Scuola e Didattica, editrice LA SCUOLA, per il Dialogo tra le Differenze

L’illustre Rivista “Scuola e Didattica”, editrice LA SCUOLA, propone percorsi di interazione per ogni tipologia di diversità nell’ambito del tessuto sociale e scolastico

Scuola e Didattica, editrice LA SCUOLA, per il Dialogo tra le Differenze

Dalla Disuguaglianza alla Diversità. La Scuola dell’inte(g)razione: percorsi didattici per agevolare la comprensione, la solidarietà, l’interazione nelle relazioni, tramite la gestione maieutica dei conflitti, per una società orientata a dinamiche di Pace.

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Scuola e Didattica, Editrice LA SCUOLA – Brescia. Dalla Disuguaglianza alla Diversità. La Scuola dell’inte(g)razione: percorsi didattici per agevolare la comprensione, la solidarietà, l’interazione nelle relazioni, tramite la gestione maieutica dei conflitti, per una società orientata a dinamiche di Pace.

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Dalla Disuguaglianza alla Diversità.

Una riflessione didattica ed educativa.

I concetti di diversità e disuguaglianza indicano prospettive e situazioni diverse, a partire dalla radice etimologica del loro significato. Il termine disuguaglianza si riferisce ad un connotato di tipo dichiarativo e constatativo nella considerazione che due soggetti non appartengono allo stesso universo, ma costituiscono parti a sé stanti.

Nella parola diversità, invece, a volte è implicito il riferimento ad una origine comune, nella differente evoluzione del concetto, dove la diversità volge verso una situazione nuova, in continuo divenire, in costante modifica e si sviluppa per linee discontinue e non identiche, nel movimento, nella trasformazione, nella dinamicità, nella creatività. Al contrario, la disuguaglianza sociale ed economica implica staticità, stagnazione, ingiustizia, priva di dinamismo interno, presente invece nell’evoluzione della molteplicità e del riconoscimento e della valorizzazione della differenza.

Nel mondo degli esseri umani subentrano caratteristiche personali e situazioni, da cui scaturiscono pari dignità, ma anche disuguaglianze. Quindi è un preciso compito dell’educazione e dell’istituzione scolastica permettere che la diversità non si trasformi in disuguaglianza e si risolva in dinamismo e ricchezza per la persona e per la comunità.

Occorre prendere atto che il contesto sociale, il mondo, l’universo, sono intrisi di molteplicità e complessità che costituiscono la creatività originale e l’individualità dinamica e costruttiva delle persone, risorse imprescindibili per ciascuno, come valore da custodire e da coltivare, per impedire così alla diversità di trasformarsi in disuguaglianze sociali e civili, giuridiche ed economiche.

La scuola deve porsi l’obiettivo didattico di educare con la differenza, utilizzando ogni aspetto diffrangente, come spazio di possibilità pratica, di eventualità potenziali, come orizzonte di senso, in situazioni esistenziali e in ambiti pedagogici da valorizzare, nella condizione di porre lo specifico della diversità a sostegno dello sviluppo cognitivo ed emozionale, quale termine di confronto, in un ambito esistenziale di verifica critica, per dotare ogni individuo di una propria identità.

L’identità è espressione e segno di un processo continuo di costruzione, in cui entra in gioco un flusso ininterrotto di transazioni tra soggetti e ambiente, nel quale si manifesta quella speciale risorsa della persona che conferisce direzione, autenticità e originalità allo sviluppo creativo, sociale e culturale, in una mediazione didattica che possa trarre energia e forza dalla diversità.

L’implicanza prioritaria di queste riflessioni si ricollega al disordine costitutivo dell’esistenza, dove prevale la differenza e non la banale disuguaglianza che genera procedimenti di omologazione, mirando a sopprimere e reprimere, più che a promuovere personalità, creatività, originalità, dignità, valore individuale, in assunzione di compiti, in responsabilità singole, sociali e collettive, nel proprio tempo e nella storia, in tutto il suo decorso.

La differenza è la prima caratteristica delle persone e della loro personalità, in cui ognuno è insieme un universo e un unico irripetibile, come le individualità storicamente maturate e determinate nelle comunità umane, indicate come popoli, etnie, gruppi e minoranze portatori, appunto, della propria cultura, della originale civiltà, nelle espressioni ed inflessioni della lingua d’origine, della propria visione del mondo intrisa dei significati dell’arte, del pensiero, della creatività, in cui si assomma la pluralità delle culture del genere umano.

La diversità nasce come effetto dell’intreccio dinamico di contributi e sollecitazioni, dove si situano i più efficaci momenti di educazione, nel segno della multilateralità, dove il soggetto trasforma l’appartenenza da esigenze e bisogno a compito e responsabilità, da dato di fatto a scelta, da situazione predefinita a campo di libertà e progresso. Senza questo movimento evolutivo di consapevolezza e crescita, l’appartenenza finirebbe con il soffocare la persona, con il bloccarne l’individuazione, la maturazione, favorendo il gregarismo, con tutti i suoi corollari, intrisi di stereotipie, dipendenze, omologazione, dove, invece, la vocazione della persona richiede creatività, invenzione, originalità, ricreazione, per cambiare e ricominciare.

In questo contesto, la diversità non è un ostacolo da superare, un disagio da azzerare, ma è un’imprescindibile risorsa, l’indizio privilegiato di tutta una serie di ricchezze, peculiarità, prerogative e caratteri che attendono di essere valorizzati, educando attraverso la complessità, dove la critica deve poter cominciare da un’analisi di se stessi, finalizzata non all’autocensura o all’autocommiserazione, ma alla padronanza di sé e al dominio delle proprie risorse. L’educazione all’analisi critica di se stessi accetta e si nutre delle differenze, intese come distanze da percorrere, modelli da affiancare, qualità da verificare e risorse da utilizzare.

La disuguaglianza, nel rispetto dei diritti imprescindibili della persona, racchiude in sé un significato di staticità, immobilità, stagnazione, dove, invece, la diversità cerca riconoscimento, nel tentativo di riemergere dall’omologazione di un contesto intriso di stereotipia, discriminazione e intolleranza, dove la repressione del diverso diviene pratica ed esercizio di lotta per la sopravvivenza, in una società ormai esacerbata dall’egoismo dall’individualismo e dal razzismo, che impediscono un movimento evolutivo dell’essere verso il riconoscimento dell’altro.

Laura Tussi, Istituti Comprensivi via Prati e Tolstoj – Desio (Monza e Brianza)

Allegati

L’illustre Rivista “Scuola e Didattica”, editrice LA SCUOLA, propone percorsi di interazione per ogni tipologia di diversità nell’ambito del tessuto sociale e scolastico

Vedi anche

Pace

Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia, La Scuola Editrice, Brescia

L’illustre Rivista Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia, realizzata da La Scuola Editrice di Brescia, propone unità didattiche multiculturali per costruire ponti di dialogo, reti di relazioni, varchi di speranza…




Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia, La Scuola Editrice, Brescia

Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia (Editrice La Scuola-Brescia) per il pluralismo, le pluralità e la moltiplicazione delle alternative sociali come ricchezze che implicano nuove strategie educative.

Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia, La Scuola Editrice, Brescia

L’illustre Rivista Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia, realizzata da La Scuola Editrice di Brescia, propone unità didattiche multiculturali per costruire ponti di dialogo, reti di relazioni, varchi di speranza…

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Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia (Editrice La Scuola-Brescia) per il pluralismo, le pluralità e la moltiplicazione delle alternative sociali come ricchezze che implicano nuove strategie educative.

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L’UNITA’ MULTICULTURALE.

Per costruire ponti di dialogo, reti di relazioni, varchi di speranza…

di Laura Tussi, Istituto Comprensivo Tolstoj, Desio (Monza e Brianza)

http://www.youtube.com/lauratussi

Pluralismo, pluralità e moltiplicazione delle alternative sociali sono ricchezze che implicano nuove strategie educative, nell’apprendimento e nell’adattamento alle situazioni, per socializzare al plurale e accettare le commistioni culturali, al fine di apprendere e comunicare, per cambiare e porre in relazione i ruoli e le rappresentazioni dell’altro, per salvaguardare una coerenza e un’identità personale oltre gli schematismi latenti, verso i mutamenti del polimorfismo sociale e culturale, evitando di rinchiudersi in una struttura identitaria fissa e monolitica.

La nuova strategia educativa transita attraverso la riconversione della persona e delle strutture sociali, perché il vero sapere è ascoltare la propria coscienza e il pensiero altrui, nel ricevere l’altro e desiderare di trovare con gli altri le soluzioni ai problemi. L’approccio interculturale richiede uno slancio di decentramento dagli schemi abituali di rappresentazione e di distacco dalla contemporaneità, che rischia di assorbire e omologare il diverso nell’uniforme.

Risulta necessario l’impegno interculturale ed intergenerazionale nella ricerca delle memorie perdute, nel confronto tra la storia dei popoli che vivono sullo stesso territorio e che fanno riferimento a fonti, risorse e memorie differenti, nel riconoscere e valorizzare la storia dell’altro, nella scoperta dell’alterità come rapporto, nella realizzazione dei diritti umani e nella lotta contro tutte le forze di discriminazione, nell’unità nazionale, europea, globale, universale.

La differenza è un diritto.

Diritto alla genialità non come esaltazione, sregolatezza e frenesia nell’autocompiacimento, ma ricchezza di capacità e competenze nella valorizzazione, nel supporto e nell’aiuto di sè e degli altri, nella diversità come appartenenza al più ampio contesto umano, nelle somiglianze, nelle affinità, nell’universalità dei valori in cui l’interculturale diviene una componente intellettuale, un principio direttivo di conoscenze e comportamento, nell’orientare i percorsi, per costruire reti di incontro e dialogo, ponti di relazioni, nell’aprire varchi di significato e speranza e assumere le asperità dei conflitti nelle loro valenze positive.

Intercultura verso traguardi di reciproca comprensione e graduale interazione dove le esigenze di autonomia, i bisogni di relazione, ma anche disfunzioni, squilibri, interferenze, contrasti, vanno vissuti in dinamiche costruttive e interattive, verso obiettivi di comprensione con cui descrivere le culture degli altri, conoscendo i particolari, approfondendo le difficoltà del conoscersi, senza soffermarsi sull’eccentrico, sulla tautologia esperienziale, ma inserendo le informazioni nell’ordine cognitivo, nell’operare processi di movimento, cambiamento, pace, finalizzati a ristabilire il rapporto, la relazione, il confronto di esperienze, la collaborazione progettuale.

