Giulianova. Flaviano Di Donato: un giuliese nell’esercito degli Stati Uniti d’America durante la 1° Guerra Mondiale.

Giulianova.Ripropongo quest’articolo sul giuliese Flaviano Di Donato perchè questa sera, nella piazza del comune di Roseto degli Abruzzi, riceverò la segnalazione di merito per le ricerche sui caduti abruzzesi nella Grande Guerra. L’articolo che qui ripropongo è stato già pubblicato sul numero 35 della rivista storica “Madonna dello Splendore” curata dalla collega Cinzia Falini. Ringrazio l’ideatore, Enrico Trubiano; l’associazione culturale Obiettivo comune, presieduta da Alfonso Montese e la giuria del premio Vivi l’Abruzzo”, per la segnalazione di merito del premio intitolato a Luigi Braccili, persona che ho conosciuto nella sua attività professionale proprio a Giulianova. Ho tratto molto dal suo libro “Figli d’Abruzzo” e dalla sua rubrica mensile del giornale “Eco di San Gabriele”, tanto che scrisse un profilo di un figlio d’Abruzzo emigrato a Tokyo, mio fratello Chef, Arino De Berardinis. Proprio da Cologna paese è nata la motivazione della ristampa del libro “Quando c’era la guerra” edito dalla casa editrice Artemia Nova di Mosciano Sant’Angelo diretta da Maria Teresa Orsini, dove ci sono le foto e le ricerche sulla famiglia De Berardinis che viveva all’inizio del ‘900 proprio a Cologna. Da quest’ultimo lavoro ho deciso di approfondire un filone poco indagato dalla storiografia locale, i caduti abruzzesi della 1° guerra mondiale.

Walter De Berardinis

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I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra,

mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere.

Sun Tzu, L’arte della guerra

Flaviano Di Donato, 58° fanteria americana

 

 

di Walter De Berardinis

 

Dopo oltre 100 anni dallo scoppio della prima guerra mondiale (1914-1918) e mentre conducevo le ricerche sui caduti giuliesi (ad oggi 120 nominativi censiti) poi pubblicati a corredo della ristampa del libro del giornalista giuliese Francesco Manocchia Quando c’era la guerra (edizioni Artemia di Mosciano Sant’Angelo), ho avuto modo di approfondire la vicenda del caduto Flaviano Di Donato che, oltre ad non avere un proprio foglio matricolare, compariva solo sulle liste di leva del Comune di Giulianova, nell’elenco marmorizzato posizionato sulla facciata del duomo di San Flaviano e nel famoso Albo d’Oro dei caduti della 1a guerra mondiale come soldato nel corpo di spedizione americano.

Cimitero di Mose, dove fu sepolto per l’ultima volta prima di tornare a Giulianova

Flaviano Di Donato nacque a Giulianova il 13 febbraio 1892, alle ore 21.15, in una casa in via per Mosciano (località Colledoro), figlio di Domenico (1861-1933), bracciante e Pasqua Ottavianelli (1861-1944) anche lei bracciante (poi nella sentenza del Tribunale di Teramo 26 ottobre 1915 e con la rettifica in Comune del 30 ottobre 1915, cambierà in Anna Ottaviani/o). Nel 1888 nacque Biagio, Splendora (1890-1979), Francesco (1894-1969), Amalia (1895, che sposerà Nicola Borghese il 6 febbraio 1919), nel 1901 Rosaria, Alessandro (1904-1973), Addolorata (1899-1918, morta per la spagnola a 18anni), Loreta 1907 e Maria di cui non è stato possibile reperire la data esatta di nascita; il giovane Flaviano con i fratelli e le sorelle aiutavano la famiglia nei campi.

Rientro della bara

Il 16 aprile 1912, a seguito della segnalazione nella lista leva della classe 1892, veniva sottoposto a visita medica presso il distretto militare di Teramo. I medici militari, che trascrissero erroneamente la sua nascita nel mese di aprile, lo descrissero come piccolo di statura (151 cm e torace 0.81), capelli lisci e castani, naso aquilino e storto, mento piccolo, occhi castani, colorito pallido, dentatura sana, segni particolari piccole cicatrici sulla fronte e analfabeta. A ragione della sua bassa statura fu riformato.

Libro d’oro USA dei caduti della 1° guerra mondiale

Nel settembre del 1913, insieme ad altri suoi amici giuliesi, decise di espatriare per tentare la fortuna in Nord America; partì alla volta di Napoli per imbarcarsi tra i 2.354 passeggeri (300 in prima e seconda classe e circa 2000 in terza), sulla nave Prinzess Irene della società tedesca North German Lloyd società/Sud-deutscher Lloyd degli armatori fratelli Leupold di Genova. Il suo numero passeggeri sarà il 100752050148, settore 243 e cuccetta 28.

Il suo nominativo nel libro d’oro USA dei caduti della 1° guerra mondiale

Il 25 settembre 1913 sbarcò ad Ellis Island, nella baia di New York.

Una triste vicenda coinvolse il fratello maggiore Biagio che il 21 maggio 1915 partì, dalla sede di pace di Ascoli Piceno, per il fronte arruolato nel 17° fanteria della brigata Acqui. Il 7 giugno la brigata era sul fiume Isonzo sul ponte di Pieris per arrivare a Turriaco. All’altezza dell’altopiano carsico iniziarono i combattimenti (25 maggio-26 giugno) che portarono alla conquista del paese di San Pietro d’Isonzo, con un bilancio di 400 soldati tra feriti e morti. Successivamente il 17° partecipò alla conquista di Cave di Selz e Vermegliano; durante la seconda battaglia dell’Isonzo (18 luglio-3 agosto), Biagio venne ferito alla coscia destra e riportò anche la rottura del femore. Ricoverato a villa Prister, località San Egidio, nell’ospedaletto da campo del VII corpo d’armata n. 93, morì il 25 luglio 1915 a soli 27 anni; fu il cappellano militare don Vincenzo Calcagni, della diocesi di Ripatransone, a dare l’estrema sepoltura nel cimitero degli Eroi di Aquileia a ridosso della famosa basilica di Santa Maria Assunta.

Logo del 58° reggimento fanteria USA nella 1° guerra mondiale

Intanto a Teramo Flaviano, il 3 agosto 1915, fu nuovamente chiamato a visita medica e risultò renitente alla leva perché all’estero; richiamato per la seduta straordinaria del 29 giugno 1916 fu segnalato al tribunale militare per non essersi presentato a visita di leva.

