Giulianova. Liceo Statale “Marie Curie”: Lorenzo Massi si è classificato al primo posto nella selezione regionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica
Lorenzo Massi, studente del Liceo “Marie Curie” di Giulianova coadiuvato dal docente referente del progetto, prof. Giuseppe Bizzarri, si è classificato al primo posto nella selezione regionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica e insieme al secondo classificato, Pierpaolo Camplone, del I.I.S “Volta” di Pescara, rappresenterà l’Abruzzo nella gara nazionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica che svolgerà dal 17 al 19 settembre 2019 a Matera. L’evento assume particolare significato in quanto costituisce occasione per far emergere e valorizzare le “eccellenze” esistenti nella scuola italiana, con positiva ricaduta sull’intero sistema educativo. Inoltre, il Liceo giuliese ha partecipato con due studenti – Alessia Morelli (1B) e Simone Sofia (2B), accompagnati dal prof. Andrea Toscani – alla finale dei Giochi Matematici del Mediterraneo che si è svolta a Palermo. Durante la manifestazione si è tenuto un seminario intitolato “il mondo dietro ai numeri”, per i docenti e i presidi presenti, tenuto da Andrea Caruso professore della sezione AIPM (Accademia Italiana per la Promozione della Matematica) di Catania.
Giulianova. Pasquale Rossi, la Medaglia d’Argento al Valor Militare
Il giuliese ROEL NARCISI Il nuovo Campione Italiano di Pesistica Olimpica 2019
Giulianova. Un ‘altra impresa sul firmamento nazionale per il 18 enne giuliese ROEL NARCISI che si è laureato Campione Italiano 2019 in occasione delle finali Nazionali di pesistica olimpica Juniores, tenutosi 11-12 Maggio presso il centro sportivo olimpico dell’esercito (CSOE) Cecchignola Roma. Lo studente-atleta ROEL NARCISI diplomando al liceo scientifico “Marie Curie “di Giulianova. Atleta azzurro di interesse internazionale con la particolarità di portare da 6 anni l’Abruzzo sempre sui gradini del podio tricolore. L’allievo del grande maestro olimpionico ANSELMO SILVINO della Pesistica Athlas Teramo, in questa occasione sale sul gradino più alto del podio nella rassegna tricolore e bissa la MEDAGLIA D’ORO ottenuta nell’esercizio dello slancio (164 kg), e nel totale 286 kg.
Altre medaglie al terzo classificato PAOLO CARLUCCI classe 2002 altro atleta di rilievo della pesistica teramana.
Giulianova. 85 candeline per il collega Benny Manocchia. Auguri maestro
Giulianova. Auguri grande Benny. Non basta un volume di ricordi per descrivere la tua vita avventurosa e piena di sorprese. Come racconti spesso: tanti volumi non è autoconclusivo. Una sfida all’età per ricordare i tanti fatti di una vita, spesso e volentieri si annebbiano. Sei nato in una grande famiglia dove spicca per primo il papà Francesco, scrittore e giornalista di indubbia fama, morto troppo presto per vederti spiccare il volo verso gli Stati Uniti d’America. Voglio ricordare alcuni passaggi della tua prima parte di vita, quella vera, quella della fame e della guerra. In una sorta di neorealismo giuliese che fa della famiglia Manocchia una storia tutta particolare: Pasquale (Lino), Franco, Benito (Benny) ed Omero, quattro figli giuliesi nati sotto sua maestà il Cupolone di San Flaviano, nel cuore del centro storico giuliese. Adesso lascio parlare te, dalle tue memorie un pezzo di storia di Giulianova.
“Intanto non ricordo quando sono nato. Ma qui non sono il solo. Mi raccontò tutto mia madre con descrizioni talvolta dettagliate che esprimevano chiaramente il momento della mia venuta su questa terra. Però quasi sempre finiva affermando che “sarei pronta a farlo di nuovo”. Ma le mamme dicono tutte cosi. Dunque nacqui il 10 maggio 1934. E’ inutile fare conti Walter. Sono vecchio! Ma ancora sulla breccia, come si dice in queste circostanze. Gli anni Trenta-Quaranta a Giulianova passarono molto velocemente per me. Gli altri miei tre fratelli qualche volta giocavano con me, altre volte mi mettevano in un angolo con preghiera da parte dei nostri genitori di stare buoni. E’ duro essere l’ultimo arrivato di quattro figli. Mio padre Francesco (1890-1944 n.d.r.) lasciava ogni sera una caramella sui comodini. In una stanza dormivamo io e Franco, nell’altra Omero e Pasquale (Lino). Spesso facevamo la guerra con i cuscini pieni di piume e quando nostra madre entrava con l’intenzione di porre fine alla battaglia, poverina, rimaneva semicoperta sotto la pioggia di piume che il nostro cane rincorreva arrabbiatissimo. La guerra vera la sentimmo proprio il 29 febbraio del 1944. Quel giorno c’era il sole e due soldati tedeschi che si aggiravano in pattugliamento con le loro mitragliette, poco dopo sentii il fischio delle bombe che cadevano su Giulianova e poi persi conoscenza (bombardamento del 29 febbraio 1944 degli angloamericani su Giulianova).