Certamente non è facile accogliere il nuovo, senza perdere il proprio passato e la propria identità, senza lasciarsi assorbire da scenari sperimentati da altri, in altri contesti, in altre storie, in una ristrutturazione di significati in cui la novità non è il cambiamento dell’identità, ma è la relazione, il rapporto, l’interscambio di contenuti e opinioni, nel passaggio da un’educazione etnocentrica ad un’apertura concettuale e di pensiero allocentrica, che permetta di prendere coscienza dell’alterità, nell’unità. Transizionalità significa uscire da sé per entrare nell’altro e comprenderne i miti, le idee che lo strutturano, in forme polimorfe di plasticità della persona che pone in contatto circuiti relazionali di umanesimo spirituale, per associare, per entrare in sintonia, per rendere liberi, per redimere da schiavitù sociali più o meno latenti e implicite, dove l’insegnante si trova al centro di tutte le problematiche educative nei rapporti con le pluralità degli studenti, dei genitori, con il contesto nazionale e, al contempo, con le società degli immigrati, in polimorfismi frammisti che si articolano in insiemi, sottoinsiemi, incoerenze, variazioni, discrepanze, domande contraddittorie e risposte incerte. La comprensione della realtà pluralista, della molteplicità è compito dell’educatore che deve sapere avanzare proposte progettuali, fare uscire dai ghetti delle preclusioni intellettuali, delle giustapposizioni, dal culto ostentato, anomalo, forzato e fittizio del diverso, per gestire e apprendere le appartenenze categoriali, al fine di valorizzare colui che apporta un senso di diversità, oltre l’omologazione del sociale, nell’appiattimento concettuale ed intellettuale, per aprire al movimento, al cambiamento, alla relazione, alla pace, oltre le crisi, le discrasie, i conflitti per restare uniti nelle diversità. La progettualità, la multidimensionalità, le dinamiche evolutive trovano la sintesi fra l’unità e il cambiamento rivoluzionario, dalla totalità che ingloba alla specificità che connota, nel risultato di interazioni diverse, molteplici che avvicinano e separano, alimentano le differenze e costruiscono ponti di legami e reti di relazioni, nell’aggregazione e interazione, oltre l’assimilazione e il conseguente annientamento identitario, dove il senso e il significato dell’essere e dell’esistere sono idee e concetti strutturali che permettono di apprezzare l’altro come affine, simile, prossimo, e non straniero, che sente l’esigenza della conferma del proprio ruolo da parte degli altri, aprendosi ai processi di interazione e rinnovamento. Nel discorso interculturale occorre evitare la celebrazione dell’identità, nella sua istituzionalizzazione fino a forme di feticismo che bloccano i potenziali attori di cambiamento, nel gioco perverso di una certa politica che riduce l’alterità a merce, a oggetto di piacere e di consumo e pone in rilievo l’altro esclusivamente per subdole esigenze economiche e manovre consumistiche, negando la dignità di colui che è portatore di diversità di opinione, sesso, razza, condizione sociale ed economica, appartenenza politica, etnica e religiosa.

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L’illustre Rivista Scuola Materna per l’Educazione dell’Infanzia, realizzata da La Scuola Editrice di Brescia, propone unità didattiche multiculturali per costruire ponti di dialogo, reti di relazioni, varchi di speranza…

Vedi anche

  • Pace

“Scuola e Didattica” per la Libera Universita’ dell’Autobiografia di Anghiari

La Rivista “Scuola e Didattica”, Editrice La Scuola di Brescia, promuove la Libera Universita’ dell’Autobiografia di Anghiari (Arezzo), per lanciare ponti di Dialogo e di Pace tra diverse culture, generi, identità e generazioni: le storie di vita e le relazioni di ascolto.




Daniele Novara, “La Grammatica dei Conflitti”, Edizioni Sonda 2011

“LA GRAMMATICA DEI CONFLITTI. L’Arte Maieutica di trasformare le contrarietà in risorse” è l’ultimo libro di Daniele Novara, allievo di Danilo Dolci, e Direttore del Centro PsicoPedagogico per la Pace e la Gestione dei Conflitti, di Piacenza

Daniele Novara, “La Grammatica dei Conflitti”, Edizioni Sonda 2011

La lezione pedagogica di Franco Fornari insegna a vivere senza violenza, oltre la Nonviolenza, non per questo ricercando una benevolenza incondizionata, una situazione di bene assoluto, un’ armonia a-conflittuale, simbiotica e fusionale, che rispecchia la dimensione infantile dell’esistere, addirittura riconducibile a vissuti prenatali, ma imparando a gestire i conflitti quotidiani a tutti i livelli della relazione.

http://www.peacelink.it/pace/a/36229.html

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Daniele Novara, “La Grammatica dei Conflitti. L’Arte Maieutica di trasformare le contrarietà in risorse”, Edizioni Sonda 2011

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LA GRAMMATICA DEI CONFLITTI.

L’Arte Maieutica di trasformare le contrarietà in risorse.

Libro di Daniele Novara

Recensione di Laura Tussi

Edizioni Sonda 2011

Secondo l’assunto dell’Autore, Daniele Novara, noto pedagogista, risulta impellente e necessaria l’esigenza di distinguere il conflitto dalla violenza, per fare chiarezza e poter essere efficaci: l’attuale sistema sociale tende a confondere in livelli semantici paralleli e analoghi i due termini, ingenerando una paradossale confusione di senso e significato.

La lezione pedagogica di Franco Fornari insegna a vivere senza violenza, oltre la Nonviolenza, non per questo ricercando una benevolenza incondizionata, una situazione di bene assoluto, un’ armonia a-conflittuale, simbiotica e fusionale, che rispecchia la dimensione infantile dell’esistere, addirittura riconducibile a vissuti prenatali, ma imparando a gestire i conflitti quotidiani a tutti i livelli della relazione. Le culture educative, i contesti formativi a-conflittuali e rigidi sono in realtà all’origine di tutte le guerre.

Al contrario, l’imparare, il saper stare e il riuscire a “so-stare” all’interno di situazioni e condizioni conflittuali costituiscono paradigmi e pretesti pedagogici che permettono di evitare di proiettare, in modalità paranoiche e schizofreniche, sull’altro, le proprie pulsioni affettive interne. Per questo è necessario imparare dal conflitto ed educare a saper stare in esso, a tollerare le frustrazioni inevitabili che la dimensione conflittuale comporta, al fine di guarire le relazioni e stimolare l’emancipazione, l’autonomia, imparando a sviluppare una cultura evolutiva del conflitto, nella capacità di stare nella relazione, imparando a gestire gli aspetti difficili, la perturbazione, il disagio, lo scontro, l’aggressività, recuperando un’implicito codice paterno che conduca ad istanze regolative di normatività, promuovendo l’autonomia, ed aprendo ad una rivoluzione copernicana nelle relazioni umane, al di là dei miti ancestrali e arcaici dell’Edipo e delle paternità irrisolte, dettati da sorpassati approcci psicanalitici, al fine di recuperare nuove opportunità dalle dimensioni conflittuali dell’esistenza, dai contrasti interpersonali e intrapsichici, oltrepassando così gli ostacoli nel vivere la conflittualità come occasione di crescita, apprendimento e risorsa, nell’esigenza di intraprendere un percorso processuale di differenziazione ed individuazione, oltre la dimensione inconscia della memoria negativa dei conflitti collegati e rievocati dalle figure affettive primarie della vita infantile.

Il conflitto è uno straordinario strumento di autoregolazione per imparare a conoscersi, sviluppando, in occasionali circostanze evolutive, competenze antinarcisistiche, contro le autoreferenzialità dell’armonia stereotipata e asfittica, della tirannia narcisistica, pervasiva nell’attuale dimensione sociale, che impedisce al soggetto di evocare ed affrontare i personali, più intimi e reconditi fantasmi interiori, più o meno inconsci e  latenti, invece di svelare così la realtà potenziale del conflitto, vissuto come risorsa e non come istanza esperienziale patologica. Una citazione tratta da “Le città invisibili” di Italo Calvino, offre spunti per la costruzione di un’alternativa conflittuale possibile, imparando a leggere e a vivere il conflitto nell’epoché, nella sospensione del giudizio, per cercare un’adeguata distanza relazionale finalizzata all’apprendimento, alla comprensione dei personali “tasti dolenti”, ossia strutture ideative interiori, collegate necessariamente ai vissuti psicologici, di cui costituiscono un condensato emotivo, evocato dalla storia di vita personale.

Nel “diario dei conflitti” è necessario liberarsi dal mito pedagogico della tempestività, contrapponendolo ad una cultura della distanza e della capacità di affrontare la dimensione emotiva conflittuale, imparando dall’errore, dallo scarto, dall’imprevisto, in spazi di riflessione introspettiva, oltre le componenti subliminali e arcaiche, presenti nella relazione, che scatenano registri comportamentali impliciti e conflitti interpersonali e intrapsichici, collegati alla storia educativa del soggetto, alle aspettative, alle emozioni, alle contrarietà, ai passaggi di ruolo nella vita.

L’Autore, Daniele Novara, allievo di Danilo Dolci, approfondisce l’efficacia dell’arte maieutica nei conflitti, per approdare ad un’epistemologia pedagogica, dove il conflitto si struttura come esperienza apprenditiva, per interiorizzare nuove misure relazionali e decisionali, condensate in una “grammatica dei conflitti”, che ponga al centro del processo educativo e formativo la persona, le sue esperienze, la creatività, le dinamiche interiori, trasformando le contrarietà in risorse e considerando il soggetto come origine, motivo e fine del processo conoscitivo, per attivare processi cognitivi e apprenditivi, orientati sostanzialmente a rievocare vissuti ed emozioni che costruiscano persone pienamente realizzate, libere e felici.

Note:

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1336586487.htm




CEM Mondialità e il Dialogo Interreligioso

L’Illustre Rivista “CEM Mondialità”, il Mensile dell’Educazione Interculturale, propone una recensione a “Il Miracolo Superfluo” di Gilberto Squizzato

CEM Mondialità e il Dialogo Interreligioso

CEM Mondialità per intessere reti di relazioni nel dialogo tra generi, generazioni, culture e religioni, in prospettive di Pace e in contesti di gestione maieutica delle conflittualità…

http://www.peacelink.it/pace/a/36191.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

IL MIRACOLO SUPERFLUO. Perché possiamo essere cristiani.

Libro di GILBERTO SQUIZZATO

Recensione di LAURA TUSSI

Editore GABRIELLI.

