Giulianova. Saverio Giuseppe Pasquale Sechini, giornalista e politico

di Walter De Berardinis
Saverio Giuseppe Pasquale Sechini, Zio di mia nonna materna Barbara Cordone. Nasce alle ore 08:46, del 29 maggio 1887, nella casa posta sul colle “Magnone”, in contrada “Cantalupa”, nella frazione di “Grasciano” di Notaresco (TE), da Vincenzo (originario di Giulianova) e Giovanna Vagnozzi (originaria di Notaresco). Aveva due sorelle, Beatrice e Erminia Maria Francesca (la mia Bisnonna materna sposata con Alessandro Cordone di Mosciano) e tre fratelli: Silvio Paolo, Samuele Giulio e Silverio Domenico Concetto (Don Concezio). La madre morì giovanissima e il padre si risposò con Rosaria Faloni trasferendosi a Giulianova. Entrato in seminario a Teramo insieme al fratello Concezio, decide di proseguire gli studi a Roma dove si laurea in Lettere ed in seguito a Macerata in Giurisprudenza. Fin dall’età ginnasiale inizia l’attività di giornalista con “Il Giornale D’Italia”, “l’Azione” di Genova”, “Popolo”, “Il Mattino”. Ma anche con testate regionali: “L’Idea Abruzzese”, “L’Adriatico degli Abruzzi”, “Il Popolo Abruzzese”, “Il Risorgimento D’Abruzzo e Molise”, “L’Araldo Abruzzese” e “La Difesa Del Popolo”. Decano dei giornalisti abruzzesi, dal 1946 al 1959, fu Presidente dell’Associazione pescarese della Stampa. il 12 maggio 1962, dalle mani del Prefetto di Pescara, il Dott. Castelucci, gli fu consegnata la medaglia d’oro per la pluridecennale attività giornalistica, conferitagli dall’Associazione nazionale della stampa. Nel 1912 a Teramo si sposa con Sofia Canzanese, figlia di un disegnatore orafo e una maestra, dall’unione nascono due figlie: Carmen Sylva (Teramo, 16 ottobre 1916) e Soave (Giulianova, 14 novembre 1918). La famiglia rimane a Giulianova fino al 1927, dove alloggerà in un elegante villino sul lungomare della città. A Giulianova insegna nel Regio Istituto Industriale “Raffaello Pagliaccetti” materie letterarie, finché non chiede il trasferimento prima a Chieti nel 1927 e negli anni ’30 a Pescara. Diventa insegnante e Preside al Regio Istituto Tecnico Commerciale “Tito Acerbo” e all’istituto Magistrale di Roseto Degli Abruzzi. Il prof. Sechini, amante della poesia, nell’aprile del 1913 pubblica in una collettanea a Parigi diverse sue opere. Mentre in Italia esce: “Il Trittico dei Fiori”, nel 1915 e 1916; “I Sonetti di Ele”, 1914 e 1924; “Per le belle nozze”, nel 1927. Altra passione vera per il giovane notareschino sarà la politica. Il 20 marzo 1920 a Giulianova, insieme al commerciante di legnami Francesco Iaconi, rappresenteranno il partito Popolare di Sturzo. Nelle elezioni dell’ottobre 1920 vengono entrambi eletti al consiglio comunale con Sindaco il Dott. Giuseppe De Bartolomei. Nel 1924 si candida alle politiche senza essere eletto. Nel 1926, dopo la legge per la soppressione dei partiti, diventa fiduciario mandamentale del Sindacato Fascisti Coloni e Mezzadri. Ma il Sechini, osteggiato dall’ala più dura del partito, decide di trasferissi a Pescara. Durante i bombardamenti del 1943-1944 sulla città adriatica si rifugia a Castellalto. Nel 1945, insieme all’Avv. Giuseppe Spataro, fonda la DC e diventa primo Segretario Provinciale, e nello stesso anno viene cooptato come deputato (uno dei 440) alla Consulta nazionale del Regno d’Italia (25 settembre 1945 – 2 giugno 1946) in quota DC. Terminato l’impegno nazionale, si dedica alla sua città come consigliere di minoranza in quota DC, e dopo la vittoria alle comunali del 1956, Assessore ai Lavori Pubblici fino alla sua morte avvenuta il 25 agosto 1963, all’età di 76anni. Alcune notizie politiche sono state tratte dal mio rapporto epistolare con l’On. Remo Gaspari. #unitiperlapatria



Giulianova. Liceo Statale “Marie Curie”: Lorenzo Massi si è classificato al primo posto nella selezione regionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica

