Giulianova. Mariagrazia Petrino, nel sangue l’arte.
Mariagrazia Petrino in arte MITSU
Mariagrazia “MITSU” Petrino nasce a Giulianova il 9 gennaio 1976. Sarebbe stato più naturale farla nascere in una cittadina nipponica per spiegare il suo innato amore per tutto ciò che è orientale, una passione che caratterizza anche il suo tratto che si ispira a quello manga. Pronipote del pittore giuliese Mario Lupo, famoso soprattutto nella zona di San Benedetto del Tronto e Grottammare, forse apprende l’amore per l’arte dallo zio pur non vivendo la sua fase artistica perché troppo piccola, ma rivivendolo sicuramente nella profondità dei suoi quadri, in quei gabbiani che raccontano la speranza e la libertà creativa.
Impara a leggere giocando con i cartelloni che la madre (insegnante di sostegno) disegnava per insegnare e facilitare la lettura ai suoi alunni, raffiguranti i principali personaggi dei cartoni animati di quel tempo. Cresce continuando ad amare alcune serie animate, alcuni personaggi, copiando i disegni di Walt Disney, creando storie e personaggi, leggendo Topolino, Diabolik, Tex fino all’arrivo dei Manga in Italia ed li è amore a prima vista. Disegnando fin da quanto era piccola, attratta dai cartoni animati ovviamente giapponesi, dal loro tratto e dalla loro origine e per molti anni è autodidatta. Quando sente la necessità di approfondire le reali tecniche per la costruzione di un fumetto si iscrive e frequenta per 5 anni la scuola del Fumetto Adriatica a Martinsicuro. Lascia poi la scuola del fumetto, per intraprendere da sola il percorso che, dopo due anni, oggi l’hanno portata a pubblicare, grazie a Teke Editori, ben due fumetti: Maru Maru Strips e Maru Maru e l’MGBD il meraviglioso gioco del baseball “primo manuale italiano” a fumetti per insegnare il baseball ai bambini; un progetto voluto dalla Federazione Italiana Baseball e Sotfball. Dalla sua matita e fantasia nasce dunque il piccolo e simpatico draghetto Maru Maru, che vive le sue avventure quotidianamente perseguitato da una pallina da baseball, che trova sempre la maniera di procurare alla sua vittima terribili scherzi. Maru Maru con la sua ingenua dolcezza e attraverso le sue disavventure silenziose (Maru Maru non parla) è capace di un linguaggio immediato e universale che va diretto al cuore dei bambini;
con il suo candore e la sua simpatia ha già conquistato i piccolissimi. La sua visione è contemporanea, ma contaminata da elementi fantastici, un grande sforzo di sintesi in cui la risata scaturisce da situazioni surreali comunicate solo attraverso la forza del segno grafico. Nessun supporto linguistico, solo trascrizioni onomatopeiche, uno strumento universale che ha un significato più profondo di una casuale scelta stilistica. Mariagrazia osserva il mondo dei bambini, in cui lavora come insegnante di sostegno (nell’Istituto Comprensivo di Martinsicuro), e crea un fumetto che possa essere letto da tutti, senza distinzione di lingua e con un unico obiettivo, provocare la risata dei piccoli lettori. Lei definisce inconscia la sua ispirazione, forse di tratta di istintiva empatia verso il proprio lettore. In occasione del Lucca Comics and Games 2014, fiera frequentata dall’autrice ormai da 12 anni, il piccolo draghetto è stato presentato alla fiera internazionale del Lucca Comics and Games 2014, nel padiglione del Lucca Junior dedicata ai bambini (dove Maru Maru è già conosciuto da due anni) quale mascotte di tutte le attività giovanili del baseball nazionale e in futuro della Nazionale degli Azzurri.