Il testo di Gilberto Squizzato, non vuole essere un trattato teologico, ma una prodiga ed estremamente genuina e spontanea autoriflessione, proponendo argomentazioni e concetti densi, documentati, costruttivi e appassionati, che costituiscono un illuminante percorso attraverso la storia dell’esperienza cristiana, nella voce di un credente che non può tacere l’avventura, l’utopia, il sogno in cui è coinvolto, per far uscire il Nazareno storico dalle prigioni mitiche e dogmatiche in cui un certo potere ecclesiastico lo ha rinchiuso. Dalla postmodernità al nichilismo, l’Autore indaga il pensiero dello smarrimento che disorienta, dello sguardo indagatore, dello spaesamento imbarazzante, nella sostanziale incertezza della società della globalizzazione, nell’inedita e irreversibile condizione di precarietà che chiama attualmente ad un nuovo tipo di responsabilità, in una condizione esistenziale caratterizzata dalla metafora, dal paradigma, che legano il singolo al resto dell’umanità, nel mancato incontro tra il mondo postmoderno e il Vangelo di Gesù, in un’epoca che imprigiona il cambiamento costruttivo antidogmatico e mortifica il messaggio vitale della predicazione evangelica comunitaria, dal basso, dalla base sociale, in enciclici linguaggi stantii, morti e superati.

A chi pretende di ancorarli ad una Verità indiscutibile, imprescindibile e assoluta, i giovani rinfacciano la “fluidità”, l’instabilità del mondo e della vita, la volatilità dei sentimenti, la volubilità dell’essere, la precarietà dell’esistenza umana, in quanto figli del nichilismo contemporaneo, che concepiscono la propria vita come un momentaneo florilegio, una drammatica effervescenza esistenziale, come una passeggera ed istantanea efflorescenza sgorgata casualmente dal nulla e destinata al nulla. È il tempo del relativismo, che tanto spaventa gli uomini di Chiesa, l’epoca in cui nulla di assoluto è accettato come tale e solo nella provvisorietà di relazioni autenticamente significative e vitali si riscoprono i valori dell’uomo e della donna, la plausibilità dell’esistenza, la praticabilità della vicenda storica dell’intera umanità. L’incontro con il Vangelo è sempre un evento personale, individuale, intimo e spirituale, oltre gli obblighi sociali e gli ipocriti schemi ecclesiali, oltre l’ateismo devoto, perché esploriamo concetti che crediamo univoci e universali e invece siamo in balia della variazione, della diversità, della varianza, della complessità, del vacuo e dell’effimero, nel “felice disagio” della condizione umana, nel senso profondo del sentirci su questa terra disorientati, perplessi, stupiti del fatto di scoprirci esistere senza averlo chiesto e preteso, in un moto intimo, immediato e incontenibile di approvazione per la straordinaria esperienza del nostro essere vivi, esistenti, nel presente, nel qui ed ora.

Queste pagine invitano a non farci paralizzare dall’attualità della cronaca, ad andare oltre la notte della sterile devozione, oltre il muro dell’ipocrisia e dell’egoismo, oltre le barriere innalzate dal razzismo, dall’etnocentrismo, dal particolarismo, dal localismo, non dimenticando che l’essenza del cristianesimo consiste nella pietà, nell’accoglienza, nel dialogo, nell’apertura alle diversità, nella capacità di comprendere l’altro e non di avvilirlo e di annientarlo, riducendolo ad un oggetto da assoggettare alla Verità assoluta, al Verbo. Tutto questo in un mondo in cui prevale una politica politicante e una connivente Chiesa militante, talvolta militare, che irrimediabilmente persegue moralismi e ipocrisie, imponendo omologazione a modelli dettati da un sistema di norme morali asfittiche, che si contrappongono, invece, ad una spiritualità, religiosità e sapienza individuale e personale, non in senso moralistico e impositivo, ma nel significato di una ricerca intima e interiore che elabori l’esigenza di orientare positivamente la propria esistenza, partendo da interrogativi, angosce, paure, idealità ed esperienze. L’Autore attraversa l’intero corpo delle dottrine, delle rappresentazioni e dei linguaggi cristiani, per sfidare le liturgie, i dogmatismi e gli impianti ecclesiastici tomistici che si presentano come imposizione dogmatica della morale e dei fondamenti religiosi, in contrapposizione alle spinte ideali, ai valori, ai messaggi veritieri ed originari del cristianesimo e dell’Evangelo dal basso.

Il “Miracolo superfluo” è il luogo dell’accoglienza, il punto di riferimento, e al contempo l’ambito del vuoto antropologico ed esistenziale che ci disorienta, ignoti, in realtà molteplici di incontri e confronti, dialoghi, rapporti e progetti tra persone che credono nella laicità e nella spiritualità, nella parità tra donne e uomini, tra simili e diversi, tra liberi e schiavi, alla luce delle fedi e delle religioni di ogni tempo e ogni spazio, intese come dialogo costante di ricerca interiore, relazionale, esistenziale, con la capacità di relativizzare le verità, oltre le ortodossie e le appartenenze, oltre i vincoli dogmatici, le pretese salvifiche e le imposizioni identitarie di tutte le chiese.

L’Autore propone tematiche sociali e culturali, in lotte civili di verità, giustizia e libertà, sul fronte dell’accoglienza solidale, del dibattito politico, contro ogni discriminazione, per la tutela dei diritti degli altri, degli oppressi, dei più deboli, degli emarginati, dei diversi, di tutti gli ultimi della terra, di cui tutti siamo parte nell’attualità del presente, nella prospettiva del futuro e nella memoria del passato, dove noi, donne e uomini, siamo in continua ricerca e in costante confronto comunitario.

Laura Tussi, Istituto Comprensivo Tolstoj, Desio (Monza e Brianza)

Gilberto Squizzato,

(1949) appassionato cultore di studi biblici, giornalista, autore e regista. Ha girato centinaia di inchieste e reportage per i TG RAI, ha inventato il genere del docufilm e del real-movie. Alla figura di Don Primo Mazzolari ha dedicato il TV movie “L’uomo dell’argine”. Ha ottenuto il premio internazionale Flaiano per la fiction e molti altri riconoscimenti in tutta Europa. Insegna al Master di giornalismo dell’Università Statale e al Centro Sperimentale di Cinematografia di Milano (…)

Allegati

L’illustre Rivista Cem Mondialità, il mensile dell’educazione interculturale, per intessere reti di relazioni e ponti di Pace nel dialogo tra generi, generazioni, culture e religioni, per aprire a contesti di gestione maieutica delle conflittualità.

Vedi anche

Pace

Cem Mondialità…in Siria con il Monastero di Deir Mar Musa

Cem Mondialità e Tempi di Fraternità rilanciano l’esperienza missionaria e rivoluzionaria di Padre Paolo Dall’Oglio fondatore e animatore del Monastero di Deir Mar Musa in Siria: contro ogni guerra e guerriglia, a favore del dialogo tra culti, culture e religioni, oltre gli interessi economici e gli schieramenti criminali che fomentano i conflitti armati contemporanei

27 febbraio 2012 – Laura Tussi




Italia. PROGETTO MILANO CITTA’ METROPOLITANA SOLARE – incontro con Giuliano PISAPIA

Con questa proposta vogliamo sollecitare la politica italiana verso un impegno urgente per realizzare come soglia minima gli obiettivi “20-20-20” entro il 2020 stabiliti dall’Unione Europea e sottoscritti dal nostro Paese.

PROGETTO MILANO CITTA’ METROPOLITANA SOLARE

Richiesta di incontro con il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, per l’istituzione di un Tavolo di partecipazione sulla politica energetica per attuare la volontà del REFERENDUM ANTINUCLEARE di Giugno 2011

http://www.peacelink.it/pace/a/36090.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

Milano 9 aprile 2012

Gentile Sindaco

Avv. Giuliano Pisapia

P.zza della Scala, 2

20121 Milano

assessore.maran@comune.milano.it      e p.c.              Gentile Assessore

Dott. Pierfrancesco Maran

Via Beccaria, 19

20121 Milano

assessore.tajani@comune.milano.it         e p.c.              Gentile assessore

Dott.ssa Cristina Tajani

Via Dogana, 4

20121 Milano

lucia.castellano@comune.milano.it          e p.c.              Gentile Assessore

Avv. Lucia Castellano

Via Larga, 12

20121 Milano

PROGETTO MILANO CITTA’ METROPOLITANA SOLARE

Richiesta di incontro per l’istituzione di un Tavolo di partecipazione sulla politica energetica PER ATTUARE LA VOLONTA’ DEL REFERENDUM ANTINUCLEARE DI GIUGNO 2011

Gentile Signor Sindaco,

siamo sicuri, anche per le posizioni da Lei espresse nel corso della campagna elettorale che ha portato alla sua elezione, che Lei abbia esultato per la vittoria del referendum antinucleare del 12  e 13 giugno scorsi.

Oggi scriviamo per ricordarLe che si pone ancora a tutti i livelli istituzionali il problema dell’attuazione della volontà popolare, sancita dal voto di 27 milioni di cittadini italiani, tra cui la maggioranza dei milanesi, sui questi punti precisi:

1– chiudere con i piani nucleari in Italia;

2– garantire la (relativa) sicurezza del “vecchio” nucleare degli anni ’60 – ’70 e ’80, che costituisce una minaccia tuttora incombente;

3– risolvere in modo alternativo i problemi che l’opzione nucleare pretendeva di affrontare, come, per esempio, il rispetto degli impegni di Kyoto e l’emancipazione del nostro Paese dalla dipendenza dei combustibili fossili. Aggiungiamo pure, cosa non trascurabile in questi momenti di crisi economica, la produzione di energia a costi convenienti e con importanti ricadute occupazionali.

A livello nazionale, ben prima della campagna referendaria, abbiamo lavorato, raccogliendo 100.000 firme di cui oltre 20.000 in Lombardia, con il progetto di legge di iniziativa popolare “Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”.

Con questa proposta abbiamo voluto sollecitare la politica italiana verso un impegno urgente per realizzare come soglia minima gli obiettivi “20-20-20” entro il 2020 stabiliti dall’Unione Europea e sottoscritti dal nostro Paese. (Per “20-20-20”, in questi accordi europei, si intendono 20% di risparmio dei consumi di energia primaria, il 20% di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, il 20% di energia da fonti rinnovabili quale quota del consumo complessivo di energia).

La strategia della de-carbonizzazione indicata dall’Unione Europea (vedi Energy Roadmap 2050) è, a nostro avviso, attuabile per mezzo del risparmio/efficienza, delle fonti rinnovabili sostenibili e della denuclearizzazione.

È opportuno inoltre tenere ben presente che l’attuazione – anche a livello locale – di politiche che contribuiscono alla “energy road map 2050” producono sviluppo economico e occupazione in settori dove l’italia ha un buon know how e un tessuto di aziende specializzate soprattutto nell’area milanese.

Anche un referendum comunale su “energia ed ambiente”, svoltosi in concomitanza con quello nazionale, ha indicato la direzione che prospettiamo. Il quesito locale su cui si sono espressi i milanesi – è bene ricordarlo – chiedeva al Comune di adottare un piano per l’energia sostenibile e il clima ponendosi come obiettivo la riduzione di almeno il 20% delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra.

