Giulianova. Grande partecipazione, il 2 giugno , alla cerimonia di scoprimento dell’ epigrafe marmorea che ricorda le vittime civili della Seconda Guerra Mondiale.

Grande partecipazione, il 2 giugno , alla cerimonia di scoprimento dell’ epigrafe marmorea che ricorda le vittime civili della II Guerra Mondiale. Presenti, in piazza Caduti 29 febbraio 1944, le famiglie delle vittime, autorità civili e militari, le associazioni d’ Arma e combattentistiche, i cittadini. Il Sindaco: “Un’ iniziativa esemplare, organizzata in una sorta di “staffetta” della memoria, che unisce le amministrazioni comunali di ieri, di oggi e di domani, e che non conosce divisioni ideologiche e di partito”. Si è svolta ieri alle 18, la cerimonia di scoprimento dell’epigrafe che, collocata sul fronte di nord-ovest di piazza Caduti 29 febbraio 1944, ricorda le vittime civili della Seconda Guerra mondiale. “Monito perché si coltivi il bene prezioso della pace”, è scritto sulla lastra marmorea, prima del lungo elenco dei nomi di uomini, donne e bambini, caduti in un biennio tragico, nella storia d’Italia e di Giulianova. Nel tristissimo bilancio, anche le persone inermi che morirono, uccise dalle bombe cadute proprio alle spalle del municipio nel primo pomeriggio del 29 febbraio 1944. La cerimonia è stata coordinata dal ricercatore storico giuliese Walter De Berardinis, che l’ Amministrazione comunale ringrazia e, con lui, il direttore della Biblioteca e dei Musei Civici Sirio Maria Pomante, che ha curato la realizzazione e il testo dell’epigrafe, e l’ Ufficio Lavori Pubblici del Comune: senza il loro impegno e la loro collaborazione, in forme diverse, questa iniziativa, che rende finalmente onore alle vittime civili, non sarebbe stata possibile. Erano presenti ieri alla cerimonia, il Sindaco Jwan Costantini, il Vice Sindaco Lidia Albani, il Presidente del Consiglio comunale Paolo Vasanella, gli assessori Soccorsa Ciliberti e Paolo Giorgini, l’onorevole Valentina Corneli, il Vice Sindaco di Roseto degli Abruzzi e di Mosciano Sant’Angelo, rispettivamente Angelo Marcone e Mirko Rossi, Luca Di Girolamo, assessore del Comune di Campli; il direttore dell’ Archivio di Stato di Teramo Ottavio Di Stanislao. Ha impartito la benedizione don Ennio Di Bonaventura, parroco dell’ Annunziata e vicario della Forania di Giulianova. Il Sindaco Jwan Costantini ha rinnovato l’impegno perché davvero Giulianova continui ad essere “città che non dimentica”. “Un’ iniziativa esemplare – ha detto – organizzata in una sorta di “staffetta” della memoria, che unisce le amministrazioni comunali di ieri, di oggi e di domani, e che non conosce divisioni ideologiche e di partito”. Il Vice Sindaco Lidia Albani ha anticipato che, proprio in un’ottica che vuol essere educativa e formativa, si darà nei prossimi giorni seguito al Battesimo civico, con la consegna, in municipio, di una copia della Costituzione a tutti i diciottenni giuliesi. La cerimonia si è conclusa con la consegna ufficiale di una medaglia in memoria degli internati dei lager nazisti. Alle famiglie, che già in mattinata avevano ricevuto la medaglia d’ Onore dalle mani del Prefetto di Teramo, è stato donato, dunque, il tributo della Città di Giulianova. Walter De Berardinis, a margine della cerimonia, ringrazia il direttore dell’ Archivio di Stato di Teramo Ottavio Di Stanislao e la curatrice dell’ Annuario Madonna dello Splendore Cinzia Falini per la collaborazione prestata nell’acquisizione dei documenti storici e fotografici. Un dovuto riconoscimento anche a Marcella Vanni, Andrea Palandrani e al compianto Michele Corbo che avviarono, per primi, le ricerche.




Giulianova. Giovanni e James Paranzino di San Francisco ricevuti oggi in municipio dal Sindaco Jwan Costantini. I due cittadini americani in vacanza  a Giulianova per conoscere la città e le proprie origini.

