APRILE 1817 MISURE DEL COMMISSARIO SANITARIO A GIULIANOVA PER SCONGIURARE L’EPIDEMIA
Giulianova era stata già duramente provata nel corso del 1815 quando era stata percorsa dalle truppe di Murat che nel marzo erano avanzate verso nord e, immediatamente dopo, subita la disfatta, quando erano rientrate nel Regno sempre attraverso il suo territorio. A maggio arrivarono poi truppe tedesche dell’esercito imperiale che si trattennero alcuni mesi. La città era già esausta quando al cosiddetto “anno senza estate” del 1816, che provocò la terribile carestia, seguì un’epidemia di tifo petecchiale. Il Commissario Sanitario giunse a Giulianova nel pieno della pandemia; con le autorità locali concordò alcune misure di profilassi per contrastare il diffondersi dell’epidemia che stava decimando la popolazione. Fu infatti deciso: lo spostamento dell’ospedale e dei malati dall’interno del paese all’ex convento dei celestini soppresso da qualche anno; il trasferimento del carcere dai locali sotto il palazzo ducale giudicati non idonei fin dal 1813; la disinfezione degli ambienti, una maggiore pulizia delle strade; la chiusura delle “fosse carnaie” e l’attenzione nelle sepolture. In particolare, si raccomandava di realizzare fosse profonde in maniera da poter interrare sufficientemente i cadaveri, facendo comunque sempre uso della calce, e di assistere i poveri assicurando almeno un pasto giornaliero. Nel corso del 1817 si registreranno ben 777 morti, circa un quarto degli abitanti. La popolazione del comune nel 1810 era infatti di 2779 abitanti (Archivio di Stato, Atti demaniali Giulia). Per avere una idea della drammaticità del fenomeno basta confrontare il numero dei morti del 1817 con quello degli anni immediatamente precedenti e successivi: 117 nel 1813, 93 nel 1814, 87 nel 1815, 222 nel 1816, 61 nel 1818 e 45 nel 1819.
Giulianova. 1952, L’ANNO DEI DUE VESCOVI
Don Alberto di Pierto (1907-1990) fu uno dei sacerdoti più conosciuti e più stimati della diocesi. Arciprete di Giulianova dal 1945, precedentemente era stato parroco prima a Torricella Sicura e poi a Controguerra. Durante gli anni ’50 e ’60 era considerato di fatto il capo dell’opposizione alle giunte social-comuniste per la sua ferma battaglia culturale contro il comunismo.
Giulianova. La cinta muraria: da struttura difensiva a mura ad tenimen.
D’altronde lo stesso fenomeno era avvenuto anche negli altri borghi fortificati dei dintorni di Giulianova (Mosciano, Montone, Tortoreto, Montepagano), con case appoggiate alle mura e bastioni di proprietà di privati. Va comunque rilevato che il regolamento comunale di polizia urbana del 1823 (Fondo Intendenza borbonica Archivio di Stato di Teramo), tendeva a tutelare l’integrità della cinta muraria proibendo: “… di fare de guasti nelle mura che circondano la città e nelle porte che la chiudono (…)di tenere aperte le porticine dalle quali i proprietari delle case rispettive possono entrare ed uscire dall’abitato nel caso il paese sia chiuso dalle porte e da da mura ma dovranno chiuderle murandole (…) di fare nelle proprie case nuove aperture di finestre o di porte che riguardano una strada pubblica o vero un vico senza precedente permesso …”.
Giulianova. Che cos’è una “scoperta archivistica”?
La tavola è inserita in un progetto redatto da due tecnici giuliesi dell’Ottocento, gli ingegneri Gaetano De Bartolomei e Gaetano De Maulo (che erano anche cognati), contenuto in un fascicolo dal titolo “Accomodo del pomerio esterno del Comune di Giulianova”. Siamo nel 1853, il Decurionato, come opera pubblica al fine principale di impiegare i disoccupati nella stagione invernale, decise di iniziare il riempimento del fossato, “il pomerio esterno” esterno alle mura. L’opera avrebbe consentito l’impiego di molte braccia prive di specializzazione in quanto lavoro consistente nel movimento di terra: “uomini con zappe e pale, donne con panieri”. Si realizzava però un’opera utile dal punto di vista igienico perché nel fossato ” una mala intesa abitudine suole ammonticchiare letami in danno della pubblica salute”. Ma era presente anche un’esigenza di pubblico decoro:”regolarizzare le così dette terraje e convertire così tali siti insalubri in piazze e comode passeggiate”.
