Italia. “COMICI ASSOCIATI” è un nuovo progetto per la distribuzione e la promozione di teatro comico e cabaret di qualità.

“COMICI ASSOCIATI” è un nuovo progetto per la distribuzione e la promozione di teatro comico e cabaret di qualità.

“Comici Associati” per la Pace

Nel 2011 un gruppo di comici con una lunga esperienza di palcoscenico e di televisione ha deciso di unirsi per valorizzare il proprio lavoro.
I comici del gruppo, con modi e tecniche diverse, propongono spettacoli in equilibro tra grande comicità e contenuto, volendo proseguire lungo le strade tracciate dai grandi maestri dello spettacolo impegnato: da Gaber a Jannacci, da Fo a Paolo Rossi, ovviamente con umiltà e senza impossibili paragoni.
COMICI ASSOCIATI, sostengono PeaceLink e il Progetto “PER NON DIMENTICARE” della Città di Nova Milanese e Bolzano.

http://www.youtube.com/lauratussi

COMICI ASSOCIATI” è un nuovo progetto per la distribuzione e la promozione di teatro comico e cabaret di qualità.

Nel 2011 un gruppo di comici con una lunga esperienza di palcoscenico e di televisione ha deciso di unirsi per valorizzare il proprio lavoro.

I comici del gruppo, con modi e tecniche diverse, propongono spettacoli in equilibro tra grande comicità e contenuto, volendo proseguire lungo le strade tracciate dai grandi maestri dello spettacolo impegnato: da Gaber a Jannacci, da Fo a Paolo Rossi, ovviamente con umiltà e senza impossibili paragoni.

à    Interesse verso le problematiche sociali,

à    Approccio etico nei confronti del lavoro artistico,

à    Desiderio di restituire un significato civile alla comunicazione teatrale comica,

sono le caratteristiche che accomunano i “COMICI ASSOCIATI” e li distinguono da altre esperienze di spettacolo.

Questo significa, tra l’altro, riconquistare gli spazi teatrali del tempo precedente alla televisione e ricercare una vicinanza significativa con il pubblico.

I comici del gruppo hanno scelto di gestirsi e di proporsi da soli, per poter seguire liberamente i propri percorsi artistici e per operare le proprie scelte lavorative in autonomia.

All’interno di questa logica, “COMICI ASSOCIATI” – oltre a proporre gli specifici spettacoli dei singoli comici – è in grado di progettare serate o rassegne ad hoc a seconda delle esigenze dell’utente, performance dove la presenza di diversi personaggi si trasforma in uno spettacolo- evento, che assume immediatamente le caratteristiche di uno show unico e originale.

http://www.comiciassociati.it/

Note:http://www.comiciassociati.it/
http://www.youtube.com/lauratussi

Allegati

  • “COMICI ASSOCIATI” per la Pace (564 Kb – Formato doc)
    COMICI ASSOCIATI, sostengono PeaceLink e il Progetto “PER NON DIMENTICARE” della Città di Nova Milanese e Bolzano.



Italia. La serie di appuntamenti di Nova Milanese, iniziata con il giovane artista Simone Cristicchi, si concluderà con la testimonianza diretta del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo ed il suo appassionato appello per non dimenticare.

La serie di appuntamenti di Nova Milanese, iniziata con il giovane artista Simone Cristicchi, si concluderà con la testimonianza diretta del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo ed il suo appassionato appello per non dimenticare.

Il Giorno della Memoria a Nova Milanese

Ricordiamo le atrocità subite dalle vittime dell’Olocausto, ma anche al tempo stesso lanciamo ai ragazzi di oggi un messaggio di speranza nella bontà dell’animo umano, come era fermamente convinta la giovane ragazza ebrea morta nel lager di Bergen Belsen nel 1945.
27 gennaio – Giorno della Memoria

In occasione del Giorno della Memoria, il programma culturale novese cerca di arrivare a tutto il territorio, attraverso diverse forme comunicative, finalizzate ad approfondire itinerari di Memoria per ribadire il valore della dignità umana, della giustizia e della pace.

Decidere di intitolare un plesso scolastico della nostra città ad Anna Frank è una scelta rivelatrice di quanto sia vitale per una comunità non dimenticare!

Quindi ricordiamo le atrocità subite dalle vittime dell’Olocausto, ma anche al tempo stesso lanciamo ai ragazzi di oggi un messaggio di speranza nella bontà dell’animo umano, come era fermamente convinta la giovane ragazza ebrea morta nel lager di Bergen Belsen nel 1945.

L’Amministrazione è grata ai docenti che, in questa speciale occasione, guideranno i ragazzi alla conoscenza della breve vita di Anna Frank, divenuta simbolo universale grazie alle pagine del suo memorabile diario.

Doverosi i ringraziamenti anche agli amici che ci permetteranno di fruire gratuitamente di un’intensa rappresentazione della Compagnia degli Stracci oppure, in aula consiliare, ci presenteranno il loro ultimo libro o una significativa video testimonianza; grazie a chi interverrà con lo spirito di voler contribuire a diffondere la Memoria.

La serie di appuntamenti novesi, iniziata con il giovane artista S. Cristicchi, si concluderà con la testimonianza diretta del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo ed il suo appassionato appello per non dimenticare.

Dichiarazioni dell’Assessore alla Pubblica Istruzione e Cultura Rosaria Longoni

Il programma:

20 gennaio 2012 alle ore 21:00 presso l’Auditorium Comunale
Ventiquattresima Stagione Teatrale, spettacolo, poema, racconto, denuncia testimonianza di uno dei momenti più drammatici del novecento Li romani in Russia di e con Simone Cristicchi
27 gennaio 2012 alle ore 9:30 presso l’Auditorium Comunale
Il diario di Anna Frank di George Stevens, film in dvd. Iniziativa riservata agli alunni delle classi quinte  della scuola primaria
27 gennaio 2012 alle ore 21:30 presso il Centro Sociale Togliatti
Compagnia degli Stracci presenta: L’umanità ridotta all’osso – Il racconto del genocidio nazista. Iniziativa con ingresso libero
28 gennaio 2012 alle ore 10:00 presso la  Scuola Primaria Via Novati
Cerimonia di intitolazione della scuola primaria Anna Frank
29 gennaio 2012 alle alle ore 16:00 presso la Sala Consiliare di via Zara
…….Per non dimenticare – Qui mani di uomini attizzavano il fuoco nei forni: la terra di questo mondo è impastata di ceneri umane (Boris Pahor).

Presentazione dei libri:

  • Educazione e pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale, Mimesis Edizioni di Laura Tussi
  • Un racconto di vita partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo, Mimesis Edizioni di Fabrizio Cracolici e Laura Tussi
  • Video testimonianza di Daniele Marzetta: Natzweiler-Struthof – Necropoli; La deportazione nel campo di concentramento nazista Natzweiler-Struthof tra i monti (Volgsi – Alsazia)

  • Interventi di: Giuseppe ValotaMario Petazzini
  • Testimonianza del partigiano: Emilio Bacio Capuzzo



Recensioni di Nanni Salio e Paolo Calabrò Educazione e Pace: La Pedagogia della Memoria

Recensioni di Nanni Salio e Paolo Calabrò

Educazione e Pace: La Pedagogia della Memoria

Le Edizioni Mimesis presentano il libro “Educazione e Pace. Dalla Shoah al Dialogo Interculturale”
“Il nostro è un punto di vista che si sforza di coniugare onestà intellettuale e passione, perchè sente ciò che narra. In questo senso non millanta verità assolute, ma solo verità umane”

Il Dovere di Ricordare. Riflessioni sulla Shoah.