 

Giulianova – Mattinata “a stelle e strisce”, quella di oggi, in municipio. Il Sindaco Jwan Costantini ha ricevuto, attorno alle 11, James e Giovanni Paranzino, arrivati a Giulianova dalla baia di San Francisco per riannodare i fili della memoria e fare luce su un passato familiare che, proprio a Giulianova, affonda le sue radici. Ad essere accolti e salutati, dunque, James Paranzino, regional manager negli States, e suo padre Giovanni, rispettivamente pronipote e nipote, da parte materna,  di Francesco Di Giandomenico e Francesca Maria Concetta Federici, emigrati negli Usa oltre un secolo fa. Gli uffici comunali, dopo essere stati contattati da Paranzino, hanno   affidato storie e persone al ricercatore storico Walter De Berardinis, che ha ricostruito l’intero albero genealogico della famiglia. Oggi, nella stanza del Sindaco, hanno fatto il loro ingresso i due cittadini americani. Con loro, oltre a De Berardinis, anche l’avvocato  Giuseppe Di Giandomenico, il “cugino ritrovato ” di Giovanni, la professoressa Vanessa Ridolfi e la studentessa Eleonora Montini, che hanno fatto da prezioso tramite, non solo linguistico, ma anche nell’ottica di un possibile contatto tra il Liceo “Marie Curie” di Giulianova e un istituto scolastico di San Francisco. Molto contento il Sindaco di ricevere gli ospiti, ed entusiasti, questi ultimi, dell’accoglienza ricevuta. A loro l’ Amministrazione comunale ha donato una pergamena di benvenuto, con l’invito a tornare presto e a stare più a lungo. La visita è poi proseguita negli uffici dell’ Anagrafe comunale, dove i Paranzino hanno sfogliato i registri contenenti gli atti di nascita e di matrimonio. Una scoperta emozionante per tutti leggere nelle antiche annotazioni, scritte in bella grafia, le testimonianze di un passato,  lontano nel tempo,   ma vicino, adesso, negli occhi e nel ricordo




Giulianova. Lutto: scompare Luigi Poltrone, ultimo testimone della morte del padre ucciso dai soldati della Wehrmacht nel giugno 1944

Giulianova. Si sono svolti nel pomeriggio di oggi, nella Chiesa dei Padri Benedettini, i funerali di Luigi Poltrone (90enne), ultimo testimone dell’assassinio di suo padre Flaviano ad opera dei soldati della Wermacht nella ritirata del giugno 1944. Lascia la cognata Vera e i nipoti: Flaviano, Stefania, Alfonso, Paolo, Silvia e Marcelliano. “Ciao zio… – inizia così il toccante ricordo del primo nipote Flaviano – Un’altro pezzo della mia vita se ne va. Ieri ti avevo abbracciato e ti avevo chiesto come stavi e tu come sempre mi hai detto… “va tutto bene”. Non ti ho mai visto arrabbiato, mai una bestemmia, mai una parolaccia, mai una cattiveria… Ora sei in paradiso insieme ai tuoi fratelli, papà (Zaccaria, ndr), zio Domenico e zia Antonina… Già mi manchi – conclude così il nipote – zio ti ho sempre voluto tutto il bene dell’universo”. Il prossimo 12 giugno 2022 doveva assistere alla deposizione della 2° pietra d’inciampo dedicata a suo padre donata dai vincitori del Premio giornalistico “Guido Polidoro” a L’Aquila, per il servizio “Una donna, la guerra, i sentimenti” di Roberta Mancinelli, trasmesso da Rai 3 sulla scorta delle ricerche storiche di Walter De Berardinis, si è aggiudicato la XIX edizione del Premio. La redazione si unisce al lutto della famiglia Poltrone.

redazione de giulianovanews.it

 