Logica conseguenza di ciò potrebbe essere l’impostare un discorso su “Milano Città Metropolitana Solare” all’interno del “Patto europeo dei Sindaci per la sostenibilità”. Sarebbe questo un modo per dare un’attuazione positiva, in dimensione locale, alla volontà che si è dimostrata maggioritaria – pur se non in modo esplicito in considerazione delle caratteristiche tecniche della normativa referendaria anche se a livello milanese può essere considerata tale soprattutto grazie al riscontro del referendum comunale citato – di energia pulita, di energia come bene comune.

Riteniamo quindi più che opportuna l’istituzione di un Tavolo di consultazione sulla politica energetica che, coinvolgendo associazioni, comitati di base, gruppi di esperti, dia corpo all’istanza partecipativa che tanto sta a cuore alla Sua giunta del cambiamento.

Certi della Sua sensibilità sulle tematiche che solleviamo, siamo disponibili a un incontro, che coinvolga, se possibile, anche gli assessori competenti, onde illustrare meglio le nostre ragioni e i contenuti tecnici della nostra proposta.

Offriamo la nostra elaborazione propositiva, anche per evitare, che tutta la politica energetica sia dettata da grandi aziende tanto potenti quanto compromesse, per responsabilità dell’attuale management, con l’opzione nucleare.

Inoltre, la costituzione di un ambito in cui attivare la partecipazione di tutti i cittadini dell’Area Metropolitana consentirebbe di elaborare idee e progetti per usufruire dei fondi europei già stanziati ed in via di stanziamento per il risparmio, l’efficienza e l’energia rinnovabile pari a miliardi di euro a favore dell’Italia (il Fondo Kyoto 2012 ad es. ha in dotazione 600 milioni di euro presso la Cassa Depositi e Prestiti per progetti che possono essere presentati entro il 14 luglio p.v.).

Cordiali saluti

Per il Comitato per attuare la volontà del referendum antinucleare (Gruppo promotore) :

Alfonso Navarra, Fermiamo chi scherza col fuoco atomico cell. 340-0878893

E mail alfonsonavarra@virgilio.it;

Gianpaolo Persoglio, Gaetano Matrone – Fare Verde ONLUS cell. 347-5807396

E mail milano@fareverde.it;

Mario Agostinelli –  Associazione Energia Felice

Massimo Aliprandini – Campagna OSM-DPN

Carolina Balladares – Terra Nuestra

Davide Biolghini – Rete per l’economia solidale

Roberto Brambilla – Rete Civica Italiana

Adriano Ciccioni – Città Verde

Fabrizio Cracolici, Emilio Bacio Capuzzo – ANPI Nova Milanese

Marcello Gelli – Associazione Kronos

Emanuela Fumagalli – Mondo Senza Guerre

Antonio Marraffa –  Associazione Chico Mendes

Paolo Meyer, Associazione Energia Felice

Sandra Cangemi, Amalia Navoni – Coord. Nord Sud del Mondo

Anna Ricci, Associazione Le Nuove Giornate di Milano

Laura Tussi, Progetto “Per non dimenticare”




“Camminare nella libertà”. Il Decalogo tra etica, cinema, letteratura, filosofia e differenze di genere. Gli 11 volumi del Progetto sono editi dalle Edizioni Paoline e promossi dal Bimestrale “Rassegna dell’Istr

“Camminare nella libertà”. Il Decalogo tra etica, cinema, letteratura, filosofia e differenze di genere.
Gli 11 volumi del Progetto sono editi dalle Edizioni Paoline e promossi dal Bimestrale “Rassegna dell’Istruzione” – Mondadori, Le Monnier- MIUR

Progetto “Camminare nella libertà”, Edizioni Paoline, promosso da Mondadori, Le Monnier- MIUR

Il Progetto “Camminare nella libertà”, ideato e curato dal Professor Pier Paolo Frigotto e realizzato dal Polo Liceale Statale “Guarino Veronese” di San Bonifacio (Verona), elabora i Dieci Comandamenti da un punto di vista originale, non religioso, laico, collegato anche alle differenze di genere, a partire dall’analisi approfondita del “Decalogo” di Krzysztof Kieślowski

Rassegna dell'Istruzione, Mondadori, Le Monnier -MIUR presenta il Progetto "Camminare nella Libertà" Edizioni Paoline

Rassegna dell’Istruzione, Mondadori, Le Monnier -MIUR presenta il Progetto “Camminare nella Libertà” Edizioni Paoline

Progetto “Camminare nella libertà”, Edizioni Paoline, promosso da Mondadori, Le Monnier- MIUR.

“Camminare nella libertà”. Il Decalogo tra etica, cinema, letteratura, filosofia e differenze di genere. Gli 11 volumi del Progetto sono editi dalle Edizioni Paoline e promossi dal Bimestrale Rassegna dell’Istruzione – Mondadori, Le Monnier- MIUR

Il Progetto “Camminare nella libertà”, ideato e curato dal Professor Pier Paolo Frigotto e realizzato dal Polo Liceale Statale “Guarino Veronese” di San Bonifacio (Verona), elabora i Dieci Comandamenti da un punto di vista originale, non religioso, laico, collegato anche alle differenze di genere, a partire dall’analisi approfondita del “Decalogo” di Krzysztof Kieślowski

I comandamenti sono stati letti con il contributo di autorevoli esperti esterni di riconosciuta levatura culturale:

Olinto Brugnoli, Ferdinando Camon, Paolo Dal Ben, Marco Dal Corso, Giorgio Erle, Marco Gay, Giulio Giorello, Barbara Mapelli, Raffaele Masto, Cettina Militello, Emilio Pasquini, Giuseppe Pellizzaro, Damiano Rizzi, Martino Signoretto, Piero Stefani, Laura Tussi, Marco Vannini, Maria Beatrice Zanotti.

Presentazione

IL DECALOGO OGGI. UN CAMMINO DI LIBERTÀ

di Pier Paolo Frigotto

Camminerò in un luogo spazioso,

perché ho ricercato i tuoi precetti.

(Salmo 119,45)

È possibile elaborare un punto di vista originale sui dieci comandamenti, un punto di vista non soltanto religioso, ma anche laico e legato alle differenze di genere, coniugato, cioè, al maschile e al femminile?

È quanto si è proposto di fare il progetto, realizzato all’interno del polo liceale « Guarino Veronese » di San Bonifacio (Verona), dal titolo: Camminare nella libertà. Il Decalogo tra etica, cinema, letteratura, filosofia e differenze digenere.

Il Decalogo inizia nella Bibbia con una frase d’importanza decisiva per la comprensione di ciò che va a proporre:

« Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile » (Esodo 20,1; Deuteronomio 5,6).

Le singole direttive contenute sono una conseguenza dell’azione liberatrice di Dio. In altre parole, Dio dice al suo popolo: io ti ho liberato dalla schiavitù, ora ti affido dieci regole per restare libero e non ricadere in essa. Ti do i dieci comandamenti, le dieci leggi della libertà. Il fine del Decalogo,lo scopo che Dio si propone consegnando agli uomini i dieci comandamenti è uno solo: la libertà. Afferma il concilio Vaticano II: « Mai come oggi gli uomini hanno avuto un senso così acuto della libertà e intanto sorgono nuove forme di schiavitù sociale e psichica »1.

Ma che cos’è la libertà? È necessario chiederselo perché quotidianamente si è posti di fronte a una concezione sbagliata di essa che spesso produce l’opposto di quello che persegue e promuove: una libertà distruttiva e irresponsabile, capace di scuotere le fondamenta della società umana. Si tratta di una questione cruciale. La Veritatis splendordi Giovanni Paolo II individua proprio nella libertà il cuore cui vanno ricondotti « i problemi umani più dibattuti e diversamente risolti nella riflessione morale contemporanea»2, consapevoli che « non si dà morale senza libertà »3. E non esiste libertà senza morale, di conseguenza. Su che cosa si intenda per libertà, oggi si misurano due concezioni. La prima la identifica come facoltà primaria della condizione umana. Secondo questa visione, essa non dipende che da se stessa, è autoreferenziale, soprattutto è libera da qualsiasi verità, percepita come condizionamento o costrizione. Una seconda concezione vede invece la libertà come facoltà dipendente dalla ragione e dalla volontà. Essa agisce alla luce della verità sulla quale si misura con un atto

1 Conc. Ecum. Vaticano II, cost. past. Gaudium et spes, LEV, Città

del Vaticano 1965, 4.

2 Giovanni Paolo II, lett. enc. Veritatis splendor, LEV, Città del Vaticano

1993, 31.

3 Ibid. 34.

razionale e volontario. È questa la libertà che Dio, Essere libero, vuole per l’uomo fatto a sua immagine e partecipe della sua libertà. L’uomo, immagine di Dio, deve poter vivere nella libertà di Dio. Il Decalogo rappresenta quindi il punto di riferimento necessario per contrastare quelle forme inadeguate di comportamento che mettono a repentaglio la dignità della creatura e la sua libertà. Le smaschera e le combatte. Quello che colpisce riflettendo sui comandamenti è il

fatto che essi, pur essendo unanimemente riconosciuti come fonte di giustizia e di equità, vengono da molti e sistematicamente trasgrediti.

Perché? ci si è chiesti. Che cosa si nasconde dietro questa evidente alienazione morale?

Senza Dio, si è dio. Qui sta la vertigine di una libertà percepita come potere assoluto, ma di fatto origine del disordine che trasforma la terra in un nuovo Olimpo, dai tanti dèi, senza verità e comunione.

Nel percorso affrontato, questa palese contraddizione ha condotto a indagare sulla doppiezza dell’uomo. Una sorta di schizofrenia che lo vede, da una parte, assetato di bene e di armonia e, dall’altra, intento ad abbeverarsi a sorgenti senz’acqua.

Da questo punto di vista, poco importa che il Decalogo nasca in un contesto di relazione religiosa tra un popolo e il suo Dio. Proprio perché esso ha a cuore il bene delle creature, le norme che propone non toccano soltanto la dimensione della coscienza personale, ma anche quella civile ed esistenziale.

I comandamenti sono stati letti con il contributo di autorevoli esperti esterni di riconosciuta levatura culturale: Olinto Brugnoli, Ferdinando Camon, Paolo Dal Ben, Marco Dal Corso, Giorgio Erle, Marco Gay, Giulio Giorello, Barbara Mapelli, Raffaele Masto, Cettina Militello, Emilio Pasquini, Giuseppe Pellizzaro, Damiano Rizzi, Martino Signoretto, Piero Stefani, Laura Tussi, Marco Vannini, Maria Beatrice Zanotti.

Essi hanno affrontato l’argomento da diverse angolazioni:

etica, cinematografica, sociologica, filosofica, letteraria

e nelle due prospettive di genere, femminile e maschile.

