Teramo. Il collega Sandro Galantini vince il 1° premio del 37mo Festival della Poesia Italiana organizzato dall’emitette Radio Amica International.

Con “Ho di tuo una foglia recisa” il giuliese Sandro Galantini ha vinto il primo premio del 37mo Festival della Poesia Italiana organizzato da Teramo dall’emittente Radio Amica International. La cerimonia di premiazione si è tenuta oggi, 9 aprile, negli studi dell’emittente in viale Crucioli a Teramo

Sandro Galantini
Sandro Galantini




Giulianova. Il giornalista e collezionista giuliese, Walter De Berardinis, citato nei “Quaderni di Semantica”

 

La prestigiosa rivista scientifica internazionale di semantica teorica e applicata riporta notizie sul rilievo zingaresco fatto a Giulianova nel 1932

 

 

Giulianova. Ieri, il Prof. Sebastiano Rizzo, docente e linguista siracusano, ha comunicato al giornalista e collezionista giuliese Walter De Berardinis che, sull’ultimo della rivista scientifica internazionale di semantica teorica e applicata “Quaderni di Semantica” edito dalle Edizioni dell’Orso di Alessandria, è uscito il suo ultimo saggio scientifico dal titolo “L’elemento zingarico nel bbaccàgghiu dei caminanti siciliani”, dove è stato citato per il contributo dei testi forniti da Giulianova: Ugo Pellis a Giulianova di Walter De Berardinis; Il rilievo zingaresco a l’Annunziata di Giulianova (Teramo) di Ugo Pellis (1982-1943) e degli estratti del linguista abruzzese di Introdacqua, Ernesto Giammarco (1916-1987).

Walter De Berardinis
Walter De Berardinis

Il rilievo fatto dal linguista e fotografo friulano Ugo Pellis a Giulianova il 24 maggio 1932 da un’informatrice di lingua romanì, abitante nel quartiere giuliese dell’Annunziata, costituisce ad oggi, visto i grossi mutamenti socio-economici avvenuti negli ultimi 85anni da quel famoso rilievo, la più grande testimonianza del dialetto degli Zingari italiani del centro-meridione. Confermata dal linguista Prof. Andrea Scala dell’Università degli studi di Milano in un saggio “I numerali per le decine nel “rilievo zingaresco” di Ugo Pellis e il morfema moltiplicativo –var(-) nella romanì”.

Giulianova, 27 marzo 2017.

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Walter De Berardinis
Walter De Berardinis

Estratto dalla Rivista Madonna dello Splendore n° 32 del 22 Aprile 2013

Uso libero per la pubblicazione

 

Ugo Pellis e Giulianova

 

di Walter De Berardinis

 

Altri, più esperti di me,

vedranno cioè che io non ho saputo vedere

Ugo Pellis, Il rilievo zingaresco, 1936

 

 

Recentemente ho reperito la copia originale dell’estratto dal titolo Il rilievo zingaresco a l’Annunziata di Giulianova (Teramo) a cura di Ugo Pellis. Ero informato su Ugo Pellis e sul suo lavoro di ricerca, di lui mi aveva parlato Duilio Shu, ricercatore scientifico particolarmente interessato allo studio della storia e del dialetto di Mosciano Sant’Angelo e avevo letto il lavoro sull’argomento dello storico giuliese Sandro Galantini.

Il noto letterato e fotografo nacque a San Valentino di Fiumicello (Udine), il 9 ottobre del 1882 e morì a Gorizia il 17 luglio del 1943. La primissima formazione scolastica avvenne sotto l’occhio attento di Marco Zogovic e successivamente Pellis frequentò lo Staatgymnasium di Gorizia; fu allievo del professor Theodor Gartner (1843-1925) all’Università di Innsbruck e poi Vienna.

Dal 1902 al 1912 fu insegnante liceale a Capodistria (oggi in Slovenia) e poi divenne professore di lettere al liceo “Petrarca” di Trieste.

Il 23 novembre del 1919, a Gorizia, fonda la Società filologica friulana (intitolata a Graziadio Isaia Ascoli, il grande glottologo goriziano, fondatore degli studi di dialettologia in Italia) insieme a Bindo Chiurlo, Ercole Carletti e Giovanni Lorenzoni ne che fu il primo presidente; la Società viene eretta ente morale nel 1936 con lo scopo di promuovere e diffondere l’utilizzo della lingua friulana, Ugo Pellis ne fu presidente dal 1920 al 1923.

L’11 dicembre 1924 il ministro della Pubblica Istruzione, Alessandro Casati, concede ad Ugo Pellis l’esonero dall’insegnamento (che lasciò definitivamente il 10 gennaio 1925) per dedicarsi pienamente al lavoro di ricercatore. Nel 1925 inizia una fitta collaborazione con Matteo Giulio Bartoli (1873-1946) per la realizzazione dell’Atlante Linguistico Italiano; il progetto editoriale lo portò in giro per l’Italia, accompagnato dalla moglie Nelda, per quasi 18 anni consecutivi nei quali effettuò una serie di inchieste corredate da documenti e fotografie scattate con le sue macchinette: una “Ica Ideal 111”, una “Kodak 9×12” ed infine la reflex biottica 6×6 “Voigtlander Superb” sempre guidato dai sapienti consigli di Arnaldo Polacco dell’“Istituto fotografico triestino”.

