoslavia e deportato in un campo di concentramento in Germania. Eravamo impazienti di rivederlo vivo a Giulianova, non sapeva della morte di papà. Era duro, durissimo trovare pane, anche quando annunciavano che c’era in vendita qualcosa in una panetteria, tutti a correre e poi in fila. Spesso mangiando il pane si avvertiva la sensazione di mordere pasta e sabbia. Mettevano polvere di marmo nell’impasto per dare peso alla pagnotta. Le mamme si facevano in quattro per mettere qualcosa sul tavolo della cucina. Franco si muoveva spesso in cerca di patate e verdura. Una volta era vicino al ponte dell’Annunziata e arrivarono i bombardieri. Incredibilmente tornò a casa con una enorme scheggia di bomba ma senza patate. Noi giuliesi aspettavano la fine della guerra e la fine del Fascismo. Tante volte mi sono chiesto perché c’era tanto odio contro i fascisti. Certo anch’io mi sono lamentato, a modo mio: a 6 anni mi avevano costretto ad indossare la divisa del giovane Balilla e poi marciare insieme con altri nel campo sportivo. Tuttavia la mia giovanile ammirazione per chi chiedeva a viva voce la fine della dittatura subì un colpo allorché’ sentii personalmente un tipo alla fine di aprile del 1945 ( che tra l’altro mi dissero era un nostro parente) dire:”il Cavaliere è morto? Bene, uno di meno”.Da quel momento pensai al diavolo la politica. La scuola fu un giochetto per tre anni. La prima elementare con la maestra Liberatore Beccaceci Dora, la seconda con Minervini, la terza con il mitico Maestro Grue. La quarta venne interrotta con le bombe degli angloamericani iniziate già dal 1943 e fino al 1944. Dopo l’ospedale frequentai quarta e quinta dalle suore con le ragazze del paese che in classe che mi chiedevano di mostrare le ferite mentre pretendevano che io descrivessi quel momento… Che comunque non dimenticherò mai.”

Benny Manocchia con Lillian Gordy Carter, mamma del Presidente USA Jimmy Carter

Benny Manocchia e il Senatore Kennedy

Benny Manocchia e Alberto Rusconi

L’ultima fatica editoriale di Benny Manocchia, Cronache Americane




Giulianova. Francesco Paolo Rossi, la Guardia di Città morto a Verona.

il giuliese Francesco Paolo Rossi – Guardia di Città (Agente di Polizia) – morto nella 1° Guerra Mondiale
di WALTER DE BERARDINIS
Nasce alle ore 01:15 del 20 febbraio 1879 a Giulianova, in Via Marina, dal 38enne cantoniere Pasquale (originario di Campobasso) e dalla casalinga Antonia Marini (originaria di Larino). Due giorni dopo sarà il Sindaco Pasquale De Martiis a registrare il nascituro alla presenza dei due testimoni: il 56enne Camillo Falini e il 20enne Felice Saliceti. Il 22 giugno 1899 viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Teramo. Il 26 marzo 1900 viene chiamato alle armi e il 7 aprile giunge al 45° reggimento fanteria – Brigata “Reggio” come “zappatore”. Il 6 gennaio 1901, entra in “esperimento” con il personale di governo degli stabilimenti militari di pena. Il 6 aprile 1901 è Appuntato effettivo come personale di ferma di anni 5. Il 31 gennaio 1904 è nominato Caporale. Il 29 marzo 1905 si congeda nel deposito del reggimento Genova a Teramo. Il 22 maggio 1905 espatria per lavoro a Montreal in Canada. Il 6 maggio 1906 ritorna in patria per entrare nel Corpo delle Guardie di Città – distretto militare di Teramo, alla fine del corso si trasferisce a Roma. Il 9 gennaio 1907 arriva Verona per stabilirsi in Via Santa Maria Rocca Maggiore, al civico 7. Il 15 giugno 1908 entra nella Milizia Mobile. Il 22 ottobre 1910, con l’autorizzazione della Regia Questura di Verona, numero 9955.14 Div. V sez. del Ministero dell’Interno, ottiene il nullaosta per il matrimonio con una ragazza di Verona. Il 12 novembre 1910, a Verona, convola a nozze con Adalgisa Carteri (figlia di Giacinto e Paganini Elvira, nata a Verona il 4 gennaio 1873 e morta a Verona il 31 agosto 1926) trasferendosi con lei in Via Regaste San Zeno, al civico 21 (non avranno figli). Il 29 dicembre 1912 viene gratificato per il lavoro svolto nel corpo della Guardie di Città (alla voce movimenti di personale della rivista del corpo “Astengo”) insieme ad altri. Il 24 maggio 1915, giorno dell’entrata in guerra contro l’Austria-Ungheria, viene dispensato dal richiamo alle armi perché già in servizio con le Guardie di Città. Muore nell’Ospedale da Campo militare 212 a Verona in Via dei Cappuccini Vecchi (oggi Via Adigetto) alle ore 14,45 del 18 ottobre 1918 per malattia (la Spagnola). Sarà il Tenente medico, Camillo Duranti, responsabile della tenuta dei registri dello stato civile del campo, a redigere l’atto di morte di Rossi con la presenza dei testimoni: Attilio Guarnieri, Salvatore Foti e il Tenente Salvatore Avagnina (Maggiore nella 2° G.M.). La notizia ufficiale della sua morte arriverà il 25 febbraio 1919, tramite il Ministero della Guerra.
Si ringrazia per le utili informazioni sul percorso professionale dell’agente giuliese, lo storico e autore, Giulio Quintavalli.