Il papà Flaviano Poltrone nasce a Giulianova il 4 luglio 1887, nella casa posta in Via per Mosciano al civico 29, da Domenico (proprietario agricolo) e Teresa Castorani. Il 20 aprile 1907 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 19 ottobre viene chiamato alle armi nel 56° Reggimento Fanteria – Brigata “Marche”. Il 9 settembre 1909 viene congedato nel deposito di Teramo del Reggimento Fanteria Genova e il 30 ottobre ottiene il visto per l’espatrio in America. Il 12 novembre parte da Napoli con la nave Konig Albert ed arriva a New York il 25 novembre. Il 14 agosto 1911 viene dispensato dall’istruzione militare perché all’estero con regolare nulla osta. Il 31 luglio 1915, all’indomani dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, non si presenterà al distretto militare di Teramo e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Finita l’avventura americana, torna in Italia e si sposa il 21 aprile 1924 a Castellalto (TE) con Angeladea Fidanza (6 giugno 1891/23 dicembre 1975). La coppia andrà a vivere sulla strada Nazionale per Teramo al civico 73 (oggi Via Mulino da Capo). Il 12 giugno 1944, alle ore 20,00, durante la ritirata delle forze tedesche sulla dorsale adriatica, un soldato tedesco, nel tentativo di requisire il suo cavallo, estrasse la sua pistola uccidendolo (altre fonti parlano di alcuni fendenti per finirlo) per essersi rifiutato di consegnare o negare di avere un cavallo. Moriva così Flaviano all’età di 57 anni, davanti alla moglie e 4 figli piccoli: Antonietta, Domenico, Luigi e Zaccaria.

La vicenda di Flaviano ucciso a Giulianova da un soldato tedesco, si collega anche alla storia dei suoi fratelli: Gaetano e Luigi Poltrone, morti a distanza di sette giorni sul fronte della Prima Guerra Mondiale. Gaetano Giovanni nasce a Giulianova il 28 ottobre 1885, alle ore 18:30, nella casa posta in Via per Mosciano al civico 20. Si sposa il 27 dicembre 1914 a Tortoreto con Santa Cesira Olga Ripani. Luigi nasce anche lui a Giulianova il 23 dicembre 1890, alle ore 5:40, sempre nella casa posta in Via per Mosciano. I genitori, Domenico e Teresa Castorani, avevano altri figli: Alessandro, Splendora (sposata con Rastelli), Rosa (sposata con Ippoliti) e Flaviano (poi ucciso dai tedeschi nella 2° Guerra Mondiale).  Nel 1912 parte per New York (due anni prima era arrivato Flaviano ) per lavoro, per poi tornare nell’agosto 1914 perché denunciato per diserzione. Gaetano parte per il fronte il 25 febbraio 1916 con l’84° Reggimento Fanteria – Brigata “Venezia” e il 20 giugno transita nel 211° Reggimento Fanteria – Brigata “Pescara”. Partono da Cittadella a Ruttars (Gorizia) per poi partecipare alla 6° battaglia dell’Isonzo, mettendo in serio pericolo il nemico che indietreggia; inseguiti oltre l’Isonzo, combattono su Monte San Gabriele, Colle di Santa Caterina, Col Grande, Monte Sabotino e  Opacchiasella. Parteciperà alla 7° e 8° battaglia dell’Isonzo, occupando Novavilla, Opachiasella, Nova Vas, Hudi Log. Nel 1917, fino alla fine di agosto, la brigata mantiene le posizioni conquistate. Posizionandosi a Drenchia e Trinco (Udine). Il giorno 28 agosto, a quota 774, in località Hoje (Bainsizza), durante l’11 battaglia dell’Isonzo, veniva colpito all’addome da una scarica di proiettili di mitragliatrice austroungarica, uccidendolo sul colpo. Aveva 31 anni, verrà sepolto ad Auzza (oggi Avče, frazione di Canale d’Isonzo – in sloveno Kanal ob Soči,); la comunicazione ufficiale delle morte arriverà a Giulianova il 25 marzo 1920.

Luigi parte per il fronte prima dello scoppio della guerra, il 13 maggio 1915, con il 13° Reggimento Fanteria – Brigata “Pinerolo”; dopo breve malattia, rientra nel 21° Reggimento Fanteria – Brigata “Cremona” il 28 ottobre; dopo un’altra malattia viene destinato, il 9 ottobre 1916, al 210° Reggimento Fanteria – Brigata “Bisagno” e dal 18 novembre al 3° Reggimento Fanteria – Brigata “Piemonte”. Nel mese di giugno 1917, la Brigata, si trasferisce sul Monte Ortigara, nonostante l’impegno e il sacrifico di centinaia di soldati, le posizioni rimangono invariate. Nel mese di agosto vengono spostati sul Carso per iniziare l’11 battaglia dell’Isonzo su Monte San Marco. Il 21 agosto 1917, Luigi Poltrone (Pultrone per l’albo d’oro), della 14° compagnia, viene colpito a morte sul Monte San Marco. Aveva 26 anni, la comunicazione ufficiale arriverà a Giulianova il 13 ottobre 1917. Il suo foglio matricolare, per una svista, verrà aggiornato dal distretto militare di Teramo (oggi conservato dal fondo dell’Archivio di Stato di Teramo) fino al 1924 come se il soldato fosse vivo. I loro nominativi compaiono nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti nella Grande Guerra, sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”, purtroppo con cognomi differenti: Pultrone o Poltrone. 3 le medaglie alla memoria per entrambi: Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con 3 anni di guerra per Luigi (2 per Gaetano): 1915, 1916, 1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918