Si narra che nel 1927, lo stesso Benito Mussolini, donò all’Atlante linguistico italiano un’auto Balilla (targata TS 1162) per permettere a Pellis di spostarsi da una località all’altra. Nel percorrere la penisola, con minuziosa e rigorosa professionalità, raccolse ben 727 inchieste delle 1000 previste; un’improvvisa malattia, che lo portò alla morte, lo costrinse ad abbandonare le inchieste. La sua opera fu completata da un comitato formato da: Roberto Giacomelli, Corrado Grassi, Giorgio Piccitto, Giovanni Tropea, Temistocle Franceschi e A. Matteo Melillo. Il Pellis arrivò nella nostra città in due periodi diversi individuabili dalla datazione delle foto e dei documenti: uno relativo ai giorni 13, 14, 15, 16 e 17 novembre 1929 e l’altro datato 29 aprile del 1932; gli scatti sono oggi conservati e catalogati dalla Società Filologica Friulana “Graziadio Isaia Ascoli”, che ne detiene i diritti.

Le foto sono fruibili via web all’indirizzo www.filologicafriulana. it, basta inserire il nome della nostra città per visionare le 20 foto con svariati soggetti: dalle case alle barche, dal panorama al porto, ecc.

L’allora comitato di redazione dell’Atlante linguistico italiano, dopo aver visionato lo studio del linguista tedesco Max Leopold Wagner (1880-1962), sugli elementi zingareschi nei gerghi italiani, decise di pubblicare lo studio portato avanti dal Pellis proprio a Giulianova con un’appendice sul gergo dei mercanti di cavalli di Guardiagrele. Dopo due tentativi falliti, presumibilmente da ricondurre alla data delle foto, il Pellis, riuscì, con l’aiuto del capoguardia giuliese, Berardo Braga, il 24 maggio del 1932 dalle 9.00 alle 12.00, a fare il rilievo. Fu intervistata una zingara, descritta nella relazione: 30enne, sposata e convivente con il suo sposo in una casetta in riva al mare nel quartiere dell’Annunziata.

Gli “strumenti di lavoro” di Ugo Pellis erano: taccuini, carte geografiche, tavole da disegno, illustrazioni e questionari filologici. Nel verbale, così descriveva l’intervistata: “Zingara dal tipico aspetto della sua gente; analfabeta; intelligente; interpreta le illustrazioni con pronta sicurezza; spesso vi fa aggiunte di contorno; risponde con disinvoltura; talvolta altera le risposte, dando loro un contenuto, che a lei sembra più corrispondente all’abruzzese. Al rilievo assiste per buona parte un’altra zingara, alquanto più anziana, un’indovina, che parla con più calma, e controlla per così dire le risposte dell’altra”. Il Pellis inserì, ritenendolo di notevole importanza, una parte del gergo dei mercanti abruzzesi di cavalli che nel 1930 raccolse tramite il giovane Tarquinio Ferrari di Guardiagrele (CH). Secondo il suo rilievo, la “parlata” zingaresca risultava avere dei legami con i dialetti autoctoni dell’Italia meridionale, e più precisamente del chietino. Naturalmente si ripromise di tornare su questo lavoro ampliando l’inchiesta almeno ad un’altra area dell’Italia meridionale. Complessivamente, le domande furono 716, le risposte positive furono 553; molte trovavano riscontri negli studi precedenti del marchese marchigiano Adriano Colocci (1855-1941) e dello stesso friulano Graziadio Isaia Ascoli (1829-1907).

Oggi di Ugo Pellis rimane l’immenso patrimonio documentale, fatto di trascrizioni, disegni e fotografie, ancora da indagare; particolarmente preziosi i 7156 negativi su lastra e su pellicola da lui stesso catalogati.

 

Una futura collaborazione con la Società filologica friulana che detiene i diritti dell’archivio fotografico del Pellis, sarebbe opportuna; ciò consentirebbe di esporre, magari il prossimo anno, oltre venti foto della nostra città mai viste dal grande pubblico ed eventualmente organizzare un convegno sul gergo dei Rom nell’Italia centro-meridionale.

 

 

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Bibliografia

Ugo Pellis, Il rilievo zingaresco a l’Annunziata di Giulianova (Teramo),

Udine, Società filologica friulana “Graziadio Isaia Ascoli”,

  1. Estratto da “Bollettino dell’atlante linguistico italiano”,

ann. II, fasc. 2 (Udine 1936 – XV).

Sandro Galantini, La criminalità minorile degli zingari. Un’indagine

empirica, Teramo, Demian edizioni, 1993.

 

Sitografia

www.filologicafriulana.it

www.adhikara.com

www.atlantelinguistico.it

www.treccani.it

www.giulianovaweb.it

 

Archivi

Archivio privato “Walter De Berardinis”

 

Ringraziamenti

Duilio Shu, ricercatore scientifico

La foto di Ugo Pellis giovane è liberamente tratta dal sito www.adhikara.com;

 




Editoria. Il 6 maggio presentazione del libro di Sandro Galantini “GIULIANOVA DA SCOPRIRE” AL KURSAAL

Sabato 6 maggio alle ore 18, presso il Kursaal di Giulianova Lido, sarà presentato il libro di Sandro Galantini dal titolo GIULIANOVA DA SCOPRIRE, pubblicato dalla casa editrice teramana Ricerche&Redazioni di Giacinto Damiani e Barbara Marramà. Un volume prestigioso sulla storia di Giulianova, realizzato in una veste editoriale di assoluto pregio, con copertina rigida, stampato su carta patinata e rilegato artigianalmente, per offrire al lettore tutta la piacevolezza del libro bello, raffinato e curato nei minimi dettagli. Una firma prestigiosa quella dello storico giuliese Sandro Galantini, che compone il volume attraverso trenta sintetici e densi capitoli, per andare alla “scoperta” della Giulianova segreta, sconosciuta: storie intriganti e poco note, personaggi illustri ma spesso ignoti, monumenti, architetture, gustosi aneddoti e ricordi d’altri tempi. Dal Cinquecento fino ai nostri giorni, un racconto avvincente, straordinario e variegato impreziosito da un ricco corredo di immagini, per gran parte inedite. La presentazione è realizzata con il patrocinio del Comune di Giulianova. Il volume è frutto di una collaborazione importante con «La Città. Quotidiano della provincia di teramo», diretto da Alessandro Misson, e in particolare con le pagine culturali curate da Simone Gambacorta. Un’impresa editoriale di straordinario interesse che ha avuto un partner importante, illuminato nel Gruppo Medico D’Archivio di Giulianova, da sempre sensibile alle iniziative culturali di valore e alle eccellenze del territorio.17264429_437934633216735_5502326510667529776_n

 




Giulianova. “Giulianova da Scoprire – personaggi, storie e curiosità che forse non sai”, nuova opera editoriale dello storico Sandro Galantini.