Lorenzo Massi, studente del Liceo “Marie Curie” di Giulianova coadiuvato dal docente referente del progetto, prof. Giuseppe Bizzarri, si è classificato al primo posto nella selezione regionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica e insieme al secondo classificato, Pierpaolo Camplone, del I.I.S “Volta” di Pescara, rappresenterà l’Abruzzo nella gara nazionale delle Olimpiadi Italiane di Informatica che svolgerà dal 17 al 19 settembre 2019 a Matera. L’evento assume particolare significato in quanto costituisce occasione per far emergere e valorizzare le “eccellenze” esistenti nella scuola italiana, con positiva ricaduta sull’intero sistema educativo. Inoltre, il Liceo giuliese ha partecipato con due studenti – Alessia Morelli (1B) e Simone Sofia (2B), accompagnati dal prof. Andrea Toscani – alla finale dei Giochi Matematici del Mediterraneo che si è svolta a Palermo. Durante la manifestazione si è tenuto un seminario intitolato “il mondo dietro ai numeri”, per i docenti e i presidi presenti, tenuto da Andrea Caruso professore della sezione AIPM (Accademia Italiana per la Promozione della Matematica) di Catania.

olimpiadi informatica Massi_e_prof Bizzarri

Palermo, Alessia Morelli e Simone Sofia




Giulianova. Pasquale Rossi, la Medaglia d’Argento al Valor Militare

Pasquale Rossi, la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
di Walter DE BERARDINIS

7 reggimento Alpini

Nasce a Giulianova il 17 maggio 1895, alle ore 16:00, nella casa posta in Via delle Fiere, al civico 3, dal 33enne Enrico e Assunta Olivieri. Dopo tre giorni fu registrato all’anagrafe dall’Assessore, Apollo Caravelli e dai testimoni: il 43enne, Emidio Paolone, e il 50enne, Raffaele Del Nunzio, entrambi proprietari. Il 6 aprile 1914 si sposa con Filomena Tancredi (nata a Giulianova nel 1896, figlia di Pasquale e Annasilvia Ridolfi) alla presenza dell’Assessore, Gaetano Capone Braga e dei due testimoni della coppia: il 44enne, Primo Bravi, elettricista e il 55enne, Giuseppe Di Giuliano, servente. Il 14 dicembre 1914 viene giudicato idoneo al servizio di leva nel distretto militare di Teramo e il 12 gennaio 1915 viene chiamato alle armi. Il 23 gennaio viene inquadrato nel 7° Reggimento Alpini – Battaglione Pieve di Cadore. Il 23 maggio viene trattenuto alle armi per la mobilitazione generale. La Brigata, dislocata nella zona del Cadore, si attesta alle Tre Cime di Lavaredo, Col Quaternà e Monte Piana. Il 24 maggio vengono attaccati dagli austriaci, ma riescono a tenere le posizioni con gravi perdite. Ad agosto i primi importanti successi, vengono conquistati: Zsigmondy Htte, Oberbacher, Toblinger e il rifugio Tre Cime.
Dal 19 al 22 ottobre, con neve e tormenta, operano a quota 2.727 a Forcella del Forame. Il giovane giuliese, il 21 ottobre, viene riportato a valle per la congelazione di 2° grado di entrambi gli arti inferiori mentre assaltava una trincea austriaca sul Monte Cristallino d’Ampezzo. La Brigata, per tutto l’inverno, tiene le posizioni conquistate. Per tutto il 1916 continua a conservare le posizioni con brevi sortite verso il nemico: Forcella Giralba, Cima Undici, passo della Sentinella, per assestarsi sulle Tofane fino alla fine dell’anno.
Il 1917 inizia con la stessa situazione dell’anno precedente. A primavera prende parte alla conquista del Piccolo Lagazuoi, quota 2.668. Il 1 luglio viene nominato Caporale, per poi restare inattivo per istruzioni a valle. Il 17 agosto si avvicinano alla prima linea: selletta Hrad Vrh e i camminamenti del Cukli Vrh, per oltrepassare l’Isonzo. Il 22 agosto, nel vallone Siroka Njiva, mentre assalta una trincea nemica, viene colpito al braccio destro, nonostante tutto, combatte contro un soldato austroungarico conquistando la posizione della mitragliatrice nemica facendo prigionieri. Per tale azione personale, verrà insignito della Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: Rossi Pasquale, da Giulianova (Teramo), Caporale, 7° Reggimento Alpini, numero 253 matricola – Nell’assalire una trincea nemica dava prova di ardimento e slancio. Con un soldato si spingeva all’assalto di una mitragliatrice avversaria e, benché ferito, fugava il nemico e faceva dei prigionieri – Vallone Siroka Njiva, 22 agosto 1917. Il 24 ottobre, guarito dalle ferite, gli vengono concesse 60 giorni di licenza. Rientra al corpo il 15 dicembre. Il 1 giugno 1918 viene inquadrato nel 1° Reggimento di marcia e il 28 ottobre nel 5° Reggimento Alpini. Il 6 giugno torna in prima linea e fino al 29 ottobre, quando, per evidenti problemi di salute, viene congedato nel 7° Reggimento Alpini.
Tornato nella sua Giulianova si stabilisce in Via delle Grazie. All’età di 30anni, per i postumi della guerra, muore alle ore 6:00 dell’8 aprile 1926. Saranno gli amici Alessandro Pica e Giovanni Marconi a comunicare la morte, alla presenza del Sindaco, Amato Alfonso Migliori e i due testimoni: Michele Pediconi e Mario d’Ottavio. Il giorno successivo, l’Arciprete del Duomo di San Flaviano, Tito Nespeca, celebrerà la funzione funebre.
Purtroppo il suo nominativo non compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti della Grande.
4 furono le medaglie destinate a Pasquale Rossi: d’Argento al Valor Militare; Guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta per ogni anno di guerra: 1915, 1916, 1917 e 1918; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918.
Nel 2018, in occasione del centenario, è stato ricordato nel pieghevole storico “La città di Giulianova per non dimenticare