Walter De Berardinis




Giulianova. Conferimento ufficiale delle campagne di guerra 1943-45 alla memoria del giornalista Lino Manocchia

Pochi giorni fa è arrivato il diploma delle campagne di guerra (alla memoria), su delega della famiglia Manocchia, dell’aviere italo americano Lino Manocchia (nato a Giulianova nel 1921). Era il 2 aprile 1940 quando lascia la sua casa in Via dell’Asilo, 2, nel cuore del centro storico giuliese, per essere arruolato nell’Aeronautica Militare Italiana. Il 28 luglio, forse per l’interessamento del padre Francesco, entra nel Collegio Aeronautico di Forlì. Era nel collegio quando arrivò la notizia della scomparsa del terzogenito del Duce, Bruno Mussolini, morto il 7 agosto nel campo di aviazione di Porta a Piagge di Pisa mentre collaudava un aereo. Successivamente a questa tragedia, il collegio prese il nome “Bruno Mussolini” e all’interno fu collocato il busto realizzato dall’artista Bruno Rambelli. Lino partecipò il 6 ottobre 1941 all’inaugurazione alla presenza dell’allora Capo del Governo, Benito Mussolini. In precedenza, come allievo, alla presenza del Segretario nazionale del P.N.F., Adelchi Serena, aveva partecipato al trigesimo della morte, l’11 settembre, alla Santa Messa nella Cattedrale di Forlì; oltre alla commemorazione nell’aula magna e alla cappella nel cimitero di Predappio. Poi nel 1943 la guerra a Mostar in Jugoslavia (oggi in Bosnia-Erzegovina) e la successiva prigionia nei campi d’internamento della Germania nazista fino alla liberazione nell’estate del 1945. La sua incredibile storia militare e professionale è stata pubblicata nel libro “Frammenti di un Prigioniero” della Artemia Nova Editrice di Mosciano Sant’Angelo diretta da Teresa Orsini e in collaborazione con lo storico Elso Simone Serpentini Un grazie particolare alla famiglia per avermi dato la possibilità di rappresentarli negli organi istituzionali per i conferimenti onorifici Teresa Manocchia e Adriano Manocchia: Diploma di Combattente per la Libertà, Campagne di Guerra e Medaglia d’Onore per gli Internati Militari Italiani in Germania.

Walter De Berardinis




Sport nelle scuole: la Provincia candida tre progetti a Teramo, Sant’Egidio e Giulianova

 

Teramo 3 marzo 2021. La Provincia ha candidato tre progetti al bando “Piano infrastrutture per lo sport nelle scuole” (Fondi Pnrr Ministero Istruzione).

 

Da bando, per la formazione della graduatoria, viene dato punteggio massimo agli istituti che non hanno le palestre; che hanno nelle vicinanze un lotto disponibile con le caratteristiche tecniche e omologate CONI; a strutture che hanno certificato la vulnerabilità sismica.

 

Sulla base dei criteri imposti dal bando (sono molto più numerosi dei citati ma le tre caratteristiche riportate sono fondamentali) la Provincia ha selezionato tre Istituti: il “Primo Levi” di Sant’Egidio dove si prevede una nuova costruzione in area di pertinenza, l’importo richiesto è di 980 mila euro; l’IIS “Di Poppa – Rozzi” di Teramo con la riqualificazione/realizzazione ex novo di aree all’aperto destinate ad attività sportive per un importo di 1.227.696 euro; il “Crocetti-Cerulli” di Giulianova, nuova costruzione in area di pertinenza (che ha già disponibile un progetto di fattibilità e anche questo fa punteggio in graduatoria) in area di pertinenza per 1.779.170 euro.