Giulianovanews.it
Giulianova. “GLI ALPINI RICORDANO IL CAPORALE CARLO DE BERARDINIS CLASSE 1888 DI BELLANTE”
Una delle “morti bianche” del Monte Cauriol
Nel quadro delle attività culturali connesse con la ricorrenza del centenario della prima guerra mondiale e in concomitanza della prossima 88^ Adunata Nazionale degli Alpini a L’Aquila, la Sezione A.N.A. Abruzzi presieduta da Giovanni Natale, intende tra l’altro far conoscere e promuovere in questa occasione non solo gli alpini decorati al valore militare, ma anche singolari figure di alpini meno noti, che per fatti d’arme meritano anche loro la giusta attenzione. L’incarico di riproporre singolari fatti d’arme è stato affidato all’alpino Sergio Paolo Sciullo della Rocca decorato medaglia d’oro mauriziana della Repubblica Italiana, esperto di storia militare, delegato per il coordinamento degli alpini abruzzesi all’estero, che in occasione di un recente briefing tenutosi a L’Aquila, ha ricordato tra l’altro che l’Italia è entrata in guerra il 24 maggio 2015 e nel prossimo mese di maggio oltre all’adunata nazionale degli alpini ci saranno anche varie iniziative culturali per la commemorazione del centenario della prima guerra mondiale. Appuntamento questo che in buona parte ha visto impegnato gli alpini nei duri e aspri combattimenti in montagna, Sciullo della Rocca ha precisato che alla prima guerra mondiale gli alpini parteciparono con 88 battaglioni e 66 gruppi di artiglieria da montagna per un totale di 240.000 uomini mobilitati, tra questi vi furono anche molti abruzzesi. E’ in quarantotto mesi di continui combattimenti scrissero pagine memorabili di eroismo nella nostra storia patria. In questo contesto ha presentato la figura del caporale degli alpini Carlo De Berardinis di Bellante un paese nella Provincia di Teramo che per l’Abruzzo, risulta essere una singolare testimonianza storica. Lo stesso era già alpino nel 1908 nel Battaglione Alpini Pieve di Teco inquadrato nel 1° Reggimento Alpini, prima ancora dell’ inizio della Prima Guerra Mondiale. Successivamente viene inviato in Cirenaica nel 1912, dove conosce il Generale Antonio Cantore, morto successivamente nelle Dolomiti ampezzane. Il fatto è significativo in quanto il Generale Cantore venne poi considerato dagli Alpini nella Gerusalemme Celeste un pò il San Pietro della situazione, cioè quando muore un Alpino questo va tra gli alpini, accolto nel Paradiso di Cantore. Altra coincidenza significativa la partecipazione del soggetto con il Battaglione alpini “Feltre” ai combattimenti sul Monte Cauriol, dove morirono ben oltre 10.000 militari italiani sia in azioni di guerra e sia a causa del freddo e del gelo. Questi caduti vennero definiti “le morti bianche”, è tra queste morti bianche, rientra anche il caporale Carlo De Berardinis di Bellante deceduto il 15 settembre 1917 a Canal San Bovo. Lo stesso meritò “La Medaglia per l’Unità Nazionale” – “La Medaglia commemorativa della guerra Italo – Turca” e la “Medaglia a ricordo della guerra 1915 – 1918” la sua figura per singolarità, è stata segnalata al Sindaco di Bellante Mario Di Pietro per un giusto ricordo in ambito locale. Giova inoltre ricordare che il Monte Cauriol per gli aspri combattimenti divenne il simbolo del sacrificio degli Alpini e oggetto di numerosi libri di storia e di canti militari. Il Cauriol è una vetta della catena montuosa del Lagorai ed è sita tra il Monte Grappa e il Monte Ortigara, campi di battaglia questi, oggi assunti a simbolo perenne della prima guerra mondiale, la sua conquista facilito lo sfondamento italiano sul Piave e l’arretramento dell’esercito Austro-Ungarico.
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TESTO DELLA CANZONE DEL
“MONTE CAURIOL”
Fra le rocce, il vento, la neve,
siam costretti la notte a vegliar.
Il nemico crudele e rabbioso
lui cerca sempre il mio petto colpir.
Genitori, piangete, piangete,
vostro figlio è morto da eroe.
Vostro figlio è morto da eroe
il suo spirto ai fiaschi de vin.
Faremo fare un gran passaporto
o vivo o morto dovrà ritornar.