Giulianova. Era ora! – inizia così il post sul profilo Facebook della casa editrice Ricerche & Redazioni di Teramo – Un volume prestigioso sulla storia di Giulianova. In uscita nella prima settimana di maggio, per la precisione il 6. Copertina rigida, stampato su carta patinata di pregio e rilegato artigianalmente, per offrire al lettore tutta la piacevolezza del libro bello, raffinato e curato nei minimi dettagli, lontanissimo dalla filosofia imperante del tascabile digitale usa e getta (magari cartonato e non legato, pura follia dell’industria libraria degli ultimi anni)

Sandro Galantini e Simone Gambacorta
Sandro Galantini e Simone Gambacorta

Una firma prestigiosa: Sandro Galantini, che compone trenta sintetici e densi capitoli per andare alla “scoperta” della Giulianova segreta, sconosciuta, attraverso storie intriganti e poco note, personaggi illustri ma spesso ignoti, monumenti, architetture, gustosi aneddoti e ricordi d’altri tempi.

Lo storico Sandro Galantini e il dott. Claudio D'Archivio
Lo storico Sandro Galantini e il dott. Claudio D’Archivio

Dal Cinquecento fino ai nostri giorni, un racconto avvincente, straordinario e variegato impreziosito da un ricco corredo di immagini, per gran parte inedite. Il volume è frutto di una collaborazione importante con «La Città. Quotidiano della provincia di teramo», diretto da Alessandro Misson, e in particolare con le pagine culturali curate da Simone Gambacorta. Un’impresa editoriale che ha avuto un partner importante, illuminato nel Gruppo Medico D’Archivio di Giulianova.17264429_437934633216735_5502326510667529776_n




Giulianova. Il cordoglio del sindaco Mastromauro per la scomparsa del giornalista Lino Manocchia.

Il sindaco Francesco Mastromauro appresa la notizia della scomparsa di Lino Manocchia esprime tutto il suo cordoglio e quello della città di Giulianova per la perdita di un cittadino illustre di Giulianova, giornalista di fama e persona di grandi doti umane e professionali.

Foto Archivio Il Sindaco, Francesco Mastromauro
Foto Archivio Il Sindaco, Francesco Mastromauro

“Lino Manocchia – dichiara il sindaco – è stato uno dei grandi giornalisti della nostra città. Giulianova infatti nel corso di un secolo ha annoverato grandi firme entro una lunga tradizione in campo giornalistico. Oltre al padre Francesco Manocchia, grande giornalista ma anche letterato cui l’Amministrazione comunale nel 2013 ha intitolato una via, vanno ricordati Francesco Contaldi, direttore di testate giornalistiche e uno dei grandi traduttori annoverati dall’Abruzzo,ma anche, in tempi più recenti, Italo Moretti. Senza dimenticare che a Giulianova nel 1909 vennero poste le basi per la nascita dell’Associazione della Stampa abruzzese. Ai familiari di lino Manocchia, del quale ricordo la simpatia, l’affabilità e il grande amore per la città natia, il cordoglio mio e della sua Giulianova”.




Giulianova. Morte Lino Manocchia: anche la matita del “DISTE” ricorda il collega giuliese scomparso a New York

Giulianova. Anche il nostro collaboratore e sagace vignettista della Artemia edizioni , Vladimiro Di Stefano, ha dedicato una sua vignetta al collega scomparso ieri a New York, dal titolo “un giuliese in paradiso”. Proprio il nostro collaboratore – Di Stefano – disegnò diversi schizzi per onorare la lunga carriera di Lino. Ringraziamo Vladimiro per averci concesso l’utilizzo delle immagini

Vignetta per Lino Manocchia dal DISTE
Vignetta per Lino Manocchia dal DISTE

Poi seguirono altre vignette già viste dal grande Lino

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Giulianova. A New York è morto il decano dei giornalisti giuliesi, Lino Manocchia

E’ scomparso il decano dei giornalisti giuliesi, Lino Manocchia

(Giulianova, 20 febbraio del 1921 – New York, 4 marzo 2017)

 

Giulianova, 4 marzo 2017. Oggi, a New York, intorno alle 10,00 del mattino, le 16,00 italiane, è scomparso il decano dei giornalisti giuliesi e italo-americani, Lino Manocchia. Ne danno notizia i familiari, la direttrice della casa editrice “Artemia” di Mosciano Sant’Angelo, Maria Teresa Orsini e il collega di giulianovanews.it, Walter De Berardinis, amico personale del giornalista giuliese. Nonostante avesse da poco compiuto 96 primavere, l’anno scorso ancora dialogava via cavo e skype con la direttrice e i collaboratori della Artemia editrice, con cui si stava lavorando per l’ennesimo lavoro editoriale che seguiva lui stesso da New York.

Lino Manocchia
Lino Manocchia

Sono addolorata – afferma Maria Teresa Orsini – un giornalista dai modi cortesi e affabili. Una grande personalità e caparbietà, dovuta – continua la Orsini – al fatto che aveva perso il papà (il giornalista Francesco Manocchia) sotto i bombardamenti degli angloamericani a Giulianova nel 1943/1944; ed era reduce dalla prigionia in Germania, dopo essere stato sul fronte balcanico. Abbiamo perso – conclude Maria Teresa – un grande italo-americano, sicuramente nei prossimi mesi lo ricorderemo come giusto che sia per le grandi personalità.