 

Nel caso del “Di Poppa-Rozzi” è importante una notazione: la scuola teramana ha già una palestra  in un edificio distaccato da quello dove si svolgono le attività didattiche. Ma la struttura non ha la certificazione della vulnerabilità sismica e quindi non può essere candidata con questo bando e quindi si è optato per la richiesta di finanziamenti per la riqualificazione del campo sportivo all’aperto.

 

In questo caso, ed è comprensibile, siamo stati di fronte a criteri molto stringenti, stiamo parlando di fondi straordinari e mirati, ma saremo molto attenti a tutte le occasioni di finanziamento e ai canali ordinari per cogliere tutte le occasioni per riqualificare gli spazi delle attività sportive degli studenti, luoghi di benessere che contribuiscono a creare spirito di squadra” sottolinea il consigliere delegato all’Edilizia scolastica Enio Pavone.

 

Queste importanti azioni, a favore delle nostre scuole provinciali, testimoniano il nostro impegno sul PNRR e la nostra volontà di proseguire nella direzione dello sviluppo e ricostruzione del nostro territorio” commenta Giovanni Luzii, consigliere delegato al PNRR e alle Politiche Comunitarie.




Giulianova, Ottobre 1881: il Consiglio Comunale di Giulianova delibera di chiedere alla Direzione delle Poste l’istituzione di una collettoria

Ottobre 1881. Il Consiglio Comunale di Giulianova delibera di chiedere alla Direzione delle Poste l’istituzione di una collettoria (Ufficio postale di grado inferiore) in prossimità della stazione ferroviaria e di nominare un portalettere per il recapito della corrispondenza.

“… per comodità dei viaggiatori e negozianti che son obbligati di percorrere due chilometri circa per impostare una lettera e della gran moltitudine dei bagnanti che ne’ mesi di luglio, agosto e settembre si trovano nella nostra spiaggia. Assieme alla indispensabilità della collettoria evvi anche l’altra [necessità] di provvedere che le lettere siano dispensate a domicilio, massimamente in un comune il quale in tempo d’estate possiede una borgata popolata nella Marina …”
Ottavio Di Stanislao



Giulianova. Editoria: “Frammenti di un Prigioniero” di Lino Manocchia. Elso Simone Serpentini e Walter De Berardinis curano l’edizione in ricordo del giornalista giuliese detenuto nei lager tedeschi in Germania

Giulianova. Gli scritti del giornalista italo americano Lino Manocchia, pubblicati dalla Artemia Nova Editrice, sono gli appunti inediti scritti dal giornalista giuliese (scomparso nel 2017 negli USA) durante la sua permanenza in un campo degli Internati Militari Italiani (IMI) in Germania.

“Dopo la resa, ci fu una lunga odissea sui vagoni merci. I campi di internamento tedeschi non si potevano definire certamente “umani”, ma meglio della morte erano. Quando ancora oggi mi chiedono perché non scrivo un libro-ricordo di tutte le vicende italiane e americane, rispondo che la storia è quella che è, resta, ma il più delle volte si dimentica.”