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Carlo (I) De Berardinis (Bellante, 3 maggio 1888 – Caoria di Canal San Bovo (TN), 15 settembre 1917). Alpino. Nasce a Bellante in contrada Collemoro, figlio di Gaetano e Annunziata Di Giangiacomo, entrambi agricoltori alle dipendenze della famiglia Tattoni di Bellante. Era il settimo di dieci figli (gli altri erano: Domenicantonio, Maria, Celeste, Olindo, Teresa, Giovina, Santino, Carmela e Giovanni).Solo in parte trascorrerà l’infanzia in questo paese, poco dopo, il papà Gaetano sarà costretto per motivi di lavoro a trasferirsi presso un’altra famiglia di Mosciano Sant’Angelo (TE), i Savini, in contrada Ripoli, era il 1896. Successivamente alla decisione del padre di spostarsi di nuovo, il Regio Esercito Italiano lo chiama per la visita di leva, è sarà giudicato idoneo il 14 aprile del 1908, inquadrato tra le file degli Alpini. All’età di 20 anni parte militare, il 16 ottobre del 1908, nel 1° Reggimento Alpini – Battaglione Pieve Di Teco, rimarrà fino al 1 settembre del 1910, quando viene posto in congedo con il 7° Reggimento Alpini – battaglione Feltre. Durante i due anni di ferma obbligatoria, partecipò al recupero e al soccorso dei terremotati di Messina e Reggio Calabria, del 28 dicembre del 1908 (95.000 morti). Nel frattempo la sua famiglia si era di nuovo spostata, nei primi di dicembre del 1908, suo padre Gaetano si era trasferito in un’altra masseria più grande di proprietà della famiglia dei Mazzarosa-Devincenzi di Notaresco e Roseto degli Abruzzi, qui si stabiliscono in località Cologna paese, nel comune (oggi Roseto degli Abruzzi) di Montepagano (poi, nel 1936, la sua famiglia si trasferirà definitivamente a Giulianova, perché nel 1924 erano diventati proprietari di un vasto appezzamento di terreno a Colleranesco). Il 26 settembre del 1911, a causa della dichiarazione di guerra dell’Italia alla Turchia, ritorna sotto alle armi nel 6° Reggimento Alpini – Battaglione Verona, dopo 9 mesi di addestramento, partirà per la guerra Italo-Turca. Il 20 gennaio del 1912 parte da Napoli alla volta della Tripolitania e Cirenaica e successivamente rientrerà il 23 aprile dello stesso anno. Dopo pochi giorni, il 26 aprile, verrà congedato con il 7° reggimento Alpini – Battaglione Feltre. Riceverà dal suo Comando una medaglia commemorativa per la “Campagna di Guerra Italo-Turca 1911-1912”. Intanto, il giovane Carlo, conosce e sposa il 29 aprile del 1914, nel comune di Montepagano e il giorno successivo, nella Chiesa Madre SS. Annunziata e Sant’Antimo, Grazia Di Bonaventura (Montepagano, 17 dicembre 1892 – Giulianova, 21 settembre 1966), una giovane ragazza di Montepagano. L’anno successivo, il 24 aprile del 1915, sua moglie darà alla luce il primogenito di nome di Arturo.Il 10 maggio del 1915, prima della dichiarazione di guerra all’impero austroungarico (24 maggio 1915) da parte dell’Italia, Carlo lascerà Cologna paese con destinazione Verona. Dopo solo 13 giorni d’addestramento verrà inviato in zona di guerra. Dentro la Valle del Vanoi, in Trentino Alto Adige, sulle montagne della catena del Lagorai. Rimarrà, senza più rivedere la sua terra natia e la famiglia, oltre 2 anni e mezzo sul fronte delle Alpi orientali. Il Caporal maggiore, a seguito delle ferite e delle malattie contratte durante la guerra, morirà la mattina (06:00) del 15 settembre