Teramo. Il cordoglio di Ruzzo Reti per la scomparsa dell’ex presidente Scuteri

 

Il presidente e il CdA di Ruzzo Reti esprimono, a nome della società, cordoglio per la scomparsa dell’ex presidente Vittorio Scuteri. Le sue doti umane e professionali e la cura che assicurava nello svolgimento del suo incarico saranno ricordate come esempio da seguire oltre che come testimonianza di impegno civile.

Teramo, 1 aprile 2018

LUTTO

 




Teramo, Concorso Letterario Nazionale “Con il SENnO di poi”

 

“Con il SENnO di poi” è l’audace, ma significativa, denominazione del contest letterario promosso dall’ASSOCIAZIONE CULTURALE BON TON DI BELLANTE (Teramo), da un’idea di Anna Di Paolantonio, per affrontare in maniera “differente” il difficile tema del tumore al seno, in collaborazione con l’ARTEMIA NOVA EDITRICE e la web agency
L&L COMUNICAZIONE.

Le paure, le ansie e le difficoltà vissute, i sogni i desideri e le aspettative che si consolidano durante la malattia, costituiranno il filo conduttore di una selezione di racconti che ARTEMIA NOVA EDITRICE si pregerà di dare alle stampe in una inedita e prestigiosa raccolta antologica.

Gli uomini e le donne, che direttamente o indirettamente, hanno convissuto con questa patologia, potranno raccontare le loro esperienze, diventando così i genuini protagonisti di un viaggio introspettivo, imprevedibile e vero.
Esorcizzare il tumore al seno attraverso la scrittura, per raccogliere e divulgare in modo alternativo le informazioni, costituisce una più che valida motivazione per partecipare, con la sensibilità richiesta dall’argomento, al concorso “Con il SENnO di poi”.
Parte del ricavato ottenuto con la vendita dell’opera sarà devoluta in beneficienza ad associazioni che operano nel settore e che aderiscono al progetto.

REGOLAMENTO 2018
1. L’Associazione Bon Ton, Artemia Nova Editrice s.r.l. e L&L Comunicazione, indicono il concorso letterario “Con il SENnO di poi” finalizzato alla selezione di 20 racconti inediti.
2. Le 20 opere selezionate saranno raccolte in un pregiato volume antologico. L’editore ne curerà la grafica, la pubblicazione e la promozione.
3. La partecipazione al concorso, completamente gratuita, è aperta a tutti senza alcuna distinzione di età, sesso e cittadinanza.
4. Il concorso è rivolto a chiunque abbia il desiderio di esternare per iscritto le esperienze e le vicissitudini vissute a vario titolo per causa del tumore al seno.