Mio padre era a un metro da me e Franco cercava di tirarmi fuori dalle macerie, avevo 9 anni compiuti. Sentii come in uno strano dormiveglia mio fratello che urlava: Benito!! Babbo è morto! Sentii anche mio madre che diceva: fai piano Franco, gli rompi il braccino. In quel preciso istante finì il primo capitolo della mia giovane vita. Dall’ospedale di Giulianova (oggi il vecchio ospedale posto alla fine del Viale dello Splendore), ci trasportarono su un camion vecchio e rumoroso a Mosciano Sant’Angelo, dove avevano frettolosamente mutato la scuola elementare in un ospedale d’emergenza. Ci restai fino al 10 maggio, giorno del mio 10° anno di vita. A bordo di una carretta tornai a Giulianova, la mia famiglia era stata sistemata temporaneamente nell’orfanotrofio delle suore, io, Franco, Omero e la mamma. Mio fratello Pasquale (Lino) era stato fatto prigioniero dai tedeschi all’aereoporto di Mostar in Jugoslavia e deportato in un campo di concentramento in Germania. Eravamo impazienti di rivederlo vivo a Giulianova, non sapeva della morte di papà. Era duro, durissimo trovare pane, anche quando annunciavano che c’era in vendita qualcosa in una panetteria, tutti a correre e poi in fila. Spesso mangiando il pane si avvertiva la sensazione di mordere pasta e sabbia. Mettevano polvere di marmo nell’impasto per dare peso alla pagnotta. Le mamme si facevano in quattro per mettere qualcosa sul tavolo della cucina. Franco si muoveva spesso in cerca di patate e verdura. Una volta era vicino al ponte dell’Annunziata e arrivarono i bombardieri. Incredibilmente tornò a casa con una enorme scheggia di bomba ma senza patate. Noi giuliesi aspettavano la fine della guerra e la fine del Fascismo. Tante volte mi sono chiesto perché c’era tanto odio contro i fascisti. Certo anch’io mi sono lamentato, a modo mio: a 6 anni mi avevano costretto ad indossare la divisa del giovane Balilla e poi marciare insieme con altri nel campo sportivo. Tuttavia la mia giovanile ammirazione per chi chiedeva a viva voce la fine della dittatura subì un colpo allorché’ sentii personalmente un tipo alla fine di aprile del 1945 ( che tra l’altro mi dissero era un nostro parente) dire:”il Cavaliere è morto? Bene, uno di meno”.Da quel momento pensai al diavolo la politica. La scuola fu un giochetto per tre anni. La prima elementare con la maestra Liberatore Beccaceci Dora, la seconda con Minervini, la terza con il mitico Maestro Grue. La quarta venne interrotta con le bombe degli angloamericani iniziate già dal 1943 e fino al 1944. Dopo l’ospedale frequentai quarta e quinta dalle suore con le ragazze del paese che in classe che mi chiedevano di mostrare le ferite mentre pretendevano che io descrivessi quel momento… Che comunque non dimenticherò mai.”
Giulianova. Jan Kelbl, il cecoslovacco morto alla stazione ferroviaria
che vive a Brno. L’evento è stato reso possibile grazie al Sindaco, Miroslav Rožnovský, per celebrare il 74 ° anniversario della liberazione della sua città Hrušovany da parte dell’esercito sovietico e i 100anni dalla scomparsa di Jan Kelbl. La targa, posizionata tra la stele che ricorda i caduti della 1° e il monumento della 2° guerra mondiale, è stata svelata alla presenza del 96enne (oggi 97enne), Generale di Brigata Aerea Emil Boček, ex pilota ceco in forza alla RAF e alla Fighter Squadron cecoslovacca durante la 2° guerra mondiale.