Sono stati effettuati oltre venti seminari, con cadenza quindicinale, che per ogni comandamento hanno contemplato un primo incontro, definito « di base », e un secondo di approfondimento. Nell’incontro « di base » si è analizzato il significato di ciascuna norma del Decalogo per coglierne il senso originario, mettendone in risalto le successive interpretazioni storiche, per giungere, infine, a una possibile attualizzazione.

Si è quindi effettuata la visione e l’analisi approfondita di tutti i dieci film che compongono il Decalogo di Krzysztof Kieślowski.

Particolarmente originale è stata la lettura di un romanzo attinente a ciascuno dei dieci comandamenti, fatta dapprima individualmente dagli alunni, in seguito condivisa sotto la guida di alcuni docenti di lettere. Forse non è un caso che nella lingua latina « libro » e « libero » si esprimano con la stessa parola: liber. Il libro, infatti, è uno strumento indispensabile per conquistare la libertà. Leggere aiuta ad allargare gli orizzonti, a conoscere e a comprendere gli altri, a dominare le emozioni e a vincere le paure, a non farsi condizionare dai pregiudizi.

Nel successivo incontro di approfondimento, invece, i relatori esterni, partendo dal comandamento in questione, hanno invitato gli allievi a scoprire la drammaticità dei problemi etici, il percorso della ragione per trovare una risposta coerente e universale, scandagliando le potenzialità ma, al contempo, anche i limiti dell’agire morale. In un contesto più ampio i giovani hanno potuto riconoscere come e quanto la Bibbia abbia segnato la cultura occidentale in ambiti assai diversi.

Nella realizzazione del progetto si è fatto ricorso a strumenti e metodologie attive e coinvolgenti. Ogni incontro è stato infatti strutturato con l’impiego dei linguaggi multimediali,

capaci di rinnovare la didattica nella scuola senza svilirla.

I seminari sono stati volutamente articolati come una sorta di « tavola rotonda », nella convinzione che solo una persona che sa fare domande può possedere delle conoscenze: interrogare significa svelare. Per sciogliere la rigidità di chi presenta le proprie opinioni senza essere disposto a metterle in discussione, è stato necessario porsi in gioco, guardare da più punti di vista un oggetto di conoscenza e tutte le sue potenzialità. I giovani hanno così imparato a cogliere ciò che è discutibile e insoluto.

Attraverso le domande è stato possibile offrire loro l’opportunità di esplorare, di trasformare il progetto in una serie di « avventure » che li coinvolgesse nella soluzione, nella « sfida » ai comandamenti stessi. Una sfida che li ha obbligati a cercare risposte spesso in controtendenza rispetto a quelle proposte dalla cultura dominante o dal «politicamente corretto», ma anche a interrogarsi personalmente sul senso del proprio essere liberi. E soprattutto una sfida dentro una stagione della vita, quella della giovinezza, che di suo propone l’idea di libertà, senza regole

e condizionamenti, come un canto delle sirene dal fascino irresistibile.

Le domande si sono spesso trasformate in strumenti attraverso i quali indagare i contenuti, localizzarne i molteplici aspetti, andare oltre il banale del « già sentito », consentendo, attraverso i dibattiti, di far propri i temi proposti e le idee guida.

Per raggiungere questo obiettivo, gli allievi sono stati chiamati a scegliersi un gruppo di lavoro relativo a un comandamento per la ricerca e l’approfondimento personale, aiutati da alcuni docenti dell’istituto.

Il coordinatore del progetto ha poi convocato e preparato gli incontri, fornendo materiali e suggerimenti, ha predisposto un piano generale di lavoro per definire strategie omogenee all’interno dei gruppi, scambio di competenze, anche per evitare possibili sovrapposizioni tra i diversi argomenti di ricerca.

Alla fine del percorso, tutto ciò che è stato prodotto all’interno dei singoli gruppi, integralmente rivisto e rielaborato dal coordinatore con l’aiuto di uno staff, insieme agli interventi dei relatori esterni è confluito negli undici volumi della presente collana.

Una delle novità rilevanti del progetto è stata quella di mettere insieme nei gruppi di lavoro allievi d’indirizzi diversi: liceo classico, scientifico, linguistico e delle scienze

umane. Ciò ha rappresentato una risorsa positiva perché ha abilitato i giovani all’incontro costruttivo di competenze diverse.

Un secondo punto di forza è stato quello di essere riusciti ad accostare un gruppo numeroso di allievi, oltre un centinaio, alla dimensione del piacere della cultura. Il piacere di leggere un libro, entrare nelle dinamiche dei personaggi e nella loro psicologia, immedesimarsi nelle storie che prendono vita attraverso la scrittura e riconoscere «un’inquadratura sul mondo» attraverso l’obiettivo di un regista e non solo di un autore.

La scelta dei dieci comandamenti quale terreno di esplorazione ha permesso, inoltre, ai giovani di entrare in contatto con « il mondo » della Bibbia. La presenza del teologo e l’approccio ai testi mediante uno studio accademico sulle loro origini, sulle loro contaminazioni culturali, sul

loro significato di patrimonio per un intero popolo, hanno portato gli allievi al superamento di pregiudizi confessionali nei confronti di un testo che da molte tradizioni religiose è considerato «ispirato». Ciò a tutto vantaggio della conquista di una visione culturalmente più fondata, ricca e pluralista.

Terza importante innovazione è stata quella di ritenere fortemente orientativa l’acquisizione di una «coscienza di genere» come finalità del progetto: tale coscienza può consentire di superare stereotipi e pregiudizi sociali, ponendo in primo piano le capacità e le competenze della persona, indipendentemente dall’appartenenza al sesso femminile o maschile.

Davvero positiva si è rivelata, infine, la scelta di porre gli allievi non solo davanti al film d’autore ma anche « dietro » la macchina da presa, offrendo loro uno spazio d’espressione delle emozioni e degli interrogativi etici con cui si apprestano ad affrontare la vita. La realizzazione di un mediometraggio a partire dal soggetto e dalla sceneggiatura fino alle riprese e al montaggio finale ha stimolato nei giovani una più attenta osservazione e la capacità di indagine

su quegli aspetti della realtà da tradurre in immagini. Ha sollecitato la collaborazione reciproca valorizzando le diverse capacità di ciascuno.

Significativa è stata la scelta del titolo, nato da un’idea degli stessi allievi, Crossing-over. Si tratta di un termine che in biologia indica il processo della duplicazione del DNA, che mescola i caratteri maschili e quelli femminili in modo casuale; in questo caso invece si è voluto evidenziare che le storie dei protagonisti si intrecciano a vicenda in una sorta di «apologo» della vita umana, sempre in bilico tra bene e male, in cui emerge il rispetto per le persone in quanto tali, per la loro dignità e il loro bagaglio di valori interiori e spirituali.

Condividere il materiale realizzato ha aiutato a costruire un ambiente di riflessione attiva tra i colleghi del teamdella scuola, di altri istituti, tra gli studenti, tra la popolazione del territorio. Una parte del materiale realizzato è stata messa a disposizione in rete sul sito della scuola. Molto importante è stata, in particolare, l’occasione di presentare il progetto a Madrid, presso il Liceo Statale Italiano.

Con la presente pubblicazione si intende anche proporre un metodo di lavoro che coinvolga studenti, docenti ed « esperti » in un percorso condiviso, in cui però l’autonoma elaborazione degli allievi assuma un ruolo trainante nella realizzazione di significativi prodotti culturali.

Dal miglioramento della scuola si otterrà una società migliore in quanto si avrà una comunità più preparata, più sensibile, più rispettosa, più civile e più onesta.

Allegati

  • “Camminare nella libertà”. Il Decalogo tra etica, cinema, letteratura, filosofia e differenze di genere. Gli 11 volumi del Progetto sono editi dalle Edizioni Paoline e promossi dal Bimestrale Rassegna dell’Istruzione – Mondadori, Le Monnier- MIUR Progetto “Camminare nella libertà”, Edizioni Paoline, promosso da Mondadori, Le Monnier- MIUR. Il Progetto “Camminare nella libertà”, ideato e curato dal Professor Pier Paolo Frigotto e realizzato dal Polo Liceale Statale “Guarino Veronese” di San Bonifacio (Verona), elabora i Dieci Comandamenti da un punto di vista originale, non religioso, laico, collegato anche alle differenze di genere, a partire dall’analisi approfondita del “Decalogo” di Krzysztof Kieślowski



Bimestrale di Informazione Scolastica delle Regioni- anno LXV Rassegna dell’Istruzione – Mondadori, Le Monnier- MIUR

Bimestrale di Informazione Scolastica delle Regioni- anno LXV

Rassegna dell’Istruzione – Mondadori, Le Monnier- MIUR

Il Bimestrale “Rassegna dell’Istruzione”, edito da Mondadori, Le Monnier, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – MIUR, propone importanti progetti istituzionali e interessanti argomenti inerenti le buone pratiche scolastiche, dall’intercultura alle nuove esperienze didattiche, dalla progettualità formativa alle innovazioni nell’ambito della scuola dell’autonomia, in collaborazione con le agenzie educative del territorio.

RASSEGNA dell'ISTRUZIONE- Mondadori, Le Monnier- MIUR

RASSEGNA dell’ISTRUZIONE- Mondadori, Le Monnier- MIUR

LE DIFFICOLTA’ DELL’INTE(G)RAZIONE.

L’accoglienza delle culture

L’Occidente sta affrontando l’arrivo di cittadini provenienti da luoghi diversi del nostro pianeta, che chiedono di restare per lavorare e per condividere un benessere economico, sociale, politico, dove il susseguirsi delle migrazioni, prima di nostri connazionali provenienti dal sud d’Italia e, attualmente, di cittadini che giungono dal Marocco, dalla ex Jugoslavia, dalle Filippine, dalla Cina, ha contribuito in modalità determinante a portare ricchezza economica e culturale.

La convivenza tra culture e popoli diversi non costituisce solamente uno scambio pacifico e sereno, perché il mondo trasuda anche violenze e ingiustizia, dove la povertà e la ricchezza sono giustapposte in un connubio di delinquenza e criminalità, per cui alcuni sono costretti a vivere in condizioni di estrema indigenza e l’arroganza e la volgarità umiliano i più deboli con contrasti e scontri anche violenti.

Il fenomeno migratorio nel nostro Paese risulta consistente e strutturale e con urgenza si dovrebbero disporre tutti gli strumenti necessari per affrontare e gestire non solo l’ingresso di molteplicità di immigrati, ma soprattutto la loro permanenza, garantendo civile e dignitosa accoglienza e reali possibilità di integrazione, anche se, in realtà, le istituzioni stanno operando con strumenti poco efficaci e gli immigrati sono lasciati in una pericolosa ed ingiusta condizione di incertezza sui propri diritti e doveri.

Il tema della multiculturalità si propone di favorire la conoscenza e il rispetto reciproco delle culture e offrire garanzie e strumenti per mantenere vivi i differenti patrimoni culturali.