CONCORSO LETTERARIO NAZIONALE

5. I componenti della commissione esaminatrice, gli organizzatori, e i loro familiari non possono partecipare al concorso.
6. La partecipazione al concorso da parte di un gruppo di persone (es: una classe scolastica, etc.) richiede, oltre ai dati relativi al gruppo (indicazione scuola di appartenenza, classe, etc.) anche la designazione di un referente maggiorenne il nominativo del quale andrà riportato nella scheda di iscrizione.
7. L’iscrizione al concorso di un autore minorenne implica l’autorizzazione alla partecipazione espressa da chi esercita la patria potestà; il nominativo di quest’ultimo andrà riportato nella scheda di iscrizione (è richiesto l’invio di una fotocopia di un valido documento di riconoscimento della persona che esercita la patria potestà).
8. Oggetto del concorso letterario “Con il SENnO di poi”, è la redazione di un testo breve, scritto in lingua italiana, di n. 6/8 cartelle di 30 righi ciascuna, redatto con carattere tipografico (Times New Roman, corpo 12).
9. I partecipanti sono liberi di utilizzare nella scrittura del testo (elaborato), qualunque tipologia di tecnica narrativa e genere letterario, purché le tematiche proposte siano, a qualunque titolo, oggettivamente riferibili alla patologia del tumore al seno.
10. Ciascun partecipante può presentare al concorso un solo elaborato. Non saranno prese in considerazione versioni successive di elaborati già inviati.
11. Non verranno accettati elaborati redatti con formati stilistici differenti da quelli indicati o eccedenti le dimensioni richieste.
12. Saranno esclusi dal concorso elaborati che contengono, ad insindacabile giudizio della commissione esaminatrice, argomenti o forme di linguaggio contrari alla morale pubblica.
13. Verranno esclusi gli elaborati i contenuti dei quali possono, a discrezione dell’organizzazione e della commissione esaminatrice, esporre in qualunque modo, gli organizzatori stessi e i terzi a contenziosi legali o che possono risultare lesivi della loro immagine.
14. I racconti proposti dovranno essere inediti, non devono essere stati quindi pubblicati in precedenza su carta (libri, giornali, quotidiani, magazine…) o web (Q.O.L. siti, blog, piattaforme letterarie…)
15. I partecipanti si rendono garanti della proprietà del materiale presentato. Di eventuali plagi risponderanno personalmente gli autori stessi.
16. I partecipanti dovranno inviare gli elaborati nel formato digitale pdf. o docx, all’indirizzo e-mail info@artemianovaeditrice.it entro e non oltre mercoledì 20 giugno 2018 (farà fede la data di invio della e-mail).
17. Unitamente al file elaborato i partecipanti invieranno, pena l’esclusione dal concorso, la
scheda di iscrizione (Allegato A) debitamente compilata in tutte le sue parti.
18. Il mancato invio di tutti dati richiesti (file elaborato, scheda d’iscrizione compilata in ogni sua
parte) o l’invio oltre il termine sopra indicato, comporterà l’automatica esclusione al concorso.
19. Le opere in concorso saranno valutate da una commissione esaminatrice (Giuria del concorso)
composta da esperti, docenti e personalità del settore.
20. Il numero e i componenti della commissione esaminatrice, (presidente di Giuria e giurati)
nominati dall’organizzazione, verranno resi noti alla scadenza del bando (20 giugno 2018) sul
sito web della casa editrice Artemia Nova Editrice (www.artemianovaeditrice.it ) e sulla pagina
del suo profilo facebook (www.facebook.com/artemianovaeditrice).
21. I giudizi della commissione esaminatrice sono inappellabili e insindacabili.
22. La commissione esaminatrice, potrà, a sua propria discrezione, rendere pubbliche, le motivazioni che hanno portato alla selezione degli elaborati.
23. L’esito della selezione sarà pubblicato sul sito web della casa editrice Artemia Nova Editrice e sulla pagina del suo profilo facebook entro venerdì 7 Settembre 2018. Gli autori selezionati saranno avvisati anticipatamente tramite e-mail.
24. L’opera finale contenente i racconti selezionati sarà presentata alla stampa e al pubblico durante il mese di ottobre 2018 (mese della prevenzione del tumore al seno).
25. Le date e i luoghi delle cerimonie di presentazione dell’opera e degli autori finalisti saranno comunicati attraverso le pagine del sito web/profilo facebook dell’editore Artemia Nova Editrice. I finalisti saranno avvisati per tempo tramite e-mail.
26. Tutte gli elaborati pervenuti rimarranno di proprietà dell’editore Artemia Nova Editrice srl.
27. I partecipanti riconoscono all’organizzazione il diritto di riprodurre in toto o in parte le loro opere su cataloghi, manifesti, pieghevoli, giornali o altri stampati nonché su qualsiasi altro supporto (cartaceo e/o elettronico) utile alla realizzazione e alla promozione di future iniziative editoriali o socio-culturali.
28. Gli autori partecipando al concorso rinunciano a qualsiasi pretesa economica o di natura giuridica in ordine ai diritti d’autore.
29. Ciascun autore conserverà la paternità della propria opera e, laddove questa sarà riprodotta sarà sempre citato il nominativo.
30. A tutti i 20 autori finalisti l’editore Artemia Nova Editrice farà dono di n. 3 copie dell’opera finale pubblicata.
31. Ai 20 finalisti sarà donato un bracciale “Porte Bonheur” in argento e pietre dure, ispirato alla cristalloterapia, omaggio della Gioielleria “Scrigno dei Desideri” di Corropoli (Te).
32. La partecipazione al concorso implica l’automatica accettazione integrale di tutte le norme contenute nel presente regolamento e l’accettazione del D.Lgs. n. 196/03 sulla privacy.
33. L’organizzazione non sarà tenuta a fornire spiegazioni sulla corrente gestione del concorso e sui criteri di valutazione delle opere.
34. L’organizzazione si riserva, il diritto di apportare le variazioni al regolamento che dovessero essere introdotte per causa di forza maggiore. Tali variazioni saranno prontamente pubblicate sulla pagina del profilo facebook della casa editrice.
35. All’organizzazione spetta la determinazione finale su quanto non espressamente previsto nel presente regolamento.
Tutte le fasi del concorso possono essere seguite sulla pagina facebook della casa editrice.

ASSOCIAZIONE BON TON ARTEMIA NOVA EDITRICE L&L COMUNICAZIONE
Anna Di Paolantonio Maria Teresa Orsini Luisa Ferretti

SCHEDA DA COMPILARE PER PARTECIPARE AL CONCORSO




Abruzzo. L’AUTISMO MERITA RISPETTO: ASSUMETEVI LE VOSTRE RESPONSABILITA’!

 

 

L’Onu ha dichiarato il 2 Aprile come la Giornata Mondiale per la consapevolezza dell’Autismo per contribuire a migliorare la qualità della vita delle persone autistiche, accrescere la consapevolezza pubblica e promuovere l’ aumento e il miglioramento dei servizi pubblici a favore di queste persone nella prospettiva della piena inclusione nella società di bambini, adolescenti e adulti con autismo.

Lodevoli sono le iniziative che le associazioni di familiari in collaborazione con i maggiori esperti in autismo intraprendono il 2 aprile in tutto il mondo per raccontare le esperienze, le buone prassi, per favorire raccolte fondi, per diffondere la cultura della neurodiversità ma anche per alzare la voce e palesare le problematiche che le persone autistiche e i loro familiari sono costrette a vivere.