25 aprile: il Comune di Giulianova ricorda i giuliesi Poltrone ed Alleva, morti per mano nazista e la Garro, vittima dei bombardamenti degli alleati
Oggi 25 aprile, in occasione dell’Anniversario della liberazione d’Italia,
il Comune di Giulianova ha voluto ricordare, in una commemorazione
simbolica dovuta alle restrizioni dell’emergenza sanitaria, i giuliesi
Flaviano Poltrone, Vincenzo Alleva (nato a Nocella di Campli e in seguito
trasferitosi a Giulianova) uccisi per mano nei nazisti e Maria Teresa
Garro (nata a Mazzarino), il simbolo delle donne morte sotto i
bombardamenti degli alleati.
Alla loro memoria, questa mattina, nel cimitero monumentale di Giulianova,
la vice sindaco Lidia Albani ha deposto dei fiori, ornati con il
tricolore, ai piedi delle loro tombe mentre il ricercatore giuliese Walter
De Berardinis ha portato il saluto istituzionale dei sindaci di Mazzarino
e Campli e dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.
“Oggi, giorno in cui festeggiamo la liberazione d’Italia dall’occupazione
nazista e dal regime fascista, abbiamo voluto ricordare a futura memoria
tutti coloro che hanno combattuto per la conquista della libertà e la
storia di tre giuliesi, vittime degli orrori della Seconda Guerra Mondiale
– dichiara la vice sindaco Albani – tra di loro, per la prima volta,
commemoriamo la figura di Maria Teresa Garro, simbolo delle donne morte
dotto i bombardamenti degli alleati. I nostri più sentiti ringraziamenti
al ricercatore storico Walter De Berardinis che, ancora una volta, ha
messo la sua conoscenza a disposizione della comunità e che lavora
incessantemente affinché non si perda la memoria di questi concittadini.
Ci tengo a ringraziare anche i sindaci di Mazzarino e Campli, Vincenzo
Marino e Federico Agostinelli, per averci inviato una missiva con la quale
hanno espresso amicizia e fratellanza alla nostra città, in ricordo dei
concittadini Alleva e Garro e l’Associazione Nazionale Vittime Civili di
Guerra che, anche in questa occasione, non hanno fatto mancare un
messaggio di cordoglio per il ricordo dei civili giuliesi morti durante le
due guerre mondiali”.
Di seguito le biografie di Flaviano Poltrone, Vincenzo Alleva e Maria
Teresa Garro.
Flaviano Poltrone nasce a Giulianova il 4 luglio 1887, nella casa posta in
Via per Mosciano al civico 29, da Domenico (proprietario agricolo) e
Teresa Castorani. Il 20 aprile 1907 viene giudicato idoneo al servizio di
leva nel distretto militare di Teramo e il 19 ottobre viene chiamato alle
armi nel 56° Reggimento Fanteria – Brigata “Marche”. Il 9 settembre 1909
viene congedato nel deposito di Teramo del Reggimento Fanteria Genova e il
30 ottobre ottiene il visto per l’espatrio in America. Il 12 novembre
parte da Napoli con la nave Konig Albert ed arriva a New York il 25
novembre. Il 14 agosto 1911 viene dispensato dall’istruzione militare
perché all’estero con regolare nulla osta. Il 31 luglio 1915, all’indomani
dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, non si presenterà al distretto
militare di Teramo e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Finita
l’avventura americana, torna in Italia e si sposa il 21 aprile 1924 a
Castellalto (TE) con Angeladea Fidanza (6 giugno 1891/23 dicembre 1975).