Il contatto con la diversità, anche se tra molte circostanze difficili, genera voglia di conoscere e sollecita maggiore attenzione e rispetto per le altre culture, ma certamente la costituzione di una società multiculturale sembrerebbe ancora un ambizioso obiettivo, in quanto si prospetta difficile la convivenza tra culture diverse e differenti gruppi etnici, evitando il rischio di pericolose reazioni di intolleranza.

La ricerca della difesa delle diversità culturali, linguistiche, di censo, di sesso, etniche ed altro, come indicato nelle costituzioni della maggior parte degli Stati democratici è una causa legittima, nella motivazione a perfezionare la tutela delle diversità e del multiculturalismo che è fortemente radicata nella storia dei diritti umani dalla rivoluzione francese, riconoscendo ad ogni persona pari dignità e il diritto di vivere liberamente secondo la propria ragione.

Le diversità etniche sono considerate motivo di arricchimento anche da una visione sociale ed economicista della comunità, dove l’arricchimento appunto è concepito come crescita valoriale per cui le diversità costituiscono fattori di evoluzione economica, sociale e culturale.

Di fronte alla realtà immigratoria nel nostro Paese che si presenta in tutte le sue complessità, si prospetta l’urgenza di diffondere maggiori informazioni, di aprirsi alle nuove culture, come primo approccio verso una società multietnica e multilaterale, tramite un interscambio relazionale che possa arricchire e divenire un antidoto efficace all’intolleranza, all’emarginazione e al razzismo.

Il rispetto di tali differenze storiche, economiche e di civiltà sarà effettuabile costruendo un terreno sociale e comunitario scevro di pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi, creando le premesse per l’accettazione e la valorizzazione cosciente delle inevitabili e imprescindibili differenze tra esseri umani.

Le scelte educative determinano il futuro di una comunità, dove la qualità delle persone costituisce una questione centrale del domani, nei problemi posti dall’introduzione della tecnologia, in tutti i campi dell’attività umana, dallo sviluppo economico disomogeneo e selvaggio, dal degrado ambientale, conseguente alla dissennata incentivazione dei consumi, con l’accentuarsi dell’ingiustizia sociale e dei conflitti, che pongono le nuove generazioni in una condizione determinante per il futuro di tutte le persone.

L’educazione all’accoglienza, all’accettazione del diverso, all’antirazzismo, al rifiuto della discriminazione costituiscono il cardine indispensabile su cui si modificherà una società che riesca a coniugare la pacifica convivenza e il rispetto reciproco, attraverso la ricerca di soluzioni adeguate per arginare gli squilibri contemporanei.

Risulta necessario porre grande attenzione al mondo della scuola, luogo istituzionale dove viene esercitata l’azione educativa delle comunità in modo organico e direttivo, alla famiglia e ai massmedia che contribuiscono alla coscientizzazione verso i problemi sociali. La scuola deve offrirsi garante di un clima di dialogo tra culture e religioni, nell’interscambio reciproco di mentalità e punti di vista interagenti, aprendo così ai diritti umani di Pace, solidarietà, accoglienza, comprensione, felicità, oltrepassando le barriere caratteriali, i limiti culturali, i muri imposti dalle tradizioni locali, dai tabù, da pregiudizi e stereotipi per creare nuclei di umanità aperti al cambiamento ed al confronto dialettico, a partire da un’educazione scevra di incomprensioni, intolleranze e razzismi, dove l’altro divenga fonte di arricchimento e crescita culturale reciproca, senza prescindere dalla conflittualità interna ai gruppi, che ben gestita scaturirà nel dialogo tra le parti.

La necessità di elaborare una pedagogia interculturale è sorta in seguito all’ingresso nella scuola di persone appartenenti ad altri paesi, apportatrici di diversità, conflitti interni, divergenze, da gestire e veicolare in atteggiamenti aperti e propensi al confronto, al dialogo e all’interscambio reciproco, a partire da supporti didattici di educazione alla pace e alla valorizzzazione delle differenze, nella comprensione del significato del ruolo della scuola come garante del dialogo tra culture e religioni, nella mediazione del conflitto, per apportare un’etica dell’accoglienza nella società, in un momento storico di transizione dove, al contrario si avverte la crisi profonda del confronto e del dialogo interculturale ed interreligioso, che costituiscono strumenti culturali e transculturali per andare oltre le discriminazioni e i razzismi.

Il gioco tra autoctoni, immigrati, istituzioni e massmedia è complesso e si presenta facile il passaggio dall’accettazione al rifiuto, dall’indifferenza all’insofferenza, in quanto una profonda instabilità è propria delle relazioni umane e sociali, comportando una forte carica emotiva, ma anche innovativa.

Il gioco simbolico ed emotivo è ancora più instabile e mutevole nel rapporto con l’immigrato e proprio per questo motivo l’instabilità e la volubilità dell’individuo e del gruppo sociale necessitano di trovare un supporto nelle istituzioni, che devono essere in grado di esprimere norme stabili e certe, frutto di un’approfondita conoscenza delle realtà attuali.

L’Italia acquisisce tardivamente la coscienza di essere Paese meta di flussi migratori e solo negli anni ‘80 le amministrazioni pubbliche affrontano il problema dell’inserimento sociale dei migranti e la conseguente educazione dei loro figli.

Il contenuto delle circolari ministeriali proclama ufficialmente che l’obiettivo primario dell’educazione interculturale si delinea come promozione della capacità di convivenza costruttiva in un tessuto sociale multiforme, che comporta l’accettazione e il rispetto del diverso e il riconoscimento dell’identità culturale nella ricerca quotidiana del dialogo, della comprensione e della collaborazione, in una prospettiva di arricchimento reciproco, nel valore della diversità generale come concetto da difendere e comprendere nel doppio versante dell’educazione interculturale, nell’affrontare e analizzare il problema degli studenti appartenenti a provenienze diverse e nella necessità che anche la scuola elabori le strategie capaci di affrontare i grandi mutamenti che caratterizzano la nostra epoca, in un policromo mosaico di popolazioni, lingue, culture, progetti, rappresentazioni reciproche di scambi e conflitti, interazioni e dialoghi.

http://www.peacelink.it/pace/a/35989.html

Allegati:

  • Il Bimestrale “Rassegna dell’Istruzione”, edito da Mondadori, Le Monnier, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca – MIUR, propone importanti progetti istituzionali e interessanti argomenti inerenti le buone pratiche scolastiche, dall’intercultura alle nuove esperienze didattiche, dalla progettualità formativa alle innovazioni nell’ambito della scuola dell’autonomia, in collaborazione con le agenzie educative del territorio.
  • Pace

    Rassegna dell’Istruzione-Mondadori, Le Monnier- MIUR

    La Rivista “Rassegna dell’Istruzione”, edita da Mondadori-Le Monnier, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) è il Bimestrale di Informazione Scolastica delle Regioni- Anno LXV
    7 luglio 2011 – Laura Tussi



Annuario Geopolitico della Pace 2011. Promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla Pace.

O la Borsa o la Pace? Tra crisi, rivoluzioni e attese.
Annuario Geopolitico della Pace 2011.Promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla Pace.

Annuario Geopolitico della Pace 2011. Promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla Pace.

Il Salone dell’Editoria della Pace e il Progetto Iride, realizzato nell’ambito della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, pubblicano l’Annuario Geopolitico 2011, che presenta cronologie, geografie, questioni, letture, esperienze in “pagine arcobaleno” inerenti l’attualità delle situazioni conflittuali nel mondo, dall’America Latina all’Asia, dal Mediterraneo al Medio Oriente.

O la Borsa o la Pace?

Tra crisi, rivoluzioni e attese.

Annuario Geopolitico della Pace 2011.

Promosso dalla Fondazione Venezia per la ricerca sulla Pace.

Presentazione di Maria Laura Picchio Forlati

Introduzione di Laura Venturelli e Giovanni Benzoni

Recensione di Laura Tussi

Edizioni Altreconomia

Il Salone dell’Editoria della Pace e il Progetto Iride, realizzato nell’ambito della Fondazione Venezia per la ricerca sulla pace, pubblicano l’Annuario Geopolitico 2011, che presenta cronologie, geografie, questioni, letture, esperienze in “pagine arcobaleno” inerenti l’attualità delle situazioni conflittuali nel mondo, dall’America Latina all’Asia, dal Mediterraneo al Medio Oriente. Nella sezione “cronologie” curata da Luca Kocci sono illustrati, in sequenze temporali, gli eventi emblematici che segnano l’impegno del Movimento per la Pace, dalle controfinanziarie per la riduzione delle spese militari alle controparate pacifiste, per un ecumenismo di pace e nonviolenza, tramite il disarmo e la non proliferazione nucleare per un futuro senza armi atomiche. Importanti, per citarne alcune, le iniziative come la Giornata Internazionale della Nonviolenza e l’Altro 4 Novembre, al fine di ricordare che tutte le guerre sono un orrendo e inutile massacro e crimine contro l’umanità, per dissociarsi da ogni retorica di eroismo, con giornate antimilitariste, contro l’acquisto di armi e dei tanto famigerati cacciabombardieri F-35, tramite iniziative e attività dove i pacifisti incontrano i militari. E ancora, nell’Annuario Geopolitico della Pace 2011, si denuncia la crudeltà delle guerre, ricordando i soldati uccisi in Afghanistan e si organizzano viaggi della pace in Palestina e in Israele, continuando a scongiurare e contrastare i rifinanziamenti delle missioni militari all’estero. L’Annuario Geopolitico della Pace 2011 riporta anche un accenno alle primavere arabe e all’urgenza impellente di fermare il bagno di sangue in Libia. Un ricordo, tramite il motto “Restiamo umani” è dedicato al pacifista Vittorio Arrigoni, mediattivista e collaboratore de Il Manifesto, che ha percorso ogni luogo della striscia di Gaza con la sua umanità intensa, caratterizzata dalla protesta e dall’impegno nonviolenti, a tutela degli ultimi e dei più deboli, dell’intero popolo palestinese. E ancora moltissimi interventi di note personalità impegnate nel mondo del pacifismo, da Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink, che, con il suo saggio “Bugie di guerra”, denuncia l’abuso di potere massmediatico e menzognero che offusca le ragioni della pace a favore dell’interventismo armato, fino a giungere al pensiero di Paolo Cacciari che presenta la Terza Conferenza Internazionale sulla decrescita, la sostenibilità ambientale e l’equità sociale. Il titolo dell’Annuario “O la borsa o la pace? tra crisi, rivoluzioni e attese”, richiama all’apertura dei mercati finanziari, ma non quelli che sovvenzionano e sostengono le guerre, bensì un’emblematica Borsa della Pace, dove i titoli quotati sono la tutela e la qualità dell’esistenza, della vita di ogni essere umano, nel rifiuto radicale, anche economico e finanziario, della violenza militare, auspicando la dedizione umana per la difesa di donne, bambini, profughi e di tutti i diversi, gli emarginati, gli ultimi del pianeta terra, nel rispetto della qualità dell’ambiente ecologico ed ecosistemico, attraverso relazioni di pace, mediante una corretta informazione massmediatica, che trasmetta messaggi utili per la realizzazione dell’equità sociale, nella formazione alla pace, alla Nonviolenza e alla democrazia. Le crisi che ci angosciano non sono solo economiche, ma anche identitarie, complesse, pericolose, mortifere, però rappresentano anche un’occasione, per ogni singola persona e per l’intera umanità, di ampliare possibilità di crescita interiore finalizzate ad orientare diversamente il futuro, in momenti propizi di liberazione dall’egoismo, dall’individualismo, dall’accaparramento di cose e persone, nel rifiuto della negazione dell’altro. Una liberazione di pace dalle violenze e dalle guerre nella condivisione e nella giustizia sociale, nell’accoglienza, nell’ospitalità e nell’apertura all’altro e all’altrove.