Devastazioni tedesche in Francia nella 1 G.M. (C) Walter De Berardinis

A New York, il nostro concittadino aveva una stanza in un angusta casa a due passi del fiume Harlem, nell’omonimo quartiere di Manhattan. In vista dell’entrata in guerra, nel maggio 1917, il Congresso americano varò la legge Selective Service/Draft act con lo scopo di arruolare coattamente tutti i maschi dai 18 ai 45 anni d’età, tramite un’apposita e rigida selezione.

Distretto militare Teramo (C) Walter De Berardinis

Non sappiamo se Di Donato fu costretto o si presentò volontariamente beneficiando del fatto che era stata promessa la regolarizzazione agli emigranti che si fossero presentati spontaneamente presso gli uffici governativi sparsi per la nazione. Non sappiamo neanche cosa gli impedì il ritorno in patria come avvenne per tantissimi italiani richiamati anche da oltre oceano ad arruolarsi nell’esercito italiano; furono forse motivi economici o forse contribuì donando derrate alimentari per i suoi connazionali al fronte come chiedeva un manifesto dell’epoca con il volto del re d’Italia affisso in tutti gli uffici, luoghi di lavoro e circoli ricreativi degli italiani all’estero: “l’Italia ha bisogno di carne, frumento, grasso e zucchero. Mangiate poco di questo cibo perché deve andare al nostro popolo, e le truppe d’Italia. Firmato Amministrazione dei cibi Stati Uniti”.

Probabilmente il suo nome comparve nel famoso poster-propaganda dal titolo 2285 New Yorkers volunteered in one week-Is your name on this list? che invitava gli emigranti ad andare a combattere per gli USA o su quello dal titolo Americans all! Victory Liberty Loan con i nomi di altri italiani.

Flaviano Di Donato si registrò all’ufficio locale di reclutamento il 28 aprile 1918, dichiarando come domicilio il numero 172 alla 3a Avenue di New York e come indirizzo di riserva, in caso di decesso, il civico 3939 della 172a Est Avenue dove viveva Nicola Merola, sua carissima amica di origini inglesi probabile per via del nome anglosassone al femminile.

Il 15 maggio 1917, Flaviano Di Donato, viene inquadrato nel 58° reggimento fanteria degli Stati Uniti D’America con la matricola 2791726/7 (58th Infantry Regiment US Army) a Gettysburg in Pennsylvania nella quarta divisione di fanteria.

Flaviano Di Donato sull’Albo d’Oro dell’ITALIA

Nell’aprile 1918 terminò la fase di addestramento a  Camp Greene, nella Carolina del Nord. Sotto la guida del generale americano John Joseph Pershing (chiamato Black Jack, Laclede, 13 settembre 1860-Washington, 15 luglio 1948) e con le Forze di Spedizione Americana (L’American Expeditionary Forces-AEF), contingente militare dell’esercito degli Stati Uniti d’America a sostegno delle forze della Triplice Intesa (Francia, Inghilterra e Russia) dopo la dichiarazione di guerra statunitense all’Impero tedesco il 6 aprile 1917, Di Donato partecipò alla 1a guerra mondiale.

Nel maggio 1918 il reggimento si trasferì in Inghilterra con la RMS Moldavia, piroscafo passeggeri trasformato in incrociatore mercantile armato che fu affondato il 23 maggio dello stesso anno nel canale della Manica dal sottomarino tedesco SM UB-57.

Successivamente il contingente, attraversato il canale della Manica, sbarcò a Calais in Francia, era il 9 giugno 1918. Unitosi con il suo reggimento alla 164a divisione di fanteria francese partecipò alla controffensiva di Aisne-Marne dal 18 luglio al 6 agosto 1918. Poi partecipò alla battaglia di Saint-Mihiel tra il 12 e il 19 settembre per sfondare le linee tedesche ed arrivare a Metz; questa fu la prima battaglia i cui gli americani operarono in autonomia senza il coinvolgimento diretto dei francesi.

La battaglia finale che portò alla resa dei tedeschi fu quella della Mosa-Argonne dal 26 settembre  all’11 novembre 1918 e nota come la battaglia della Foresta delle Argonne lungo tutto il fronte occidentale. Il bilancio fu pesantissimo e tra i 26.277 morti perse la vita anche il giuliese Flaviano Di Donato, morto il 7 ottobre 1918 nel pieno della seconda fase (4-28 ottobre) della battaglia.

La battaglia della Foresta delle Argonne è stata ben rappresentata nel film Il battaglione perduto diretto da Russell Mulcahy e interpretato da Rick Schroder e Phil Mckee uscito nelle sale nel 2001. Successivamente alla sua morte, il suo battaglione di fanteria sfondarono le difese tedesche (Linea Hindenburg) conclusasi con la Battaglia di Montfaucon in cui il suo Reggimento occupò le città di Moselkern e Coblenza, nella regione della Renania in Germania.

Flaviano Di Donato fu colpito sul mento da una mitragliatrice tedesca e, ferito, non fu in grado di raggiungere un luogo sicuro per essere soccorso; fu sepolto temporaneamente nel cimitero di Fays che oggi è un comune francese di 252 abitanti situato nel dipartimento dei Vosgi nella regione della Lorena. La prima sepoltura ufficiale fu a Brieulles-sur-Meuse, comune nel Mosa, sempre nella Lorena, nel nord-est francese, con il nome di Floriano Didinato (matricola 2791726, tomba n. 2 fila A3). Brieulles-sur-Meuse oggi è un cimitero nazionale francese, sistemato nel 1920, contiene un gran numero di tombe francesi e alleate.

Successivamente la salma fu spostata nel cimitero americano Romagne-sous-Montfaucon, comune francese del dipartimento Mosa-Lorena (area 97, fila 68/2, tomba 1232), questa volta con il nome di Florianno DiDonato. Romagne-sous-Montfaucon è il cimitero militare americano più grande d’Europa (superficie di 52 ettari) e vi riposano i resti di 14.246 soldati.

Le difficoltà che i familiari di Flaviano Di Donato dovettero superare per individuare la sepoltura non furono poche: diverse furono le trascrizioni del nome, dallo sbarco negli USA all’arruolamento; dall’approdo in Inghilterra passando per la Francia ed infine la riesumazione del corpo con diversi nominativi: Floriano Di’ Donato; Florianno DiDonato;  Floriano DiDinato.