 

Per creare l’occasione di un’analisi critica è tuttavia necessaria un’azione più ampia del lancio dei palloncini e dell’illuminare i monumenti di blu: l’autismo ha una tale diffusione e costi sociali ed economici cosi alti che, per il benessere di tutta la società, è fondamentale ed urgente riconoscerne la problematicità e attuare opportune strategie.

 

La Legge nazionale 134 del 2015 sull’autismo, l’inserimento nei Lea, le Disposizioni regionali in materia di Autismo del 2017 e le raccomandazioni presentate dalla comunità scientifica nelle Linee Guida nazionali e internazionali hanno creato un nuovo punto di partenza per regolamentare quanto riguarda l’autismo.

 

Ma non è sufficiente esplicitare quali siano i trattamenti efficaci e in che misura: la questione più spinosa ed ancora neanche lontanamente risolta rimane trovare il modo migliore per organizzare il trattamento intorno alla persona, mettere cioè in atto una reale e non solo teorica presa in carico dell’autismo.

 

E’ diventato improrogabile dare risposte concrete: ricordiamo che l’autismo è una delle principali cause di disabilità permanente, con disabilità intellettiva nel 50% dei casi e disturbi in comorbilità nel 70% (disturbi del linguaggio, disturbi motori, disturbi del sonno, ansia, depressione, disturbo da Deficit di Attenzione/Iperattività, epilessia ed altri) per cui altissimi sono i costi di sostegno e la mancata produttività che le nazioni devono sostenere.

 

Per quanto si dica che l’Abruzzo sia una Regione all’avanguardia in termini di copertura dei servizi per l’autismo, queste affermazioni rimangono parole al vento, confermate da buone prassi in una percentuale bassissima di casi che non bastano a garantire a tutte le persone autistiche un’adeguata presa in carico cosi come imposto dalla legislazione nazionale.

 

La sanità regionale ha il compito di rinnovare i trattamenti storicamente prescritti, ora non conformi alle nuove direttive: se già sappiamo che è una grave responsabilità continuare prescrivere scarse ore di logopedia e psicomotricità, dobbiamo insistere sull’evidenza che è altrettanto grave e colposo negare un trattamento precoce, specifico, strutturato, multidisciplinare, intenso (di almeno 20 ore settimanali), in rete con la scuola, i genitori e la società dei cosiddetti neurotipici.

 

Siamo coscienti di quanto sia difficile garantire in tempi brevi l’avviamento di attività specifiche per l’intera popolazione autistica ma crediamo che il vero rispetto che merita l’autismo possa essere dimostrato dal sistema sociosanitario solo assumendosi le responsabilità sulla presa in carico delle persone autistiche, al fine di trasformare i vecchi modelli terapeutici e gestire clinicamente la persona autistica con nuove prospettive, senza scaricare ad altri le responsabilità di problemi locali irrisolti, senza la sfrontatezza di chiedere alle famiglie di “aprire i portafogli” per prendersi cura da sole dei propri figli autistici, senza esibire problemi di bilancio o di età come criteri di accesso e di prosecuzione alla riabilitazione.

 

La Regione rimane inadempiente nell’offerta in termini qualitativi e quantitativi e le famiglie sono poste in condizioni intollerabili: il panorama delle terapie possibili è frammentato, mancano programmi educativo-riabilitativi multidisciplinari di 5 giorni a settimana per tutto l’anno e le famiglie, depauperate e consumate, intraprendono azioni legali contro le ASL per il riconoscimento della “presa in carico” negata.

 

Questo è il triste quadro evidenziato per il 2 aprile del 2018.

E’ arrivato il momento di mettere in atto i cambiamenti e, come suggerito dalla fervente comunità scientifica, chiediamo che il sistema riabilitativo e sociale garantisca la presa in carico attraverso l’adattamento dell’ambiente fisico e sociale alle esigenze della persona autistica, l’organizzazione del supporto alle famiglie, una programmazione terapeutica relativa a tutte le aree di compromissione della persona nello spettro, l’intervento sulle comorbilità spesso mascherate dalle stesse manifestazioni dell’autismo, l’accompagnamento nella transizione nell’età adulta e la prosecuzione del sostegno durante tutta la vita perché, come ormai è noto, chi nasce autistico lo rimane per sempre.

 

L’autismo non è curabile ma “prendere in carico”  l’autismo è un dovere civile e morale della politica, delle amministrazione e della società in toto.

Non è la famiglia da sola o la persona autistica che deve prendersi cura di sè, come purtroppo decantano slogan auto-legittimati, scorretti e fuorvianti che dimostrano quasi una resa del sistema socio-sanitario che invece dovrebbe soluzioni riabilitative scientificamente valide, sostenibili e autism-friendly, ovunque.

 

Ognuno faccia la sua parte!

 

IL SEGRETARIO DELL’ASSOCIAZIONE

VANESSA OPPO




GOLDONI AL CARCERE CON GLI STUDENTI DEL MANTHONÈ

 

 

 

 “La locandiera” di Goldoni nella Casa circondariale San Donato di Pescara. È l’ultimo successo, solo in ordine cronologico, del Corso serale per adulti dell’Istituto Aterno-Manthonè che da anni ha attivato le lezioni all’interno del carcere.