Maria Teresa Orsini, Stefano Pallotta e Walter De Berardinis
Maria Teresa Orsini, Stefano Pallotta e Walter De Berardinis

Targa di giulianovanews,it a Lino Manocchia Targa dell'ODG a Lino Manocchia

Anche il collega Walter De Berardinis lo ricorda così: alla fine del 1998 e gli inizi del 1999, in qualità di redattore del quotidiano online giulianova.it, di proprietà della società “Genesi” di Marco De Merulis, decidemmo di dedicare una rubrica da New York con il grande Lino Manocchia e successivamente emigrò nella mia testata giulianovanews.it; poi seguì la biografia mia e quella della scrittrice Alida Scocco Marini e successivamente due libri “Lino e il microfono” (le sue migliori interviste con i grandi dell’epoca) e “Quando c’era la guerra” ( dove si ricordava il papà nella 1° guerra mondiale), entrambi editi dalla Artemia editrice di Mosciano Sant’Angelo. Perdo un amico, un collega ed anche un pezzo di storia giuliese. Frequenti e notturne, le tante telefonate che Lino mi faceva perché dimenticava il fuso orario tra New York e Giulianova. Devo ringraziare il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Stefano Pallotta, che durante il premio “Polidoro” a L’Aquila ci consegno una targa d’argento alla carriera per Lino Manocchia. Mi dispiace che le varie giunte regionali abruzzesi, nonostante mie sollecitazioni, non attribuì mai la prestigiosa medaglia “Aprutium” premio dedicato agli abruzzesi che si sono distinti fuori dai confini nazionali.

 

 

100 foto di Lino Manocchia

 

 

 

“…Le avversità possono essere delle formidabili occasioni”

Thomas Mann, scrittore (1875-1955)

Lino Manocchia

L’Incredibile storia del decano dei giornalisti giuliesi

di Walter DE BERARDINIS*

 

Il papà di Lino Manocchia, Francesco Manocchia
Il papà di Lino Manocchia, Francesco Manocchia

Lino Manocchia militare
Lino Manocchia militare

Lino Manocchia prima di partire per gli USA
Lino Manocchia prima di partire per gli USA

Pasquale, Omero, Marino Manocchia, per tutti Lino, nasce all’alba (3,00) di un freddo mattino a Giulianova alta il 20 febbraio del 1921, nell’abitazione di Via XX settembre (centro storico) è il primogenito del giornalista e scrittore, il Cav. Francesco Manocchia, poi scomparso nel bombardamento su Giulianova del 29 febbraio del 1944, e di Filomena Spadacci, d’origini toscane. Quel giorno, davanti all’ufficiale dell’anagrafe si presento il papà Francesco con due suoi amici come testimoni: Tommaso Lattanzi, impiegato e Pasquale Galantini, proprietario. Dal matrimonio di quest’ultimi, nacquero anche i suoi tre fratelli: Franco, giornalista del Corriere della Sera; Omero (poi morto per malattia a 17 anni) e Benito (per tutti Benny), corrispondente della Rusconi dagli USA. In realtà il vero nome di Lino è Pasquale (nome del nonno paterno), Omero (nonno materno) e Marino (lo zio paterno di Pittsburgh). Anche se in famiglia lo chiamavano tutti con il diminutivo di Pasqualino, ma per tutti era semplicemente, Lino. L’infanzia a Giulianova viene vissuta soprattutto con i nonni paterni, Pasquale, noto calzolaio della città (poi morto all’età di 94 anni) e della nonna, Lucia Macellaro, casalinga (abitavano dietro l’odierna scuola elementare Edmondo De Amicis, in Via Diaz).

Piazza dove morì il papà di Lino
Piazza dove morì il papà di Lino

Si narra che aveva accarezzato il sogno della vita eclesiastica tanto da costruirsi un altarino in casa dove recitava preghiere e andava a suonare le campane nel vicino Duomo di San Flaviano. Tanto fu che il padre in una delle tante trasferte romane per lavoro contatto personalmente il cardinale Alessio Ascalesi (Afragola, 22 ottobre 1872 – Napoli, 11 maggio 1952) per farlo entrare al seminario di Teramo dove rimase solo due anni. Non mancheranno le occasioni per frequentare i nonni materni in Toscana, nel borgo di Montefollonico, frazione del Comune di Torrita di Siena ed anche a Montepulciano, dove viveva la zia, sposata con un ricco commerciante di stoffe. A Giulianova, gli amici più cari che frequentava erano: Carlo Marcozzi (poi sposato con la Branciaroli), Guido Pompei, Renato Campeti, Ernesto Ciprietti, l’affezionato Giancola e poi Giorgio De Santis, figlio del Sindaco, il geometra Bruno Solipaca, Dante Paolini (giocatore di serie A negli anni 40’/50), Poliandri, Rossi, Epimerio Taffoni, quest’ultimi noti sportivi giuliesi. Intanto il padre, cerca di investire i suoi risparmi nell’ acquisto di una cartoleria/edicola in città ed anche un piccolo appezzamento di terra. Nel frattempo la famiglia si sposta, vicino alla Chiesa di Sant’Anna, dietro il Torrione ed infine, alla fine degli anni ’30 nel palazzo dietro il Comune, dove viveva anche Renato Morganti, padre della sua maestra Maria. Finite le scuole del regno, si iscrive al Regio Istituto Tecnico Industriale “Raffaele Pagliaccetti in  Piazza Vittorio Emanuele II (oggi Piazza della Libertà), diretto dal Dott. Marucci. Alla fine degli anni ’30, quasi diciottenne, ebbe modo di conoscere e frequentare l’Avv. Attilio Re. Le prime battute dell’Avvocato furono profetiche: “perché non scrivi come tuo padre francescuccio, scrivi sul nostro Giulianova calcio. Se sbagli ti aiuto io”. Arrivò quel giorno, la squadra vinse e dovette mantenere la parola data. Poco dopo si recò al Caffè di Germano, nel cuore di Corso Garibaldi, l’Avvocato lesse l’articolo ed approvò. Scese in tutta fretta le scalette che conducono al lido e trasmise, con l’unico telefono pubblico, tutto l’articolo alla redazione.