Il 18 giugno 1920, nel tardo pomeriggio, il papà Domenico si recò presso l’ufficio di stato civile di Giulianova e consegnò la lettera inviata dal governo americano al ministero della guerra italiano dove venne comunicato la morte ufficiale del giovane giuliese, l’iter per la comunicazione in Italia era iniziata già il 17 marzo ma solo il 5 giugno il ministero della Guerra disponeva delle traduzioni.  Il 12 novembre 1921 avvenne la comunicazione ufficiale della morte, di Flaviano al padre Domenico alla presenza dell’allora sindaco Giuseppe De Bartolomei e del responsabile dello stato civile Giacinto Testoni. Il 31 agosto 1922 il capo scorta, Joseph Peters, del convoglio americano che stava girando l’Italia per riconsegnare le salme degli italiani morti con la divisa americana (American Graves Registratio Service convoy to italy) , consegno le spoglie (solo per chi ne aveva fatto espressa domanda) alla famiglia con la bandiera americana con il nome di Florianno DIDONATO al numero di matricola 2791726 dati trascritti nell’albo d’oro dei caduti americani della prima guerra mondiale e custodito oggi nella biblioteca nazionale del Congresso Americano; lo stesso giorno furono fatti i solenni funerali all’interno del cimitero di Giulianova e la salma, con tutti gli onori militari, fu deposta nella piccola cappella nella zona nord-est del cimitero di Giulianova (oggi parte antica), vicino alla cappella di famiglia dei Sechini, dove era sepolto il prete dell’Annunziata don Concezio Sechini prozio da parte materna dello scrivente (il viale centrale che va verso nord) .

Ancora un tragico episodio. Sappiamo che tra la fine del 1943 e l’inizio del 1944, Giulianova fu martoriata dai pesanti bombardamenti della seconda guerra mondiale ad opera degli angloamericani; in uno dei bombardamenti una bomba cadde tra la cappella dei Sechini e dei Di Donato, distruggendo tutto. Il giorno seguente, i familiari e le autorità dell’epoca si recarono sul luogo del bombardamento e si accorso che ignoti avevano rubato la cassettina di ferro che conteneva le spoglie del giovane militare. Dopo il danno la beffa, questo in sintesi la vicenda rocambolesca del corpo del povero soldato, prima seppellito in tre campi militari in Francia; poi disseppellito e portato in Italia ed sfortuna volle che proprio i figli di quei ragazzi che combatterono con Di Donato con i bombardieri centrarono la sua sepoltura. Alla fine della guerra, i familiari fecero edificare una nuova cappella di famiglia sempre nella stessa zona, su una parete di essa ci sono le foto dei due fratelli, Biagio e Flaviano, morti per lo stesso ideale di patria ma soldati di due eserciti diversi.

Alla luce di quanto riportato con le mie ricerche, sarebbe il caso di intitolare una via o/e ricordare anche con una lapide questo giuliese che si distinse nella prima guerra mondiale pagando con la vita per un esercito che non era suo; inoltre è stato l’unico giuliese che contemporaneamente è citato nell’albo doro dei caduti della grande guerra italiano e americano.

 

Bibliografia essenziale

 

William Mitchell Haulsee, Frank George Howe e Alfred Cyril Doyle, Soldiers of the Great War, Soldiers record publishing association, USA 1920; Gary D. Sheffield, Storia fotografica della prima guerra mondiale, Vallardi, Lainate 1992;

Jay Murray Winter, Il mondo in guerra. Prima guerra mondiale, Selezione dal Reader’s Digest, Milano 1996;

Andrew A. Wiest, La grande guerra. La drammatica storia della prima guerra mondiale, Hobby & Work, Milano 2003; AA.VV., Militaria – storie, battaglie e armate (25 volumi), Il Giornale, Milano 2006;

Silvia Pattarini, Biglietto di terza classe, 0111 edizioni, Cocquio Trevisago (VA), 2013;

Linda Barrett Osborne – Paolo Battaglia, Trovare l’America. Storia illustrata degli italo americani nelle collezioni della Library of Congress, Anniversarybooks, Modena 2013; AA.VV., Dizionario enciclopedico delle migrazioni italiane nel mondo, Società editrice romana, Roma 2014;

Gustavo Corni – Enzo Fimiani, Dizionario della grande guerra, Textus edizioni, L’Aquila 2015; Francesco Manocchia, Quando c’era la guerra, ristampa Artemia edizioni, Mosciano 2015; Giuseppe Merlini, Dopo il radioso maggio. San Benedetto del Tronto e la “Grande Guerra”, Tipografia Fast Edit, Acquaviva Picena 2015;

Gianni Palitta, La grande guerra 1914-1918, EmmeKlibri, Milano 2015.

 

Archivi:

Ufficio Anagrafe Comune di Giulianova;  Archivio di Stato di Teramo; Parrocchia di San Flaviano Nara (National Archives and Records Administration)

Sitografia:

www.benning.army.mil, www.archive.org, www.history.army.mil, www.quartermaster.army.mil, www.theshipslist.com, www.libertyellisfoundation.org,  www.lagrandeguerra.info, www.storiaememoriadibologna.it, www.frontedelpiave.info, www.itinerarigrandeguerra.it

Filmografia:

Orizzonti di gloria, Metro Goldwyn Mayer, 1957;

La battaglia delle aquile, Cine Artists Pictures, 1976;

Il battaglione perduto, Twentieth (20th) Century Fox Film Corporation, 2001;

La grande guerra (23 vhs), Hobby & Work, 2002;

Giovani aquile, Electric Entertainment, 2006;

Paolo Rumiz racconta la grande guerra (10 dvd), La Repubblica, 2015;

Grande guerra 100 anni dopo (20 dvd), Corriere della sera, 2015.

 

Ringraziamenti particolari a

Jason Clingerman, del NARA; Martha Sell, del ABMC; il personale dell’anagrafe del comune di Giulianova e dell’Archivio di Stato di Teramo; Don Domenico Panetta e Carlo Pandoli della Parrocchia di San Flaviano; Adina Di Donato, nipote.

 




Giulianova. Il soldato Paolo Bracone morto alla conquista del Monte Šober in Slovenia

Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.