Il giuliese ROEL NARCISI Il nuovo Campione Italiano di Pesistica Olimpica 2019

Giulianova. Un ‘altra impresa sul firmamento nazionale per il 18 enne giuliese ROEL NARCISI che si è laureato Campione Italiano 2019 in occasione delle finali Nazionali di pesistica olimpica Juniores, tenutosi 11-12 Maggio presso il centro sportivo olimpico dell’esercito (CSOE) Cecchignola Roma. Lo studente-atleta ROEL NARCISI diplomando al liceo scientifico “Marie Curie “di Giulianova. Atleta azzurro di interesse internazionale con la particolarità di portare da 6 anni l’Abruzzo sempre sui gradini del podio tricolore. L’allievo del grande maestro olimpionico ANSELMO SILVINO della Pesistica Athlas Teramo, in questa occasione sale sul gradino più alto del podio nella rassegna tricolore e bissa la MEDAGLIA D’ORO ottenuta nell’esercizio dello slancio (164 kg), e nel totale 286 kg.

Altre medaglie al terzo classificato PAOLO CARLUCCI classe 2002 altro atleta di rilievo della pesistica teramana.




Giulianova. 85 candeline per il collega Benny Manocchia. Auguri maestro

Giulianova. Auguri grande Benny. Non basta un volume di ricordi per descrivere la tua vita avventurosa e piena di sorprese. Come racconti spesso: tanti volumi non è autoconclusivo. Una sfida all’età per ricordare i tanti fatti di una vita, spesso e volentieri si annebbiano. Sei nato in una grande famiglia dove spicca per primo il papà Francesco, scrittore e giornalista di indubbia fama, morto troppo presto per vederti spiccare il volo verso gli Stati Uniti d’America. Voglio ricordare alcuni passaggi della tua prima parte di vita, quella vera, quella della fame e della guerra. In una sorta di neorealismo giuliese che fa della famiglia Manocchia una storia tutta particolare: Pasquale (Lino), Franco, Benito (Benny) ed Omero, quattro figli giuliesi nati sotto sua maestà il Cupolone di San Flaviano, nel cuore del centro storico giuliese. Adesso lascio parlare te, dalle tue memorie un pezzo di storia di Giulianova.

Benny Manocchia da New York
(C) Archivio www.giulianovanews.it

“Intanto non ricordo quando sono nato. Ma qui non sono il solo. Mi raccontò tutto mia madre con descrizioni talvolta dettagliate che esprimevano chiaramente il momento della mia venuta su questa terra. Però quasi sempre finiva affermando che “sarei pronta a farlo di nuovo”. Ma le mamme dicono tutte cosi. Dunque nacqui il 10 maggio 1934. E’ inutile fare conti Walter. Sono vecchio! Ma ancora sulla breccia, come si dice in queste circostanze. Gli anni Trenta-Quaranta a Giulianova passarono molto velocemente per me. Gli altri miei tre fratelli qualche volta giocavano con me, altre volte mi mettevano in un angolo con preghiera da parte dei nostri genitori di stare buoni. E’ duro essere l’ultimo arrivato di quattro figli. Mio padre Francesco (1890-1944 n.d.r.) lasciava ogni sera una caramella sui comodini. In una stanza dormivamo io e Franco, nell’altra Omero e Pasquale (Lino). Spesso facevamo la guerra con i cuscini pieni di piume e quando nostra madre entrava con l’intenzione di porre fine alla battaglia, poverina, rimaneva  semicoperta sotto la pioggia di piume che il nostro cane rincorreva arrabbiatissimo. La guerra vera la sentimmo proprio il 29 febbraio del 1944. Quel giorno c’era il sole e due soldati tedeschi che si aggiravano in pattugliamento con le loro mitragliette, poco dopo sentii il fischio delle bombe che cadevano su Giulianova e poi persi conoscenza (bombardamento del 29 febbraio 1944 degli angloamericani su Giulianova).