del 1917, nell’Ospedale da Campo numero 131, allestito nella piccola frazione di Caoria di Canal San Bovo (TN). Il suo corpo verrà sepolto prima nel piccolo cimitero di guerra di Caoria e successivamente spostato nel Sacrario Militare di Castel Dante di Rovereto (TN). Con il 7° Reggimento Alpini, Battaglione Feltre, 64° Compagnia, tra il 23 e il 27 agosto del 1917 conquistò la vetta del Monte Cauriol (quota 2.494 m.), fino al 18 dicembre dello stesso anno. Sarà onorato con delle medaglie: dell’Unità D’Italia 1848-1918; Campagna di Guerra 1915, 1916 e 1917 e Interalleata della Vittoria 1915-1918. Oggi rimane una sola foto in divisa, le cartoline dal fronte che scriveva alla sua amata moglie Grazia e le medaglie conquistate sul suolo africano e italiano. Caso volle che prima di partire e per paura di morire al fronte, si scambio la foto con la moglie (fatto presso lo studio fotografico di Alfonso Pela. Paradorsalmente nell’Ospedale da campo 131 operava un capitano amico dell’ufficiale medico giuliese, Arturo De Martiis. Solo alla fine degli anni 90, sono riuscito a ritrovare la salma ritrovata a Caoria di Canal San Bovo (TN). Dopo anni di ricerche, in collaborazione con: il Ministero della Difesa Italiano-Commissariato Generale Onoranze Caduti in Guerra; lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano-Reparto Affari Generali dell’Ufficio Storico; l’Archivio di Stato di Teramo; il Comune di Canal San Bovo (TN); la Città di Roseto degli Abruzzi (TE); la Città di Giulianova; l’Associazione Nazionale Alpini di Trento, Feltre e Caoria e il Centro Studi Storici Primiero di Fiera di Primiero (TN), ho ritrovato il luogo della sepoltura. Alcuni parenti erano certi che le spoglie erano nel Sacrario militare di Fogliano Re Di Puglia (GO) in Friuli Venezia Giulia, tanto che in passato si erano recati per omaggiare il loro compianto congiunto. Già dal 1996 mi ero prodigato, attraverso i Ministeri e anche gli uffici periferici della nostra provincia (comuni e archivi), ricostruendo il mosaico dei suoi spostamenti, fino al recentissimo ritrovamento del luogo della morte e delle sepoltura. Per onorare degnamente la figura di questa persona, che lasciò la sua terra natia e i suoi familiari per combattere contro gli austroungarici, ho posto una targa commemorativa a 90anni dalla sua scomparsa (15 settembre 1917 – 15 settembre 2007) nella cappella di famiglia presso il cimitero di Giulianova. Sempre lo stesso giorno, presso la Chiesa di Sant’Antonio, a Giulianova alta (centro storico), ho fatto celebrare una messa in suffragio. La targa, posta all’interno della cappella, reca la seguente scritta: A CARLO DE BERARDINIS . Ad excelsa tendo (Sempre più in alto) e Nec spe nec metu (Ne con speranze ne con timore), con questi due motti il valoroso Caporal Maggiore degli Alpini, Carlo De Berardinis (detto il Vecio) e il 7° Reggimento Alpini – Battaglione Feltre – 64° compagnia, conquistarono tra il 24 e il 27 agosto del 1917, il Monte Cauriol (a quota 2494). Il 15 settembre del 1917, all’età di 29 anni, a seguito delle ferite riportate, si spegneva nell’Ospedale da Campo n°131 di Caoria. Dopo 90 anni, dai tragici fatti, la famiglia lo ricorda per aver sacrificato la propria vita per l’unità d’Italia. 3 maggio 1888, Bellante (TE) -15 settembre 1917, Caoria di Canal San Bovo (TN) .Giulianova lì, 15 settembre 2007.