(Albert Einstein)

Di Walter De Berardinis*

Paolo Bracone

 

Giulianova. Il soldato Paolo Bracone nasce a Giulianova l’8 maggio 1897, alle ore 6,30, nella casa posta in Via Provinciale dal 27enne Camillo, agricoltore e Gaetana D’Ambrosio. L’11 maggio fu registrato dall’ufficiale dello stato civile Apollo Caravelli alla presenza dei testimoni: il 44enne Emidio Paolone, benestante e il 21enne Luigi Petrini.  Nel 1915, per la sua classe di appartenenza 1897, il Sindaco Giuseppe De Bartolomeis, iscrive il giovane Paolo nella lista dei giuliesi destinati alla visita di leva nel Distretto Militare (numero 10) di Teramo.

Il nome di Paolo Bracone sull’Albo D’Oro

Fu subito giudicato idoneo come soldato di 1° categoria al numero di matricola 6051 con la seguente descrizione dei medici militari: alto 1,69 e torace 0,79; capelli lisci e color castani; occhi celesti e colorito roseo; professione agricoltore e illetterato. Il 6 maggio 1916 viene posto in congedo illimitato; viene chiamato alle armi il 21 settembre e giunge al deposito del 59° reggimento fanteria – Brigata Calabria il 29 settembre a Civitavecchia, sede di pace. Il 10 febbraio arriva al fronte con il 239° reggimento fanteria / 1° reparto zappatori – Brigata Pesaro, formata nel trevigiano tra Asolo e Maser; il 10 giugno partecipa alla conquista di Monte Zebio; il 21 giugno devono attestarsi per via della controffensiva austro-ungarica; tra gli inizi di luglio e la metà di agosto, il suo reggimento si dispiega tra Foza e Enego per riposare e studiare nuove forme di attacco al nemico. Il 24 agosto, durante la XI° battaglia dell’Isonzo (17-31 agosto 1917), il 239° fanteria giunge a Morano nel goriziano nel pieno della battaglia della Bainsizza, sulle alture del Monte Šober, alle dipendenze della 59° divisione.

Lapide del Duomo di San Flaviano

Il 27 agosto 1917, in località Vertoiba (già Vertoiba in Campi Santi) e oggi in sloveno Vrtojba, frazione del comune sloveno di San Pietro-Vertoiba, il “nostro” Paolo Bracone morirà sul campo per le innumerevoli ferite riportate sul corpo per uno scoppio di una granata. Aveva appena 20anni. Il suo corpo su seppellito sul posto. I testimoni della sua morte furono: il Tenente comandate del reparto E. Parodi, i soldati Ciro Zampretta e Silvestro Capuano, il Tenente medico Pasquale Salero, il Sottotenente Sebastiano Baccarini e il Comandate di reggimento, il Tenente Colonnello Vannini. Solo dopo 14 mesi, i familiari, tramite l’allora Sindaco, furono avvisati della morte del loro congiunto, era il 31 ottobre 1918. Paolo Bracone fu ricordato nel libro del giornalista giuliese Francesco Manocchia “Salmi della patria, in memoria dei nostri eroi”, pubblicato dal tipografo Francesco Pedicone nel 1921; sulla lapide posta a ovest del Duomo di San Flaviano; sull’Albo d’Oro, secondo volume Abruzzo e Molise a pagina 52 e 12° nominativo, oggi online sul sito web www.cadutigrandeguerra.it ; sulla foto ufficiale dell’epoca “Eroi Caduti per la Patria” edita per ricordare i soldati giuliesi; ed infine sul libro “Quando C’Era la Guerra” della Artemia Nova Editrice di Mosciano con ricerche e ampliamento del sottoscritto. Continua…..

Walter De Berardinis

walterdeberardinis@gmal.com

 

*ricercatore storico sui caduti giuliesi nella Grande Guerra.

Ecco le altre puntate

Biagio Abbondanza

Pietro Quaranta

Sabatino Acquarola

Fernando Leone

Michele Angeloni

 

Quando c’era la guerra di Walter De Berardinis

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Brigata Pesaro




UNIVERSITÀ DI TERAMO: CON ATSC SUMMER SCHOOL 2017 PER AGENTI DI COMMERCIO

Teramo – Lunedì 10 luglio la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università degli Studi di Teramo ospiterà la Summer School per la presentazione del corso di laurea triennale professionalizzante per agente di commercio in Scienze della Comunicazione per l’azienda e il commercio.

. Un appuntamento che, ogni anno, registra un record di adesioni e sono infatti già oltre 80 gli iscritti a questa giornata di orientamento.

riqualificazione ed alla specializzazioneprofessionale. Grazie al nostro impegno anche la FondazioneEnasarco ha condiviso il progetto, impegnandosi a rimborsare il 50% delle spese per le tasse universitarie».

Il programma dettagliato è il seguente:

Magnifico Rettore, Prof. Luciano D’Amico

  • Preside della facoltà di Scienze della Comunicazione, Prof. Stefano Traini
  • Delegato del Magnifico Rettore all’Orientamento, Welfare e Placement, Prof. Christian Corsi
  • Presidente ATSC, Dott. Franco Damiani
  • Capo Gabinetto della Presidenza Enasarco, Cav. Gaetano Brattoli
  • Direttore Generale Enasarco, Dott. Carlo Bravi
  • Dott. Stefano Lecca, neolaureato in Scienze della Comunicazione per l’azienda e il commercio
  • Direttore Commerciale Dental Trey
  • Direttore Commerciale Axelero
  • 15.20 – Seminario “Storia e società del mondo contemporaneo”: Prof. Andrea Sangiovanni
    15.40 – Seminario “Tecniche di vendita”, Prof. Marco Galdenzi
    16.00 – Chiusura Summer School e consegna degli 
    attestati di partecipazione
    Visita guidata in biblioteca

    Per partecipare alla Summer School è necessaria l’iscrizione al sito www.atsc.info.




    Giulianova. Michele Angeloni morto nella città del film “Salvate il soldato Ryan”

    Se i miei soldati cominciassero a pensare, nessuno rimarrebbe nelle mie file

    (Federico II, Re di Prussia)

    di Walter De Berardinis*

    Nella lapide del Duomo di San Flaviano non viene ricordato il soldato giuliese Michele Angeloni

    Michele Angeloni, morto nella città del “Salvate il Soldato Rayan”.
    Nasce a Giulianova il 3 aprile 1898, alle ore 16,22, nella casa posta in via Muzii, dal 42enne Antonio e Caterina Formiconi. Due giorni dopo sarà l’Assessore comunale Apollo Caravelli a registrare il nascituro insieme ai due testimoni: il 45enne Domenico Paolone, proprietario e il 22enne Luigi Petrini, impiegato.
    Il 19 gennaio 1917 viene giudicato idoneo al servizio di leva dal distretto militare di Teramo e il 26 febbraio viene chiamato alle armi. Il 23 marzo viene destinato al 51° Reggimento Fanteria – Brigata “Alpi” e il 22 giugno al 205° Reggimento Fanteria – Brigata “Lambro” (nata nell’aprile 1916 con reparti del 7° e 67° fanteria) in prima linea nella zona del goriziano, tra San Gabriele e San Marco. Il 16 luglio viene trasferito nel 206° Reggimento, sempre appartenente alla Brigata “Lambro”. Il 19 agosto, nell’11° battaglia dell’Isonzo (dal 17 agosto al 31 agosto), il 206° attacca quota 200 del San Marco, nei cruenti scontri cade ferito e fatto prigioniero dagli austroungarici.