Il giornalista Benny a casa dal fratello, il giornalista Franco Manocchia

Mio padre era a un metro da me e Franco cercava di tirarmi fuori dalle macerie, avevo 9 anni compiuti. Sentii come in uno strano dormiveglia mio fratello che urlava: Benito!! Babbo è morto! Sentii anche mio madre che diceva: fai piano Franco, gli rompi il braccino. In quel preciso istante finì il primo capitolo della mia giovane vita. Dall’ospedale di Giulianova (oggi il vecchio ospedale posto alla fine del Viale dello Splendore), ci trasportarono su un camion vecchio e rumoroso a Mosciano Sant’Angelo, dove avevano frettolosamente mutato la scuola elementare in un ospedale d’emergenza. Ci restai fino al 10 maggio, giorno del mio 10° anno di vita. A bordo di una carretta tornai a Giulianova, la mia famiglia era stata sistemata temporaneamente nell’orfanotrofio delle suore, io, Franco, Omero e la mamma. Mio fratello Pasquale (Lino) era stato fatto prigioniero dai tedeschi all’aereoporto di Mostar in Jugoslavia e deportato in un campo di concentramento in Germania. Eravamo impazienti di rivederlo vivo a Giulianova, non sapeva della morte di papà. Era duro, durissimo trovare pane, anche quando annunciavano che c’era in vendita qualcosa in una panetteria, tutti a correre e poi in fila. Spesso mangiando il pane si avvertiva la sensazione di mordere pasta e sabbia. Mettevano polvere di marmo nell’impasto per dare peso alla pagnotta. Le mamme si facevano in quattro per mettere qualcosa sul tavolo della cucina. Franco si muoveva spesso in cerca di patate e verdura. Una volta era vicino al ponte dell’Annunziata e arrivarono i bombardieri. Incredibilmente tornò a casa con una enorme scheggia di bomba ma senza patate. Noi giuliesi aspettavano la fine della guerra e la fine del Fascismo. Tante volte mi sono chiesto perché c’era tanto odio contro i fascisti. Certo anch’io mi sono lamentato, a modo mio: a 6 anni mi avevano costretto ad indossare la divisa del giovane Balilla e poi marciare insieme con altri nel campo sportivo. Tuttavia la mia giovanile ammirazione per chi chiedeva a viva voce la fine della dittatura subì un colpo allorché’ sentii personalmente un tipo alla fine di aprile del 1945 ( che tra l’altro mi dissero era un nostro parente) dire:”il Cavaliere è morto? Bene, uno di meno”.Da quel momento pensai al diavolo la politica. La scuola fu un giochetto per tre anni. La prima elementare con la maestra Liberatore Beccaceci Dora, la seconda con Minervini, la terza con il mitico Maestro Grue. La quarta venne interrotta con le bombe degli angloamericani iniziate già dal 1943 e fino al 1944. Dopo l’ospedale frequentai quarta e quinta dalle suore con le ragazze del paese che in classe che mi chiedevano di mostrare le ferite mentre pretendevano che io descrivessi quel momento… Che comunque non dimenticherò mai.”