Walter De Berardinis
nipote diretto
Giulianova. L’ostetrica giuliese Maria Sechini compie 100anni
Giulianova. Martedì 17 febbraio la storica “mammina” giuliese Maria Sechini (poi in seguito per errori di trascrizione il loro cognome risulterà Sichini o Sighini, per loro una controversia perenne), compirà 100anni nella sua città natale. Maria nasce il 17 febbraio del 1915 da Antonietta De Angelis e Silvio Paolo Sechini (noto fabbricante di carri e fratello di Saverio, fondatore del P.P.I. a Teramo e Deputato della Consulta Nazionale nel 1945 per la DC; di Concezio, Parroco all’Annunziata; Samuele Giulio e le sorelle Beatrice e Erminia (la mia Bisnonna, poi sposata con Andrea Toscani)), nella casa di Corso Garibaldi, 82, nel cuore del centro storico giuliese, ove, per tradizione famigliare materna vi era anche l’attività commerciale di ferramenta e affini “De Angelis”.
In famiglia già era arrivata Giovanna, sorella maggiore, e dopo pochi anni Margherita Rosaria e Vincenzo. La sua infanzia si dividerà tra la scuola, la casa e l’attività commerciale gestita principalmente dalla nonna materna, Domenica Meo e dal marito Marceliano De Angelis, la stessa che gli darà nozioni importanti per stare in mezzo alla gente e incuriosirsi della vita.
Terminate le scuole, si dedica, come era consuetudine a quei tempi, all’attività di cucito e di ricamo; però la prospettiva di una attività troppo tranquilla, le stava stretta, e quindi, superato lo scetticismo delle donne di casa ma comunque appoggiata dal papà, nel 1940 decide di trasferirsi a Firenze per frequentare la scuola per ostetriche, nella quale si diploma nel giugno del 1943. Subito dopo il diploma accarezza anche l’idea di prestare servizio professionale in nord Africa (Libia), ma poi gli avvenimenti bellici e politici evolvono in modo tale che questo sogno rimarrà nel cassetto, tanto più che in quegli anni conoscerà Mario Ferretti, che sposerà del dicembre del 1946. Trasferitasi ad Atri, paese natale del marito, inizia ad esercitare la libera professione di ostetrica, intanto la famiglia comincia a crescere venendo alla luce 4 figli: Vincenzo, Paolo, Concetta e Silvio e poi 5 nipoti: Valentina, Luca, Francesca, Chiara e Mario. Nei primi anni 60’ ritorna a Giulianova come ostetrica condotta, ruolo che ricoprirà fino al pensionamento avvenuto sul finire del 1980; negli ultimi anni ha affiancato il dott. Nino Tancredi nella conduzione dell’allora “Ufficio Sanitario” a Giulianova.
Per le famiglie Sechini-Ferretti
Il pronipote
Walter De Berardinis
Giulianova. Campionato internazionale delle unghie a Roma: la giuliese Eugenia D’Ambrosio è nella Top 10
La giuliese Eugenia D’Ambrosio, del centro estetico Deha di Giulianova, si è classificata al 7°posto nel campionato internazionale delle unghie NAILYMPICS ROMA 2015, nella categoria French Gel Sculptured.
Giulianova. Il giovane pilota giuliese Matteo Ciprietti, portacolori in Europa.
SABATO 24 GENNAIO 2015, in quel di Verona, nella cornice del Motor Bike Expo, la prima importante fiera dell’ anno per il mondo delle due ruote, c’è stata la presentazione ufficiale del Team Pata Ten Kate del mondo Super Bike 2015, con i piloti mondiali GUINTOLI e VAN DER MARK e con loro c’era anche Matteo Ciprietti, pilota giuliese, in rappresentanza della sua categoria della EUROPEAN JUNIOR CUP 2015 di fronte a un folto pubblico di appassionati e media.
Questo campionato propedeutico dell’ orbita SBK, si disputa con moto Honda CBR 650 F, moto tutte identiche e pienamente “race ready”, il tutto si concentra sulla ricerca di giovani talenti che possono contare sul supporto professionale ed esperto di partner come Honda Europa e Pata Chips.
Questa coppa è un esempio di garanzia da parte di Dorna per la conferma di una prossima generazione di campioni.
In questa fantastica line-up di talenti giovani con la rappresentanza di 14 nazioni, Matteo Ciprietti è stato selezionato ( vista anche l’ ottima figura che fece a giugno 2014 , nella gara di Misano , classificandosi al 2°posto).