Mercoledì 28 marzo, nell’aula magna della Casa circondariale, la rappresentazione teatrale della commedia goldoniana. Gli interpreti sono stati alcuni studenti delle classi quarte e degli studenti-detenuti.

Il lavoro è stato curato dalle docenti di italiano Mariadaniela Sfarra del corso serale e Serena Bono della Casa circondariale, la regia è stata affidata all’esperto di teatro Marco Fleming.

Un aspetto interessante dell’attività è stata la congiunzione delle due sezioni del Manthonè, quella del serale e quella della scuola carceraria.

L’appuntamento, promosso con grande entusiasmo dal dirigente scolastico Antonella Sanvitale, dal direttore del carcere Franco Pettinelli, dall’educatrice responsabile dell’area pedagogico-didattica Anna Laura Tiberi, e dalla responsabile del corso serale e della scuola carceraria dell’Aterno-Manthonè, Marina Di Crescenzo, è stato, inoltre, un momento di incontro e di saluto per le feste pasquali tra gli studenti e i docenti delle due realtà, a cui hanno partecipato anche gli studenti-detenuti della scuola elementare e media del Cpia (Centro provinciale per gli adulti) di Pescara, diretto dalla preside Antonella Ascani.

 

Gli studenti-attori coinvolti sono stati: Francesca Giuliano, Davide Di Donato, Antonio Feliciani, Stefano Della Vecchia, Guido Rachini, Matteo Bottazzo del Serale, Rael Cesare Colecchia, Medoro Tavoletta, Kevi Kereci, Giulio Di Pietro, Rudi Ziu della Casa circondariale.

 

“È stata una prima esperienza di avvicinamento al teatro”, dice Serena Bono, docente di lettere del carcere, “Due realtà che si incontrano: gli alunni del serale e gli alunni detenuti che, pur non essendosi mai visti, hanno trovato subito il punto di incontro e la capacità di socializzare e sorridere insieme. Abbiamo potuto apprezzare la gioia pura negli occhi dei detenuti che, forse da tempo o mai finora, avevano provato cosa significhi essere apprezzati e applauditi. Una grande felicità per me che ho potuto prendere parte a questo bel progetto che mi ha coinvolto ed emozionato subito”.

“C’è stato l’entusiasmo nel vedere persone che, nonostante vivano una situazione di disagio come è un carcere”, aggiunge il regista Marco Fleming, “si sono sapute mettere in gioco e hanno provato una forte emozione nel salire sul palco davanti a un pubblico esterno”.

“L’iniziativa ha favorito il confronto tra gli studenti rivolto alla conoscenza di realtà diverse, all’insegna della solidarietà e dell’inclusione”, conclude Mariadaniela Sfarra docente di Lettere del corso serale, “Sono emerse l’originalità e la creatività con cui gli attori hanno interpretato i rispettivi ruoli. Un lavoro molto apprezzato da tutti”.




Studentessa dell’Istituto “Di Poppa-Rozzi” alla finalissima delle Olimpiadi di Italiano a Firenze

 

Lorenza Romagnoli, allieva del secondo anno dell’Istituto “Di Poppa-Rozzi” di Teramo, è l’unica qualificata in provincia di Teramo per la Finale nazionale dell’ottava edizione delle Olimpiadi di Italiano, competizione rivolta agli studenti degli istituti secondari di secondo grado (licei, istituti tecnici e professionali).

Lorenza Romagnoli con la prof Baldassarre

La finalissima della competizione di livello nazionale e internazionale è in corso di svolgimento in queste ore a Firenze, nell’ambito di una più ampia iniziativa culturale di valorizzazione della lingua e della letteratura italiana, promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e in collaborazione con l’Accademia della Crusca e del Comune di Firenze.  Gli studenti dovranno dimostrare non solo abilità nella comprensione e nell’analisi del testo, perizia nella sintesi, capacità logico-argomentativa, ma anche creatività e originalità nell’uso della lingua.

Lorenza è approdata tra gli 84 finalisti delle Olimpiadi 2018 (erano partiti in oltre 60mila), che sono state inaugurate ieri nella prestigiosa cornice dell’Accademia della Crusca, dopo aver superato la selezione d’istituto e la semifinale regionale ad Avezzano.

A fare il “tifo” per Lorenza, eccellenza e vanto dell’I.I.S. “Di Poppa-Rozzi”, è tutta la scuola teramana, a partire dalla dirigente scolastica Caterina Provvisiero, dalla docente di Italiano, prof. Daniela Baldassarre, che ha contribuito al raggiungimento di questo importante risultato, tutti i professori, il personale scolastico, i compagni di classe e d’istituto.




LOTTA AI FURTI: INFRANGE IL DIVIETO DI DIMORA E LA POLIZIA LO ARRESTA NUOVAMENTE

 

 

 

 

 

Era stato arrestato dalla Squadra Mobile  poco più di un mese fa in esecuzione di Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Teramo, il cittadino italiano che sabato scorso è stato ricondotto in carcere in esecuzione di una nuova Ordinanza.

L’uomo, che a febbraio era finito in cella unitamente ad un complice per una “spaccata” compiuta la notte di Capodanno al Bar Lilla di Teramo, aveva ottenuto qualche giorno fa la scarcerazione, con contestuale applicazione di un’Ordinanza di  divieto di dimora nel comune di Teramo.