Benny Manocchia con Lillian Gordy Carter, mamma del Presidente USA Jimmy Carter

Benny Manocchia e il Senatore Kennedy

Benny Manocchia e Alberto Rusconi

L’ultima fatica editoriale di Benny Manocchia, Cronache Americane




Giulianova. Jan Kelbl, il cecoslovacco morto alla stazione ferroviaria

Jan Kelbl, il fuciliere della Legione Cecoslovacca in Russia, morto a Giulianova (l’unico sepolto in Italia).
di Walter DE BERARDINIS
Jan Kelbl nasce a Hrušovany u Brna il 7 maggio 1879, da Josef Kelbl (Hrušovany u Brna 16 marzo 1852) e Alžběta Suchánková (Hrušovany u Brna, 18 novembre 1850) nel Regno di Boemia, città sotto dominio dell’Impero austro-ungarico, di professione postino. Aveva 4 fratelli (Augustin 1877, František 1882-1916, Josef 1881-1881 e Emilia 1884). Nell’età adolescenziale aderisce al gruppo sportivo Sokol (Falco) Successivamente si trasferisce a Židlochovice, sempre nella stessa regione, sposandosi il 16 maggio 1911 con Marie Hytychová (Hrušovany u Brna, 1 novembre 1890), dopo che aveva avuto l’unico figlio, Jan (nato a Hrušovany u Brna nel 1910 e morto a Přibice nel 1976). Il soldato Kelbl, a causa della dichiarazione di guerra dell’Impero Austro-Ungarico al Regno di Serbia il 28 luglio 1914, coercitivamente, viene arruolato nell’esercito dell’Impero il 12 ottobre 1915, nel 99° Reggimento Fanteria con il grado di Caporale nella 4° Divisione Fanteria agli ordini del Generale Stroger Steiner von Steinstatten di stanza a Brno, facente parte della 1° Armata comandata dal Generale Viktor Dankl von Krasnik sul fronte russo. Durante l’offensiva di Brusilov, un vasto fronte che partiva dalle Paludi del Pryp’jat’ nel confine ucraino-bielorusso, passando per la Polonia e fino al territorio austroungarico (Volinia e Galizia), l’Impero russo dello Zar Nicola II diede vita alla più grande offensiva militare dal 4 giugno al 20 settembre 1916, Jan Kelbl, cadde prigioniero insieme agli altri 26.000 austriaci, nei pressi della città di Luc’k (oggi città nordoccidentale dell’Ucraina). Fu l’ultima battaglia vinta dai russi prima della rivoluzione: si registrarono tra morti, feriti e dispersi 1.250.000 uomini al comando del Generale russo Aleksej Alekseevič Brusilov e oltre 779.331 tra tedeschi e austro-ungarici al comando rispettivamente dei generali, Alexander von Linsingen e Franz Conrad von Hötzendorf.
Dopo la cattura, Kelbl ed altri, furono portati con i treni merci fino a Kiev nel campo di prigionia di Darnitsa, per essere suddivisi per nazionalità: slavi e italiani (trentini, friulani, triestini, istriani e giuliani-dalmati) nella parte più europea; tedeschi, austriaci e ungheresi nel Turkestan e Siberia. Internato in un campo di concentramento per solo cecoslovacchi, il 15 luglio 1917 a Lukaševka, provincia di Kiev in Ucraina, entra a far parte della Legione Cecoslovacca in Russia con il grado di fuciliere che conserverà fino alla sua morte. In realtà, la Legione ceca, era già stata formata, visto che durante il conflitto contro i russi, i cechi e gli slovacchi non si sentivano più austroungarici. Fu proprio il 14 agosto del 1914 che lo Zar Nicola II concesse la formazione di una compagnia la Česká družina composta da 720 volontari. Anche in Italia e Francia nacquero altre formazioni identiche operanti sui rispettivi fronti con l’aggiunta di patrioti emigranti giunti da altri paesi, in primis dall’America. Kelbl fu inquadrato alla fine del settembre 1917 nel 5° reggimento fucilieri “Pražský-Tomáš Garrigue Masaryk” della 2° divisione. Dopo i fatti della rivoluzione d’ottobre del 1917, la situazione precipita a sfavore proprio dei cecoslovacchi. Nei messi successivi, la stessa legione si ritrovò in mezzo alla guerra civile tra l’esercito fedele allo Zar (Armata bianca) e i bolscevichi, compreso l’istituzione della Rada Centrale ucraina che voleva staccarsi dalla Russia per allearsi con gli imperi centrali. Con il trattato di Brest-Litovsk del 3 marzo 1918, tra gli imperi centrali e la Russia, viene di fatto riconosciuta la vittoria degli imperi centrali e la fuoriuscita dal primo conflitto mondiale della stessa creando l’indipendenza dell’Ucraina, Bielorussia, Finlandia, Lituania, Estonia, Lettonia e Polonia. I poveri legionari si sentirono come topi intrappola: imperi centrali che lì vedevamo come traditori e i russi come forza militare straniera non gradita. L’unica via di fuga era transitare oltre gli Urali e la Siberia verso l’estremo oriente per arrivare al porto di Vladivostok tramite la linea ferroviaria transiberiana. Nell’estate del 1918, i reggimenti della legione iniziarono lo spostamento delle truppe affrontando molte insidie: i bolscevichi che attaccavano i loro treni armati e l’incontro nelle stazioni ferroviarie con i prigionieri tedeschi e austroungarici che venivano rimpatriati. Intanto, gli alleati, per paura che gli Imperi centrali si rafforzassero sul fronte occidentale con l’arrivo di uomini rimpatriati dal fronte russo, inviarono corpi di spedizione al porto di Vladivostok con l’obiettivo di contrastare i bolscevichi e non far rimpatriare i soldati prigionieri dei russi. La città portuale russa, nell’estate del 1918, diventò un coacervo di civili e militari arrivati da più parti del mondo: Francia, Usa, Canada, Italia e altre forze presenti come prigionieri liberati: polacchi, serbi, romeni e gli irredentisti italiani (friulani, istriani, giuliani-dalmati e trentini). Agli inizi del 1919, durante l’inverno siberiano, la legione nel contrastare i partigiani russi, persero molti uomini per assideramento e in combattimento; si aggiunse anche una certa frustrazione generale perché si stava combattendo una guerra che non gli apparteneva ed erano desiderosi di ritornare nella loro madre patria: la neonata Cecoslovacchia nata il 28 ottobre 1918. E’ probabile che il soldato Jan Kelbl su ferito o si ammalò proprio nell’ultima fase della guerra, infatti, per tutto il 1919 iniziarono i piani di evacuazione di tutte le forze militari: dopo i cecoslovacchi, abbandonarono la Russia anche gli americani, italiani ed infine i giapponesi, quest’ultimi solo nel 1922. Furono 68.000 i legionari evacuati, tra soldati e una minoranza di civili, oltre a 4.000 morti lasciati in Siberia.
Jan Kelbl fu imbarcato sulla nave corazzata Roma (nave da battaglia del 1907) giunto a Napoli, dopo aver navigato tutto l’Oceano Indiano e il Canale di Suez, probabilmente tenuto in quarantena con altri militari. Dal porto campano partì alla volta della sua terra natia con il 13° treno ospedale (non sappiamo se era uno dei 20 della sanità militare o dei 24 della Croce Rossa Italiana in servizio durante la prima guerra mondiale) per risalire la dorsale adriatica e arrivare a casa. Purtroppo tra la notte del 12 e 13 aprile, sempre del 1919, il treno fermò a Giulianova per lasciare il moribondo Jan Kelbl. Oggi, ufficialmente, è l’unico soldato del fronte russo morto in Italia. Alle ore 6:00, presso l’ospedale sito in Viale dello Splendore, ma probabilmente già morto alla stazione di Giulianova, moriva all’età di 39anni. Il giorno seguente veniva sepolto nell’area del cimitero monumentale.
Il 30 settembre 2017, con una cerimonia pubblica, alla presenza delle Ambasciate Ceca e Slovacca, è stata scoperta la targa in suo onore nel cimitero monumentale con il picchetto d’onore della Legione Cecoslovacca.
Il 24 maggio 2018, a Roma, in occasione del 100° anniversario della consegna della bandiera di guerra alla Legione Cecoslovacca, sono stato insignito della Medaglia della Legione per aver scoperto il caduto.
Il 13 aprile 2019, in occasione del 100° della sua morte, a Giulianova abbiamo ricordato Jan Kelbl con i ragazzi del Liceo Scientifico “Marie Curie”.
Sempre il 13 aprile 2019, nella sua città natale, Hrušovany u Brna, è stata scoperta la mia targa bilingue grazie al contributo del direttore della Gamma Investigazione di Tortoreto, Gabriele Barcaroli, ed inviata al pronipote del caduto,