Si parte dunque per questa avventura europea , che vedrà Matteo il 12 Aprile ad Aragon in Spagna, portando i colori Italiani ed Abruzzesi, quindi tutte le tappe europee della SBK :19 Aprile Olanda;10 Maggio Imola;24 Maggio Inghilterra; 07 Giugno Portogallo; 21 Giugno Misano ; 20 Settembre Jerez Spagna; 08 Ottobre Francia.
Abbiamo avuto l’ occasione di parlare con Matteo, ragazzo semplice, con la testa sulle spalle ed i piedi per terra , dice: ” Già sabato vedermi accanto piloti di fama mondiale mi hanno dato un forte scossone, ma so che la strada è molto lunga ed impegnativa. Non ho mai mollato nemmeno quest’ inverno, infatti allenamenti costanti tutti i giorni,spero che possa dare il meglio conseguendo i risultati che mi sono prefissato da un po’. Nel frattempo in Italia farò anche il Trofeo Honda CBR 600 RR in concomitanza del Campionato Italiano Velocità.
Sarà un anno davvero importante con esperienze e piste nuove per me, ma sono sicuro che sara’ tutto indimenticabile .
Il giovane Matteo sarà sempre seguito da suo Zio Massimo ed il suo sospensionista inseparabile Alessandro Mariani.
Teramo. Premiazione Concorso “IO, GEOMETRA 2.0”: la giuliese Sara Ambrosio vince la borsa di studio della Fondazione Geometri Italiani
Prima assoluta in Italia su 394 elaborati
Nell’ambito del progetto di orientamento “Georientiamoci – Una rotta per l’orientamento”, promosso dalla Fondazione Geometri Italiani e sostenuto dall’I.I.S. “Alessandrini-Marino-Forti” di Teramo, il Concorso individuale “Io, Geometra 2.0” ha consentito di premiare per l’anno scolastico 2013-14 gli studenti neoiscritti agli istituti tecnici settore tecnologico – indirizzo Costruzione, Ambiente e Territorio (CAT) in 50 province del territorio italiano.
Gli elaborati ricevuti, grazie a cui gli studenti hanno avuto l’opportunità di raccontare la loro scelta di proseguire il percorso di studi usufruendo delle potenzialità formative offerte dal CAT e le proprie aspettative professionali, sono stati valutati da una commissione di concorso formata da due rappresentanti della Fondazione Geometri Italiani, da un rappresentante del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, da un rappresentante di Diesis Group (agenzia di comunicazione) e da un rappresentante di Ellesse Edu (società specializzata nella creazione e promozione di progetti didattici per le scuole).
L’alunna Sara Ambrosio, che frequenta la classe 1B dell’Istituto “C. Forti” di Teramo, si è particolarmente distinta presentando un video che le ha consentito di ricevere un ottimo punteggio nella graduatoria nazionale complessiva e di aggiudicarsi una borsa di studio di euro 250,00 offerta dalla Fondazione Geometri Italiani per la provincia di Teramo. L’eccellente valutazione dell’elaborato ha consentito alla Fondazione Geometri Italiani di scegliere l’alunna Ambrosio Sara e l’Istituto “C. Forti” di Teramo come rappresentanti degli istituti tecnici settore tecnologico ad indirizzo CAT del territorio italiano alla manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma giovedì 15 gennaio 2015, alle ore 14:00, presso la Cassa Italiana di Previdenza e Assistenza Geometri (CIPAG). Parteciperanno alla giornata il presidente della Fondazione Italiana Geometri Maurizio Savoncelli ed i responsabili del progetto “Georientiamoci”, che presenteranno le attività formative previste per il nuovo anno scolastico.