La coppia andrà a vivere sulla strada Nazionale per Teramo al civico 73
(oggi Via Mulino da Capo). Il 12 giugno 1944, alle ore 20,00, durante la
ritirata delle forze tedesche sulla dorsale adriatica, un soldato tedesco,
nel tentativo di requisire il suo cavallo, estrasse la sua pistola
uccidendolo (altre fonti parlano di alcuni fendenti per finirlo) per
essersi rifiutato di consegnare o negare di avere un cavallo. Moriva così
Flaviano all’età di 57 anni. Si deve al lavoro degli storici locali, tra
cui il ricercatore storico Walter De Berardinis il ricordo della sua vita
e della tragedia che lo colpì.
Sempre grazie alla ricerca storica di De Berardinis possiamo ricostruire la
vita di Vincenzo Bruno Mario Alleva, figlio di Paolo e Vittoria Iaconi,
nato a Nocella di Campli (TE) il 27 novembre 1914. Si trasferisce a
Giulianova il 10 maggio 1923 e si stabilisce con la famiglia prima in Via
Quarnaro e successivamente in Viale Vittorio Emanuele III (oggi Via Turati
– SS16). Dal 1 aprile 1935 al 31 agosto 1936 farà il servizio di leva nel
9° Reggimento Bersaglieri a Zara. Il 13 maggio 1939 emigra a Roma con la
moglie, Igina Buccella, di Cugnoli di Campli, sposata a Giulianova il 4
settembre 1935 nella Chiesa della Natività di Maria Vergine da Don
Raffaele Baldassarri. Vincenzo, a Roma, è impiegato come operaio per il
Genio militare Marittimo e ritarda la chiamata alle armi. Il 28 agosto
1941 viene richiamato in guerra come pilota di carrarmati con il grado di
Sergente. Dopo i noti fatti dell’8 settembre 1943, Vicenzo rientra a
Giulianova con tutta la famiglia il 28 settembre. Sfollato in località
Convento di Mosciano Sant’Angelo, la mattina del 10 gennaio 1944, con un
carretto, si recherà a Giulianova lido nel tentativo di recuperare alcuni
suppellettili. Nel risalire Via XXIV maggio, nei pressi di una curva a
gomito dove persiste la ex fabbrica di liquori e confetti “Orsini”, Alleva
taglierà o raccoglierà un filo del telefono per legare le masserizie. Un
soldato della Wehrmacht, appostato sul belvedere della città, lo segnalerà
agli altri commilitoni per poi farlo arrestare. Portato dentro il comando
tedesco di Villa Migliori, nella parte alta della città, verrà interrogato
e subito condannato alla fucilazione, nonostante le suppliche del
prigioniero. Alle 16,30 verrà fucilato e sotterrato nei pressi della
stessa villa. Aveva 29 anni. Sarà il Commissario straordinario, Col.
Giovanni Piccinini, implorato dai familiari, a trattare con i tedeschi per
il recupero del corpo che avvenne probabilmente il 12 gennaio, quando alle
or 11,00 si presenterà in Comune per dichiarare la morte di Alleva
l’imprenditore giuliese, Luigi Iaconi, alla presenza di due testimoni. I
funerali, sempre da documenti vergati dall’arciprete Tito Nespeca del
Duomo di San Flaviano, furono fatti il 14 gennaio.
Alla fine della guerra, il 18 luglio 1945, alla memoria gli fu concessa la
Medaglia di Bronzo al Valor Militare.
Maria Teresa Garro nasce a Mazzarino in provincia di Caltanissetta il 29
gennaio 1899, in Via Collegio, da Sebastiano e Luigia Iannelli (trasferiti
ad Ascoli Piceno). Sposata con Leonida Abbondanza, avrà dei figli.
Trasferita a Giulianova, inizierà l’attività d’insegnamento dal 18 maggio
1934 quando prende alloggio in Piazza Roma e successivamente in Via Thaon
De Revel, 5. La sera del 5 novembre 1943, alle ore 20,30, una serie di
bombardieri attaccano, per la prima volta, la parte alta della città. Il
bilancio sarà pesante: 2 morti e 3 feriti. Maria Teresa Garro muore
all’età di 44 anni nei pressi dell’androne di una casa in Via Migliori
(davanti l’attuale palestra dello stadio Rubens Fadini) e Michele
Splendiani, 50enne, abitante in Via Cupa (oggi parcheggio dello stadio).