Radek Novak

che vive a Brno. L’evento è stato reso possibile grazie al Sindaco, Miroslav Rožnovský, per celebrare il 74 ° anniversario della liberazione della sua città Hrušovany da parte dell’esercito sovietico e i 100anni dalla scomparsa di Jan Kelbl. La targa, posizionata tra la stele che ricorda i caduti della 1° e il monumento della 2° guerra mondiale, è stata svelata alla presenza del 96enne (oggi 97enne), Generale di Brigata Aerea Emil Boček, ex pilota ceco in forza alla RAF e alla Fighter Squadron cecoslovacca durante la 2° guerra mondiale.

A chiusura di questa mio “lungo” racconto storico, desidero ringraziare Adek Novak di Brno, cittadino della Repubblica Ceca, pronipote di Jan Kelbl, il quale mi ha inviato la foto della lapide-ricordo di Kelbl dove è scritto il nome della nostra città “Giulianovè” e dei caduti della prima guerra mondiale della città Hrušovany u Brna (oggi conta 3.271 abitanti), ecco il testo che ricorda i loro morti: “In terre lontane, nelle tombe senza nome, questi nostri concittadini dormono il loro sogno eterno. Lontano dai loro cari e senza l’ultimo conforto, nei loro occhi c’erano i volti dei loro cari e l’immagine del nostro villaggio. La grande guerra, conosciuta dall’umanità come grondante di sangue, ha spento i loro occhi per sempre. Non aspettiamo il loro ritorno, ma abbiamo visto la loro liberazione. Caro caduto, dormi in quel paese straniero che è diventata la tua casa. Noi compatrioti terremo vivo il tuo ricordo.”



Bellante. Vincenzo James DeBerardinis, cugino carnale di nonno Giovanni.