Bellante. Vincenzo James DeBerardinis, cugino carnale di nonno Giovanni.
Vincenzo (James negli USA) De Berardinis (cambierà il cognome in Di Berardino in Italia e DiBerardinis in USA), cugino di 1° grado di mio nonno paterno Giovanni. Nasce in contrada “Collemoro” (in una delle masserie della famiglia Tattoni) di Bellante, il 20 luglio 1881, alle ore 02:00, da Giuseppe (Sant’Omero, 26 aprile 1853, figlio di Giovanni (registrato con il cognome Di Berardino)) e Teresa Cardelli (Corropoli, 1856; figlia di Domenico e Palmarosa Di Diodoro). Sarà registrato all’anagrafe lo stesso giorno da Giandomenico Tacchetti, Assessore facente funzioni per il Sindaco assente, alla presenza dei testimoni: il 38enne Orazio Pedicone e il 37enne Gennaro Pedicone, entrambi agricoltori del posto. Vincenzo era il 1° di 6 figli, gli altri erano: Filippo (Bellante, 7 febbraio 1883. Il 24 agosto 1903, con sentenza del Tribunale civile di Teramo, poi trascritto sull’atto di nascita originale il 21 maggio 1904, cambierà cognome in Di Berardino); Emidio (Bellante, 17 ottobre 1884, anche lui cambierà cognome, muore a Downingtown (USA), 1978); Ferdinando (Bellante, 23 luglio 1888 – grande invalido di guerra (già ricoverato nell’ospedale da campo 222 nel 1917) – morirà il 13 gennaio 1925 a Bellante; il cugino Carlo, stessa classe di nascita, morirà nel settembre 1917 in trentino, anche lui cambierà il cognome); Mariadomenica (Bellante, 18 dicembre 1892, non cambierà il cognome) e Gabriele (Bellante, 9 febbraio 1895, anche lui cambierà il cognome). Il 4 luglio 1904 (già residente con la famiglia a Selva Piana di Mosciano Sant’Angelo, masseria Savini) viene giudicato abile al servizio di leva dal distretto militare di Teramo e il 5 dicembre 1901 viene chiamato alle armi, due giorni dopo viene rinviato a casa per motivi amministrativi con l’obbligo di espletare il servizio di leva di due anni. Il 12 marzo 1902 viene richiamato alle armi e il 22 marzo viene inquadrato nel 7° Reggimento Alpini “Ceva” (con nappina bianca). Il 10 settembre 1903 viene congedato. Il 5 aprile 1907 ottiene il passaporto per l’America e il 26 maggio parte dal porto di Napoli con la “Nord America” (costruita dalla “John Elder & Company” di Glasgow, in Scozia nel 1882, chiamata “Stirling Castle”, battente bandiera inglese per conto della compagnia di navigazione “Thomas Skinner & Company”; l’anno successivo fu acquistata da una compagnia italiana e ribattezzata “Nord America”. Fu demolita in Italia nel 1911), sbarca a New York il 10 giugno. Vincenzo raggiunge l’altro cugino Antonio e Giuseppe, poi in seguito sarà raggiunto anche dal fratello Emidio, nella città di Downingtown. Intanto conosce e sposa Filomena Di Luigi (Campli, 7 maggio 1889 / Valley, 1 agosto 1951; era arrivata a New York il 2 gennaio 1909 con il papà Domenico, la mamma Grazia o Grace Capolli e i fratelli Guido, Antonio e Albina), dalla loro unione nascono 5 figli: Ada (1910 – 8 ottobre 1918, morirà di polmonite); Oscar (Downingtown, 16 luglio 1912 – Downingtown, 24 agosto 1990); Enio o Ennio (Downingtown, 21 febbraio 1914 – Downingtown, 15 aprile 1990), Irma (Downingtown, 23 agosto 1915 – Downingtown, 18 marzo 1992) e Domenico o Domenic (Downingtown, 1919 – Downingtown, 22 novembre 2018); tutti con il cognome DiBerardinis. Intanto in Italia, il 15 giugno 1910, viene trasferito d’ufficio nel 7° Reggimento Alpini. Il 6 febbraio 1913 viene dispensato dal servizio d’istruzione perché all’estero con regolare passaporto e il 31 dicembre 1914 destinato alla Milizia Territoriale. Allo scoppio della 1° Guerra Mondiale viene richiamato alle armi il 23 maggio 1915 e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Il 31 dicembre viene denunciato al Tribunale militare di Ancona e il 24 settembre 1929 arriva l’amnistia dal Tribunale Militare di Bari. Muore all’età di 91 anni a Downingtown nel 1972. Oggi è sepolto, con il nome di James, insieme alla moglie Filomena o Philamena e alla prima figlia Ada (con la data sbagliata, 1908 al posto del 1910) nel “Saint Joseph Cemetery” di Downingtown, contea di Chester, nello Stato della Pennsylvania (USA). #unitiperlapatria Un sentito grazie a
per le foto di Philomena Di Luigi
Giulianova. Donna Concetta Castiglione De Berardinis, la benefattrice del Gualandi
). Ho scoperto la storia di questa donna grazie al biglietto d’invito, per l’inaugurazione dell’Istituto Gualandi, conservato da mio nonno paterno Giovanni, datato 11 settembre 1934.