Perciò desidero dimenticare anche la Germania ed i suoi lager». Lino Manocchia, giuliese, decano dei giornalisti abruzzesi in America, aveva dato questa risposta per anni, anzi decenni, anche dopo essere diventato un giornalista affermato e scrittore di valore. Incredibile, ma vero: Lino negli anni del suo internamento in un lager tedesco aveva tenuto quasi giorno per giorno un diario, scritto a matita, a volte con segno così debole da risultare quasi illeggibile, e aveva appuntato tutti i drammatici eventi che si erano susseguiti in un’esperienza dolorosa, iniziata all’indomani dell’8 settembre, dopo la resa dell’Italia che aveva fatto diventare nemici gli italiani agli occhi dei soldati tedeschi e accusati di essere “traditori”, alla liberazione all’arrivo degli americani. Quel libriccino, reso smagrito dal gran tempo trascorso per la perdita di non poche pagine e ingiallito in quelle conservate, era rimasto sempre con lui, anche quando era emigrato in America e lo aveva accompagnato fino agli anni di una ancora lucidissima vecchiaia, ma inedito. Era rimasto come un segreto covato gelosamente nel suo cuore e nella sua memoria. Tuttavia quelle pagine riportano alla memoria, rileggendole, giorni memorabili, dal primo giorno di una prigionia insopportabile fino all’ultimo. Le frasi e gli appunti del libriccino, vergate con una povera matita, contenevano riflessioni, pensieri, idee di un naufrago che il destino aveva reso tale, forzandolo a chiedersi ogni giorno quale sorte fosse toccata ai suoi famigliari. Le vicissitudini raccontate nel libriccino non andavano più nascoste. Così Lino anche per un personale rapporto di stima e di affetto con Maria Teresa Orsini, direttrice di Artemia Nova Editrice, glielo spedì da oltre Oceano, da Cambridge in USA, pregandola di curare un’edizione a stampa, insomma di farlo diventare un libro. Lo spedì che stava per compiere 95 anni. Per la casa editrice questo manoscritto era una reliquia, e poi lo affidò per la cura di stampa a due professionisti del settore della ricerca storica sul campo: Elso Simone Serpentini e Walter De Berardinis. Lino fece in tempo solo a vedere e ad apprezzare le prime bozze di questa sua rara e preziosa testimonianza sui lager tedeschi, poco prima di spegnersi, nel marzo 2017, pochi giorni dopo aver compiuto, il 20 febbraio, 96 anni. La sua morte aveva determinato un fermo del progetto editoriale della pubblicazione del suo “Frammenti di un prigioniero”, ma finalmente Artemia Nova Editrice ne annuncia la pubblicazione! A Lino Manocchia, già premiato alla carriera dall’Ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, è stata istruita la pratica per la concessione di una medaglia d’onore alla memoria essendo stato deportato ed internato in un lager nazista e destinato al lavoro coatto per l’economia di guerra nell’ultimo conflitto mondiale. In appendice al libro, grazie alla ricerca storica di Walter De Berardinis negli archivi tedeschi, polacchi e italiani, sono stati pubblicati tutti i nomi dei soldati giuliesi morti e sopravvissuti ai lager di Hitler: 26 morti e 37 tornati vivi.




Cose italiane: un misterioso “albero delle streghe” a Giulianova. Di Dom Serafini

Franco Nazionale

Nel centro di Giulianova, c’é un albero sul lato ovest del marciapiede di via Trieste, che sembra bruciacchiato, in mezzo a tanti alberi verdi. Alcuni residenti lo chiamano “l’albero delle streghe”, altri “l’albero di halloween”, come visibile nella foto.

Resta il fatto che a volte all’alba l’albero diventi un ritrovo per le cornacchie nere dal rumoroso e stridente gracchiare (uccello noto appunto nelle leggende popolari come il “messaggero delle streghe”), prima di partire alla ricerca di cibo.

            L’albero é morto da oltre due anni e poco dopo ha assunto un aspetto funesto: tutto nero con il tronco sbucciato e annerito. Nessuno nel vicinato sa come si sia ridotto in quello stato, ma non é possibile per adesso rimuoverlo perché, a detta di un residente, é “sotto inchiesta dal Comune”, forse appunto per verificarne il motivo della morte. Resta comunque il fatto che l’albero rappresenta un pericolo per i passanti.

            Per rimuovere qualsiasi albero serve sempre l’autorizzazione del Comune; per abbattere un albero in uno spazio privato a Giulianova (tutto a spese del privato) é necessario un permesso rilasciato dal Comune dopo una perizia eseguita da un tecnico agronomo la cui parcella puó variare dai 150 ai 350 euro. Per approvare la motivazione per la rimozione (che di solito riguarda alberi pericolanti) il Comune impiega fino a 30 giorni, dopodiché viene dato il via libero ad un’impresa che si occupa dell’abbattimento, con costi che arrivano oltre i 700 euro.

            Per gli alberi situati in luoghi pubblici, pericolanti o che presentano un pericolo per il pubblico, le spese di rimozione sono a carico del Comune, il quale non é celere in questi tipi di interventi, specialmente quando si pensa ci sia di mezzo qualche azione dolosa. Infatti, alcuni residenti pensano che l’albero delle streghe sia stato bruciato da qualcuno, altri pensano che sia stato semplicemente il sole bollente delle estati giuliesi. Non si é sicuri nemmeno su che tipo di pianta si tratti, ma un rappresentante del Comune sospetta che l’albero “sia stato avvelenato” ed é il motivo per cui é sotto inchiesta.