    Michele Angeloni

    Il giovane giuliese sarà portato nei campi di prigionia dell’Impero austro-ungarico e tedesco. I giorni successivi, a piedi, sotto il controllo dei tedeschi, il povero fante viene portato a Cividale (direttrice Tolmino-Lubiana); a Lubiana verrà fatta una seconda tappa nel centro di smistamento di Bischoflack (oggi Škofja Loka, comune sloveno), per poi smistato nei campi di lavoro nel cuore dell’Impero tedesco. Il 25 gennaio 1919, dopo 17 mesi di prigionia, viene liberato dai tedeschi. Il povero soldato giuliese, invece di rientrare in Italia, finisce per una sorta di disguidi burocratici o logistici, nell’Ospedale marittimo militare della città portuale di Cherbourg, nella regione francese (nord) della Bassa Normandia del dipartimento della Manica. Pensate che questo porto francese è stato teatro di molti fatti storici: nel 1840 attraccò la nave con le spoglie di Napoleone Bonaparte, dopo l’esilio di Sant’Elena; nel 1912 fu il secondo scalo del Titanic prima della tragedia e nel 1944 la città fu teatro di guerra tra gli alleati e i tedeschi nella famosa operazione “Overlord” come avamposto dopo gli sbarchi degli angloamericani. La battaglia è stata ben rappresentata nel film del 1998 “Salvate il soldato Ryan” del regista americano Steven Spielberg. Purtroppo, il soldato giuliese, dopo aver contratto l’influenza spagnola, morirà il 4 febbraio 1919, all’età di 20anni. Fu sepolto temporaneamente a Cherbourg. Solo il 15 luglio 1924, il Segretario Comunale, il ragioniere Raffaele Silvestri, delegato dal Commissario Prefettizio Ermanno Colucci, trascriverà l’atto di morte ufficiale ricevuto dal Ministero della Guerra. La segnalazione della morte era stata tradotta solo l’11 luglio 1924, tramite il servizio di Sanità marittima della Repubblica francese a firma dell’ufficiale di 1° classe, Edoardo Ledeutu, del 15 febbraio 1919. Erano passati 5 anni dalla sua morte.
    Successivamente, dopo la fine del conflitto, fu traslato nel cimitero militare italiano di Bligny, dipartimento della Marna, nord-est della Francia. Oggi la sua tomba si trova nel riquadro 6, fila R, tomba 20. E’ il più grande cimitero militare italiano della 1° guerra mondiale in Francia. Si estende per 3,5 ettari con 3453 soldati sepolti.
    Il suo nominativo compare nell’Albo d’Oro nazionale dei militari italiani caduti della Grande Guerra, ma totalmente ignorato sulla lapide del Duomo di San Flaviano e nel libro di Francesco Manocchia “I Salmi della Patria”. 3 le medaglie alla memoria del giovane giuliese, nonostante il suo foglio matricolare risulti incompleto in alcune parti: guerra italo-austriaca 1915-1918 o “coniata nel bronzo nemico” e relativa barretta con un solo anno di guerra 1917; A ricordo della Guerra Europea o Interalleata della Vittoria e la Commemorativa a ricordo dell’unità d’Italia 1848-1918
    * Ricercatore storico dei caduti della Grande Guerra di Giulianova

    Ecco le altre puntate

    Biagio Abbondanza

    Pietro Quaranta

    Sabatino Acquarola

    Fernando Leone

     

     

    © Walter De Berardinis*

    ricercatore sui caduti giuliesi nella Grande Guerra

    walterdeberardinis@gmail.com

    Quando c’era la guerra di Walter De Berardinis

    Album fotografico ufficiale dei caduti giuliesi nella 1° guerra mondiale




    Giulianova. La “nostra” Renèe Graziani rappresenterà l’Abruzzo al reality “Influencer Girls “

    Renée Graziani

    Giulianova. La giuliese Renee Graziani, fashion blogger e influencer, è stata selezionata per partecipare ad un programma televisivo per rappresentare l’Abruzzo. Il programma, “Influencer Girls “, è un reality tv a cura di Devis Paganelli , Alessio Tagliento e Diego Cajellie, andrà in onda sul canale 143 del digitale terrestre “Fashion tv”. Il reality al femminile coinvolgerà 30 influencer da tutta l’Italia che hanno tra i 25mila e 1 milione di followers , la “nostra” Renèe rappresenterà l’Abruzzo da Giulianova. Le ragazze, per un periodo di Luglio, con ” Aspettando Influencer Girls ” e poi tutto il mese di Ottobre 2017, saranno riprese quotidianamente in video. In questi video verrà mostrata la vita da influencer: dove vanno , cosa fanno , la loro città , i loro posti preferiti e le loro amiche, sia individualmente che a squadre. La vincitrice, potrà aggiudicarsi 25mila euro per un mini film autobiografico, la conduzione della seconda edizione di Influencer Girls 2018 e altri premi messi in palio dalla produzione. Tra il 30 giugno e il 1 luglio saranno ufficializzati tutti i nomi delle partecipanti.

    giulianovanews.it




    Giulianova. Il Sottotenente Fernando Leone morto in Slovenia

    di Walter De Berardinis*

    Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero.