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1332597214.htm

Allegati

  • L’Annuario Geopolitico della Pace 2011 presenta il cammino collettivo dei Movimenti per la Pace, per la riduzione delle spese militari, per il disarmo e per un’educazione e formazione attive nell’ambito della gestione dei conflitti.

    Annuario Geopolitico della Pace 2011, Edizioni Altreconomia

    L’Annuario Geopolitico della PACE 2011 apre al dialogo tra le persone e tra i popoli, per il pluralismo e la democrazia, il nostro comune orizzonte, dove i termini della pace e del dialogo presuppongono lo strumento della ragione, del logos umanistico, quale mezzo critico per porre le istanze e le rivendicazioni dei diritti umani dei più deboli, degli oppressi e degli emarginati…
  • ANNUARIO GEOPOLITICO DELLA PACE 2011, Edizioni Altreconomia

    ANNUARIO GEOPOLITICO DELLA PACE 2011, Edizioni Altreconomia

    PRESENTAZIONE ANNUARIO GEOPOLITICO DELLA PACE 2011

    L’ANNUARIO GEOPOLITICO della PACE 2011 apre al dialogo tra le persone e tra i popoli, per il  pluralismo e la democrazia, il nostro comune orizzonte, dove i termini della pace e del dialogo presuppongono lo strumento della ragione, del logos umanistico, quale mezzo critico per porre le istanze e le rivendicazioni dei diritti umani dei più deboli, degli oppressi e degli emarginati, in rapporto dialettico con le istituzioni e i governi, tramite spinte e pressioni rivoluzionarie e di cambiamento dal basso, con azioni di disobbedienza civile, di cittadinanza attiva, tramite movimenti nonviolenti per la Pace che rivendichino il diritto umano al bene comune e alla felicità, nel riconoscimento delle differenti culture, delle loro tradizioni, delle spiritualità implicite e delle esigenze religiose, che necessitano di incontro e confronto per vincere la paura dell’altro, dell’ignoto, di ciò che non si conosce, nel dialogo positivo e propositivo tra fedi, culti e religioni, per costruire insieme la Pace, attraverso percorsi di speranza e convivialità, raccontandosi la vita, per scoprirsi tutti migranti e bisognosi di aiuto, riscoprendo la gioia del dialogo, del porsi in relazione, nell’amore per la Madre Terra e per tutti gli esseri viventi. L’ANNUARIO GEOPOLITICO della PACE apre a tutte le altre tradizioni e religioni al fine di raggiungere un’unità di senso e significato, un comune orizzonte di idee, in un alto momento di incontro pluralista e democratico, basato sulla dignità delle differenze che costituiscono il vero motore attivo e libertario dei popoli, per i principi sociali, etici e civili, per i principi valoriali imprescindibili di uguaglianza, fraternità e libertà all’interno del tessuto sociale, nella costruzione di ponti di relazioni, sollecitando l’incontro, l’amore, la pace, oltre i muri, i pregiudizi, le guerre, nella valorizzazione di tutti gli esseri umani, della loro dignità, specificità, spiritualità e creatività, dove il dialogo sia considerato principio intangibile  delle Costituzioni Democratiche, per costruire rapporti di pace e fraternità tra popoli, genti e minoranze, senza barriere ideologiche, ma tramite la ferma considerazione del valore dell’aiuto e del sostegno umanitario, per una svolta umanistica, in cui il più debole, l’emarginato, l’oppresso siano redenti, salvati, valorizzati, in questa nostra società, dove purtroppo prevalgono l’egoismo, l’individualismo, la sete dissennata di potere che muove e provoca la guerra come pretesto di guadagno e speculazione, in cui l’intero apparato industriale militare, l’intera produzione bellica sono fonte di arricchimento dell’oligarchia del potere a discapito del valore della dignità dell’essere umano. La guerra, il terrorismo sono strumenti di prevaricazione che fomentano la paura, incitando allo scontro tra civiltà, all’eclisse della ragione umana, dove invece lo slancio dialogico agevola l’incontro e il confronto con l’altro che è portatore di una differente, relativa e plurale identità, nell’afflato universale della convivialità delle differenze, per intessere relazioni di pace negli equilibri istituzionali, dettate da scelte politiche giuste e ponderate, basate sul valore del bene comune, all’interno della collettività umana, nell’alto portato umanistico dell’incontro tra differenti civiltà, tra fratelli e sorelle, tra uomini e donne, tra giovani e adulti, in nome dell’amore per la Madre Terra e per tutti gli esseri viventi. La Pace come “bene comune” deve essere salvaguardata dalle parti in dialogo all’interno della società che vede la compresenza di etnie, lingue, culture, religioni e tradizioni diverse, nell’ambito dello stesso tessuto territoriale, dove gli operatori di pace e di dialogo e tutte le persone hanno il dovere civico di arrestare e prevenire la deriva etica e politica, abbietta e corrotta e vigilare sui continui attentati agli equilibri costituzionali e alle coscienze civili, sui rischi di assuefazione al degrado morale e istituzionale e ad un linguaggio politico aggressivo e volgare che ostacolano la convivialità all’interno del tessuto comunitario, che presenta proprie implicite differenze orientate alla ferma fiducia nella costruzione di città del dialogo, disarmate dalle violenze, dalle discriminazioni, dai razzismi, dalle paure, dalle solitudini. Nella società interculturale, il bene comune non deve essere mercificato e strumentalizzato dalla logica perversa del potere delle multinazionali e della capitalizzazione forzosa delle risorse e delle fonti energetiche. È necessario intessere ponti di dialogo e reti di relazioni per evitare la supremazia dei potentati dei signori dell’atomo, del petrolio e della guerra, perché la forza della Nonviolenza, la disobbedienza civile consistono proprio nella volontà di far prevalere la verità, il confronto pacifico tra le parti, la Pace senza ideologizzare i contenuti, evitando strumentalizzazioni, in contesti plurali e multiculturali.

    La democrazia e la forza della verità devono prevalere sull’egoismo più abietto, contro la perversa logica capitalista del potere che vuole mercificare tutto tramite le grandi lobby del libero mercato e le multinazionali del liberismo più sfrenato, che disprezzano il valore dell’ambiente, della persona, del rispetto dei diritti umani, travalicando il vero significato e il prioritario principio del bene comune. Ci dobbiamo riappropiare dell’azzurro che non è il colore di un becero partito politico, ma è il colore del cielo, del mare, dell’aria, dell’acqua che ci appartengono, sono i nostri beni comuni e dobbiamo difenderli e tutelarli dalla privatizzazione mercificatoria, in favore della vita e dell’ appartenenza plurima alle molteplici culture, nell’alto proposito di superare i pregiudizi consolidati, gestire i conflitti culturali, stemperare paure e ostilità, in una concezione di laicità aperta, relazionale ed inclusiva che coglie le differenze e la Pace come beni comuni.

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Il Dovere di Ricordare. Riflessioni sulla Shoah: Moni Ovadia per la Pace

Moni Ovadia per la Pace e la Memoria con le scuole di Paderno Dugnano (Milano)

Il Dovere di Ricordare. Riflessioni sulla Shoah: Moni Ovadia per la Pace

Moni Ovadia narra agli studenti delle scuole di Paderno Dugnano le innumerevoli pulizie etniche, i genocidi passati e presenti, dal Rwanda alla Cambogia, dall’Argentina al Vietnam, che dobbiamo sempre commemorare al fine di evitarne la ripetizione nell’attualità del nostro presente, con il Dovere di Ricordare, di fronte alla Storia, di generazione in generazione… Per Non Dimenticare

Moni Ovadia, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Mario Petazzini con l'A.N.P.I. di Paderno Dugnano (Milano)

Nella foto: Moni Ovadia, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Mario Petazzini con l’A.N.P.I. di Paderno Dugnano (Milano)

IL DOVERE DI RICORDARE

La Didattica dell’Olocausto

“Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah” è il DVD ideato e narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di numerose personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, per affrontare il tema della Shoah, ricostruendo, in chiave narrativa e documentaristica, il clima culturale e sociale da cui si è sviluppato lo sterminio, alimentato da atteggiamenti collettivi, come il razzismo e le discriminazioni che esistono e si rafforzano ancora nelle società attuali.

“Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah”, prodotto da G. B. Palumbo editore, è allegato all’opera “Di fronte alla storia”, manuale di storia per la scuola secondaria di secondo grado, perché la giornata della memoria, dedicata alla rievocazione critica dell’Olocausto, non si riduca ad un rituale celebrativo e vacuo, ma riesca a reagire a tutte le forme di revisionismo e negazionismo, in quanto oltre ad essere un dovere verso il passato, la memoria della Shoah deve sorvegliare i rischi presenti nelle nostre società.

Il totalitarismo nazifascista ha imposto la volontà di annientamento degli oppositori politici, dei comunisti, degli zingari, degli asociali, degli omosessuali, dei malati di mente, degli ebrei, colpevoli solo di esistere in quanto tali, perché portatori di una diversità, rispetto ai diabolici schemi omologanti, di annientamento delle differenze, imposti dal sistema nazifascista.

Insegnare Auschwitz, significa trasmettere consapevolezza alle giovani generazioni di quelle mostruosità che l’homo faber ha perpetrato, guidato da un potere diabolico, perché sappiamo che determinate situazioni possono ripetersi, forse non identiche, ma con esiti altrettanto devastanti, e per questo il sistema formativo, le comunità educanti, devono indurre i giovani a riflettere sul tema delle minoranze, sulla pericolosità delle estremizzazioni, mettendo a contatto tutte le generazioni con i testimoni e avviando un processo di trasmissione della memoria storica che abbia come base un insegnamento etico e civile e responsabile.