Nonostante il favorevole provvedimento adottato, il cinquantenne   non ha rispettato le prescrizioni ed è stato trovato dai poliziotti venerdì sera a Teramo.

E’ stato così che il G.I.P. ha aggravato la misura già concessa, emettendo una nuova Ordinanza di Custodia Cautelare in carcere.




A Martinsicuro, questa mattina, già delineati i dispositivi di sicurezza per la prossima stagione estiva lungo il litorale teramano.

 Tra le iniziative, la sottoscrizione di “Patti per la sicurezza” che consentiranno ai Comuni costieri di implementare i sistemi di videosorveglianza.

 

Questa mattina, presso il Comune di Martinsicuro, si è svolta una riunione del Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, convocata dal Prefetto Graziella Patrizi per esaminare i problemi di sicurezza dei sette Comuni costieri teramani nella prossima stagione estiva.

 

Oltre al Sindaco del citato Comune, al Prefetto ed ai Responsabili delle FF.OO. e dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Giulianova, erano presenti gli Amministratori ed i rappresentanti delle Polizie Municipali di Silvi, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Giulianova, Tortoreto e Alba Adriatica.

 

Nell’occasione, sulla scorta dei favorevoli esiti delle attività sinergiche svolte nella scorsa stagione estiva, gli intervenuti hanno nuovamente sancito il comune impegno teso a perseguire una sempre maggiore  sicurezza delle aree costiere in detto periodo, realizzando una fattiva e partecipata sinergia, nel comune intento di influenzare positivamente la percezione di sicurezza, da parte  di residenti e  turisti.

 

Verrà, pertanto ottimizzata la collaborazione tra le Forze di Polizia statali e municipali ed implementate le iniziative locali concernenti il monitoraggio dei territori ed il miglioramento delle condizioni di vivibilità degli stessi: incrementi stagionali degli organici delle polizie locali e dei servizi notturni,  monitoraggio delle residenze, contrasto all’abusivismo commerciale, ecc..

 

A tali fini, il Prefetto Patrizi ed i componenti del Comitato hanno fornito rassicurazioni circa il potenziamento, per il 2018, degli organici dei Comandi Stazione dei Carabinieri ubicati lungo la costa e l’invio di unità di rinforzo della Polizia di Stato e Guardia di Finanza, ai fini di un maggior controllo preventivo del territorio e per il contenimento delle principali problematiche correlate ai flussi turistici (abusivismo commerciale, sfruttamento della prostituzione, spaccio di sostanze stupefacenti, vivibilità del territorio, ecc.).

 

Nelle more della definizione dei dispositivi coordinati di vigilanza estiva, che avverrà in ulteriori riunioni del C.P.O.S.P., i Sindaci proporranno al Prefetto la sottoscrizione di “Patti per la Sicurezza” che, come previsto dal recente decreto del Ministero dell’Interno 31 gennaio 2018, saranno propedeutici alla richiesta di finanziamenti per l’implementazione dei rispettivi sistemi di videosorveglianza, efficaci strumenti di controllo del territorio.

 

Teramo 27 marzo 2018




In libreria Il divenire della filosofia in François Zourabichvili a cura di Cristina Zaltieri, edito da Negretto Editore

 

 

Fin dove è possibile che una identità regga l’incalzare degli eventi, quando e come può finire per spezzarsi?” ‒ François Zourabichvili

 

In arrivo nelle librerie fisiche ed online “Il divenire della filosofia in François Zourabichvili” edito dalla casa editrice mantovana Negretto Editore, per la collana editoriale “Il corpo della filosofia”.

La collana “Il corpo della filosofia” diretta da Rossella Fabbrichesi e Cristina Zaltieri, è la scrittura dei suoi testi, là dove il pensiero si fa visibile, si concede al nostro sguardo. Porre l’accento su tale corpo non significa attraversare i testi mirando ad un altrove invisibile di cui essi sono i segni, ma illuminare l’intreccio scritturale che è la loro carne, il textum. Significa anche tener conto che il pensiero si dispiega sempre in un’alterità (corpo, scrittura, carne, materia) che lo contamina e lo nutre. Lungi da rimuoverlo od obliarlo, la filosofia deve essere all’altezza di tale suo corpo potente e glorioso.

“Il divenire della filosofia in François Zourabichvili”, curato da Cristina Zaltieri, traduttrice in Italia del filosofo francese, raccoglie gli interventi presentati il 2 febbraio 2017 all’Università Bicocca di Milano al Convegno omonimo dedicato al filosofo. Suddiviso in due parti, la prima “Letteralità, Evento Esaustione, Mappa” propone i testi di Giorgio Majer Gatti “La questione della letteralità. Note di lavoro per una genesi”, Luca Pinzolo “L’evento-Deleuze. Il discorso indiretto libero di François Zourabichvili”, Ubaldo Fadini “Esaurire e/è creare. Il possibile in questione a partire da Gilles Deleuze e François Zourabichvili” e Lorenzo Gatti “Il commento scisso di François Zourabichvili”.