Lino e Benny Manocchia
Lino e Benny Manocchia

Quel primo articolo gli consentì di prendere la tessera d’ingresso al campo. Il padre, severo, insistette per non farlo continuare, è gli ripeteva sempre: “ con questo mestiere ci si muore di fame”. Ma lui serafico rispondeva: “Ma papà, tu sei un morto di fame!”. Poi iniziò le cronache della famosa Coppa Alleva, in occasione della festa della Madonna dello Splendore del 22 aprile e la sua partecipazione a bordo della splendida Lancia Lambada di Pierino De Felice, con tanto di premiazione con la banda di Introdacqua, diretta dal noto maestro Di Rienzo. Poi tutte le cronache del calcio giuliese: vero, vivo, combattuto sempre nella lealtà, quello di Paolini, Taffoni, Poliandri, Rossi, contro squadroni del calibro della Maceratese, Sambenedettese, Fermana, Teramo, Chieti, Vasto ed altre.

Strano destino quello di Lino, un bel giorno la sua famiglia ricevette dai due fratelli paterni (Gino e Marino Manocchia, proprietari di una fabbrica di tabacchi in Pennsylvania) i biglietti che li avrebbe portati in America. Ma la nonna, Lucia Macellaro, di instabile salute, convinse suo padre a restare a Giulianova.

Con l’avvento del Fascismo, ma anche durante la sua formazione scolastica, partecipò con i movimenti giovanili dell’epoca. Con il tema “Guardo in alto, ammiro e penso”, partecipò agli Agonali Fascisti per le scuole giuliesi, piazzandosi ai primi posti. Poi ci furono le selezioni provinciali a Teramo. Arrivò prima, ma dopo un consulto della giuria, fu retrocesso al secondo posto con un diploma e il primo premio andò al nipote di un funzionario di stato. Si presentò anche agli Agonali sportivi della provincia, partecipò ai cento metri con un paio di scarpette bianche da ballo, mentre il rivale teramano, Lanciaprima, arrivò prima, ma con delle vere e proprie scarpe da ginnastica. Mestamente di accontentò del secondo posto tra gli applausi dei presenti. Dopo la fine della scuole superiori, trovò posto a Torino come supplente (Italiano e Tecnologia).

Finito il periodo torinese, il padre lo iscrive al Regio Collegio Aeronautico “Bruno Mussolini” di Forlì, per istradarlo ad una sicura carriera militare nella Regia Aeronautica Italiana. Un bel giorno, in visita al Regio Collegio, arrivò il Duce in persona, da buon giuliese si fece avanti per stringergli la mano. Al termine della visita ufficiale, il redattore dell’EIAR (l’agenzia di stampa governativa) dettò il resoconto della visita, ma il suo collega aviere, preso dall’emozione non riuscì ad affilare una parola. All’ora il Colonnello lo chiamò e gli chiese di trascrivere il resoconto. Poi, dopo la stesura, lo stesso Mussolini lo visionò e si congratulò con lui e chiese chi era quel bravo ragazzo. Quando rispose con nome e cognome, il Capo del Fascismo sorrise ed esclamò: “…sei il figlio di Francesco?”. Infatti, il padre, allora era il corrispondente da Teramo per il “il Popolo d’Italia”, il quotidiano del Partito Nazionale Fascista. Poco dopo, allo scoppio la guerra, inquadrato nella Regia Aeronautica Italiana, verrà trasferito a Mostar, nell’ex Jugoslavia. Ebbe modo di incontrare con il concittadino, Elio Fracassa, già esattore delle giocate delle lotterie di stato. Dopo la resa dell’Italia dell’8 settembre, e dopo una lunga odissea dentro i vagoni merci, come giovane sottotenente, fu internato in uno stalag nelle zone di Francoforte sul Meno, in Germania. L’internamento era stato così duro, che anche oggi fatica a ricordare quei terribili giorni di sofferenza.