Moni Ovadia

Educazione e Pace. La pedagogia della memoria di Laura Tussi

di Paolo Calabrò

lettura di Luca Grandelis

http://www.paginatre.it/online/2011/12/27/5525/

Laura Tussi, docente e giornalista con cinque lauree specialistiche nell’ambito della formazione degli adulti e della consulenza pedagogica e con già cinque libri pubblicati sui temi dell’interculturalità e della nonviolenza, dà oggi alle stampe il suo sesto volume, per i tipi della Mimesis, dal titolo Educazione e pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale. Da sempre attiva nel settore dell’antifascismo, Tussi continua a portare avanti le sue iniziative dedicate alla memoria della Shoah, emblema della discriminazione violenta, riunite sotto il nome “Per non dimenticare” (che mettono insieme la presenza e l’opera di personaggi come Moni Ovadia e don Andrea Gallo, e che hanno permesso di raccogliere una gran quantità di materiali multimediali, anche in collaborazione con la RAI). Il convincimento di fondo è che «è necessario ripercorrere l’analisi del passato storico, per evitare di compiere gli errori della storia, a livello di violazione della dignità delle donne e degli uomini e dei diritti imprescindibili della persona, sanciti dalla Carta Costituzionale Democratica e dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». Nel volume si parla di razzismo, annientamento, memoria collettiva; con particolare riferimento alla Shoah si sciolgono i nodi del significato e della razionalità della testimonianza, in un momento in cui i testimoni si fanno sempre più rari. Un’attenzione particolare viene riservata alla scuola, dove l’autrice lavora da molti anni, soprattutto alle questioni dell’intercultura e della valorizzazione delle differenze (con gli annessi problemi dell’immigrazione e dell’integrazione). Verso un “nuovo paradigma educativo”, basato sulla fecondità dell’incontro e sul rifiuto della “omogeneizzazione culturale”.

Laura Tussi collabora con diverse riviste telematiche – tra le quali «Peacelink.it», «Politicamentecorretto.com», «Ildialogo.org» – e di settore, tra cui «Rassegna dell’Istruzione» (Mondadori, Le Monnier – MIUR) e «Scuola e Didattica» (La Scuola). Ha pubblicato: Sacro (EMI, 2009); Memorie e Olocausto (Aracne, 2009); Il disagio insegnante (Aracne, 2009); Il dovere di ricordare (Aracne, 2010); Il pensiero delle differenze (Aracne, 2011). ——————————————————————————–

Laura Tussi, Educazione e pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale, ed. Mimesis, 2011, pp. 140, euro 14.

Dalla shoah al dialogo interculturale – Recensione di Nanni Salio, Presidente del Centro Studi Sereno Regis di Torino

Laura Tussi, Educazione e pace. Dalla shoah al dialogo interculturale, Mimesis, Milano 2011

http://www.mimesisedizioni.it/Press/Rassegna-Stampa/Serenoregis.org-Nanni-Salio-su-Educazione-e-pace-di-Laura-Tussi.html

L’autrice, nota per il suo impegno nel campo educativo, raccoglie e rielabora in questo agile volumetto i suoi principali contributi su temi che fanno parte della più ampia costellazione dell’educazione alla pace: memoria e dialogo, razzismo e antirazzismo, dialogo interculturale, pedagogia della shoah, pensiero delle differenze, cittadinanza planetaria, sostenibilità e trasformazione nonviolenta dei conflitti. In ciascuno dei brevi paragrafi del libro viene indicata una traccia di argomentazione, che poi dovrà essere sviluppata dagli insegnanti secondo specifici percorsi didattici. E’ questo un percorso lungo il quale occorrerà proseguire questo lavoro, se non ci si vuole limitare alle pur necessarie esortazioni: percorsi didattici, sperimentazioni, confronto con insegnanti e studenti, documentazione delle esperienze per una messa a punto di strategie educative che rendano sempre più efficace il lavoro di educazione alla pace per le giovani generazioni, e non solo.

Note:

http://www.paginatre.it/online/2011/12/27/5525/

http://paolocalabro.blogspot.com/2011/12/l-tussi-educazione-e-pace-ed-mimesis.html

http://paolocalabro.blogspot.com/2009/03/case-editrici-mimesis.html

http://www.mimesisedizioni.it/Press/Rassegna-Stampa/Serenoregis.org-Nanni-Salio-su-Educazione-e-pace-di-Laura-Tussi.html

Allegati

Lettura di Luca Grandelis:

Educazione e Pace (3100 Kb – Formato mp3)




CIRCOLO TEMATICO “PIER PAOLO PASOLINI”

CIRCOLO TEMATICO “PIER PAOLO PASOLINI”
“La verità non sta in un solo sogno, ma in molti sogni”
(Pier Paolo Pasolini)

Costituzione del Circolo tematico “Pier Paolo Pasolini
sui diritti civili e l’eguaglianza

Partecipazione di Giulio Cavalli – consigliere regionale antimafia

Video di saluto di Moni Ovadia

Laura Tussi presenta l’anteprima del libro
“Un racconto di vita partigiana. Il ventennio fascista e la vicenda del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo”

del compagno Fabrizio Cracolici
Giovedì  22 settembre 2011 ore 20 a Canegrate (MI),
presso il ristorante pizzeria “La Lucciola” Via Monte Santo 2
Prevista pizzata alle ore 21 previa prenotazione al 392/1943729
si invita alla divulgazione del presente messaggio.
GRAZIE.



Magister. Le Nuove Frontiere dell’Educazione. Istituto di Istruzione Superiore “G. Verga”- Modica (Ragusa)

Magister. Le Nuove Frontiere dell’Educazione.

Istituto di Istruzione Superiore “G. Verga”- Modica (Ragusa)

La Rivista Magister dimostra, con perseveranza, coraggio e abnegazione, un concreto e coerente impegno dal basso, di chi opera nella scuola, nelle associazioni, nei gruppi di solidarietà, ma anche nelle Università, nelle istituzioni, nella Provincia più meridionale d’Italia (Ragusa), ma senza avvertire la marginalizzazione che qualcuno, pregiudizialmente, vorrebbe stigmatizzare.

La Rivista Magister dimostra con umiltà, che la cultura, quella vera, discute e affronta i problemi del vivere quotidiano, del nostro presente e del futuro senza confini, bandiere e barriere, oltre le dimensioni geografiche, politiche e ideologiche…

Direttore: Albero Moltisanti– Dirigente Scolastico dell’Istituto Statale di Istruzione Secondaria “G. Verga” (Ragusa)

Responsabile coordinatore del Progetto: Piergiorgio Barone– Docente di Scienze Sociali

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/scuola/OpinioniAnalisi_1304429845.htm http://www.peacelink.it/sociale/a/33929.html

IL PENSIERO DELLE DIFFERENZE.

La concezione pedagogica della cittadinanza planetaria.

di Laura Tussi

www.youtube.com/lauratussi

Il difficile problema della contemporaneità consiste nell’assemblare il particolare e l’universale, il locale e il globale, evitando, al contempo, che l’universalità si traduca in omologazione totalitaria, con la conseguente riduzione delle varietà di forme di vita e di cultura, di intelligenze, saperi e linguaggi, dove la legittima difesa della particolarità deve evitare il rischio del localismo, del culto esasperato delle radici, in quella ossessione identitaria, causa di violente divisioni, di conflitti e discriminazioni, in cui l’identità degli altri risulta fissata in stereotipi ai quali si attribuiscono carattere di fissità e negatività, considerando in modo dispregiativo l’immigrato e il “diverso”.

La paura della differenza produce attribuzioni di identità svalutative e negative, creando insormontabili barriere mentali e simboliche, muri, limiti e confini che legittimano e razionalizzano giudizi di inferiorità e pratiche di intolleranza, razzismo, sopraffazione e violazione dei diritti imprescindibili della persona.

Il genere umano possiede risorse e capacità creative inesauribili nella possibilità di una nuova creazione di cittadinanza planetaria, cosmopolita, internazionale attraverso l’educazione della trasmissione del passato, nel recupero della memoria storica e, al contempo, apertura della mente per accogliere il nuovo, il cambiamento, la diversità, l’anormalità, al centro della innovativa missione di una progressiva progettualità interculturale del pensiero delle differenze.