La seconda parte intitolata “Chimera, Forma, Fisica del Pensiero, Infanzia” presenta i contributi di Cristina Zaltieri “François Zourabichvili e la pratica della filosofia”, Vittorio Morfino “Il divenire della forma”, Federico Silvestri “Dal moto al conatus. Individualità dei corpi e ‘fisica del pensiero’ in Spinoza”, e Gianfranco Mormino “La prima apertura al mondo: Zourabichvili e la condizione infantile in Spinoza”.

Come suggerisce Cristina Zaltieri nella presentazione del libro, oggi, le riflessioni di François Zourabichvili stanno ricevendo grande rilievo internazionale e questo lo si può notare dalle traduzioni presenti in lingua inglese, giapponese, turco. Da mettere in rilievo che solo in Italiason state tradotte e pubblicate le sue quattro opere principali: “Deleuze. Una filosofia dell’evento” (Ombre Corte, Verona, 2002); “Spinoza. Una fisica del pensiero” (Negretto Editore, 2012); “Il vocabolario di Deleuze” (Negretto Editore, 2012); “Infanzia e regno. Il conservatorismo di Spinoza” (Negretto Editore, 2016).

Non si può di certo affermare che il pensiero di Zourabichvili sia di facile accesso per la complessità delle speculazioni affrontate sul filosofo Baruch Spinozae su Gilles Deleuze ma è proprio questa la potenza nella quale si nota il grande lascito della filosofia dell’Evento di Deleuze e nel lavoro di far dei concetti altrui non tanto interpretazione quanto una sperimentazione che ha come campo d’esperienza noi stessi.

La ricerca focale dell’indagine filosofica di Zourabichvili ‒ come sottolinea la Zaltieri – è l’emergenza dell’identità, l’emergenza di tracciare i suoi contorni ed i suoi limiti in un percorso di liberazione dal materialismo e dalla tradizione e, di presa di coscienza e dunque riconoscimento delle chimere, così come le denomina Baruch Spinoza.

 

La letteralità equivale, secondo Zourabichvili, alla pratica stessa dell’immanenza, cioè alla produzione di senso attraverso la contaminazione delle serie eterogenee. Per chiarire meglio questo punto, Zourabichvili riprende le riflessioni che Deleuze ha dedicato al passaggio dal verbo EST alla congiunzione ET (soprattutto in Conversazioni e Millepiani), sulla base di un’idea definita sin dai tempi di Empirismo e soggettività. Cosa può significare l’espressione ricorrente «le relazioni sono esterne ai loro termini», se non che le relazioni non sono date in anticipo attraverso la natura statica dei termini stessi, ma sono sempre il prodotto di un incontro, dunque di un dinamismo relazionale e virtuale?‒ Giorgio Majer Gatti

“«La philosophie de Deleuze est un monopluralisme duel.» Il pluralismo non è la divisione dialettica dell’Uno nel Due: si tratta di un pluralismo dato in uno, ossia in una volta sola, ma pur sempre come pluralismo – di qui l’opzione, da parte di Deleuze, di impiegare la parola multiple come sostantivo e non come aggettivo; il multiplo è un ‘blocco’, è un pluralismo-uno piuttosto che una ’uni-pluralità’ che si dà, o meglio si articola, in modo plurale a partire da una preliminare unità, destinata questa sì, in un modo o nell’altro, a ricomporsi.” ‒ Luca Pinzolo

“Di fronte all’odierno «sistema controllato delle parole d’ordine», Deleuze sottolinea la necessità – anche politica – di una ‘contro-informazione’ che possa valere come ‘atto di resistenza’, che consenta di comunicare ‘meno’, in quanto creare è «sempre stato altro dal comunicare». Oggi l’essenziale consiste proprio nella creazione ‘dei vacuoli di non-comunicazione’, degli ‘interruttori’ indispensabili per sfuggire al ‘controllo’, con i suoi effetti di sofisticata omologazione attraverso la diffusione di una apparente diversità/differenziazione, anche a livello individuale.” ‒ Ubaldo Fadini

Spinoza è il primo commentatore di sé stesso, lo fa inserendo, come diceva Gilles Deleuze nel calmo movimento del ‘fiume della deduzione’, lo scorrere sotterraneo, irrequieto, polemico e immaginifico degli scoli. Il commento di un testo scritto ordo geometrico si differenzia da un commento generico perché le partizioni testuali di riferimento sono effettuate dall’autore stesso e consentono di essere prese a blocchi che rimangono inalterati nel passaggio da un commentatore all’altro.”  Lorenzo Gatti

Interpretare può essere solo una cosa, per Zourabichvili: sperimentare. In primo luogo sperimentare la forza vitale dei concetti, la loro capacità di rispondere al proprio problema. Concretamente in che consiste questa postura sperimentale dell’interpretazione? Ci offre la risposta una costellazione di concetti che è ricorrente nella scrittura di Zourabichvili: envelopper, enveloppement, impliquer. Laddove sono riferiti alla natura del concetto questi termini stanno ad indicare che la sostanza propria di cui è fatto un concetto filosofico è costituita da un inviluppo di senso. Quello che deve fare l’interprete non è tradurre il concetto, trasporlo in termini più comprensibili, più propri, come si richiede nell’interpretazione di una metafora.”  Cristina Zaltieri