    (Proverbio giapponese)

    Fernando Giuseppe Pasquale Giulio Raffaele Leone, il Sottotenente morto a Grazigna (Quota 126)
    Nasce a Giulianova il 22 novembre 1889, alle ore 11,15, nella casa posta in Via per Mosciano, al civico 1, dal 33enne Luigi, maestro di musica e Anna Algeste, benestante. Il giorno successivo sarà l’Assessore Battista De Luca a registrare il bambino alla presenza dei testimoni: il 52enne Gaetano Mastrocola e il 44enne Raffaele Del Nunzio, entrambi proprietari.
    Il 27 marzo 1911, alla prima visita di leva nel distretto militare di Teramo, viene rinviato per deficienza toracica e cardiopalma e il 20 maggio, di nuovo richiamato a Teramo, sarà riformato per Oligoemia e cardiopalma, come da comunicazione dell’ospedale militare di Chieti. All’indomani dello scoppio della 1° guerra mondiale, sarà di nuovo richiamato il 16 marzo 1916 e giudicato idoneo con le seguenti caratteristiche: alto 1,65 e torace 0,88, capelli neri e ondulati, naso aquilino e mento regolare, occhi castani e colorito roseo, segni particolari: nei sul viso.

    Fernando Leone nella foto ufficiale degli Eroi Caduti per la Patria di Giulianova

    Il 29 aprile viene chiamato alle armi e il 16 maggio inquadrato nel 2° Reggimento Artiglieria pesante campale “Vicenza”. Il 1 ottobre, dopo sua richiesta, entra nella scuola militare di Caserta e l’11 marzo 1917 diventa Aspirante ufficiale di Complemento nel deposito reggimento fanteria Bologna. Il 18 marzo viene inviato al fronte e il 25 marzo inquadrato nel 119° reggimento fanteria – Brigata Emilia – 10° compagnia, sul settore Valerisce, a est della città di Gorizia. Il 15 maggio, durante la 10° battaglia dell’Isonzo, il suo reggimento si trova a Castagnavizza – casa diruta e il 16 maggio conquista “quota 126”; durante la battaglia il giovane Fernando Leone, alle ore 10,30, all’età di 27anni, perderà la vita colpito alla fronte da una scheggia di granata, a nord di Grazigna o/e Grassigna (Grčna in sloveno), oggi località della Slovenia (moriranno 30 ufficiali e 850 soldati). Sarà il Tenente Gaetano Guizzardi, responsabile del registro dello stato civile, a trascrivere la morte del giovane ufficiale e controfirmato dai testimoni: i soldati Vittorio Calore, Giuseppe Venturini e Gino Lei (tutti illetterati, firmeranno cin la croce), il Caporale Eugenio Noseva e il Comandante, il Tenente Colonnello Virginio Pizio. La comunicazione dell’avventa morte arriverà a Giulianova l’11 luglio 1917.

    Fernando Leone

    Il ricordo
    La nobildonna, Contessa Isabella Acquaviva d’Aragona, sulla rivista “il Ponte di Pisa”, nell’edizione sabato-domenica 22-23 settembre 1917, ricorderà il giovane Fernando per via dell’antica e solida amicizia che legava la famiglia Leone e gli Acquaviva d’Aragona (articolo ritrovato e donato dallo storico Sandro Galantini al pronipote Alessandro Venieri).
    Il 9 gennaio 1918 fu Laureato ad honorem in Giurisprudenza, quale iscritto al IV anno di corso 1915/1916 a Bologna (fascicolo 7064), proveniente dall’Università di Roma 1912/13 I anno. Il 29 agosto 1919, con il bollettino ufficiale del Regno d’Italia del 1919 paragrafo 5057, arrivò anche la nomina a Sottotenente di complemento nell’arma di fanteria con anzianità dal 20 maggio 1917. il suo nome fu inserito nell’Albo d’Oro dei caduti “Abruzzo e Molise, Volume II, pagina 426 e numero caduto 24; sulla foto stampata del gruppo ” Eroi Caduti per la Patria”. Anche il giornalista Francesco Manocchia scrisse il suo nome nel libro “I Salmi della patria” e poi ristampato e aggiornato in “Quando C’Era la Guerra” con l’Artemia editrice. Il suo nome è presente anche sulla lapide posta sul lato est del Duomo di San Flaviano a Giulianova e nel saggio “Su due fronti, Giulianova e i giuliesi durante la Grande Guerra” di Sandro Galantini nella rivista “Aprutium”. Anche la Provincia di Teramo, sul sito www.lagrandeguerra.provincia.teramo.it, a cura di

    Dimitri Bosi

    , ricorda Fernando Leone. Dal 1938, anno della costruzione del Sacrario dedicato ai caduti della Prima guerra mondiale, le sue spoglie riposano a Oslavia, frazione di Gorizia. Custodisce i resti di 57.741 soldati (36.000 ignoti), quasi tutti italiani e 540 austriaci.

    FERNANDO LEONE

    I tragici fatti che colpirono il Reggimento, sono ben argomentati nel libro “Dall’Isonzo al Grappa: i caduti bresciani nella Brigata “Emilia”- 119° E 120° REGGIMENTO FANTERIA, di Stefano Aluisini, Ezio Avaldi e Ruggero Dal Molin, Edizioni Arti – Brescia, 2017.
    Recentemente, Fernando Leone, è stato ricordato ne libro di Pierluigi Roesler Franz ed Enrico Serventi Longhi dal titolo “Martiri di Carta – i giornalisti caduti nella Grande Guerra”, edito da Gaspari, nel 2018.
    Un particolare ringraziamento va a

    Alessandro Venieri

    ,

    Roberto Venieri

    ,

    Carlo Di Marco

    e

    Sandro Galantini

    per aver custodito documenti e foto del giovane ufficiale. Spero, in futuro prossimo, di dedicare una targa agli ufficiali giuliesi morti nella 1° Guerra Mondiale. #unitiperlapatria #primaguerramondiale

    Articolo ritrovato e donato da Sandro Galantini al pronipote Alessandro Venieri

    Albo d’Oro

    Il Sacrario di Oslavia – Gorizia

     

    Ecco le altre puntate

    Biagio Abbondanza

    Pietro Quaranta

    Sabatino Acquarola

     

     