Quante volte, nella nostra vita, abbiamo avuto modo di ascoltare i racconti dei nostri nonni? sicuramente tanti. Io stesso vorrei raccontare una vicenda che colpì la nostra famiglia (materna) ma anche la cittadinanza di Giulianova, quella della morte del Sac. Silverio Domenico Concetto che gli amici e conoscenti chiamavano Don Concezio Sechini. Figlio di Vincenzo (di Giulianova) e di Giovanna Vagnozzi (di Notaresco), nato l’8 dicembre del 1883 alle ore 1:20 a Notaresco in contrada Cantalupa ( oggi l’odierna contrada Grasciano) ed aveva due sorelle Beatrice e Erminia (la mia Bisnonna), e anche tre fratelli Silvio-Paolo ( era il falegname specializzato nella realizzazione dei carri lo chiamavano “Lù carrttare di giglie” ), Samuele Giulio e Saverio Giuseppe Pasquale. Concezio e Saverio entrarono in seminario a Teramo (in quei tempi per poter continuare gli studi, l’unico mezzo per le famiglie meno abbienti era il seminario o in alternativa ricevere aiuto da famiglie facoltose), il fratello Saverio dopo aver terminato gli studi non prosegui la via di Concezio, ma fin da giovanissimo scrisse per molti quotidiani e settimanali della provincia e fu anche fondatore del PPI e della DC in Abruzzo insieme a Spataro e Castiglione ed inoltre fu Vicesindaco di Giulianova dal 1920 fino al 1922. Invece, Don Concezio, nel novembre del 1898 dopo aver finito le scuole ordinarie, entrò nel seminario di Teramo per terminare gli studi, intorno al 1903 fece domanda per essere Suddiaconato (diventare Sacerdote a tutti gli effetti), nel 1907 diventò Diacono e conobbe Don Orlando Perta suo compagno di studi ma anche un amico inseparabile. In questo periodo cominciò a collaborare con vari scritti con il Corriere e L’Araldo Abruzzese (gli studi li terminò a Napoli). Nel giugno 1909, diventò Sacerdote e disse la sua prima messa nel Duomo di San Flaviano (intanto la famiglia nei primi anni del ‘900 si trasferì definitivamente a Giulianova). Intanto, dal patriarcato di Venezia gli arrivò un quadro regalato da un suo amico con queste parole: < Tra una folla di popolo festante entusiasta, l’ingegno eletto di cuore gentile solennemente celebrerà la sua prima messa solenne il Nucleo Operativo Vetraio di Venezia a ricordanza del lieto evento, questo modesto omaggio porge ossequente al novello Sacerdote col voto della fedele seguace delle Cattoliche dottrine. Essendo sempre all’alto concetto del Maestro Divino, Venezia, Giugno del 1909.>.
Gli fu consegnato al suo insediamento nella parrocchia della S.S. Annunziata (il quartiere popolare del lido della città) dove vi trascorse la vita religiosa e pastorale. Già un anno prima nel 1908 in una visita di cortesia l’amico Don Orlando Perta si era accorto che Don Concezio non era nel pieno delle sue forze e lui gli rispose:< Ho malanni d’intestini > e con un sorriso aggiunse:< spero di guarire presto >, purtroppo la malattia faceva passi da gigante e lo stesso Don Orlando più volte gli faceva delle visite di cortesia per sincerarsi delle condizioni del suo caro amico, finché il 22 luglio del 1910 alle 07:00 del mattino nella sua casa di Via Cupa spirò per un male incurabile. Il giorno successivo furono fatti i funerali nel duomo di San Flaviano e l’orazione funebre fu tenuta proprio dall’amico Sacerdote Don Orlando Perta di cui riportiamo un estratto del libretto che fece stampare in suo onore, dalla Tipografia Pontificia Artigianelli di Napoli: < Ed ora, egli, il Sacerdote buono e modesto, giace freddo cadavere in questa stessa chiesa che lo vide ascendere tante volte sugli altari ed offrire l’ostia di propiziazione e di pace! Chi avrebbe potuto affermare che dalla sua prima messa ad oggi non sarebbe trascorso che un solo anno? Signori, dinanzi al mistero io mi arresto. La vita del Sacerdote Sechini non ha nulla di straordinario, la sua missione si compì brevemente. Ma lasciò traccia di sé per l’animo mite, per la bontà e per la virtù che lo rendeva un modello di sacerdote.