“Se vi è un concetto che attraversa tutta l’interpretazione che Zourabichvili propone del pensiero spinoziano, senza dubbio è quello di forma. Certo, reinstaurare la centralità della forma nella teoria spinoziana sembrerebbe una mossa che presuppone un’abdicazione della lettura materialistica, sia essa posta in essere in favore di uno sdoppiamento platonizzante dei piani dell’essere o di una concezione gerarchica e teleologica delle forme à la Aristotele o à la Leibniz. […]” ‒ Vittorio Morfino

L’analisi di Zourabichvili, muove da un’osservazione di un certo rilievo: generalmente si riconosce in Leibniz il filosofo della riabilitazione del concetto di forma. Più propriamente, si è soliti leggere Leibniz come colui che ha riabilitato le forme sostanziali, mentre, secondo l’interpretazione di Zourabichvili, sarebbe più opportuno vedervi colui che ne ha radicalmente modificato il concetto.”  Federico Silvestri

“L’analisi di Zourabichvili inizia appunto con un grande aristotelico, Tommaso d’Aquino: il dottore medievale legge il problema del passaggio dal bambino all’adulto come un processo nel quale si mantiene l’identità, ovvero la continuità numerica. Come osserva Zourabichvili, mentre lo sviluppo fisico appartiene al novero del moto secondo la quantità, quello dello spirito produce un mutamento qualitativo; il bambino non ha semplicemente una ragione minore di quella dell’adulto, ne è del tutto privo. Perciò esso «sembra appartenere al genere [animale], senza differenza specifica; così si parlerebbe di un animale in generale, dunque di una bestia (dato che gli si riconosce almeno la capacità motoria). Non è già di un’altra specie, a dire il vero non ne consta di alcuna»” ‒ Gianfranco Mormino

 

François Zourabichvili è stato un filosofo francese, di origini armene, che si dedicò interamente alla comprensione e commento di Baruch Spinoza e Gilles Deleuze, approdando alla produzione di opere di folgorante intensità concettuale. Docente all’Università Paul Valéry di Montpellier e direttore di programma del Collège International de Philosophie dal 1998 al 2004. A 41 anni, ed esattamente il 19 aprile 2006, Zourabichvili ha deciso di interrompere la sua vita proprio come aveva fatto dieci anni prima Gilles Deleuze.

 

Written by Alessia Mocci

Ufficio Stampa Negretto Editore

 

Info

Sito Negretto Editore

http://www.negrettoeditore.it/

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https://www.lafeltrinelli.it/libri/cristina-zaltieri/divenire-filosofia-francois-zourabichvili/9788895967332

Intervista Cristina Zaltieri

http://oubliettemagazine.com/2018/02/22/intervista-di-alessia-mocci-a-cristina-zaltieri-traduttrice-del-filosofo-francois-zourabichvili-per-negretto-editore/

Acquista “Spinoza. Una fisica del pensiero”

https://www.ibs.it/spinoza-fisica-del-pensiero-libro-francois-zourabichvili/e/9788895967240

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Fonte

 

http://oubliettemagazine.com/2018/03/16/in-libreria-il-divenire-della-filosofia-in-francois-zourabichvili-a-cura-di-cristina-zaltieri-edito-da-negretto-editore/

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Cordiali saluti Alessia Mocci http://oubliettemagazine.com/




USA. Benny Manocchia: una transumanza immateriale per l’umanità

“Aprile andiamo e’ tempo di migrare”. Parafrasando l’immortale poesia del nostro Gabriele d’Annunzio,possiamo parlare della transumanza in Abruzzo,che  ne e’ la capofila, seguita dalla Grecia e Austria. Come un po’ tutti sanno, la transumanza e’ la migrazione stagionale delle

greggi,delle mandrie e dei pastori che si spostano da pascoli situati in zone collinari o montane

benny a casa dal fratello Franco Manocchia

(nella stagione estiva) verso quelli delle pianure (nella stagione invernale) seguendo le vie
naturali di tratturi. Virgilio,nelle Georgiche, descrisse pastori che conducevano greggi di pecore
in pascoli molto distanti fra loro.Sin da ragzzo sentivo  parlare di questa benedetta transumanza e,con mio fatello Franco,andavamo a vedere i greggi e i pastori transitare lentamente in certe parti della costa,
vicino casa nostra. La parola transumanza,quando si e’ bambini, puo’ fare paura oppure creare certe belle  sensazioni nella mente. Bene. Ora l’Italia( se permettete con un po’ di ritardo )ha presentato all’Unesco di Parigi
la candidatura della nostra transumanza come patrimonio  immateriale,insomma che non si puo’ toccare con  mano. E proprio perche’ sara’ un  patrimonio immateriale, l’Italia,penso, non ne ricavera’
molto. E Dio sa quanto la nostra regione abbia bisogno di  essere riconosciuta,o conosciuta.