Nessun popolo può arrogarsi il diritto di una priorità cronologica e superiorità qualitativa, perché ogni civiltà si costituisce su un terreno interculturale, ossia come la risultante di interazioni transculturali, in quanto ogni cultura si è sempre formata grazie alla complessiva intermediazione con altri saperi, linguaggi, valori, fedi e culture diversi e differenti da sè.

Ogni specifica cultura non è univoca ed unica, ma plurale, prodotta da una molteplicità dinamica di differenziazioni, scambi, ibridazioni, commistioni, contaminazioni e innesti. L’approccio interculturale si propone come dialogo, ossia come semplice confronto tra opinioni definite e consolidate, dove gli interlocutori sono disposti a mettere in discussione tutti i loro presupposti, gli impliciti preconcetti e persino se stessi.

La globalizzazione, realizzando un unico orizzonte per una molteplicità di realtà locali, potrebbe apparire come la migliore occasione per intendere la cultura a livello interculturale. Al contrario, le tendenze che caratterizzano la globalizzazione conducono all’azzeramento ed all’omologazione delle differenze e quindi all’eliminazione della molteplicità che determina lo sviluppo di ogni singola cultura. Infatti, con l’economia globale, trattare le culture come identiche non significa considerarle uguali sul piano del valore, ma semplicemente equivalenti sul piano di particolari interessi mercantili ed economici. La globalizzazione dei mercati rischia di esasperare l’incidenza del fenomeno migratorio, se non si attua un miglioramento generalizzato della condizione dei lavoratori dei paesi del sud del mondo, costretti comunque ad emigrare alla ricerca di condizioni di vita migliori. L’aumento del divario tra i paesi del nord e del sud del mondo e le nuove condizioni di instabilità e di tensione tra i popoli hanno visto pesantemente compromessa la possibilità di scambio e di dialogo tra versioni del mondo differenti, apparse irriducibilmente contrapposte per certi aspetti.

L’educazione interculturale rappresenta il riconoscimento del valore delle pari dignità e opportunità delle diversità da promuovere, rispettare e valorizzare e per questo costringe a ripensare le molteplici e quotidiane manifestazioni di razzismo, intolleranza, incomprensione intersoggettiva tra individui, contro genti e minoranze, con persistenti azioni di discriminazione, con squilibri evidenti tra gruppi sociali, tra le culture ricche e articolate e le realtà del silenzio, depresse e dimenticate. Oltre il muro del pregiudizio, del limite della discriminazione, del confine intersoggettivo del razzismo occorre costruire un pensiero transculturale che transiti oltre le singole culture, con la sottoscrizione di intenti comuni e valori condivisi per poter pensare e realizzare un progetto di coesistenza pacifica in cui assicurare ai singoli, ai gruppi e ai popoli, i fondamentali diritti alla libertà, alla creatività, alla conoscenza, al rispetto delle proprie differenze di lingua, cultura e religione, per costruire un’autentica inter-trans-cultura, fondata su un grande investimento pedagogico che coinvolga le varie istituzioni educative nell’elaborazione di un progetto formativo finalizzato ad educare nella differenza, al dialogo e al confronto interculturale.

Un pensiero inter-trans-culturale è capace di contrastare l’uniformità, l’omologazione, il conformismo e la chiusura culturale, cause di massificazione, intolleranza e assenza di progettualità per il futuro.

[1]L’intercultura è un modo di essere del pensiero che si conquista a livello di conoscenza, di comprensione e di interpretazione dell’alterità, nella pratica del pensiero plurale, nella relazione creativa, al fine di apprendere e ragionare in forma esplorativa e transitiva, esaltando la propria componente critica e creativa che attiva la propria natura complessa e multiforme.

L’intercultura è un pensiero problematico capace di pensare la complessità e di muoversi dialetticamente e dialogicamente tra i molteplici piani esistenziali e culturali del reale, per educare metacognitivamente in maniera complessa, trasversale, transcognitiva, sviluppando una conoscenza della conoscenza e sapendo gestire i saperi e le informazioni del piano autentico e reale dell’esistenza, in modo da confutare, a livello pratico e dialettico, pregiudizi, dogmi e stereotipi, fonte di vari razzismi e discriminazioni.

Per vincere la sfida dell’intercultura e della transcultura nel realizzare l’autentica democrazia e per costruire una cultura democratica che si espande nell’intero pianeta, occorre dotarsi di alfabeti complessivi, innovativi linguaggi e antichi saperi molteplici e articolati, che riescano ad accomunare e intrecciare dialetticamente e creativamente il vicino e il lontano, la microstoria e la macrostoria nella particolarità e nell’universalità, affinché la valorizzazione della propria identità e della personale autonomia intellettuale riescano a contrastare i meccanismi della dipendenza, dell’omologazione, nella direzione di un comune progetto di liberazione dalle vecchie e nuove forme di esclusione, dipendenza, discriminazione e razzismo.

La donna e l’uomo contemporanei sono obbligati alla convivenza multiculturale e plurale, nell’impegno a ridurre gli aspetti negativi della vicendevole incomprensione e a valorizzare le potenzialità del confronto, dove l’incontro con l’alterità è un problema emergente per l’incombere di possibili conflitti planetari e per l’espandersi della migrazione incontrollata e non tutelata che però consiste in una preziosa occasione per la ricostruzione di un dialogo e di un confronto attualmente compromessi.

La rivoluzione culturale planetaria del dialogo deve partire dal principio che prevede l’altro come donna e uomo nella reciproca diversità dove è possibile scoprire l’uguaglianza civile di pari diritti, dignità e opportunità, riconoscendo se stessi nell’altro e l’altro in sè, in un’inedita idea di cittadinanza che sappia valorizzare la positività delle differenze, senza tralasciare l’importanza della realizzazione di un senso di pluriappartenenza planetaria, oltre i confini non solo geografici, ma anche mentali, esistenziali, intersoggettivi.

L’educazione alle differenze comporta la capacità di oltrepassare i propri confini, i propri particolarismi e di imparare a ricercare e a interconnettere le differenze attraverso un pensiero transitivo, capace di interagire dialetticamente e trasversalmente tra lingue, culture, fedi, valori, riconoscendo la creatività delle differenze, del pluralismo di forme e colori, di suoni e odori, di idee e valori apportati dalle genti che attraversano i nostri territori.

Occorre imparare a riconoscere tali diversità, esercitandosi nella logica dell’intreccio, piuttosto che nella cesura e nello scambio piuttosto che nello scontro.

Donne e uomini provenienti da terre lontane portano la ricchezza di differenze che si esprimono nell’originalità e nella particolarità dei movimenti, dei gesti, dei suoni e degli accenti della lingua, degli ornamenti e degli abiti, dove le diversità si interconnettono e si moltiplicano, facilitando occasioni di scambio e confronto.

Per questi motivi, l’educazione alle differenze e al pluralismo comporta una costante analisi percettiva, sensoriale, intellettuale, emotiva e relazionale, alla scoperta di molteplici differenze che arricchiscono le “nostre” città occidentali.

LA DIMENSIONE EDUCATIVA DELLE DIFFERENZE

La scuola ha il compito di educare al rispetto delle diversità culturali, promuovendo una diffusa conoscenza e coscienza multilaterale.

Questo significa costruire progetti educativi finalizzati a prevenire il sorgere di mentalità etnocentriche e intolleranti nei confronti delle differenti culture, per poter raggiungere l’obiettivo di una mentalità internazionale.

La scuola deve consolidare il ruolo di iniziazione a una pedagogia dell’infanzia pronta ad accogliere, rispettare e valorizzare i diversi volti antropologici, offrendosi come eccellente sede educativa di decondizionamento etnocentrico, azzerando la formazione di stereotipi, pregiudizi, assiomi e dogmatismi veicolati dai massmedia e dalla famiglia.