            Dopo che la notizia é finita su “AmericaOggi”, il quotidiano italiano negli Usa, Franco Nazionale, il proprietario della casa davanti “all’albero delle streghe” si é fatto fotografare davanti all’albero con l’articolo ingrandito.




Giulianova. Arts Academy presenta il nuovo libro del professor Elso Simone Serpentini “La morte nel bicchiere” edito da Artemia Nova Editrice. 

Domani, 4 agosto alle 21,00 presso il bar La Cupola, nella splendida cornice di piazza Buozzi a Giulianova alta, l’Arts Academy presenterà il nuovo libro del professor Elso Simone Serpentini “La morte nel bicchiere” edito da Artemia Nova Editrice.

Il libro espone i fatti del processo Montini del 1967 in seguito alla morte per avvelenamento della signora Santa Campanaro, moglie dell’accusato, fatto avvenuto proprio a Giulianova.
Invitiamo chi interessato ad assistere alla presentazione.

Lo spazio all’aperto consentirà il rispetto delle distanze di sicurezza.

Arts Academy Giulianova




Giulianova. Cena sul caliscendi con menu “tutto non comprato”, di Dom Serafini

Nella foto, in senso orario: Luigi Fidani, Alberto Di Giovanni, Dante
Iampieri, Dom Serafini e Carlo Tribuiani

 

I “caliscendi” sono nove e sparsi lungo il chilometro (circa) del Molo Sud del porto di Giulianova. Sono lí dai primi del 900, da quando fu costruito il porto peschereccio: uno dei tre in Abruzzo, oltre a Pescara e Ortona. Nella zona di Ortona, i caliscendi si chiamano “trabocchi”, e sono costruzioni in legno molto grandi che partono dalla riva del mare ed ospitano interi ristoranti.

I “caliscendi” utilizzano lo stesso sistema di pesca dei trabocchi (cioé una rete che si abbassa sul mare), ma sono piccoli casotti ancorati sui massi che costeggiano il molo. Per i “caliscendari” purtroppo la pesca non é piu’ quella di una volta, “il pesce é scomparso dalle nostre reti”, raccontano all’unisono, “oggi ogni tanto si pescano i polipi, che peró si sono mangiati i piú ambiti granchi”.

Il nome ufficiale dei caliscendi, tipicamente giuliese, é una parola ridondante che significa “bilancia”. Attualmente é prevista la costruzione di altri 10, seppur tutti siano ora in pericolo di estinzione per via di alcuni lavori di manutenzione al porto di Giulianova. Una direttiva dell’amministrazione regionale (molto dibattuta, se non addirittura inutile e dannosa) prevede infatti la loro demolizione, invece che predisporre lavori adeguati attorno alle strutture dei caliscendi per poterli preservare.

Da quando il Molo Nord si é ampliato per ospitare piú pescherecci e barche da diporto, con conseguente aumento del traffico mercantile, il Molo Sud é diventato un’ “oasi” per lunghe passeggiate, giri in bicicletta e… cene tra amici nei caliscendi, spesso con un menu a base di prodotti rigorosamente “non comprati”, che é un modo giuliese di dire ” fatto in casa a chilometro zero”. I nostri ospiti ci hanno preparato una cena a base di antipasto di alici, insalata di polipo e patate con contorno di pomodori, e fettuccine all’uovo ai frutti di mare. I vini offerti sono stati prosecco, Trebbiano e Cerasuolo d’Abruzzo. Per dessert tiramisú e crostata di prugne, il tutto servito con amari assortiti, un’ottima crema di limoncello e caffé.

Durante la cena sono passati a salutarci i vicini di caliscendi, Domenico Milone e moglie Francesca Rastelli (di Teramo), la ricercatrice dell’Universitá di Durham, Mikaela Iacobelli, che, assieme al marito Alessio Figalli (matematico Premio Fields a Zurigo) ha salutato il nonno Luigi Fidani, organizzatore della cena, assieme a Carlo Tribuiani, Alberto Di Giovanni e Dante Ianpieri.

 

Nella foto, in senso orario: Luigi Fidani, Alberto Di Giovanni, Dante Ianpieri, questo giornalista, Carlo Tribuiani