    © Walter De Berardinis*

    ricercatore sui caduti giuliesi nella Grande Guerra

    walterdeberardinis@gmail.com




    Giulianova. Gaetano Stacchiotti, l’Alpino resuscitato

    Gaetano Stacchiotti, l’Alpino resuscitato. Nasce a Giulianova il 27 marzo 1897, alle ore 08:12, nella casa posta in Via Provinciale, dal 27enne Luigi e Rosaria Marcone. Il nascituro sarà registrato all’anagrafe il giorno successivo dall’Assessore Apollo Caravelli, alla presenza di due testimoni: Emidio Paolone e Raffaele Del Nunzio, entrambi benestanti. Con la famiglia si trasferisce a Mosciano Sant’Angelo. Il 6 maggio 1916 viene convocato a visita di leva nel distretto militare di Teramo e il 21 settembre viene chiamato alle armi. L’11 ottobre giunge nel deposito del 5° Reggimento Alpini – Battaglione “Vestone” e il 14 ottobre raggiunge la prima linea. Il Battaglione, reduce dalla conquista del Monte Rombon, si trasferisce sull’Altipiano dei Sette Comuni (Prealpi Vicentine). Il 10 giugno 1917, durante la battaglia del Monte Ortigara (dal 10 al 29 giugno), attraversando la Valle dell’Agnella, intorno a quota 2.000, il povero Stacchiotti scompare. Il comando, il 14 settembre, non avendo avuto notizie del giovane giuliese, viene dichiarato disperso nella battaglia. La notizia giunse a Giulianova dove la famiglia già stava piangendo un altro figlio, Giovanni (Giulianova, 25 maggio 1893), morto a Ronchi il 20 ottobre 1916. Al termine della guerra, forse perché prigioniero degli austroungarici, ricompare al deposito del 5° Reggimento Alpini e il 2 settembre 1919 il distretto militare di Teramo cancella sul suo ruolo matricolare la morte presunta. Il 16 aprile 1920 viene congedato. Il 26 novembre gli viene rilasciato il passaporto valido per l’espatrio a New York, ma poi cambierà idea perché si trasferirà in Argentina. I nomi dei due fratelli morti verranno trascritti: sul libro “I Salmi della Patria” edito nel 1921 dal giornalista Francesco Manocchia; sulla lapide del Duomo e nella foto-ricordo di tutti i caduti. Per svelare l’arcano bisogna attendere il 24 giugno 1977, quando a Béccar, comune dell’area metropolitana di Buenos Aires in Argentina, muore all’età di 80 anni il redivivo Gaetano.
    Il suo nominativo, tramite delle schede da compilare da parte dei comuni, fu comunicato al censimento nazionale per l’Albo d’Oro “Militari Caduti nella Guerra Nazionale 1915-1918, ma la commissione nazionale in collaborazione con l’ufficio statistico del Ministero (retto dal Tenente Colonello Medico, Luigi De Berardinis) ritenne di scartare la richiesta perché il militare era ancora in vita.
    Gaetano prese comunque tre encomi: Medaglia a ricordo dell’Unità d’Italia, la Medaglia Interalleata della Vittoria e delle campagne di guerra 1916, 1917 e 1918. #unitiperlapatria



    Giulianova. Pietro Quaranta, un giuliese medaglia d’Argento al Valor Militare

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    Giulianova. In occasione della festa dell’Artiglieria che si svolgerà domenica 11 giugno 2017 nella chiesa di Santa Maria a Mare, nel quartiere dell’Annunziata di Giulianova, con il seguente programma: ore 10,00 accoglienza degli ospiti e aperitivo; ore 10,30 deposizione della corona al “ritrovato” quadro dei caduti giuliesi della 1° guerra mondiale e alle ore 10,45, celebrazione della Santa Messa e lettura della preghiera dell’Artigliere. Al termine, benedizione finale e scioglimento dell’assemblea, mi sembra giusto ricordare la figura di questo giuliese proprio nel giorno della festa del suo corpo militare.

    Nome e cognome sull'album/quadro dei caduti giuliesi.
    Nome e cognome sull’album/quadro dei caduti giuliesi.

    Pietro Quaranta, un giuliese medaglia d’Argento al Valor Militare

    Di Walter De Berardinis **

    Giulianova. Pietro Quaranta nasce il 22 novembre 1894 a Giulianova nella casa posta in Via per Mosciano, al numero civico 30, nella parte alta della città. Figlio del 33enne Giuseppe, agricoltore e della 30enne Diana Domenica, anch’egli contadina. Furono Emidio Paolone e Raffaele Del Nunzio, noti proprietari, a testimoniare con il papà Giuseppe l’avvenuta nascita di Pietro.

    La motivazione
    La motivazione della concessione della medaglia.

    Al compimento del 18mo anno di età, fu inserito nella lista di leva della classe 1894 e chiamato per la visita di leva nel 1912 al Distretto Militare (n° 10) di Teramo, con il numero 278. La commissione medica così lo descrisse: alto 1,64, con capelli e occhi castani, illetterato e di professione contadino. Fu giudicato idoneo per la 1° categoria e successivamente posto in congedo il 17 luglio 1914, con residenza a Mosciano Sant’Angelo. Il 7 settembre 1914 fu richiamato alle armi e il 26 settembre dello stesso anno viene inquadrato nell’artiglieria a cavallo – nel reparto batterie.

    Lapide di C.so Garibaldi - Duomo di San Flaviano
    Lapide di C.so Garibaldi – Duomo di San Flaviano

    Il 5 giugno 1915, dopo mesi di duro addestramento, raggiunse i territori in stato di guerra e il 19 aprile viene trasferito nel deposito della scuola di tiro bombardieri di Susegana. Infatti, agli inizi del 1916, il governo diede ordine di istituire dei reparti bombardieri all’interno dell’artiglieria. Da quella scuola usci Pietro (uno dei 170.000 soldati addestrati) con il 13° gruppo bombardieri aggregati al 30° Reggimento Artiglieria da Campagna Territoriale da 8 batterie; ed ognuna composta da: 12 bocche di fuoco e cavalli per il trasporto. Nella nona battaglia dell’Isonzo (31 ottobre-4 novembre), tra il Regno d’Italia e l’Impero asburgico, il nostro concittadino Pietro rimarrà gravemente ferito proprio il primo giorno della cruenta battaglia, il 31 ottobre a Oppacchiasella (oggi Opachiasella, Slovenia), paese sloveno sul Carso. Purtroppo, il 3 novembre 1916, alle 3,00 del mattino, si spegneva nell’ospedale da campo (di oltre 100 posti letto) n° 060, per le gravi ferite riportate il 31 ottobre sul campo di battaglia. Doveva compiere, dopo pochi giorni, 22anni. Il referto medico, poi trascritto dal giovane Tenente d’amministrazione dello stesso ospedale da campo, Giuseppe Accorinti, cosi descriveva il povero artigliere sul registro dei morti a pagina 71 e numero progressivo dei morti numero 286: morto in seguito a peritonite da ferita d’artiglieria all’addome, ferite multiple alla testa, al torace ed ai piedi per fatto di guerra. Il povero Pietro fu sepolto a Gradisca d’Isonzo in Friuli Venezia Giulia, quasi al confine con la Slovenia. Gli alti comandi, visto il valore e l’ardimento dimostrato, gli conferirono la Medaglia d’Argento al Valor Militare con la seguente motivazione: Quaranta Pietro, da Giulianova (Teramo), soldato raggruppamento bombardieri, gruppo, batteria, n° 34747 matricola – Non essendo nella sua qualità di attendente obbligato ai servizi di batteria, si offriva spontaneamente ad uscire in ricognizione per constatare i danni prodotti dalle nostre bombarde. In altre circostanze, offertosi pure volontariamente al servizio di un pezzo, veniva mortalmente ferito, e mentre lo trasportavano al posto di medicazione si rammaricava di non poter più prestare l’opera sua alla batteria. – Oppacchiasella, 31 ottobre 1916. Oggi, grazie all’interessamento dell’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia – sezione di Giulianova-Teramo, presieduta dal Ten. A. (cong.) Rosario Cupini, il suo nome verrà ricordato sul monumento all’artigliere, di prossima costruzione, nel quartiere dell’Annunziata. Ad oggi, non abbiamo trovato eredi diretti dell’artigliere e neanche riusciamo a fare un albero genealogico della famiglia vista che all’epoca i genitori e altri familiari si spostarono nel vicino comune di Mosciano Sant’Angelo (TE).