Oltre all’encomio pubblico, già citato sopra, nessuna medaglia gli fu attribuita, nonostante operasse in un territorio in Stato di Guerra. Neanche l’Albo d’Oro e la sua Giulianova lo ricordò. Il 21 aprile 2018, tramite una manifestazione pubblica, in collaborazione con l’amministrazione comunale, abbiamo organizzato un evento culturale per ricordare questa figura dimenticata da tutti, erano presenti: Il Sindaco, Francesco Mastromauro; il direttore dell’Archivio di Stato di Teramo,

Carmela Di Giovannantonio

; il Presidente del Comitato festa della Madonna dello Splendore,

Luigi Martinelli

il Questore di Teramo, Enrico De Simone; lo Storico e Giornalista,

Sandro Galantini

; lo Storico,

Giulio Quintavalli

, autore dell’interessante libro “Da sbirro a investigatore – Polizia e investigazione dall’Italia liberare alla Grande Guerra” – edizioni Aviani & Aviani di

Giovanni Aviani Fulvio

e il Direttore dell’Istituto Investigativo Gamma Investigazioni, Gabriele Barcaroli. Note di merito, per questo “esercizio” del ricordo, sono arrivate dalle Questure di Teramo e Verona, dal Ministero dell’Interno e dai Sindaci di Campobasso e Verona.

Nella speranza di aver ONORATO l’agente giuliese dimenticato da tutti



Giulianova. Scoperta una targa bilingue (italiano-ceco) a Hrušovany u Brna in onore del soldato Jan Kelbl

 

Targa inviata da Giulianova nella Repubblica Ceca per ricordare il legionario cecoslovacco

La cerimonia in occasione della liberazione del paese da parte dell’esercito sovietico

 

Jan Kelbl

Giulianova. La ricerca storica condotta dal Commissario dell’INGORTP della provincia di Teramo, Walter De Berardinis, sulla tragica fine del soldato della Legione Cecoslovacca morto il 13 aprile 1919 a Giulianova (unico soldato della Legione Cecoslovacca del fronte russo morto in Italia), è stata riprodotta e posizionata in una targa bilingue (italiano-ceco) nella città natale di Jan Kelbl, Hrušovany u Brna (paese di circa 3000 anime nella regione della Moravia Meridionale della Repubblica Ceca). La prima parte della targa è stata realizzata a Giulianova grazie al contributo del direttore della Gamma Investigazione di Tortoreto, Gabriele Barcaroli, ed inviata al pronipote del caduto, Radek Novak che vive a Brno. L’evento è stato reso possibile grazie al Sindaco, Miroslav Rožnovský, per celebrare il 74 ° anniversario della liberazione della sua città Hrušovany da parte dell’esercito sovietico, nell’occasione è stata scoperta la targa posizionata tra la stele che ricorda i caduti della 1° e 2° guerra mondiale alla presenza del 96enne, Generale di Brigata Emil Boček, ex pilota ceco in forza alla RAF e alla Fighter Squadron cecoslovacca durante la 2° guerra mondiale. Anche Giulianova, in occasione del centenario della morte di Kelbl (1919-2019), aveva ricordato con una manifestazione pubblica la vicenda del soldato ceco.