Per attivare l’obiettivo di decondizionamento etnocentrico, la scuola deve evitare un modello educativo tradizionale chiuso nei confronti dell’ambiente esterno, contribuendo alla diffusione di un’educazione multiculturale, capace di condurre ai confini delle frontiere transnazionali.

Una prospettiva aperta alle molteplici realtà etniche si è giustamente affermata nella direzione della conoscenza, del riconoscimento delle pari dignità, della valorizzazione delle diversità apportate da molteplici gruppi, minoranze, culture e religioni.

In questa prospettiva, la diversità non viene più interpretata come mancanza e colpa, nei confronti del modello sociale dominante, ma come risorsa positiva che attinga dalla conoscenza per favorire l’inserimento del singolo individuo nel proprio e nell’altrui contesto relazionale.

La dimensione educativa dell’interculturalità non si presenta come un oggetto formativo univoco, ma, al contrario, è un sistema complesso che prevede l’interrelazione di diverse componenti, dove l’educazione alle molteplici culture non significa solo esplorarne separatamente le specifiche dimensioni, ma intende rendere proprie le competenze nella direzione di interpretazione dell’altro da sé.

La conoscenza e l’interpretazione delle differenze non possono limitarsi a fornire dimensioni culturali astratte e disinteressate rispetto al problema dei comportamenti concreti da assumere nei confronti del rapporto con l’altro.

La didattica interculturale si muove nella direzione di una prassi e di una ricerca fondate e finalizzate all’intervento con la diversità, dove il momento della conoscenza, dell’interpretazione e dell’intervento costituiscono ambiti irrinunciabili della didattica aperta all’interculturalità, all’interno di un progetto educativo che deve comunque presentarsi unitario e pluridimensionale, assicurando al soggetto le nozioni, i linguaggi, gli strumenti di ricerca che costituiscono le chiavi di osservazione dei significati e della cultura dell’altro, nel compito fondamentale di integrare gli apporti delle singole prospettive di conoscenza, consentendo di interpretare l’altro nella sua complessità.

Questa dimensione formativa è inerente alla necessità per ogni individuo di verificare strumenti per interpretare l’altro, di tipo plurilaterale e sistemico, nell’esigenza di agire con l’alterità, nella necessità per l’intera collettività di tradurre le proprie conoscenze e interpretazioni dell’altro in impegno operativo, in comportamenti finalizzati alla costruzione interattiva tra donne e uomini, rispettosa della reciproca dignità.

La pedagogia può assumere un ruolo primario per la formazione dei principi di libertà, uguaglianza, giustizia e umanità.

Queste idee rivoluzionarie hanno influenzato i movimenti democratici interessati alla riforma emancipatoria dell’educazione e un loro obiettivo principale è che le opportunità per la partecipazione alla vita sociale e alla gestione democratica siano uguali per tutti, senza differenze di appartenenza, di genere, di religione, di etnia.

Il problema risiede nel convivere come soggetti di pari dignità in una società multiculturale, al fine di comprendersi e operare per la giustizia sociale e per la soluzione pacifica dei conflitti legati alla convivenza.

Positiva è l’interpretazione pedagogica che considera lo straniero come soggetto, perché nel momento in cui l’emigrazione è realtà, divengono esigenze vitali anche la comunicazione, la comprensione, l’orientamento, l’autoeducazione nei paesi d’accoglienza ancora sconosciuti con i loro propri codici linguistici, i modi comportamentali e le forme di vita diverse.[2]

Il nostro quotidiano è pervaso da elementi provenienti da altre culture, ma, contemporaneamente, la popolazione endogena esprime e pratica spesso atteggiamenti xenofobi e, in alcuni casi, addirittura una notevole aggressività nei confronti di tutto quello che deriva da certe culture straniere. L’accettazione di una determinata realtà straniera e le persone che appartengono alla rispettiva cerchia culturale dipende dalla situazione socioeconomica e politica.

I migranti e i profughi appartengono a categorie svantaggiate, a minoranze etniche, religiose e linguistiche deboli e in svantaggio a livello sociale.

Di fronte al fenomeno dell’immigrazione, l’educazione interculturale è divenuta un nodo di riflessione imprescindibile, un argomento centrale su cui si prospetta parte rilevante del futuro dell’educazione e della convivenza democratica all’interno delle società, in quanto l’immigrazione non è più individuabile come fenomeno transitorio, ma costante della nostra civiltà e della società futura.

LE DIFFICOLTA’ DELL’INTE(G)RAZIONE.

L’accoglienza delle culture

L’Occidente sta affrontando l’arrivo di cittadini provenienti da luoghi diversi del nostro pianeta, che chiedono di restare per lavorare e per condividere un benessere economico, sociale, politico, dove il susseguirsi delle migrazioni, prima di nostri connazionali provenienti dal sud d’Italia e, attualmente, di cittadini che giungono dal Marocco, dalla ex Jugoslavia, dalle Filippine, dalla Cina, ha contribuito in modalità determinante a portare ricchezza economica e culturale.

La convivenza tra culture e popoli diversi non costituisce solamente uno scambio pacifico e sereno, perché il mondo trasuda anche violenze e ingiustizia, dove la povertà e la ricchezza sono giustapposte in un connubio di delinquenza e criminalità, per cui alcuni sono costretti a vivere in condizioni di estrema indigenza e l’arroganza e la volgarità umiliano i più deboli con contrasti e scontri anche violenti.

Il fenomeno migratorio nel nostro Paese risulta consistente e strutturale e con urgenza si dovrebbero disporre tutti gli strumenti necessari per affrontare e gestire non solo l’ingresso di molteplicità di immigrati, ma soprattutto la loro permanenza, garantendo civile e dignitosa accoglienza e reali possibilità di integrazione, anche se, in realtà, le istituzioni stanno operando con strumenti poco efficaci e gli immigrati sono lasciati in una pericolosa ed ingiusta condizione di incertezza sui propri diritti e doveri.

Il tema della multiculturalità si propone di favorire la conoscenza e il rispetto reciproco delle culture e offrire garanzie e strumenti per mantenere vivi i differenti patrimoni culturali.

Il contatto con la diversità, anche se tra molte circostanze difficili, genera voglia di conoscere e sollecita maggiore attenzione e rispetto per le altre culture, ma certamente la costituzione di una società multiculturale sembrerebbe ancora un ambizioso obiettivo, in quanto si prospetta difficile la convivenza tra culture diverse e differenti gruppi etnici, evitando il rischio di pericolose reazioni di intolleranza.

La ricerca della difesa delle diversità culturali, linguistiche, di censo, di sesso, etniche ed altro, come indicato nelle costituzioni della maggior parte degli Stati democratici è una causa legittima, nella motivazione a perfezionare la tutela delle diversità e del multiculturalismo che è fortemente radicata nella storia dei diritti umani dalla rivoluzione francese, riconoscendo ad ogni persona pari dignità e il diritto di vivere liberamente secondo la propria ragione.

Le diversità etniche sono considerate motivo di arricchimento anche da una visione sociale ed economicista della comunità, dove l’arricchimento appunto è concepito come crescita valoriale per cui le diversità costituiscono fattori di evoluzione economica, sociale e culturale.

Di fronte alla realtà immigratoria nel nostro Paese che si presenta in tutte le sue complessità, si prospetta l’urgenza di diffondere maggiori informazioni, di aprirsi alle nuove culture, come primo approccio verso una società multietnica e multilaterale, tramite un interscambio relazionale che possa arricchire e divenire un antidoto efficace all’intolleranza, all’emarginazione e al razzismo.

Il rispetto di tali differenze storiche, economiche e di civiltà sarà effettuabile costruendo un terreno sociale e comunitario scevro di pregiudizi, luoghi comuni e stereotipi, creando le premesse per l’accettazione e la valorizzazione cosciente delle inevitabili e imprescindibili differenze tra esseri umani.