Il giorno successivo, tra la paura generale di ulteriori bombardamenti,
furono fatti i funerali nel Duomo di Giulianova dall’Arciprete Tito
Nespeca.
Complessivamente i morti civili di Giulianova per bombardamento e
mitragliamento aereo furono 23 (10 donne) e 46 feriti; mentre tra i
militari si contarono 3 italiani (RSI) e 24 soldati della Wermacht. Oggi,
dopo quasi 78 anni, persiste intatta la lapide del loculo con il seguente
epitaffio: “fatale bellico ordigno strappo anzi tempo, Maria Garro in
Abbondanza, all’amore dei figli e del marito”. Per tali motivi il delegato
dell’I.N.G.O.R.T.P., Walter De Berardinis, ha fatto richiesta
all’amministrazione comunale di conservare il loculo e la lapide a futura
memoria come reale testimonianza di quei tragici giorni.
Giulianova. Un particolare invito alla festa della Madonna dello Splendore.
GIULIANOVA. L’ANTICA TORRE DEL SALINELLO RIAPRE AL PUBBLICO. RIQUALIFICATA E ILLUMINATA
Da costruzione di avvistamento a bottega di vino, sarà possibile visitare liberamente la torre
Giulianova, 22 febbraio 2021 – Torna ad essere visibile e visitabile la Torre del Salinello, nota anche come Torre Mazzaufo, grazie a un intervento di riqualificazione realizzato dai proprietari-custodi, Cesare Sodo-Migliori e i fratelli Vincenzo, Francesco e Giovanni Cerulli-Irelli, che hanno deciso di destinare il locale inferiore dell’antico edificio alla “Bottega Migliori”, spazio espositivo e di vendita dell’azienda agricola di famiglia, Tenuta Cerulli Spinozzi di Canzano. Si riaprono così le porte al pubblico dopo tanti anni di chiusura, durante i giorni e gli orari di apertura della bottega, da lunedì al sabato, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, sarà possibile a chiunque, nel rispetto delle regole imposte dall’emergenza sanitaria, visitare liberamente la torre e intrattenersi nel giardino circostante.
“La storia più recente del vino delle nostre colline si interseca con quella più antica della torre, la semplicità e l’imponenza della sua architettura sembra dialogare perfettamente con l’identità del Montepulciano d’Abruzzo. Spero vivamente che la città accolga con curiosità l’opportunità di poter visitare la torre, una delle poche che si sono conservate integre sulla costa e che ognuno di noi avrà scorso almeno una volta percorrendo la statale.” – commenta Enrico Cerulli Irelli, titolare della cantina Cerulli Spinozzi e presidente del Consorzio Colline Teramane Docg.
La torre si trova sul versante ovest della SS 16 nella parte nord di Giulianova ed è una delle quindici torri di avvistamento costruite tra il 1563 e il 1570 lungo la costa adriatica, da Vasto a Martinsicuro, in risposta alle frequenti incursioni saracene particolarmente frequenti a partire dalla metà del XVI secolo. La Torre del Salinello fu presidio militare fino alla seconda metà del ‘700, per poi passare sotto la custodia degli Invalidi ed essere utilizzata dal corpo telegrafico nella seconda metà dell’800. Fu acquistata dalla famiglia Migliori di Giulianova all’inizio del secolo scorso che negli anni ’20 effettuò un primo restauro, aprendo un accesso sul lato est, una seconda importante opera di ristrutturazione è stata realizzata successivamente nel 2003.