Giulianova. Domenica la presentazione dell’annuario storico “La Madonna dello Splendore”.

Domenica 14 aprile, con inizio alle ore 16.30 nella Sala “B. Buozzi”, si
terrà la presentazione dell’annuario “La Madonna dello Splendore”,
quest’anno giunto al 38° numero e la cui copertina è opera di Alessandro
Vitale Allegra.

La Madonna dello Splendore 2019

Coordinati da Cinzia Falini, prenderanno la parola, illustrando i contenuti
dell’annuario, Alessandra Gasparroni, Sergio Di Diodoro, Luigi Girolami,
Sirio Maria Pomante e Sandro Galantini.
Nel corso della manifestazione Marialuisa De Santis presenterà l’opera
pittorica “La Madonna dello Splendore” di Massimo Lagrotteria, vincitrice
del concorso di arte liturgica “Credere la Luce”, che verrà
esposta nel duomo di San Flaviano.




IL CIRCOLO “MIGLIORI” RISTRUTTURA LA PROPRIA SEDE STORICA AL CENTRO DI GIULIANOVA

 

Il Consiglio Direttivo del Circolo Nautico “Vincenzo Migliori” di Giulianova, dopo aver ottenuto in concessione dalla regione Abruzzo l’utilizzo della propria sede storica al centro di Giulianova, dinanzi alla Piazza del Mare, ha deliberato di iniziare le procedure burocratiche e le necessarie opere di ristrutturazione del sito. Sarà un lavoro lungo e complesso in considerazione dello stato in cui versa lo stabile, tuttavia ci sono buone possibilità affinché almeno i giardini siano riadattati prossimamente. Ciò è stato possibile grazie all’opera meritoria del Circolo e di alcuni soci particolarmente interessati al progetto, tra i quali i Tecnici Tonino Marchionni e Quirino Romolo che si stanno adoperando al fine di recepire i prescritti permessi. Il nuovo Direttore di sede è Michele Abbondanza che sta coordinando i lavori insieme agli altri volontari: Enzo Costanzo, Enzo Di Diodoro, Sergio Fano, Giorgio Giovannoni, Claudio Masci, Vittorio Trombin che stanno apportando le proprie capacità intentando una vera e propria gara di disponibilità e solidarietà.

Circolo Nautico Prima sede

Circolo Nautico Prima sede

Il programma prevede di porre quanto prima a disposizione dei soci la parte esterna, medio tempore l’intera struttura, con la possibilità anche per la cittadinanza di organizzare all’interno eventi e conviviali in memoria delle storiche gesta culturali, sportive e nautiche di Giulianova e del donatore Vincenzo Migliori.

Cartolina collezione De Berardinis

Circolo Nautico Giulianova cartolina d’epoca 1942




Giulianova è la città ideale dove vivere. Di Marialaura

 

Ho sempre pensato che il luogo dove sono nata fosse ideale per vivere e crescere e andando avanti mi sono ancor più convinta di quest’idea. Nella gente che incontro per strada mi accorgo che sempre più spesso non sono contenti o soddisfatti della loro condizione,della loro casa e riconosco in loro  la voglia di partire verso l’ignoto dimenticando le proprie origini. Perché,mi chiedo ? Per me questa città racconta non solo della mia vita e persona ma rappresenta la storia del popolo che è nato e vissuto per costruirla.

La pittrice, foto di Walter De Berardinis

Ogni città ha la sua storia che la rende unica e che ancora scorre nelle pieghe del tempo e crepe dei muri, non smette mai di pulsare. Mi piacerebbe convincere quelle persone che credono la mia città un ‘’insulso centro di pescivendoli ignoranti’’ come mi hanno riferito, qualcosa di più di qualche edificio.  Vorrei mostrare come invece proprio da qui siano venute persone importanti,scoperte ,iniziative e oggetti preziosi che portano tutti il nome di ‘’Giulianova’’ sulla carta d’identità, e  ne hanno fatto il luogo ideale dove vivere. Quando mi definiscono come una ‘’ provinciale ignorante’’ povera di una famiglia di marinai, non servirebbe a molto mostrare la mia breve carriera scolastica.