Le scelte educative determinano il futuro di una comunità, dove la qualità delle persone costituisce una questione centrale del domani, nei problemi posti dall’introduzione della tecnologia, in tutti i campi dell’attività umana, dallo sviluppo economico disomogeneo e selvaggio, dal degrado ambientale, conseguente alla dissennata incentivazione dei consumi, con l’accentuarsi dell’ingiustizia sociale e dei conflitti, che pongono le nuove generazioni in una condizione determinante per il futuro di tutte le persone.

L’educazione all’accoglienza, all’accettazione del diverso, all’antirazzismo, al rifiuto della discriminazione costituiscono il cardine indispensabile su cui si modificherà una società che riesca a coniugare la pacifica convivenza e il rispetto reciproco, attraverso la ricerca di soluzioni adeguate per arginare gli squilibri contemporanei.

Risulta necessario porre grande attenzione al mondo della scuola, luogo istituzionale dove viene esercitata l’azione educativa delle comunità in modo organico e direttivo, alla famiglia e ai massmedia che contribuiscono alla coscientizzazione verso i problemi sociali.

La necessità di elaborare una pedagogia interculturale è sorta in seguito all’ingresso nella scuola di persone appartenenti ad altri paesi.

Il gioco tra autoctoni, immigrati, istituzioni e massmedia è complesso e si presenta facile il passaggio dall’accettazione al rifiuto, dall’indifferenza all’insofferenza, in quanto una profonda instabilità è propria delle relazioni umane e sociali, comportando una forte carica emotiva, ma anche innovativa.

Il gioco simbolico ed emotivo è ancora più instabile e mutevole nel rapporto con l’immigrato e proprio per questo motivo l’instabilità e la volubilità dell’individuo e del gruppo sociale necessitano di trovare un supporto nelle istituzioni, che devono essere in grado di esprimere norme stabili e certe, frutto di un’approfondita conoscenza delle realtà attuali.

L’Italia acquisisce tardivamente la coscienza di essere Paese meta di flussi migratori e solo negli anni ‘80 le amministrazioni pubbliche affrontano il problema dell’inserimento sociale dei migranti e la conseguente educazione dei loro figli.

Il contenuto delle circolari ministeriali proclama ufficialmente che l’obiettivo primario dell’educazione interculturale si delinea come promozione della capacità di convivenza costruttiva in un tessuto sociale multiforme, che comporta l’accettazione e il rispetto del diverso e il riconoscimento dell’identità culturale nella ricerca quotidiana del dialogo, della comprensione e della collaborazione, in una prospettiva di arricchimento reciproco, nel valore della diversità generale come concetto da difendere e comprendere nel doppio versante dell’educazione interculturale, nell’affrontare e analizzare il problema degli studenti appartenenti a provenienze diverse e nella necessità che anche la scuola elabori le strategie capaci di affrontare i grandi mutamenti che caratterizzano la nostra epoca, in un policromo mosaico di popolazioni, lingue, culture, progetti, rappresentazioni reciproche di scambi e conflitti, interazioni e dialoghi.

INTERCULTURA E IMMIGRAZIONE.

Dall’integrazione all’interazione

Per intercultura intendiamo tutti i contatti tra culture diverse, di cui i fenomeni migratori sono solo un aspetto, anche se molto importante.

L’intercultura, oltre al caso dell’immigrazione di stranieri in Italia e lo spostamento di persone in altri paesi, comprende anche ogni genere di scambi di informazioni, di idee e di esperienze tra aree diverse del pianeta, perché essa non riguarda solo gli immigrati, gli altri, ma noi stessi e le modalità in cui guardiamo e viviamo il mondo e come, in realtà, siamo trascinati dalle potenti correnti di mutamento in corso su tutto il pianeta.

Nella prospettiva interculturale, il fenomeno delle immigrazioni e gli imponenti processi migratori in atto nel nostro Paese sono da considerare come un’opportunità per i migranti e per le società che li ricevono, in quanto in un’ottica interculturale il fenomeno migratorio appare molto vario.

Per intercultura non si intende solo immigrazione, ma diaspore, ossia persone e gruppi che si spostano tra paesi diversi, seguendo i cicli stagionali di lavoro, le necessità familiari, le scadenze scolastiche, i progetti matrimoniali e altro ancora.

La prospettiva di apertura, confronto e dialogo tra culture vede la pluralità identitaria come una ricchezza e per questo non si pone come esclusivo obiettivo l’integrazione, che è un’idea prodotta da una concezione inadeguata della civiltà e della pretesa di superiorità morale del mondo occidentale sugli altri, dove l’integrazione, appunto, risulta un obiettivo impossibile, perché la pluralità di lingue, religioni, musiche, culture, tradizioni è un bene da tutelare in un’ottica di interazione, anziché di assimilazione e omologazione ad un modello consolidato nel tempo e prestabilito dall’Occidente.

La prospettiva interculturale respinge il presupposto dell’idea che la cultura sia una realtà monolitica, in quanto essa è un insieme di narrazioni condivise, contestate, negoziate.

Partecipando e interagendo con una cultura risulta possibile sperimentare tradizioni, riti, storie, rituali e simboli, strumenti e condizioni materiali di vita, attraverso molteplici narrazioni.

L’identità si costituisce nella relazione con l’altro da sé, con la famiglia, gli amici, i gruppi sociali reali e virtuali e la concezione aperta all’accoglienza genera un’idea d’identità opposta al pensiero fondamentalista, ossia  se le società umane non sono omogenee e separate, ma differenziate e caratterizzate da confini permeabili, allora le identità delle persone e dei gruppi non si prospettano come recinti da difendere dalla cattiva influenza dell’esterno e dell’estraneo, ma diventano ambiti di scambio, di dialogo e interazione.

Le persone non hanno diverse identità, ma le costruiscono nelle relazioni quotidiane con gli altri, usando vari strumenti con cui interagiscono con l’ambiente fisico e sociale, come il loro corpo, gli oggetti, le conversazioni, i discorsi e le narrazioni, in un approccio discorsivo, dialettico e dialogico, dove la narrazione non è vista come una produzione mentale individuale, ma come creatività sociale, dialogica, come strumento per riflettere collaborativamente sulle situazioni.

L’identità prodotta dalle narrazioni è plurale, ma non necessariamente coerente, perché gli eventi narrati possono essere dolorosi e difficili da riferire, in quanto i migranti che hanno vissuto esperienze traumatiche producono narrazioni frammentarie, lacunose, confuse e fondate su esperienze contrastanti, in incoerenze e silenzi tipici delle identità diasporiche.

L’educazione interculturale pone come condizione la rinuncia all’etnocentrismo occidentale e la ricerca multiculturale evidenzia le differenze tra comunità, gruppi e categorie sociali, apprezzando le diversità, senza renderle delle barriere impenetrabili, in cui si cerca di osservare come funzionano gli scambi tra persone e gruppi differenti.

La contrapposizione tra autoctoni e migranti è consueta, in quanto è sufficiente imparare dai mass media a ragionare per stereotipi e pregiudizi, dimenticando la storia e gli scambi continui nella vita quotidiana, dove fare intercultura significa superare la visione delle differenze morali come compartimenti separati.

L’approccio interculturale indica come non cristallizzare le differenze, in una prospettiva pedagogica che assuma la dimensione internazionale del sapere, in un’ottica relazionale e dinamica nelle teorie e nelle prassi formative, studiando l’altro nelle interazioni tra scambi pacifici e conflitti violenti.

La gigantesca ibridazione di popoli e culture ha provocato la diffusione di società composite, in cui convivono gruppi umani di diversa provenienza, dove si cerca faticosamente di trovare un equilibrio tra la condivisione di valori comuni e le diverse appartenenze sociali e culturali.