CENNI STORICI
La Torre del Salinello fa parte dell’antico sistema di costruzioni fortificate che avevano la principale funzione di avvistare l’eventuale approccio di navigli barbareschi e diffonderne la notizia alle altre torri vicine con segnalazioni luminose di notte e vistose fumate di giorno. L’architettura solida a forma di tronco di piramide quadrangolare dotata di merlature guelfe e di caditoie, serviva anche come contrafforte difensivo in caso di attacco: le torri erano infatti presidiate da guarnigioni di militi al comando di ufficiali spagnoli ed erano dotate di artiglieria. Ogni torre era fornita di un pozzo scavato all’interno, di un magazzino per lo stoccaggio degli alimenti e di un camino, per resistere in caso di attacco. Delle quindici torri originarie solo sei sono oggi ancora integre e poche di esse risultano visitabili. La Torre del Salinello fu presidio militare fino alla seconda metà del ‘700, per poi passare sotto la custodia degli Invalidi ed essere utilizzata dal corpo telegrafico nella seconda metà dell’800.
Il “caso” Margarete Wagner all’Istituto Istruzione Superiore Statale “Algeri Marino” di Casoli (CH)
Per il Giorno della Memoria 2021 si terrà in diretta streaming una videoconferenza dal titolo “Casoli città della Memoria” nata dalla collaborazione del Comune di Casoli con l’Istituto Istruzione Superiore Statale “Algeri Marino” di Casoli e con il Liceo Classico “V. Emanuele II” di Lanciano. La manifestazione sarà coordinata da Giuseppe Lorentini, ideatore e responsabile curatore del Centro di documentazione on line sul campo di concentramento fascista di Casoli www.campocasoli.org e dal prof. Luciano Biondi che si è occupato del progetto sulle pietre d’inciampo, ideate dall’artista Gunter Demnig, a Lanciano, a Castel Frentano ed ora a Casoli.
Nel corso della conferenza sarà presentato, per la prima volta, dall’architetto Giuseppe Fortunato, il progetto dell’opera architettonica monumentale in corso di realizzazione del Memoriale della Piazza della Memoria, già inaugurata lo scorso 27 gennaio 2018.
Tale iniziativa, che ha come obiettivo principale la diffusione della conoscenza storica dell’internamento civile nell’Italia fascista 1940-1943, è il risultato di un progetto avviato secondo lo studio tradizionale delle fonti documentarie dell’archivio storico comunale che ha contribuito non solo all’approfondimento storiografico del fenomeno concentrazionario monarchico-fascista, ma anche alla divulgazione mediatica e social, alla conservazione foto-digitale dei documenti, all’analisi, elaborazione, visualizzazione e trasmissione delle informazioni biografiche necessarie per ricostruire le vite degli internati, fino all’ispirazione progettuale architettonica per la messa in opera di un memoriale monumentale di rilevanza europea.
Sempre nella stessa mattinata il giornalista Walter De Berardinis terrà un intervento dal titolo “La borsa ritrovata: la storia d’amore di Margarete Wagner e Ignaz Hain internato in Abruzzo” che ripercorre la drammatica vicenda della cattolica tedesca Margarete che ha sostenuto e difeso l’ebreo tedesco Ignaz Hain dalle persecuzioni antisemite della Germania nazista e dell’Italia fascista, fino alla sua morte. Hain fu internato nel campo fascista di Civitella del Tronto (TE) e successivamente deportato ad Auschwitz e Mauthausen dove trovò la morte l’8 marzo 1945. La moglie Margarete, rimasta bloccata a Civitella del Tronto a causa della guerra, morirà per malattia all’ospedale di Giulianova il 14 gennaio 1945.