Dopo tre anni di dura prigionia, viene rimpatriato, ma fa l’amara scoperta che suo padre è morto a causa di un ennesimo bombardamento angloamericano su Giulianova. La bomba, caduta il 29 febbraio del 1944, aveva centrato in pieno il palazzo (dietro l’odierna sede comunale). Morirono molti condomini e per fortuna si salvarono la Madre e i suoi tre fratelli. Tra l’altro, uno dei fratelli, Benito, fu colpito da ben 30 schegge. Poi gli anni duri della ricostruzione, venticinquenne, con una vita tutta da inventare, con i primi lavori con il Comune di Giulianova, organizzando eventi per le feste d’estate, un modo per aiutare la madre ed i suoi tre fratelli più piccoli. Innamoratosi della sua concittadina, Ada Di Michele, figlia di emigranti italiani già negli USA, nata nell’Ohio, sfocerà in matrimonio il 15 luglio 1948, nella parrocchia del lido. Intanto aveva ripreso le collaborazioni con diverse testate giornalistiche italiane, molte delle quali dirette dai colleghi di suo padre Francesco. Ma anche a livello locale seguiva le vicende della sua città. Come quella dell’Avv. Riccardo Cerulli, che voleva “annettere” la frazione di Cologna (Roseto degli Abruzzi) a Giulianova. Poi la battaglia giornalistica in favore della salvaguardia dell’ex Colonia Rosa Maltoni Mussolini. C’erano anche le grandi serate al Kursaal, dove allestiva delle splendide serate con cantanti, sfilate di Miss, orchestre e balli, tutto intorno al mitico Trenino di Santa Fè, un trenino dove venivano approntati dei mini locali per servire gli avventori; successivanete cambio nome in “Il Calipso Fiorito” e poi la famosa “Lanterna Blu”; dove si esibirono i migliori cantati dell’epoca: Mina, Jula De Palma, Peppino Di Capri, Nicola Arigliano, Nico Fidenco, ecc. Nonostante l’impegno e la voglia di riscatto, per Lino si profilava la via dell’espatrio per accarezzare il sogno americano. Era nei primi giorni di marzo del 1949, quando, con il piroscafo Vulcania si imbarcò a Napoli insieme alla moglie (tratta Genova-Napoli-New York) alla volta degli USA. Salutò Giulianova con una serata indimenticabile a casa di Bruno Solipaca ed in compagnia di Giorgio De Santis, Dante e Renato Granata, Claudio Gerardini, Carlo Marcozzi e Renato  Lattanzi.

Arrivato a New York, visse un periodo nel Bronx, nel quartiere “Piccola Italia”, poi nella zona del Westchester, oggi nota zona residenziale. All’inizio si arrangiava facendo il macellaio con il suocero (già cittadino americano), ed inseguito, con un cuoco sorrentino aprì un ristorante “da Capri”. Uscito fuori dal mondo della ristorazione, per via degli inizi di collaborazioni con la “Voice of America” e anche come corrispondente dall’estero per giornali italiani. Iniziò anche con la tv americana, presentando un programma televisivo settimanale sulla rete “Wevd” e uno radiofonico sulla “Whom”. Mentre, si stavano aprendo le porte dei famosi studios americani con le “prime” mondiali del mondo della celluloide. Numerosi e tanti, furono gli attori ed attrici che ha intervistato e conosciuto dei quali conserva ancora preziose foto. Ha incontrato ed intervistato personaggi come: Frank Sinatra, Dean Martin, Perry Como, Rocky Marciano, Juan Manuel Fangio, Mario Andretti e tanti altri illustri personaggi. Durante il lavoro con Voice of America, Manocchia ha avuto modo di intervistare cinque Presidenti americani: Eisenhower, Kennedy, Johnson, Carter e Clinton. Manocchia trovava anche il tempo per inviare, tramite la Voice of America, servizi regionali per l’Abruzzo, con la Rai di Pescara, allora diretta dal noto giornalista Dino Tiboni. Iniziò come corrispondente del “Messaggero” di Roma, il “Secolo XIX” di Genova, la “Gazzetta di Mantova”, ed altri. Poi l’incontro con il grande giornalista Luigi (Gino) Palumbo che lo portò a “Sport Sud” e poi al “Corriere della Sera”, dove collaborò per nove anni, per poi passare alla “Stampa” di Torino. E’ stato anche cofondatore di “Stadio” di Bologna, assieme a Remo Roveri ed altri, poi divenuto “Stadio-Corriere dello sport”, la cui collaborazione continuò anche dagli Stati Uniti con interessanti reportage. E’ stato inviato speciale di importanti testate, narrando della “SAC”, la Linea aerea strategica degli Usa, un paio di lanci di satelliti in coppia col compianto collega Ruggero Orlando, ricevendo anche dalla Commissione della Rai il più alto elogio per una sua trasmissione sull’anno geofisico. Senza trascurare di intervistare tanti abruzzesi in America, narrando le loro “odissee”. Corrispondente ventennale con i settimanali automobilistici “Rombo” (con il giornalista teramano  Marcello Sabbatini, recentemente scomparso), “Autosprint” e “Controsterzo”, ora concentra la sua attività, malgrado le numerose primavere, ancora pubblica i suoi lavori su Internet. La sua famiglia è nata nel giornalismo, dopo Lino, emergono Franco, ex redattore del “Corriere della Sera” e poi Benny (Benito), anch’egli dagli Stati Uniti per la “Rusconi”. Manocchia ha avuto numerose offerte per scrivere qualche libro sulla sua attività americana e soprattutto sui 40 anni ad Indianapolis” la famosa 500 miglia, la corsa più spettacolare del mondo. Oggi Manocchia vive a Cambridge nello stato di New York, insieme a suo figlio Adriano (sposato anche lui con la giuliese, Teresa Schiavi), noto artista e suo nipote Adriano Jr, manager del reparto ricerche della Cornell University di Ithaca a New York. Nonostante l’età, sfidando spesso i disagi dei voli aerei, segue le varie manifestazioni motoristiche delle quali è un noto esperto, incontrando famosi attori americani, appassionati di motori, una passione nata da un’intervista a Tazio Nuvolari, prima di una Coppa Acerbo a Pescara. A cavallo della fine degli anni ’90 e gli inizi degli anni 2000 inizia una fitta corrispondenza via mail e via cavo con il sottoscritto, poi sfociata nella collaborazione con il mio giornale giulianovanews.it e successivamente con il giornale online diretto dal collega Ludovico Raimondi, giulianovailbelvedere.it. Successivamente inizia le collaborazioni abruzzesi con News Italia Press; la Gazzetta del Sud africa; primadanoi.it, abruzzopress.info del collega Marino Solfanelli,  Nell’aprile del 2008, proposi un riconoscimento pubblico a Lino tramite la Regione Abruzzo con il premio Aprutium e al Comune di Giulianova, con una targa di riconoscimento, ma senza esito in entrambi i casi. Nel dicembre 2014 fui più fortunato, grazie alla mia proposta e all’impegno profuso del Presidente dell’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, Stefano Pallotta e la commissione giudicatrice della XIII edizione del Premio Polidoro ritenne di assegnare un encomio per la carriera al “nostro” Lino Manocchia. La cerimonia di premiazione si svolse venerdì 12 dicembre, presso l’auditorium Bper a L’Aquila con la prestigiosa presenza del Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, Prof. Francesco Sabatini e la presenza delladirettrice della Artemia, Maria Teresa Orsini che ritirò il premio. In realtà a Lino il 24 ottobre 2013, a Giulianova, durante la presentazione del suo volume  dal titolo “Lino e il microfono”, fu omaggiato dalla sua Giulianova grazie proprio alla casa editrice Artemia Editrice diretta da Maria Teresa Orsini. Oltre agli innumerevoli riconoscimenti durante la sua professione ricevuti nella sua straordinaria carriera, Manocchia, il 23 aprile 1946, a firma del Ministro della Casa Reale Lucifero Falcone (Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano (1898-1997)), fu nominato Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia. Oltre all’encomio, anche la la mia testata online www.giulianovanews.it ha ritenuto di omaggiare il giornalista giuliese con una targa di merito consegnata a L’Aquila nel 2014, che recita la seguente frase: “al decano dei giuliesi Lino Manocchia, dedico questa frase di Enzo Anselmo Ferrari (Modena, 18 febbraio 1898 – Modena, 14 agosto 1988) “Sono i sogni a far vivere l’uomo. Il destino è in buona parte nelle nostre mani, sempre che sappiamo chiaramente quel che vogliamo e siamo decisi ad ottenerlo.” Con l’opera “La lotteria, un campo tedesco per prigionieri di guerra” al commendatore Lino Manocchia vinse il premio “MONTEFIORE NEL MONDO”, era il 28 Settembre alle ore 15.00 presso il Teatri Malatesta di Montefiore Conca. Da non dimenticare le uniche due biografie pubblicate su Lino: una del sottoscritto sull’annuale storico “Madonna dello Splendore” e successivamente dall’amica e collega, Alida Scocco Marini nel secondo tomo di “Conosciamoci e facciamoci conoscere”; Poi lAccademia Culturale Internazionale di San Giovanni Crisostomo, presieduta dal Presidente, Giuseppe Del Zoppo il 17 agosto 2013, presso la sede del Centro Culturale San Nicola a Pescocostanzo (AQ), in occasione del Premio culturale Internazionale, “ SAN GIOVANNI CRISOSTOMO “ premiarono me e Lino per l’attività giornalista