La scuola italiana si basa su un impianto organizzativo e didattico che risale ancora alla riforma Gentile.

Alcune innovazioni cominciarono a profilarsi dagli anni ‘60 con l’emanazione di nuovi programmi scolastici, ma la situazione non è mutata sostanzialmente, neppure dopo la transizione verso la democrazia e le lotte di rivendicazione studentesche per una scuola diversa, che scoppiarono in Italia e in tutto il mondo.

La didattica della storia, al contrario di altre discipline, non ha goduto dell’attenzione e del favore del ministero della pubblica istruzione nel corso del tempo: le tematiche dell’antifascismo, della resistenza e della costituzione sono rimaste ignorate.

Molti docenti ritengono che trattare di questi temi significhi fare politica, dedicando a questi argomenti, ambiti molto marginali.

Nell’insegnamento della resistenza ai giovani, risulta necessario evitare un approccio agiografico e celebrativo, ma occorre invece agevolare uno studio ed un’analisi critici, attivando predisposizioni mentali analitiche, aperte e critiche.

Troppo spesso i libri di testo trattano la storia della resistenza in maniera approssimativa e frettolosa, dove il processo storico si rivela in una successione di eventi, avvenimenti, guerre e paci, trattati, istituzioni e personaggi, in una concezione storica che a livello apprenditivo richiede soprattutto uno sforzo mnemonico, dove i canali tra storia e formazione civile sono esclusi.

I giovani che negli anni ‘60 si sono ribellati alla scuola autoritaria, reagiscono con stupore alla chiusura didattica, trasmissiva e dialogica, di testimonianza, di alcuni docenti che pure avevano partecipato agli eventi della resistenza.

Per questi motivi è necessario riprendere il dialogo con le giovani generazioni, cercando di ricomporre i tasselli della memoria storica che rischia di essere trascurata e dimenticata, a causa di un apporto scolastico impreciso e lacunoso.

Da un’indagine riguardante i bisogni formativi degli insegnanti di storia, compiuta dal Provveditorato agli studi di Milano nel 1997, emerge che la maggioranza degli insegnanti utilizza come strumento fondamentale la lezione frontale e il libro di testo e, inoltre, gli avvenimenti della storia contemporanea vengono trattati in modo limitato, compreso l’Olocausto.

Con il decreto Berlinguer, questa situazione cambia radicalmente.

Il decreto Berlinguer prevede lo studio del ‘900 durante l’ultimo anno di ogni segmento di scuola, ponendo le basi della didattica della storia e innescando una serie di riflessioni da parte di storici, docenti, associazioni professionali, anche attraverso gli istituti storici della resistenza che hanno avuto un ruolo significativo nel promuovere tali cambiamenti, con la ricerca di percorsi più significativi nell’ambito della storia del ‘900, che per la sua grande ricchezza e complessità si offre a una pluralità di interpretazioni e tematizzazioni ed è stata oggetto di un ampio e variegato dibattito che ha coinvolto insegnanti, associazioni professionali e disciplinari e riviste specializzate.

Nel corso degli anni ‘70, nelle scuole medie, gli insegnanti trattavano e spiegavano tematiche collegate alla deportazione e allo sterminio degli ebrei, con la lettura di testi canonici come Il diario di Anna Frank, Se questo è un uomo e La tregua di Primo Levi e collane di volumetti per la scuola media, dove sono commentate molte opere di scrittori del ‘900.

Tali collane di testi hanno avuto una grande diffusione che ha permesso alle tematiche storiche di entrare nella scuola.

Nel 1975, con la celebrazione del trentennale della resistenza, molti insegnanti trattarono in classe degli aspetti più cruenti della storia del ‘900 come l’Olocausto.

Lo sceneggiato televisivo dal titolo Olocausto, di produzione americana, racconta la storia di due famiglie tedesche, una ebraica che subisce le persecuzioni, mentre l’altra si nazifica.

Questo sceneggiato propone tutte le tappe dello sterminio ebraico in Europa, suscitando un ampio dibattito che ha attribuito nuovo impulso alla ricerca storica.

La Regione Piemonte, in collaborazione con l’Aned e il comitato regionale, hanno condotto esperienze durante gli anni ’80 e ‘90, volte all’affermazione dei valori della resistenza e dei principi sanciti dalla carta costituzionale repubblicana e democratica, promuovendo visite di studio nei campi nazisti per le scuole superiori e proponendo tematiche sulle manovre concentrazionarie e sulla deportazione per motivi politici e razziali.

Con il decreto 681, conosciuto come decreto Berlinguer, cresce l’interesse per l’Olocausto e la storia resistenziale.

In questo contesto, le singole istituzioni scolastiche promossero studi e ricerche inerenti la promulgazione delle leggi razziali del 1938 e riguardanti l’espulsione di insegnanti e studenti di origine ebraica da ogni ordine di scuola.

Queste ricerche si basano sull’analisi di documenti d’archivio, conservati nelle scuole stesse e aprono una stagione di rilancio delle tematiche riguardanti la resistenza e la deportazione per ragioni politiche e razziali.

Le ricerche, basate sull’analisi delle documentazioni degli archivi scolastici, hanno riscontrato notevole successo, contribuendo a suscitare un ampio e articolato dibattito storiografico.

A partire dal 1998, il Ministero della Pubblica Istruzione, ha promosso, a livello nazionale, il progetto I giovani, il Novecento e la Memoria e in tutto il territorio nazionale, insegnanti e studenti hanno iniziato un lavoro di notevoli dimensioni, raccogliendo gli esiti dei loro progetti in testi e dattiloscritti, con il supporto di varie agenzie educative presenti nell’ambito territoriale come il CDEC, l’ANED e l’INSMLI.

I percorsi elaborati si sviluppavano attraverso l’incontro con i testimoni delle deportazioni e dei Lager.

In questo contesto di attenzione sull’insegnamento della Shoah, nasce la Task force for international cooperation on holocaust education, remembrance and research, un organismo internazionale costituito nel 1998, finalizzato ad istituire progetti di educazione all’Olocausto e alla memoria, anche nei paesi dell’Est, che dopo il crollo delle ideologie, si trovano impegnati in un difficile processo di ricostruzione della storia.

La Task Force si prefigge come obiettivi principali la formazione degli insegnanti sul tema dell’Olocausto, la traduzione di testi scolastici inerenti tali tematiche, e il recupero e la conservazione dei luoghi della memoria.

La Task Force ha presenziato a livello internazionale al forum sull’Olocausto che si è tenuto a Stoccolma nel 2000, a cui hanno partecipato capi di governo e delegazioni da tutto il mondo, che hanno sottoscritto la dichiarazione di Stoccolma, tramite cui tutti i singoli paesi si sono impegnati a promuovere ed implementare l’educazione all’Olocausto, istituendo in ogni paese un giorno della memoria, per preservare e mantenere la memoria della Shoah e promuovere l’apertura di tutti gli archivi storici.

In base a questi impegni, in Italia, è stato istituito, con una legge del 2000, il giorno della memoria, il 27 gennaio.

Bibliografia:

“Il dovere di ricordare. Riflessioni sulla Shoah”: DVD ideato e narrato da Moni Ovadia e curato da Elisa Savi, con la partecipazione di Antonio Albanese, Nicoletta Braschi, Lorenzo Cherubini, Luciano Ligabue, Luciana Littizzetto, Shel Shapiro, Palumbo Editore 2009.

Chiappano A., Minazzi F., Il presente ha un cuore antico. Atti del Seminario residenziale per insegnanti, Quaderno 1, MIUR 2002

Moni Ovadia, Laura Tussi, Fabrizio Cracolici, Mario Petazzini con l'A.N.P.I. di Paderno Dugnano (Milano)

  • Radio24: PeaceLink e Radio24 promuovono e condividono il Progetto “Per Non Dimenticare” della Città di Nova Milanese e Bolzano

    Radio24: Progetto “Per Non Dimenticare”

    Radio24: il Progetto “Per Non Dimenticare” sulla Memoria Storica della Resistenza, delle Deportazioni e dell’Antifascismo è condiviso da PeaceLink e da molti Centri di Studio e Istituti di Ricerca che si occupano di Pace, Nonviolenza, obiezione di coscienza alle spese militari, disarmo, diritti umani ed ecopacifismo.
    18 marzo 2012 – Laura Tussi

    RADIO24- Italia in controluce- Daniele Biacchessi intervista Laura Tussi

    RADIO24- Italia in controluce- Daniele Biacchessi intervista Laura Tussi

    Radio24: Progetto “Per Non Dimenticare”

    RADIO24- Daniele Biacchessi intervista Laura Tussi.

    Progetto “PER NON DIMENTICARE”

    Con il patrocinio:
    Città di Nova Milanese
    Comune di Cesate – Medaglia d’argento al Valore Civile
    Comune di Cologno Monzese
    Comune di Cormano
    Città di Desio
    Città di Bresso
    Città di Cinisello Balsamo (Milano)
    Comune di Sinalunga (Siena)- Assessorato alla Memoria

    ANPI, ANED, APEI, ARCINOVA, CAMPAGNA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI, CASA DELLA CULTURA-Milano, CENTRO STUDI SERENO REGIS-Torino, CENTRO INTERDISCIPLINARE DI SCIENZE PER LA PACE-UNIVERSITÀ DI PISA, FLC-CGIL, DIFESA AMBIENTE, EMERGENCY, FONDAZIONE GIANFRANCESCO SERIO, IL DIALOGO.org, ISTITUTO PEDAGOGICO DELLA RESISTENZA, OSSERVATORIO NAZIONALE ED EUROPEO PER IL RISPETTO DELLE PARI OPPORTUNITA’- ONERPO, PEACELINK, RETE ANTIFASCISTA NORD OVEST MILANO, TEATRO DELLA COOPERATIVA, TEMPI DI FRATERNITA’, LAVORATORI METALLI PREZIOSI….e tanti altri.

    http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/storia/Gmemoria_1331912747.htm

    RADIO24- Daniele Biacchessi intervista Laura Tussi.

    Trasmissione “Italia in controluce”- RADIO 24, condotta da Daniele Biacchessi.

    Laura Tussi racconta il Progetto “Per Non Dimenticare” della Città di Nova Milanese e Bolzano.

    Allegati

    • Radio24: il Progetto “Per Non Dimenticare” sulla Memoria Storica della Resistenza, delle Deportazioni e dell’Antifascismo è condiviso da PeaceLink e da molti Centri di Studio e Istituti di Ricerca che si occupano di Pace, Nonviolenza, obiezione di coscienza alle spese militari, disarmo, diritti umani ed ecopacifismo



Italia. Radio24: PeaceLink e Radio24 promuovono e condividono il Progetto “Per Non Dimenticare” della Città di Nova Milanese e Bolzano

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Città di Bresso
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RADIO24- Daniele Biacchessi intervista Laura Tussi.

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