Di seguito il programma dell’evento:
Giorno della Memoria 27 gennaio 2021
Casoli città della memoria
Videoconferenza in diretta streaming sulle pagine Facebook e YouTube
dell’Istituto Istruzione Superiore Statale “Algeri Marino” di Casoli (CH)
ORE 09:00 Saluti istituzionali del vicesindaco di Casoli Domenico De Petra, dell’assessore alla Cultura Dina Colanzi e delle dirigenti scolastiche Costanza Cavaliere (IISS “Algeri Marino”) e Mirella Spinelli (Liceo Classico “V. Emanuele II”)
0re 09:30 Illustrazione del progetto “Il campo di concentramento di Casoli e le pietre di inciampo” a cura delle ragazze e dei ragazzi dell’Istituto Superiore “Algeri Marino” di Casoli e del Liceo Classico “V. Emanuele II” di Lanciano
Coordina: Luciano Biondi
interventi di
Giuseppe Lorentini, Il campo fascista di Casoli dai documenti ai monumenti
Giuseppe Fortunato, Il progetto del memoriale di Piazza della Memoria
Ore 11:30 L’Abruzzo tra internamento e deportazione
Coordina: Giuseppe Lorentini
intervento di
Walter De Berardinis, La borsa ritrovata: la storia d’amore di Margarete Wagner e Ignaz Hain internato in Abruzzo
DIRETTA STREAMING
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La Città di Giulianova ricorda il coraggio di Margarete Wagner con una targa commemorativa
La giovane tedesca, morta a Giulianova nel ‘45, difese il marito ebreo
tedesco dalle persecuzioni antisemite
Questa mattina, nella Sala Buozzi a Giulianova Alta, si è svolta la
cerimonia di scoprimento di una targa commemorativa intitolata all’apolide
Margarete Wagner, in occasione del 76° anniversario della morte, avvenuta
all’ospedale di Giulianova il 14 gennaio 1945.
All’iniziativa, che è stata organizzata nel rispetto delle normative anti
Covid-19, hanno partecipato il Sindaco Jwan Costantini, la Vice Sindaco
Lidia Albani, la Presidente della Commissione Pari Opportunità Marilena
Andreani e il giornalista e ricercatore storico Walter De Berardinis,
autore degli studi sulla Wagner.
La targa commemorativa verrà posizionata all’interno del Cimitero giuliese,
in quel che negli anni, grazie al lavoro di studiosi nel campo, sta
diventando un piccolo Pantheon alla memoria, per tutte le vicende storiche
giuliesi che hanno interessato la Prima e la Seconda Guerra Mondiale.
Sulla targa è riportata la seguente citazione:
“Alla memoria di Margarete Wagner, per aver sostenuto e difeso l’ebreo
tedesco Ignaz Hain fino alla sua morte, dalle persecuzioni antisemite
della Germania nazista e dell’Italia fascista”.
Margarete Wagner, cattolica, era nata a Francoforte sul Meno il 30
luglio 1907 da Heinrich Karl Wagner e Crescentia Petzenhauser, era la
4° figlia di 6 (2 maschi e 4 femmine). Durante l’ascesa di Hitler al
potere si fidanza con un giovane procuratore legale, Ignaz Hain,
ebreo, nato a Ulmach il 29 giugno 1902, da Moses Hain e Pauline
Schuster (anche lui figlio di 6).
Con le leggi razziali, la giovane
coppia, si trasferisce a Milano il 17 marzo 1937, in Via Felice
Casati, 13, quartiere Lazzaretto (zona giardini pubblici Montanelli);
l’8 maggio in Via Padova, 33 a Milano e subito dopo a Corso Buenos
Aires, 18, per l’arrivo definitivo della compagna e fino all’arresto
di lui nell’agosto del 1940.
A settembre, Hain arriverà alla stazione di Giulianova e verrà schedato al
Kursaal insieme ad altri deportati ebrei. In seguito verrà trasferito nel
campo d’internamento di Tossicia (Teramo) e successivamente a
Civitella del Tronto (Teramo), dove verrà raggiunto, in stato di
libertà dalla giovane compagna Margarete (la permanenza a Civitella
era sporadica, in base alle autorizzazioni che rilasciavano la
Questura di Milano e Teramo). Nel maggio 1944, l’uomo, prelevato dai
tedeschi, verrà condotto nel campo di smistamento di Fossoli (Carpi) –
Modena. Il 16 agosto 1944 verrà deportato ad Auschwitz e poi il 25
gennaio 1945 a Mauthausen, dove muore l’8 marzo 1945.
La moglie, rimasta bloccata a Civitella del Tronto per i noti eventi
bellici in
Italia e Germania, morirà per malattia all’ospedale di Giulianova il
14 gennaio 1945. Nel gennaio del 2020, all’interno dell’Archivio
comunale di Giulianova, viene ritrovato il suo atto di morte dal
ricercatore storico Walter De Berardinis.