 

Lino Manocchia: “Rifarei tutto, ma cancellerei i dolori della guerra”. Mentre scrivevo questo breve profilo biografico, gli ho chiesto: ricominceresti da capo senza cambiare nulla? Lui mi ha risposto: “Certo che accetterei. Ma cancellerei la parentesi della prigionia in Germania e la perdita di mio padre sotto le bombe. La vita mi ha dato tanto ed io le sono grato insieme alla Provvidenza che mi ha guidato, aiutato e sorretto,  facendomi acquisire una esperienza favolosa. Ringrazio anche il dono della capacità di volgere in gioco le più crudeli avversità di comunicare col pubblico, in un sapiente dosaggio di ruoli. La mia vita è un romanzo multicolore, bello, reso affascinante dalla moltitudine di soggetti incontrati e trattati.” Credo, alla luce di quanto raccontato, che questo illustre giuliese, ultra 90enne ed ancora in attività, abbia una miscela esplosiva di estro e di calcolo, di impulsività e scetticismo, condito dalla spregiudicatezza che accomuna molti giuliesi conosciuti fin adesso. Eppure non c’è stato interlocutore più amabile, agguerrito e conversatore come lo è lui. Uno che si reputa “artigiano” della penna. Un cronista chiaro nell’esposizione dei fatti raccontati. Che magnifico istrione questo Lino Manocchia,  nato a Giulianova quasi 96anni fa. Credo che la Città di Giulianova lo debba onorare con un encomio pubblico per aver portato il lavoro e la laboriosità di noi giuliesi fuori dai confini nazionali e con la speranza che lo faccia il CRAM Abruzzo per un abruzzese che ha onorato la sua regione.

Non so se farà piacere e se leggera questo mio pezzo Lino, il “monello” come lui e il collega Ludovico Raimondi amano spesso chiamarmi, spera che i posteri possano in seguito rileggere e riscoprire chi della giuliesità prima e l’italianità dopo, ha dimostrato di farsi valere fuori dai confini regionali; mentre scrivo quest’ultime righe penso a mio fratello Arino che ha dovuto emigrare per realizzarsi niente di poco meno che a Tokyo e alla sfortunata sulmonese Fabrizia Di Lorenzo che aveva appena accarezzato il sogno di realizzarsi fuori i confini nazionali. Non me ne voglia Lino, ma a queste due ultime persone va il mio pensiero di abruzzese e giuliese.

 

 

 

 

*giornalista e fondatore della testata giornalistica giulianovanews.it




Giulianova. Dopo quasi 72 anni una cartolina torna a Giulianova da dove era partita. Era di Francesco Garzarelli.