Il multiculturalismo vorrebbe suggerire una prospettiva di interazione dinamica tra comunità differenti, in un’ibridazione che assuma i caratteri dialettici dell’interculturalità dove il conflitto non si trasformi in razzismo e la coesistenza possa evolversi in intrecci positivi tra soggetti diversi, capaci di realizzare una cittadinanza planetaria aperta, nel riconoscimento positivo della diversità culturale, il cui risvolto è posto nel riconoscimento di una comune umanità di comunicazione, comprensione, scambio e relazioni dialogiche.

La pedagogia interculturale si preoccupa fondamentalmente dell’inserimento degli alunni stranieri nella scuola, e, in generale, dei soggetti stranieri, anche adulti, nei sistemi formativi e nelle relazioni educative tra migranti e autoctoni, interrogandosi criticamente in merito ai saperi trasmessi dalle istituzioni formative.

Ogni esperienza educativa, in realtà è interculturale, perché è incontro di modi di essere, di visioni del mondo, di caratteristiche personali e sociali diverse, con lo scopo di contribuire all’educazione e interazione di individui differenti per motivi linguistici, etnici, religiosi ed altro, perché imparino a convivere senza conflitti e riuscendo a gestire pacificamente il contrasto reciproco. Gardner con la teoria delle intelligenze multiple offre un contributo prezioso per un intervento educativo capace di valorizzare le diversità individuali degli studenti.

L’introduzione dell’autonomia scolastica nel nostro ordinamento sottolinea la funzione attiva della scuola che è invitata a corrispondere alle esigenze formative dei diversi alunni e del territorio e questa impostazione è risultata feconda nel campo dell’inserimento dei ragazzi stranieri nel contesto educativo e interculturale.

Gli studenti stranieri possono così vedere l’apprezzamento per il loro corredo cognitivo ed esperienziale attraverso il ricorso, da parte dei docenti, a un’offerta formativa individualizzata che sappia apprezzare le loro più svariate qualità creative e cognitive.

La scoperta e la valorizzazione di culture altre e di persone portatrici di diversi caratteri e provenienze originarie avviene in un contesto di relazione con gli autoctoni, ponendo in discussione anche i nostri contesti di appartenenza, dove lo straniero ci interroga in merito ai vissuti nella scuola, nei saperi e nei metodi educativi che invitano a ripensare la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura, perché riconoscere la diversità dell’altro significa anche riconoscere le nostre diversità, le nostre alterità, le nostre mancanze, i nostri difetti.

L’Occidente deve rendersi consapevole che la sua storia non è monoculturale e monoetnica, in quanto siamo frutto di contaminazioni di popoli e culture e l’Islam è parte fondante della nostra civiltà.

INTERCULTURA A SCUOLA.

Dall’esperienza alle normative.

Il fenomeno migratorio sembra lasciare poco spazio alla riflessione teorica, per l’urgenza dei problemi sociali e la vivacità del dibattito politico in cui è inserito.

Come sostiene Morin, l’educazione interculturale nella scuola deve comprendere un’etica della comprensione planetaria.

Gli anni ‘90 hanno visto il diffondersi nella scuola italiana del nuovo paradigma dell’intercultura che concepisce la diversità come risorsa positiva, come valore e opportunità di crescita nel confronto, nello scambio, in un arricchimento reciproco, con cui interagire nella logica della convivenza costruttiva.[3]

In un primo momento sono intervenute alcune importanti circolari del Ministero della Pubblica Istruzione che hanno sollecitato e supportato l’innovazione progettuale delle scuole in tema di educazione interculturale, prevenzione del razzismo e dell’antisemitismo e l’inserimento scolastico degli alunni stranieri, tramite disposizioni amministrative, indicazioni e orientamenti di carattere pedagogico e culturale.

Dalla seconda metà degli anni ‘90, queste disposizioni sono gradualmente diventate pratica progettuale nelle scuole italiane, per effetto di una crescente e strutturale presenza di bambini e ragazzi stranieri che ha posto in evidenza le molteplici differenze culturali, linguistiche, religiose, rendendo urgente l’incontro e il confronto aperto.

Attualmente si sono moltiplicati e diffusi i progetti e le esperienze interculturali realizzati dalle scuole, che stanno divenendo momenti ordinari della programmazione scolastica.

Tuttavia, da alcune ricerche locali si coglie una forte esigenza degli operatori scolastici di essere sostenuti nei progetti di accoglienza e di educazione interculturale, con adeguati strumenti di formazione, supporti didattici e organizzativi, attraverso modelli di riferimento per sperimentare, modificare, innovare ed affrontare le incombenti difficoltà.

Sempre più spesso si tratta di educazione alla cittadinanza, alla pace, ai diritti umani, alla comunicazione e alla gestione dei conflitti dove l’educazione alla comprensione e l’insegnamento della condivisione fra gli uomini costituiscono la condizione e la garanzia della solidarietà intellettuale e morale dell’umanità.

Argomentare l’approccio interculturale nell’educazione e nella scuola significa che è possibile formarsi alla comprensione della propria e altrui cultura.

Educazione interculturale significa attivare processi di comprensione fra donne e uomini, formando alla comprensione e condivisione della propria cultura e dell’esperienza dell’altro, nel favorire l’interscambio tra soggetti e saperi.

Intercultura è un termine che contiene in sé un processo e un programma, dove inter significa interazione, scambio, apertura, solidarietà e reciprocità, sottolineando il processo di confronto, di scambio e di cambiamento reciproco, e cultura indica il riconoscimento dei valori, dei modi di vita, delle rappresentazioni simboliche a cui si riferiscono gli esseri umani come individui e società, proponendo un senso più ampio, non limitato alle forme alte del pensiero e dell’azione, ma esteso all’intero modo di vivere, di pensare e di esprimersi nell’ambito del gruppo sociale.

La scuola, in una società multiculturale, può svolgere un ruolo importante nella formazione di cittadine e di cittadini dall’identità planetaria.

L’educazione interculturale e la sensibilizzazione alla comprensione hanno il compito e l’impegno di aiutare a gestire e stabilire relazioni, incontri e scambi con le differenze introdotte negli spazi di vita quotidiani, dove gli altri sono interdipendenti e prossimi, grazie alle molteplici forme degli spostamenti, delle comunicazioni a distanza e delle relazioni quotidiane.

L’educazione interculturale subentra ufficialmente nella scuola italiana nel 1990 quando tale definizione entra nel mondo educativo tramite le normative ministeriali.

Dagli inizi degli anni ‘90, quando nella scuola italiana cominciano ad entrare bambini e ragazzi di altre nazionalità, gli insegnanti si rendono conto che queste presenze esprimono esigenze, problemi, bisogni e molto altro insieme, dove i volti, i colori della pelle, i silenzi, i linguaggi non verbali, le frasi in lingue incomprensibili esprimono disagi e problemi aperti.

Gli alunni immigrati sono evocatori di stati d’animo, idee note e incerte, storie personali e riferimenti culturali collocabili all’interno di matrici di senso differenti, esprimendo incapacità comunicative e bisogni linguistici.

L’incontro con le differenze linguistiche, culturali, religiose, somatiche non è un fatto sporadico e casuale, ma un elemento quotidiano e normale negli ambiti educativi, nei luoghi di aggregazione, nei servizi sociali e sanitari, a cui occorre rispondere nella solidarietà e nell’accoglienza, oltre il pregiudizio e la discriminazione.

L’interesse crescente per le culture degli altri, in una pluralità di attenzioni, costituisce il nucleo iniziale della pedagogia interculturale, composta di pratiche scaturite da interrogativi sempre più crescenti, da incertezze sulle scelte e dalla ricerca di percorsi didattici finalizzati alla risposta di esigenze specifiche, favorendo l’incontro tra l’infanzia e l’adolescenza del qui e dell’altrove.