Le star escono a Milano per il libro “Ero Gracile” di Dom Serafini
Al Bar Basso, storico locale milanese del Negroni sbagliato, per la presentazione del nuovo libro dell’abruzzese Dom Serafini, “Ero Gracile: la rivincita della B12”, sono arrivate star del mondo cinematografico e televisivo, giornalisti, influencer e, naturalmente, gli abruzzesi di Milano.
Per coincidenza il Bar Basso si trova su Viale Abruzzi, un bel viale in una zona centrale di Milano.
L’evento é avvenuto con la partecipazione e l’impegno dell’Associazione Abruzzese e Molisana della Lombardia, in quanto il libro tratta gli anni 60 a Giulianova ed il desiderio dell’autore di trasferirsi sia a New York che a Milano.
A fare il maestro di cerimonie é stato Angelo Dell’Appennino, presidente dell’Associazione Abruzzese e Molisana, che ha ringraziato Maurizio Stocchetto, proprietario del Bar Basso, per aver messo il locale a disposizione degli abruzzesi.
Alla presentazione hanno partecipato anche l’attore comico abruzzese Marcello Macchia (in arte Maccio Capatonda), interprete, tra tanti altri, del film “Italiano Medio”, l’attore pugliese Cristian Stelluti (“Don Matteo”), Luca Confortini, agente di star italiane e di Hollywood, il giornalista americano James Hansen, i giornalisti Enzo Chiarullo ed Emanuele Bruno, ed Elena Trugli dalla Tv svizzera italiana.
Serafini é molto legato al capoluogo lombardo in quanto la cittá ha contribuito al successo della sua rivista “VideoAge” (che ha sede a New York). Il mensile nacque infatti nel 1981 anche con l’appoggio di reti Tv italiane che all’epoca erano concentrate a Milano, come Canale 5 (con Silvio Berlusconi), Rete 4 (con Mario Formenton della Mondadori), Italia 1 (con Edilio Rusconi), e la Fiera di Milano (con Michele Guido Franci).
A Milano il libro, pubblicato da Artemia Nova Editrice di Mosciano Sant’Angelo diretta da Maria Teresa Orsini, é disponibile presso la Libreria di Quartiere di via Piceno 1 (la continuazione di Viale Abruzzi).
Nella foto, da s. a d.: Serafini, Macchia, Dell’Appennino e Stocchetto.
Teramo. Sandro Galantini vince il 39° Festival della Poesia di Radio Amica International.
TERAMO – È Sandro Galantini il vincitore del 39° Festival della Poesia Italiana organizzato da Radio Amica International di Teramo per la sua poesia “Fai bandiera del tuo cuore”.
Lo scorso anno il giornalista e storico giuliese aveva conquistato il Premio Speciale della Giuria e vinto altresì il prestigioso premio “D’Annuntiis” di Corropoli, mentre nel 2017 era egualmente risultato primo nel Festival.
Autore di saggi sulla etnopoetica e sulla storia della Letteratura abruzzese, Galantini, che sin dal 1987 è Socio onorario del Centro di Ricerche Poesia Contemporanea, è stato direttore responsabile del quadrimestrale romano di letteratura “Linfera” ed ha pubblicato nel 2001 il volume di versi “Vite Parallele, vite ortogonali”. Numerosi i premi ed i riconoscimenti ottenuti per la sua produzione poetica e letteraria: dal “Collare Gran Premio” conferitogli dall’associazione Il Quadrato di Milano nel 1988, al Premio nazionale di poesia “La Torre”, al Premio “G. Sgattoni” vinto nel 2009 per un racconto breve.
Per benemerenze culturali e chiara fama, Galantini nel 2013 è stato insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.