Giulianova. Il collezionista e appassionato filatelico giuliese, Walter De Berardinis, recupera in una asta online per appassionati di collezionismo cartaceo una cartolina partita il 9 novembre 1945 da Giulianova e indirizzata a Molfetta (Ba). Avevo visto – dichiara De Berardinis – la cartolina su uno dei tanti siti d’asta online di materiale cartaceo o comunque del settore che più mi appassiona, la 1° e la 2° guerra mondiale. Mi aveva colpito – continua De Berardinis –  l’affrancatura da 0,60 cent. su una cartolina postale del Regno d’Italia anch’essa da 0,60 cent. (all’epoca costava 2 lire spedire una lettera semplice); ma soprattutto il timbro che recava la data in cui Giulianova e l’Italia intera era sotto la Luogotenenza (dal 5 giugno del 1944, data delle dimissioni di Vittorio Emanuele III e l’8 maggio 1946). Per uno strano gioco del destino, la cartolina era stata scritta da un sottufficiale dell’allora Regia Marina Militare Italiana, il giuliese Francesco Garzarelli (nato il 15 maggio 1908), da tutti chiamato “Ciccillo” ed inviata al suo collega marinaio di Molfetta (BA), dove si riponeva una certa fiducia verso un futuro più roseo dopo aver passato alcuni anni prigioniero in Germania. La cartolina – afferma De Berardinis – è arrivata da un collezionista di Acireale (CT) pochi giorni fa, considerato che Francesco era il papà del mio padrino di battesimo, il vigile Roberto Garzarelli, mi induce a scrivere per il 2018 sulla rivista storica Madonna dello Splendore la sua storia e quella della moglie, la mai dimenticata Ada Serafini, per tutti Adina del Coro Folkloristico Gaetano Braga. 

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Francesco Garzarelli - (C) giulianovanews.it
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Giulianova. Il giovane pilota giuliese, Emanuele Andrenacci della AC Racing Team, si presenta alla stampa.

Giulianova. Il giovane pilota giuliese, Emanuele Andrenacci della AC Racing Team, si presenta alla stampa.

Oggi (4 febbraio), presso Autodromo di Franciacorta in località Bargnana Castrezzato (BS), è stata presentata la scuderia AC Racing Team che parteciperà al Campionato Italiano minimoto junior. La serata è stata magistralmente condotta dal collega Giovanni Di Pillo, noto telecronista sportivo italiano e con la presenza di un altro cronista storico dei motomondiali, Guido Meda. La novità di quest’anno vedrà come primo pilota il giovanissimo giuliese Emanuele Andrenacci, nato il 3 gennaio 2008, da Domenico e Tiziana; frequenta la 3° classe della primaria, ma con la grande passione per il suo campione del mondo di motociclismo, lo spagnolo Marc Márquez. Già all’età di 3 anni è salito sulla sua prima minimoto riportando, in questi 6anni di dura gavetta sulle piste italiane e con l’aiuto del papà Domenico, la vittoria del campionato Asi centro-italia e terzo classificato nello scorso campionato italiano. Auguriamo al campioncino giuliese, Emanuele, migliori fortune per il prossimo campionato italiano.

 

www.giulianovanews.it

 

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Giulianova. Il cordoglio della città per la scomparsa di Marco Di Silvestre.

Giulianova, 31 gennaio 2017. Si svolgeranno questo pomeriggio, alle ore 15,00, nella chiesa di Sant’Antonio – centro storico, partendo dall’obitorio dell’ospedale civile “Maria Santissima dello Splendore” dove ieri mattina era giunto privo di vita, i funerali del giovane pizzaiolo giuliese, il 47enne Marco Di Silvestre, deceduto per infarto nella mattinata di ieri nella sua abitazione.

Fonte profilo facebook
Fonte profilo facebook

Lascia i figli Andrea, Raffaella, Samuele, la moglie Rosetta, il fratello Luigi e le sorelle Splendora e Norma. La cara Maria. Già da ieri mattina l’obitorio si era riempito di tantissimi amici, conoscenti e clienti della sua famosa pizzeria “Da Marco” sita in Piazza Bruno Buozzi, nei pressi del Duomo di San Flaviano. Tanti i messaggi di cordoglio, a partire dal suo profilo facebook Profilo, passando per i manifesti di cordoglio affissi per le vie cittadine: l’Associazione “Attenti al Luppolo”, le insegnanti con gli alunni e le loro famiglie della 3B della primaria “De Amicis”, l’American Bar di Via Migliori, i locali Terrazza Buozzi, il Bacaro, il Tasso Alcolico, l’Angoletto, Bar della Cupola, Birreria degli Acquaviva e il Cinema Moderno, ed altri ancora. Anche Angelo e Gabriella, del Bar della Cupola, hanno fatto un manifesto dove reca la seguente frase “…sei stato un amico per la nostra famiglia ed un grande sostenitore delle iniziative in ricordo di Lorenzo (il loro figlio morto in un tragico incidente stradale n.d.r.). Ora sei anche tu nell’infinito. Buon Viaggio. Angelo e Gabriella”.

Il locale "Pizzeria Da Marco"

Giulianovanews.it

Anche io voglio ricordarlo con il suo sorriso, quel sorriso conosciuto quasi 40anni fa, quando bambini ci si ritrovava davanti la segheria/falegnameria del nonno e papà Raffaele, nei tanti pomeriggi primaverili e estivi dopo una giornata di scuola o per le lunghe vacanze. Poi l’adolescenza, ritrovarsi ancora nell’altro lato della strada, Via del Popolo, dove c’era la storica ferramenta gestita dai genitori “la rsciott’”; poi le serate al Belvedere, con la sua vespa e quel nomignolo “Mark lù paninaro”, affibbiatogli per via del suo lavoro in una panetteria del paese. Poi si diventa adulti, si fa famiglia, ci si perde nella vita frenetica di tutti i giorni tra il suo lavoro nella propria pizzeria e gli impegni familiari. Ieri, impietosa, è arrivata la notizia. Lo scrittore Andrea Camilleri, in un suo libro, descrive la morte come un interruttore, noi vogliamo credere che quella luce sia rimasta accesa in un’altra dimensione, quella giusta! Ciao Marco!

Walter De Berardinis

giulianovanews.it