Una circolare ministeriale del 1990 tratta per la prima volta congiuntamente i temi dell’inserimento degli alunni stranieri nella scuola, in una prospettiva di educazione interculturale, fornendo principi innovativi importanti, come le indicazioni per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni immigrati, ponendo l’argomento dell’educazione interculturale per tutti e volta all’accoglienza di tutti.

In una circolare ministeriale del 1994 viene delineato il tema del dialogo interculturale e della convivenza democratica, come impegno progettuale della scuola, in termini di società multiculturale, di prevenzione del razzismo e dell’antisemitismo, in Europa e nell’intero pianeta, dove vengono introdotti concetti quali il clima relazionale e la promozione del dialogo, fornendo indicazioni sulla valenza interculturale di tutte le discipline e delle attività disciplinari trasversali.

Di conseguenza, educare all’intercultura significa costruire la disponibilità a conoscere e a farsi conoscere nel rispetto dell’identità di ciascuno, in un clima di dialogo e solidarietà.

Si riafferma il principio che l’educazione interculturale non riguarda solo alcune materie, ma sussiste una dimensione dell’insegnamento che accompagna il percorso formativo ed orientativo attraverso tutte le discipline scolastiche.

Il regolamento contenente le norme in materia di autonomia scolastica afferma che gli obiettivi nazionali dei percorsi formativi riconoscono e valorizzano le diversità per la realizzazione del diritto di apprendimento e di crescita educativa di tutti gli alunni e che viene garantito e valorizzato il pluralismo culturale e territoriale.

Le coordinate di politica educativa alle quali le istituzioni scolastiche devono fare riferimento, per realizzare in autonomia i propri progetti di accoglienza, di integrazione e di educazione interculturale sono sufficientemente articolate e fondate su chiare scelte pedagogiche, tracciando un modello di scuola integrativo, interculturale e attento al riconoscimento e alla valorizzazione di lingue, culture e diversità, dove l’altro risulta sempre fonte di arricchimento culturale reciproco.

LA DIMENSIONE RISOLUTIVA DEI CONFLITTI.

Per un Futuro Sostenibile e Nonviolento.

[4]I conflitti collettivi presentano una importante componente ambientale, in cui dietro le posizioni contrapposte si inserisce una competizione per la proprietà e l’uso di risorse naturali che scarseggiano, come la disponibilità di combustibili fossili e l’utilizzo delle terre coltivabili.

La trasformazione costruttiva dei conflitti è il fondamento dell’attivismo non violento, che è forse la conquista più rilevante nella cultura politica del ‘900.

Uno dei principi cardine della nonviolenza, come scienza dei conflitti, è che la verità si ricerca nel dialogo, nell’apertura all’ascolto e al confronto, per ampliare il proprio orizzonte nella capacità di decentramento, assumendo il punto di vista dell’altro e di empatia, condividendo, a livello cognitivo ed emotivo, la prospettiva e il sentimento dell’altro, nell’ambito di buone competenze comunicative, affinché le diverse visioni e percezioni della realtà possano essere messe in relazione e in dialogo, in un rapporto di rispetto, equivalenza e reciprocità, tramite la relazione empatica, come strumento per vincere il sospetto, la paura, l’aggressività, bloccando la violenza e i processi di disumanizzazione. Il conflitto è un sistema interattivo, dove il comportamento delle parti e degli attori si influenza vicendevolmente.

La pratica della nonviolenza non proietta la colpa verso l’esterno, in un chiaro meccanismo di colpevolizzazione e dislocazione delle responsabilità nell’ambito del conflitto, ma suggerisce un orientamento verso l’interno. Infatti l’unica modalità di poter influire sul comportamento altrui è agire sulle proprie e personali azioni, dove ogni tentativo più diretto di indurre cambiamenti nell’altro si pone sul piano dei rapporti di forza.

L’assertività, ossia la capacità di far valere le proprie ragioni senza far violenza all’altro, è una competenza relazionale da costruire all’interno della pratica non violenta, che libera l’energia costruttiva dell’aggressività benigna o assertività, trasformandola in forza interiore e utilizzandola come motore per il cambiamento.

La forza interiore si sviluppa per elaborare la collera e trasformarla in forza emotiva contro la passività, l’indifferenza, l’anestetizzazione dei sentimenti, atteggiamenti presenti in molti comportamenti violenti come il bullismo, finalizzando, invece, i comportamenti verso la capacità di compassione.

L’educazione emotiva consiste nella formazione alla trasformazione non violenta dei conflitti e significa sapere attribuire uno scopo positivo alla vita, liberando le emozioni compassionevoli, invece di utilizzare quelle violente.

Trasformare i conflitti in modo non violento significa assumere un modello relazionale integrativo e trasformativo, evitando una tipologia di relazione a carattere assimilativo e distruttivo, come Danilo Dolci sosteneva nel reciproco adattamento creativo, ossia in una modalità relazionale e non violenta, orientata alla crescita e all’equilibrio dei sistemi umani e naturali, per un futuro sostenibile e caratterizzato dalla pace.

Un conflitto per essere sostenibile deve ridurre e contenere le dinamiche violente, far emergere le opinioni delle parti e le verità di ogni posizione, ponendole in dialogo e individuando gli scopi, gli obiettivi e i fini sovraordinati che le parti hanno interesse a condividere, per innescare processi di cooperazione nel conflitto, evitando la contrapposizione.

Il conflitto deve essere affrontato nel favorire l’evoluzione di dinamiche comunicative di empatia, creatività, ascolto e decentramento, in grado di evidenziare i bisogni e gli interessi impliciti nelle situazioni locali e globali. Nelle problematiche sociali e ambientali complesse e controverse si prospetta spesso ignoranza inconsapevole per la mancanza di capacità riflessiva, di un sistema di valori non portato a livello cosciente.

Utilizzare beni e servizi naturali in modalità sempre più intrusive e rapide pone di fronte all’evidenza che il nostro pianeta è finito e pertanto è limitata la sua possibilità di soddisfare le richieste dell’umanità, comportando conflitti tra gruppi sociali.

Le risorse naturali e minerarie vengono utilizzate da parte delle comunità umane, creando impatto ambientale sugli ecosistemi, ponendo in evidenza la gravità della situazione e la necessità di una profonda trasformazione delle relazioni tra l’umanità e il pianeta Terra, dove è necessario cogliere la relazione che collega le diverse forme di dominio dell’uomo sulla natura con i mutamenti sociali, economici, culturali e politici nel tessuto sociale.

Attualmente educare alla pace e alla non violenza significa prendere coscienza della costitutiva fragilità degli esseri umani, della loro interdipendenza reciproca e della dipendenza di tutti dalla natura che accoglie e sostiene la presenza delle comunità umane sulla Terra, capaci di convivere con se stesse, con gli altri esseri e con l’ambiente naturale.

Nelle situazioni in cui si sviluppano paure e atteggiamenti discriminatori, con forti disparità e ingiustizie che originano sofferenza e alimentano rancore, come in tutte le situazioni conflittuali, è indispensabile confrontarsi con le basi emotive profonde che irrigidiscono le posizioni e ostacolano le trasformazioni, ma che possono diventare una risorsa nel rispetto delle diversità e dell’armonia, come risultato della valorizzazione delle pluralità, nel compito difficile della progettazione di una transizione per uscire dall’attuale sistema di economia insostenibile, al fine di avviare l’umanità verso un’economia non violenta, equa, solidale e sostenibile per tutti gli esseri viventi, dove ciascuno deve porsi come propositore di cambiamento nel mondo.

Laura Tussi


[1] Pinto Minerva F., Intercultura, Laterza 2002

[2] D. Demetrio, G. Favaro, Immigrazione e pedagogia interculturale: bambini, adulti, comunità nel percorso di integrazione, La Nuova Italia, Firenze 1999

[3] Favaro G., Capirsi Diversi. Interculturalità ed educazione alla comprensione, in Intercultura. Riflessioni ed esperienze di educazione interculturale in ambito scolastico. EMI, Bologna 2004

[4]Cfr. Centro Studi Sereno Regis (a cura di) Economia della Felicità. Verso futuri sostenibili e nonviolenti, supplemento a Eco. L’educazione sostenibile n. 7/09.