Egli finì assai presto, ma non lo chiamate soldato che improvvisamente è colpito nel petto dalla mitraglia avversa e che muore al suo posto raccomandando ai suoi compagni l’onore della bandiera. Compagni Sacerdoti, un monito solenne a noi ingiunge la sua morte. Difendiamo con la nostra virtù l’ovile di Gesù Cristo. La guerra al sacerdozio non mira a cessare, acuisce sempre, ma davanti a questa salma benedetta ritempriamo l’animo nostro per combattere e vincere le sante battaglie di Dio. Ed ora quale parola rivolgerò ai tuoi genitori, o Concezio? Essi sentiranno un vuoto che anni ed anni non potranno giammai ricolmare! IL tuo infelice padre ti chiamerà nell’orgasmo del suo dolore, ma solo l’eco pietosa della sua voce risponderà. Quale conforto darò ai tuoi fratelli e alla tua sorella, i quali si sentivano così orgogliosi di possederti? Che cosa dirò ai tuoi colleghi ai tuoi amici, alla tua diletta Giulianova che all’annunzio della tua morte rimase così rammaricata? Nulla. Però ci sia di conforto la tua preghiera di Sacerdote presso il Signore. Tu puoi ottenere molto per noi! Vale, Vale, amico buono e affettuoso. Che Dio ti riceva nel suo amplesso e ti dia il premio delle tue sofferenze! Vale, la speranza di rivederti un giorno in cielo.>. Così terminò l’orazione funebre dell’amico Don Orlando Perta, nelle settimane successive fece stampare e divulgare attraverso i parenti e gli amici più intimi della famiglia. Anche mia nonna Barbara Cordone (nipote di Don Concezio) ne conservò una copia (di cui oggi io ne conservo la copia originale). Ma il caso volle che il giorno della morte del sacerdote andava in stampa anche il settimanale diocesano “L’Araldo Abruzzese”, dove lui era un assiduo collaboratore ed infatti il direttore Pietro Mobilii per riconoscenza fece inserire in corso di stampa, all’ultima pagina, il necrologio della redazione con l’aggiunta di un suo personale scritto rivolto alla famiglia che di seguito riporto integralmente: era il N° 28 del anno VII Teramo sabato 22 luglio 1910: < Questa mane, alle ore 07:00, dopo lunga malattia, ribelle ad ogni cura, cessava di vivere in Giulianova il Sac. Silvio Concezio Sechini. Era un caro e bravo giovane che con entusiasmo si era dedicato al disimpegno dei suoi doveri di ministro della chiesa. La morte anzi tempo lo strappa alla casa nostra e alla sua diletta famiglia. Ai genitori, ai congiunti tutti le più vive condoglianze della direzione!>. E di seguito veniva riportato il necrologio del Direttore Pietro Mobilii: <Alla famiglia Sechini vadano le più vive condoglianze da parte della direzione dell’Araldo Abruzzese, che ebbe sull’ottimo Sacerdote scomparso un assiduo collaboratore. Le preghiere dei buoni ottenga al degno ministro di Dio le requie eterno. Il Direttore.> Nel racconto che segui l’incontro con mia nonna si ricordò anche di un evento strano sin dalla mattina del 22 luglio giorno della sua morte, il suo fedele cane rimase a vegliare il suo padrone prima nella casa, dopo nella chiesa e alla fine nella tumulazione nel cimitero di Giulianova dove dopo poco giorni fu ritrovato morto vicino alla sua tomba. Purtroppo, gli odierni discendenti di questa casata a Giulianova nel corso dei decenni si sono visti storpiare il loro cognome con la “G” (SeGhini) al posto della “C” o con la “I” (SIchini) a posto della “E”. Purtroppo la modifica era dovuta a quelle che erano allora le registrazioni manuali dell’anagrafe comunale delle due cittadine (Notaresco e Giulianova). Vorrei concludere, questo breve racconto, dicendo che anche se pur breve la storia di quest’uomo è pur sempre molto importante e parte integrante della storia della nostra città di Giulianova in provincia di Teramo, città ricca di uomini che l’hanno fatta crescere culturalmente.