“Siamo riusciti a ricostruire la storia d’amore di Margarete e Ignaz grazie
allo storico Giuseppe Graziani – dichiara il giornalista e ricercatore
giuliese Walter De Berardinis – autore di un lavoro eccezionale di
documentazione sui campi d’internamento di Civitella e grazie al
ritrovamento di una borsa con tutti i documenti e le foto della coppia. Mi
preme ringraziare anche Guido Scesi, il curatore del Museo “Nina” e
proprietario della borsa. Grazie a loro e alla mia ricerca nell’archivio
comunale di Giulianova, siamo riusciti a ricostruire tutta la storia.
Quando Hain viene arrestato, nell’estate del ‘40, insieme ad altri ebrei
arriverà allo scalo ferroviario di Giulianova, dove due agenti ed un
funzionario di stato lo accoglieranno e lo porteranno al Kursaal, dove
Hain verrà schedato e trasferito nel campo di Civitella e successivamente
a Tossicia. La moglie, Margarete, non si arrende e pur di rivederlo
attraversa mille peripezie per raggiungerlo nel campo di internamento in
Abruzzo. Le leggi fasciste prevedevano che i parenti degli internati
potessero venirli a trovare e trascorrere con loro del tempo. Poter
collocare una targa intitolata alla Wagner all’interno del Cimitero
giuliese, dove già sono custodite le storie di molti, rappresenta
l’ennesima traccia che lasciamo alle future generazioni, sulla
ricostruzione storica ed i personaggi di quel tempo. Ringrazio
infinitamente il Sindaco Costantini, la Vice Albani e la Presidente della
Cpo Andreani per aver accolto con gioia la mia idea ed essersi
appassionati quanto me”.
“Oggi poniamo un nuovo tassello nella diffusione della nostra storia ed un
esempio di educazione civica importante per le future generazioni –
dichiara il Sindaco Jwan Costantini – sottolineando il fatto che anche la
città di Giulianova giocò un ruolo fondamentale nelle vicende della Prima
e Seconda Guerra Mondiale. Come ricorda il ricercatore De Berardinis, in
cui terribili giorni di orrore e deportazione, il nostro scalo ferroviario
ospitò l’arrivo di tantissimi ebrei, slavi e rom, che poi furono destinati
ai campi d’internamento d’Abruzzo. Questa storia va conosciuta,
raccontata, tramandata affinché certi fenomeni storici non si ripetano mai
più nella società moderna. Oggi celebriamo il valore ed il coraggio di una
donna che, per poter star vicino al marito, affrontò grandi prove,
raccontandoci una storia d’amore autentica che vince su tutto. Sulle
differenze, le discriminazioni, le difficoltà. Ringraziamo il concittadino
Walter De Berardinis per l’eccellente lavoro di ricerca storica, che porta
avanti con volontà e passione,e che ci permette oggi di poter commemorare
Margarete Wagner”.
“Grazie alla passione e alla professionalità del ricercatore Walter De
Berardinis aggiungiamo una testimonianza storica importante, in quel che
ormai è diventato il nostro pantheon alla memoria – dichiara la Vice
Sindaco Lidia Albani – ospitato all’interno del nostro Cimitero cittadino,
dove vengono raccontate le nostre storie. Margarete rappresenta un esempio
d’amore, di coraggio e di forza per tutte noi ed omaggiarla con una targa
commemorativa segna un’impronta importante sulla strada dell’uguaglianza,
dell’accoglienza e della lotta contro ogni forma di intolleranza e
razzismo”.
“Margarete Wagner è per noi una pioniera dei diritti di parità – dichiara
la Presidente della Cpo Marilena Andreani – e per noi è stato un onore
concedere il patrocinio della Commissione per poterla ricordare,
tramandare le sue azioni e l’amore grande che lo legava ad Ignaz, Lei
tedesca, lui ebreo, rappresentano per tutti noi una lezione importante da
apprendere e da diffondere per la rimozione di ogni tipo di
discriminazione”.