Vincenzo (James negli USA) De Berardinis (cambierà il cognome in Di Berardino in Italia e DiBerardinis in USA), cugino di 1° grado di mio nonno paterno Giovanni. Nasce in contrada “Collemoro” (in una delle masserie della famiglia Tattoni) di Bellante, il 20 luglio 1881, alle ore 02:00, da Giuseppe (Sant’Omero, 26 aprile 1853, figlio di Giovanni (registrato con il cognome Di Berardino)) e Teresa Cardelli (Corropoli, 1856; figlia di Domenico e Palmarosa Di Diodoro). Sarà registrato all’anagrafe lo stesso giorno da Giandomenico Tacchetti, Assessore facente funzioni per il Sindaco assente, alla presenza dei testimoni: il 38enne Orazio Pedicone e il 37enne Gennaro Pedicone, entrambi agricoltori del posto. Vincenzo era il 1° di 6 figli, gli altri erano: Filippo (Bellante, 7 febbraio 1883. Il 24 agosto 1903, con sentenza del Tribunale civile di Teramo, poi trascritto sull’atto di nascita originale il 21 maggio 1904, cambierà cognome in Di Berardino); Emidio (Bellante, 17 ottobre 1884, anche lui cambierà cognome, muore a Downingtown (USA), 1978); Ferdinando (Bellante, 23 luglio 1888 – grande invalido di guerra (già ricoverato nell’ospedale da campo 222 nel 1917) – morirà il 13 gennaio 1925 a Bellante; il cugino Carlo, stessa classe di nascita, morirà nel settembre 1917 in trentino, anche lui cambierà il cognome); Mariadomenica (Bellante, 18 dicembre 1892, non cambierà il cognome) e Gabriele (Bellante, 9 febbraio 1895, anche lui cambierà il cognome). Il 4 luglio 1904 (già residente con la famiglia a Selva Piana di Mosciano Sant’Angelo, masseria Savini) viene giudicato abile al servizio di leva dal distretto militare di Teramo e il 5 dicembre 1901 viene chiamato alle armi, due giorni dopo viene rinviato a casa per motivi amministrativi con l’obbligo di espletare il servizio di leva di due anni. Il 12 marzo 1902 viene richiamato alle armi e il 22 marzo viene inquadrato nel 7° Reggimento Alpini “Ceva” (con nappina bianca). Il 10 settembre 1903 viene congedato. Il 5 aprile 1907 ottiene il passaporto per l’America e il 26 maggio parte dal porto di Napoli con la “Nord America” (costruita dalla “John Elder & Company” di Glasgow, in Scozia nel 1882, chiamata “Stirling Castle”, battente bandiera inglese per conto della compagnia di navigazione “Thomas Skinner & Company”; l’anno successivo fu acquistata da una compagnia italiana e ribattezzata “Nord America”. Fu demolita in Italia nel 1911), sbarca a New York il 10 giugno. Vincenzo raggiunge l’altro cugino Antonio e Giuseppe, poi in seguito sarà raggiunto anche dal fratello Emidio, nella città di Downingtown. Intanto conosce e sposa Filomena Di Luigi (Campli, 7 maggio 1889 / Valley, 1 agosto 1951; era arrivata a New York il 2 gennaio 1909 con il papà Domenico, la mamma Grazia o Grace Capolli e i fratelli Guido, Antonio e Albina), dalla loro unione nascono 5 figli: Ada (1910 – 8 ottobre 1918, morirà di polmonite); Oscar (Downingtown, 16 luglio 1912 – Downingtown, 24 agosto 1990); Enio o Ennio (Downingtown, 21 febbraio 1914 – Downingtown, 15 aprile 1990), Irma (Downingtown, 23 agosto 1915 – Downingtown, 18 marzo 1992) e Domenico o Domenic (Downingtown, 1919 – Downingtown, 22 novembre 2018); tutti con il cognome DiBerardinis. Intanto in Italia, il 15 giugno 1910, viene trasferito d’ufficio nel 7° Reggimento Alpini. Il 6 febbraio 1913 viene dispensato dal servizio d’istruzione perché all’estero con regolare passaporto e il 31 dicembre 1914 destinato alla Milizia Territoriale. Allo scoppio della 1° Guerra Mondiale viene richiamato alle armi il 23 maggio 1915 e il 6 settembre viene dichiarato disertore. Il 31 dicembre viene denunciato al Tribunale militare di Ancona e il 24 settembre 1929 arriva l’amnistia dal Tribunale Militare di Bari. Muore all’età di 91 anni a Downingtown nel 1972. Oggi è sepolto, con il nome di James, insieme alla moglie Filomena o Philamena e alla prima figlia Ada (con la data sbagliata, 1908 al posto del 1910) nel “Saint Joseph Cemetery” di Downingtown, contea di Chester, nello Stato della Pennsylvania (USA). #unitiperlapatria Un sentito grazie a

Gabriel De Berardinis

per le foto di Philomena Di Luigi




Giulianova. Donna Concetta Castiglione De Berardinis, la benefattrice del Gualandi

di Walter De Berardinis
Donna Concetta Castiglione De Berardinis, moglie del Cav. Pio De Berardinis, benefattrice. Nasce a Penne nel 1841, da Nicola (1807/1906) e Maria Carolina Sorge, entrambi di Penne (avevano altri figli: Alfredo, Ginevra, ). Si sposa il 29 novembre 1871 a Penne, con il giuliese Cav. Pio Domenico De Berardinis (Giulianova, 1834 – figlio di Camillo e Anna Costantini; proprietario, avvocato, consigliere comunale a Notaresco e Vice Pretore mandamentale di Notaresco e Giulianova). La coppia nel 1877 avrà un figlio, Camillo Vincenzo. Purtroppo il 22 maggio 1887 una tragica fatalità colpisce la famiglia: il Cavalier Pio Domenico morirà all’età di 53 anni, lasciando la moglie e l’unico figlio. Donna Concetta, dopo 12 anni dal precedente lutto, perde anche l’unico figlio: Camillo Vincenzo muore per un male incurabile all’età di 22 anni il 15 ottobre 1899 a Giulianova. Il triste evento solleciterà Donna Concetta Castiglione a devolvere in beneficenza i suoi beni. Il 1° maggio del 1914, la settantatreenne marchesa Castiglione-De Berardinis verga di suo pugno il testamento olografo (tuttora conservato nell’Archivio dell’Istituto Gualandi) mediante il quale destinava ogni suo bene al nascente Istituto Gualandi di Giulianova, nominando come esecutore testamentario Padre Vincenzo Occhi, il quale oltre a portare il nome del suo caro figlio, aveva la stessa somiglianza in viso. Tra i beni donati: la Villa De Berardinis, usata per la villeggiatura estiva dei ragazzi e ragazze sordomuti a Giulianova, in attesa della costruzione dell’Istituto; i terreni con annessa casa colonica e un palazzo nel centro della città (ubicato nell’attuale Corso Garibaldi) che, per far fronte all’acquisto di Palazzo Ciotti a Teramo (altra futura sede), sarà venduto il 18 novembre del 1921 al prezzo di 65.000 lire. Memore dei servigi prestati e dell’affetto ricevuto, Donna Concetta riserverà ai suoi domestici una parte dell’immenso patrimonio. Pochi anni dopo, il 25 marzo del 1917, nella sua Villa di Giulianova, la nobildonna di Penne muore all’età di 75 anni consegnando la sua anima generosa a Dio e lasciando un segno indelebile nella storia della città di Giulianova. Ritengo, alla luce di quanto sin qui rilevato, che sarebbe opportuno e giusto che a questa bella figura si dedicasse una targa o una via di Giulianova (la precedente giunta Mastromauro dedicò una via a Madre Orsola Mezzini (1853/1919), speriamo nella nuova giunta giudata dal giovane