Italia. INCONTRO / DIBATTITO con i volontari di EMERGENCY

INCONTRO / DIBATTITO con i volontari di EMERGENCY




Italia. “PER NON DIMENTICARE” Sabato 29 Gennaio 2011 ore 15.30 Villa VERTUA – Nova Milanese (MB)

“PER NON DIMENTICARE” Sabato 29 Gennaio 2011 ore 15.30 Villa VERTUA – Nova Milanese (MB)

ISTITUTO COMPRENSIVO VIA PRATI – DESIO (MONZA e BRIANZA)

Con il patrocinio:

Città di Nova Milanese

Città di Varedo

Comune di CesateMedaglia d’argento al Valore Civile

Comune di Cormano

Città di Bresso

In occasione del 27 Gennaio 2011 – Il Giorno della Memoria…

DARIO VENEGONI, presidente ANED Milano

GIUSEPPE VALOTA, presidente ANED di Sesto San Giovanni e Monza, (figlio del deportato Guido, morto a Mauthausen) ricercatore e autore del libro Streikertransport, la deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-45 (Guerini e Associati 2008).

LAURA TUSSI, docente, scrittrice e giornalista, autrice dei libri Memorie e Olocausto (Aracne 2009) e Il Dovere di Ricordare (Aracne 2010). Progetto “PER NON DIMENTICARE”

In collaborazione con:

ANPI, ANED, APEI, ARCINOVA, CAMPAGNA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI, CASA DELLA CULTURA – Milano, CENTRO STUDI SERENO REGIS-Torino, DIFESA AMBIENTE, EMERGENCY, FONDAZIONE GIANFRANCESCO SERIO, IL DIALOGO.org, OSSERVATORIO NAZIONALE ED EUROPEO PER IL RISPETTO DELLE PARI OPPORTUNITA’- ONERPO, PEACELINK, RADIO POPOLARE, RETE ANTIFASCISTA NORD OVEST MILANO, TEATRO DELLA COOPERATIVA, LAVORATORI LARES METALLI PREZIOSI….e tanti altri.




Italia. In occasione del GIORNO DELLA MEMORIA… 28 Gennaio (CINE-TEATRO IDEAL – P.ZZA VOLTA VAREDO) e 30 Gennaio ( AULA CONSIGLIARE VIA V. EMANUELE II, 1 ) la CITTA’ DI VAREDO propone importanti incontri con la cittadinanza, le scuole e i testimoni diretti e indiretti della Deportazione, Resistenza, e Liberazione, nell’ambito del Progetto “PER NON DIMENTICARE”.

In occasione del GIORNO DELLA MEMORIA… 28 Gennaio (CINE-TEATRO IDEAL – P.ZZA VOLTA VAREDO)  e 30 Gennaio ( AULA CONSIGLIARE VIA V. EMANUELE II, 1 )  la CITTA’ DI VAREDO propone importanti incontri con la cittadinanza, le scuole e i testimoni diretti e indiretti della Deportazione, Resistenza, e Liberazione, nell’ambito del Progetto “PER NON DIMENTICARE”.

“PER NON DIMENTICARE”

ISTITUTO COMPRENSIVO VIA PRATI – DESIO (MONZA e BRIANZA)

Con il patrocinio:   Città di Varedo

Città di Nova Milanese

Comune di CesateMedaglia d’argento al Valore Civile

Comune di Cormano

Città di Bresso

In occasione del 27 Gennaio 2011 – Il Giorno della Memoria…

RENATO SARTI, attore, regista, drammaturgo, fondatore e direttore del Teatro Della Cooperativa di Milano

GIUSEPPE VALOTA, presidente ANED di Sesto San Giovanni e Monza, (figlio del deportato Guido, morto a Mauthausen) ricercatore e autore del libro Streikertransport, la deportazione politica nell’area industriale di Sesto San Giovanni 1943-45 (Guerini e Associati 2008).

LAURA TUSSI, docente, scrittrice e giornalista, autrice dei libri Memorie e Olocausto (Aracne 2009) e Il Dovere di Ricordare (Aracne 2010). Progetto “PER NON DIMENTICARE”

In collaborazione con:

ANPI, ANED, APEI, ARCINOVA, CAMPAGNA DI OBIEZIONE DI COSCIENZA ALLE SPESE MILITARI, CASA DELLA CULTURA – Milano, CENTRO STUDI SERENO REGIS-Torino, DIFESA AMBIENTE, EMERGENCY, FONDAZIONE GIANFRANCESCO SERIO, IL DIALOGO.org, OSSERVATORIO NAZIONALE ED EUROPEO PER IL RISPETTO DELLE PARI OPPORTUNITA’- ONERPO, PEACELINK, RETE ANTIFASCISTA NORD OVEST MILANO, TEATRO DELLA COOPERATIVA, LAVORATORI LARES METALLI PREZIOSI….e tanti altri.




La Casa delle Associazioni e L’Impronta – L’Aquila A seguito del sisma del 2009 che colpì tremendamente la città dell’Aquila, molte organizzazioni di volontariato presenti sul territorio hanno perso la propria sede operativa.

La Casa delle Associazioni e L’Impronta – L’Aquila
A seguito del sisma del 2009 che colpì tremendamente la città dell’Aquila, molte organizzazioni di volontariato presenti sul territorio hanno perso la propria sede operativa.
L’IMPRONTA e altre Associazioni hanno voluto incontrarsi, ritrovarsi nell’aiuto e nel sostegno reciproco e costruire di nuovo il proprio futuro, in un Progetto di ampio respiro, promosso dal Centro Servizio per il Volontariato della Provincia dell’Aquila, che prevede l’edificazione della CASA delle ASSOCIAZIONI, per la ricostruzione fisica e sociale della città, certi del ruolo importante e della centralità concreta delle attività solidali, sociali, culturali, creative e ricreative del volontariato, come motore dello sviluppo umano, di coesione comunitaria e cultura della solidarietà…
Per eventuali donazioni, vedere l’allegato…
http://www.improntalaquila.org/?s=laura+tussi



Il periodico “QUALEVITA” si pone l’importante obiettivo di promuovere la Pace e la Nonviolenza come fattori propositivi di speranza, giustizia, libertà e dialogo tra culture, nel rispetto dei diritti sociali e civili, nel valore della dignità umana e del bene comune, nella relazione propositiva con gli altri, i diversi, gli emarginati

Il periodico “QUALEVITA” si pone l’importante obiettivo di promuovere la Pace e la Nonviolenza  come fattori propositivi di speranza, giustizia, libertà e dialogo tra culture, nel rispetto dei diritti sociali e civili, nel valore della dignità umana e del bene comune, nella relazione propositiva con gli altri, i diversi, gli emarginati, nella consapevolezza che le verità della Pace e della Nonviolenza non sono volte all’obbedienza passiva al sistema, all’accettazione supina degli ordini, ma a costruire un modello alternativo di vita, per ricominciare, per cambiare, per creare, per crescere, per rendere più vivibile la condizione umana nella società e nella storia.

Il bimestrale “QUALEVITA”promuove la ricerca, l’educazione e l’azione sui temi della pace, dell’ambiente, dello sviluppo sostenibile, in prospettive non violente, scrivendo, sviluppando e costruendo insieme migliori condizioni esistenziali nelle scuole, nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali, nelle carceri, nei sindacati, nei partiti, nelle chiese, nei quartieri…

“QUALEVITA” propone fra gli altri gli studi di Laura TUSSI

Direttore: Pasquale Iannamorelli

Cell.3495843946

www.qualevita.it

info@qualevita.it

http://www.peacelink.it/pace/a/32920.html

http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pace/Formazione_1292004556.htm