    **Walter De Berardinis

    Commissario provinciale dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore

    alle Reali Tombe del Pantheon di Roma




    Giulianova. PINO PROCOPIO espone a VASTO. Mostra Personale dal 16 al 29 giugno 2017

     

     

    Inaugurazione venerdì 16 giugno ore 19,30 con la presenza del Maestro, accompagnato dal gallerista Giuseppe Benvenuto

     

    Interverrà l’Avv. Gianfranco Terzo

     

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    Si inaugurerà il 16 giugno 2017, a Vasto, presso la sala Mattioli del Palazzo Mattioli in Corso de Parma, la personale del Maestro Pino Procopio che porterà i visitatori in un viaggio nel mondo fantastico del movimento, della irrealtà e della introspezione.

    Mi piacerebbe esordire chiedendo fantasticamente ad un bambino cosa risalta all’occhio se osserva una opera del Maestro Pino Procopio. Mi risponderà prontamente che è attratto dal colore. Se a quel bambino chiedo di far posto all’adulto e gli porgo la medesima domanda, quell’adulto mi risponderà che ciò che risalta sono delle figure colorate, dettagliando quindi la qualificazione più semplice data dal bambino.

    Per cui diviene doveroso chiedere all’uomo di far posto all’avvocato ponendo la medesima domanda: cosa risalta all’occhio osservando l’opera del Maestro Pino Procopio? Egli farà riferimento alla solo apparente e formale confusione che risiede nelle opere stesse. Come se fosse un invito al rispetto e alla applicazione delle regole per mettere ordine e provare a vivere una vita normale. Una normalità che è categoria dello spirito solo per coloro che ritengono di doversi uniformare alla massa e non contribuire con la propria individualità e la propria singolarità all’evolversi del mondo.

    Ebbene, tutti i soggetti interpellati allora, saranno concordi – ciascuno con il proprio linguaggio precipuo e peculiare – nel ritenere che ciò che vedono non è banale.

    Sarà chiaro che la rappresentazione contenuta in quei ginecei colorati e profondamente multicromatici fatti di linee, figure e tinte vistose ed accecanti non potrà che dare diretto sfogo alla ironia. Una ironia che è il filo conduttore dell’estro creativo del Maestro e che è capace di spingere l’uomo a guardare il mondo come se fosse un bambino. Ciò qualificherà le figure distorte e deformate, frutto di una lente di ingrandimento su di una vita quotidiana legata alle regole dell’egoismo e della sopraffazione, ove il leone appare innamorato ma esprime questo sentimento accecante ed annientante insieme, in modo diverso dal capitano che osserva la sua sposa lasciva ed oscena in una immagine di inizio secolo allorquando, il bianco e il nero erano già strabilianti per il loro dinamismo che diventerà presto colore. Immagini che non hanno un tempo e che non hanno uno spazio come se si librassero senza confini e senza età a testimoniare una produzione d’arte che appassiona riflettendo sentimenti di grande ilarità ma anche di indagine intima nelle storture del mondo; immagini che saranno più spigolose se dirette alla descrizione dell’universo incontaminato dei cattivi pensieri sdentati e pungiformi e più ampollose e curve allorquando ci faranno godere della fotografia di un sentimentalismo schietto e vivace, tipico di menti aperte e profondamente anticonformiste.

    Una opera del Maestro Pino Procopio riempie: una stanza, un muro, un luogo, un mondo, una vita, una giornata. Proietta quelle immagini che a primo impatto possono sembrare strane e insignificanti in un contesto fatto di storie, desideri e obiettivi anche di carattere sociale, popolare e profondamente moderno. La sua chiave di lettura è data dall’ironia, dall’umorismo e dal dinamismo che trasportano l’uomo comune nel mondo onirico, nel mondo dei sogni di ognuno. Sogni che possono essere incubi deformi del vivere quotidiano fatto di razzismo, consumismo, amori virtuali ma sempre espressioni di vita: la medesima vita di ogni uomo che, comunque, è stato un bambino!

    Gianfranco Terzo

     

     




    Giulianova. I 5 allievi dell’Accademia Musicale Progetto Chitarra di Lorenzo Piccioni fanno incetta di premi a Caramanico Terme

    I premiati con il M° Piccioni
    I premiati con il M° Piccioni

    Dall’1 al 4 giugno si è svolto a Caramanico Terme (PE) il 16° Concorso Musicale Internazionale “Paolo Barrasso” che ha registrato l’iscrizione di ben 535 candidati, tra orchestre di ragazzi, gruppi da camera e solisti. Da Giulianova hanno partecipato con successo 5 allievi dell’Accademia Musicale Progetto Chitarra di Lorenzo Piccioni: per la sezione chitarra classica FEDERICO MARIA IACONI, Primo Classificato con 95/100 categoria elementari; per la sezione chitarra acustica ALESSIO MARZI, Secondo Classificato con 92/100 categoria medie, GIORGIO FORTUNATO, Terzo Classificato con 88/100 categoria superiore, ANGELO SERAFINI, Terzo Classificato con 85/100 categoria università e per la sezione canto moderno STEFANO IANNOTTA, Primo Classificato con 95/100 categoria università.