Jwan Costantini

). Ho scoperto la storia di questa donna grazie al biglietto d’invito, per l’inaugurazione dell’Istituto Gualandi, conservato da mio nonno paterno Giovanni, datato 11 settembre 1934.

La nascita dell’istituto a Giulianova risale al 21 giugno 1903, quando giungono da Bologna, con lo scopo di realizzare quello che sarà l’attuale Istituto Gualandi (il primo in terra abruzzese): Padre Ferdinando Buoni, Madre Orsola Mezzini, Suor Rosina Agostinelli e la sordomuta Giulietta Giannellini. #unitiperlapatria Per i consigli ricevuti, ringrazio lo storico

Sandro Galantini



Le star escono a Milano per il libro “Ero Gracile” di Dom Serafini

Al Bar Basso, storico locale milanese del Negroni sbagliato, per la presentazione del nuovo libro dell’abruzzese Dom Serafini, “Ero Gracile: la rivincita della B12”, sono arrivate star del mondo cinematografico e televisivo, giornalisti, influencer e, naturalmente, gli abruzzesi di Milano.

 

Per coincidenza il Bar Basso si trova su Viale Abruzzi, un bel viale in una zona centrale di Milano.

L’evento é avvenuto con la partecipazione e l’impegno dell’Associazione Abruzzese e Molisana della Lombardia, in quanto il libro tratta gli anni 60 a Giulianova ed il desiderio dell’autore di trasferirsi sia a New York che a Milano.

A fare il maestro di cerimonie é stato Angelo Dell’Appennino, presidente dell’Associazione Abruzzese e Molisana, che ha ringraziato Maurizio Stocchetto, proprietario del Bar Basso, per aver messo il locale a disposizione degli abruzzesi.

Alla presentazione hanno partecipato anche l’attore comico abruzzese Marcello Macchia (in arte Maccio Capatonda), interprete, tra tanti altri, del film “Italiano Medio”, l’attore pugliese Cristian Stelluti (“Don Matteo”), Luca Confortini, agente di star italiane e di Hollywood, il giornalista americano James Hansen, i giornalisti Enzo Chiarullo ed Emanuele Bruno, ed Elena Trugli dalla Tv svizzera italiana.

Serafini é molto legato al capoluogo lombardo in quanto la cittá ha contribuito al successo della sua rivista “VideoAge” (che ha sede a New York). Il mensile nacque infatti nel 1981 anche con l’appoggio di reti Tv italiane che all’epoca erano concentrate a Milano, come Canale 5 (con Silvio Berlusconi), Rete 4 (con Mario Formenton della Mondadori), Italia 1 (con Edilio Rusconi), e la Fiera di Milano (con Michele Guido Franci).

A Milano il libro, pubblicato da Artemia Nova Editrice di Mosciano Sant’Angelo diretta da Maria Teresa Orsini, é disponibile presso la Libreria di Quartiere di via Piceno 1 (la continuazione di Viale Abruzzi).

Nella foto, da s. a d.: Serafini, Macchia, Dell’Appennino e Stocchetto.




Teramo. Sandro Galantini vince il 39° Festival della Poesia di Radio Amica International.

TERAMO – È Sandro Galantini il vincitore del 39° Festival della Poesia Italiana organizzato da Radio Amica International di Teramo per la sua poesia “Fai bandiera del tuo cuore”.

Sandro Galantini, giornalista e storico giuliese

Lo scorso anno il giornalista e storico giuliese aveva conquistato il Premio Speciale della Giuria e vinto altresì il prestigioso premio “D’Annuntiis” di Corropoli, mentre nel 2017 era egualmente risultato primo nel Festival.

Autore di saggi sulla etnopoetica e sulla storia della Letteratura abruzzese, Galantini, che sin dal 1987 è Socio onorario del Centro di Ricerche Poesia Contemporanea, è stato direttore responsabile del quadrimestrale romano di letteratura “Linfera” ed ha pubblicato nel 2001 il volume di versi “Vite Parallele, vite ortogonali”. Numerosi i premi ed i riconoscimenti ottenuti per la sua produzione poetica e letteraria: dal “Collare Gran Premio” conferitogli dall’associazione Il Quadrato di Milano nel 1988, al Premio nazionale di poesia “La Torre”, al Premio “G. Sgattoni” vinto nel 2009 per un racconto breve.

Per benemerenze culturali e chiara fama, Galantini nel 2013 è stato insignito dal Presidente della Repubblica del titolo di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.