L’attesissimo Copenaghen chiude in bellezza la stagione del Teatro Comunale di Teramo

 

 

Martedì 27 marzo alle 21 e mercoledì 28 alle 17 sul palcoscenico del Teatro Comunale di Teramo l’attesissimo Copenaghen chiude in bellezza la Stagione di Prosa 2017/2018 programmata da ACS Abruzzo Circuito Spettacolo. Copenaghen di Michael Frayn è portato in scena dalla Compagnia Orsini per la regia di Mauro Avogadro, con tre grandi interpreti, Umberto Orsini, Massimo Popolizio e Giuliana Lojodice che ridanno vita e personalità al trio dei protagonisti di quest’opera, un thriller scientifico-politico che da più di 18 anni rapisce gli spettatori dei più prestigiosi teatri nazionali.

Tre persone, parlano di cose successe in un lontano passato, avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. Sono Niels Bohr (Orsini), sua moglie Margrethe (Lojodice) e Werner Heisenberg (Popolizio). Il loro tentativo è di chiarire che cosa avvenne nel lontano 1941 a Copenaghen quando il fisico tedesco Heisenberg fece visita al suo maestro Bohr in una Danimarca occupata dai nazisti. Entrambi coinvolti nella ricerca scientifica, ma su fronti opposti, probabilmente vicini ad un traguardo che avrebbe portato alla bomba atomica, i due scienziati ebbero una conversazione nel giardino della casa di Bohr, il soggetto di quella conversazione ancora oggi resta un mistero e per risolverlo la Storia ha avanzato svariate ipotesi.

In un luogo che ricorda un’aula di fisica, immersi in un’atmosfera quasi irreale, tre persone, due uomini e una donna, parlano di cose successe in un lontano passato, cose avvenute tanto tempo prima, quando tutti e tre erano ancora vivi. L’asse portante attorno al quale ruota lo spettacolo è dunque il motivo per cui l’allievo andò a Copenaghen a trovare il suo maestro. Essendo Heisenberg a capo del programma nucleare militare tedesco voleva, in nome della vecchia amicizia, offrire a Bohr, che era mezzo ebreo, l’appoggio politico della Gestapo in cambio di qualche segreto? O al contrario essendo mosso da scrupoli morali, anche se tormentato dalle conseguenze che sarebbero potute ricadere sul destino della sua patria martoriata e che lui amava pur non essendo nazista, tentava di rallentare il programma tedesco fornendo a Bohr, che era schierato con gli alleati, informazioni sull’applicazione dei fondamenti teorici della fissione? Su questi presupposti l’autore dà vita ad un appassionante groviglio in cui i piani temporali si sovrappongono, dando un valore universale alle questioni poste dai protagonisti. Fatto sta che le diverse ipotesi fatte all’epoca vengono qui enunciate una dopo l’altra e quindi vengono messi in scena diversi incontri tra i due fisici, con diversi andamenti. Non è possibile una sola verità oppure una sintesi efficace delle diverse verità perché una verità è semplicemente un punto di vista, il punto di vista di chi l’ha enunciata. Tutto è umano, niente è assoluto. Si possono avere solamente risposte indeterminate e quindi la somma degli scenari possibili è ciò vale anche per quell’incontro tra i due fisici.

Inutile dire che il grande valore del testo di Frayn, divenuto ormai un classico contemporaneo del teatro, non sarebbe emerso in modo così mirabile senza un trio di attori di grande spessore che sanno mettere la evidenza i diversi piani di lettura e interpretare i personaggi dando risalto alle loro infinite sfaccettature psicologiche.

Io penso che sarebbe stato un errore imperdonabile pensare di dar vita ad una Compagnia teatrale che porti il mio nome senza pensare all’ opportunità di rimettere in scena uno spettacolo come “Copenaghen”. Quando decisi di avere accanto a me un attore come Massimo Popolizio affidandogli anche la regia di “Il prezzo” di Miller mi era chiaro che questa collaborazione non sarebbe stata un episodio isolato. Era evidente che insieme avremmo potuto dare vita a qualcosa che oggi è sempre più difficile trovare e cioè a quel teatro di recitazione nel quale entrambi, seppure in epoche diverse, siamo cresciuti e al quale ci ispiriamo. Ed ecco che riproporre “Copenaghen”, la pièce di Frayn che insieme a Giuliana Lojodice ci aveva visti interpreti per la prima volta diciotto anni fa, mi è sembrata una scelta quasi obbligata. Spettacolo nato a Udine nel 1999, riproposto con l’ERT in anni lontani a varie riprese di cui l’ultima otto anni fa, recensito dalla totalità della critica in maniera entusiastica, amato da un pubblico sempre numerosissimo, visto come un evento dai teatri delle maggiori città, sorprendente per la costante attualità del tema trattato, che si vorrebbe più di così? E allora, e non so se sarà l’ultima, ancora una volta “Copenaghen” con tutto l’impegno che la nostra Compagnia sa mettere nel far rinascere uno spettacolo con l’aiuto del Teatro di Roma e del CSS di Udine che hanno deciso, data l’eccezionalità dell’evento, di co-produrre lo spettacolo con noi ricostruendo una scenografia ormai perduta ricalcando la regia di Mauro Avogadro, col grande e significativo apporto di un’ attrice come Giuliana Lojodice alla quale siamo grati per aver deciso di ricalcare le tavole del palcoscenico e condividere ancora una volta con noi questa avventura.

 

Umberto Orsini