Orsini, foto Walter De Berardinis

Tuttavia basterebbe scrivere ‘’ Giulianova ‘’ su google, mezzo universale, per mostrare a tutti i meriti riconosciuti. Sarà sufficiente fornirvi alcuni nomi per farvi un’idea e convincervi delle nostre doti: dalla musica con Gaetano Braga  all’arte con Crocetti o Pagliacetti fino alla scienza con premi ‘’Nobel’’ e scoperte (bosone di Higgs). Questo per dirvi che non bisogna crescere per forza nei grandi centri per emergere.  Il tuo successo e la tua riuscita personale dipendono dal percorso che fai e ciò in cui credi, soprattutto in te stesso e non puoi farlo se non sai chi sei e da dove vieni. Questa città proprio perche sa bene chi è e crede nella sua storia, che è diventata importante. Non essendo grande, e quindi non soggetta alle attenzioni degli uomini in cerca di potere, armati di schermi ipnotizzatori e monopolizzanti ,è riuscita a mantenere integri i valori e i principi in cui ha sempre creduto e che la caratterizzano. Quegli stessi valori che insegna ai suoi cittadini,educandoli  ai costumi che da sempre hanno reso l’uomo tale. Noi abruzzesi siamo chiamati ‘’ forti e gentili’’ e queste due parole fanno parte del nostro carattere essendovi stati educati.  Forti perche mai nessuna tempesta potrà distruggere il nostro porto,sicuri che il faro continuerà sempre a splendere e gentili perché l’attenzione verso gli altri e quindi la gentilezza e l’amore, possono rendere l’uomo veramente felice. E noi, che nel nostro passato non abbiamo mai avuto nulla da perdere se non la nostra gioia di vivere l’abbiamo capito e custodiamo questa perla nei nostri cuori di conchiglia. Mi sono lasciata andare è vero,ma penso che soltanto visitare questa città o crescervi siano  fonte di felicità,per la semplicità e la letizia che le persone di questo luogo possono trasmettere. E se ciò vi sembra troppo fantastico e irreale, allora potrei elencarvi tanti motivi più pratici che la rendono perfetta. Potrei riferire, a non finire, tutti gli aspetti positivi: il mare, che oltre ad essere luogo dove passare le vacanze,  è anche terapeutico , aiuta la respirazione, e la sabbia dove si cammina è un ottima fisioterapia, oltre al nuoto che si può praticare a piacimento. E ancora la corsa,il ciclismo, lo sport sono possibili grazie alle numerosissime strutture che permettono ciò,sia d’estate che d’inverno. E i servizi sono ottimi grazie ai vari supermercati posti in maniera strategica cosi che chiunque possa raggiungerli, sia a piedi che con il bus o un altro mezzo. E così il cinema(anche se momentaneamente in manutenzione),le sale giochi,le farmacie, l’ ospedale. Tutto si trova a portata di mano ,senza però soffocare l’aspetto naturalistico dai troppi edifici. Numerosi gli alberi e anche i parchi,dove bambini di tutte le età si trovano per giocare insieme. E ancora, se qualcuno si lamenta ci sono scuole accessibili a tutti ,così come altri servizi che non sto ad elencare perché chiunque può consultarli da internet. Ciò ,che rende invece, davvero ideale questa città per vivere è proprio questo: ti fa vivere,non ti soffoca con le mille preoccupazioni della grande città,la folla,la frenesia del tram tram tipico di luoghi importanti: qui è permesso soffermarsi a guardare gli anziani al bar, i bimbi al parco … non ti passano più davanti di corsa , ma li osservi,vedi che anche il loro respiro a volte si può spezzare da una risata o da un pianto e scopri che siamo tutti uniti da un filo prezioso che è la vita. Giulianova prima di essere una città è una comunità,dove condividere emozioni e pensieri e dove vivere assume davvero significato. È questo a renderla ideale.

Marialaura