Alba Adriatica. ATTIVATO IL SERVIZIO NOTTURNO DI RACCOLTA RIFIUTI

 

 

Poliservice asseconda le esigenze del Comune di Alba Adriatica. A costo zero

 

Poliservice viene incontro alle esigenze di Alba adriatica ed attiva il servizio notturno di raccolta dei rifiuti. Un’opportunità che era stata vagliata dal Comune e dalla dirigenza della società che insieme hanno raggiunto l’intesa. “A costo zero per le casse dei cittadini, Poliservice ha accordato al Comune la modifica dell’orario di raccolta rifiuti preferendo lo svolgimento in orario notturno – spiega il presidente di Poliservice, Gianni Antelli. Questo consentirà di ridurre disagi e assecondare le esigenze che il Comune aveva manifestato”. La raccolta in orario notturno riguarda le frazioni secco, umido carta e cartone e plastica. Mentre per la raccolta del vetro resta il servizio diurno dalle 7 in poi. <<Poliservice in maniera veloce, una volta rappresentata la necessità del Comune, ha immediatamente trovato soluzione. Aggiungo che è stato potenziato anche il servizio di controllo da parte degli ispettori ecologici che sono chiamati a verificare il corretto conferimento dei rifiuti. Preventivamente, nel caso in cui gli ispettori riscontrassero violazioni, i rifiuti non verranno ritirati>>. Poliservice ricorda che sono previste sanzioni nel caso di mancato rispetto di norme, regolamenti e ordinanze relative al conferimento dell’immondizia.

 




Teramo. Il PD comunale commissariato, lunedì 3 luglio i dettagli

lunedì 3 luglio c.m. alle ore 11,00 presso la sede del Partito Democratico di Teramo in Corso De Michetti, 20 conferenza stampa inerente il provvedimento di commissariamento dell’Unione Comunale di Teramo, alla presenza del Segretario Provinciale Gabriele Minosse, del Segretario Regionale Marco Rapino e del Capogruppo PD in Consiglio Regionale Sandro Mariani.

PD




ATRI, A CAVALLO DI DUE PROGETTI SPECIALI Doppia iniziativa per bimbi e persone con disagio psichico: attività nel ranch per favorire le capacità relazionali

 

Atri, 1 luglio. Interazione uomo-cavallo per favorire e sviluppare, in bambini e persone con disagio psichico, la capacità di relazionarsi con gli altri, con l’ambiente e con tutto ciò che è ‘diverso’. Con questi obiettivi prendono il via ad Atri due progetti, uno che vede protagonisti i bimbi del centro per l’infanzia ‘Quelli dell’intervallo’ e l’altro dedicato agli utenti del Centro Diurno Psichiatrico del Csm-Atri. Le attività, ospitate dal centro equituristico ‘Cavalcando l’Abruzzo’ sono anche il frutto di una volontà condivisa dal Comune di Atri che garantisce il trasporto degli utenti al ranch.

 

Immerso nel verde delle Terre del Cerrano, tra l’oasi Wwf dei Calanchi di Atri e l’Area Marina Protetta ‘Torre del Cerrano’, il centro equituristico Cavalcando l’Abruzzo, oltre alle tradizionali passeggiate a cavallo, è da tempo impegnato nel sociale, con iniziative, rivolte a bambini ed adulti, finalizzate non solo a favorire l’interazione tra l’uomo e il cavallo, ma anche a scoprire l’habitat degli equini e tutto ciò che li circonda, dalle meraviglie della natura alla vita di ranch. Tra le diverse attività, quelle rivolte ai gruppi scolastici, che si sono concluse a maggio.

 

E’ con l’inizio dell’estate, invece, che hanno preso il via i due nuovi progetti. Gli incontri daranno la possibilità ai bimbi del centro per l’infanzia e agli utenti del centro diurno, affiancati dai propri educatori professionali e dagli esperti di Cavalcando l’Abruzzo, di vivere dei piacevoli momenti in compagnia dei cavalli, in un ambiente completamente immerso nella natura.

 

«Sono diverse le tipologie di utenti, ma il cavallo unisce sempre tutti in modo speciale – afferma la presidente dell’asd Cavalcando l’Abruzzo, Samantha Luchetti – La mattina inizia sempre con mele e carote: i cavalli, seppur golosissimi, prendono delicatamente i pezzi dalle mani di chi li offre. Poi iniziano le diverse attività, che spaziano dai laboratori creativi a tema equestre alla cura dell’orto chiamato “dei miracoli”. Poi ognuno, a rotazione, avrà un approccio personale con il cavallo, dalla spazzola alla sella: sarà sorprendente vedere come i cavalli sapranno pazientemente attendere e rispettare i tempi di tutti, per regalare conquiste ed emozioni».

 

«La nostra volontà di impegnarci nel sociale è anche un modo per far sì che gli abitanti del territorio possano godere di proposte generalmente prese in considerazione solo dai turisti. Rendere accessibile il mondo del cavallo e diffondere una naturale cultura equestre, basata sul rispetto dell’animale, del prossimo e dell’ambiente – conclude la presidente – è anche un modo per favorire la crescita delle persone e per far vivere il nostro straordinario territorio e le meraviglie della natura che ci circonda».




ABRUZZO, Fotografie di Michael Kenna | 8 LUGLIO 2017 ore 18.00 | Loreto Aprutino (PE)

inaugurazionevernissage
sabato, 8 luglio 2017, ore 18 | saturday, July 8, 2017, 6 pm
palazzo Casamarte – Via del Baio, 4 – Loreto Aprutino (PE)

a cura dicurated by Vincenzo De Pompeis

www.abruzzomichaelkenna.it

mostra promossa da  exibition promoted by
Fondazione dei Musei Civici di Loreto Aprutino

durata dell’esposizioneexhibition time
08.07.2017  | 08.09.2017   




MARTINSICURO (TE) – FINISCE IN CARCERE STALKER ARRESTATO DAI CARABINIERI

Carabinieri

 

Sembra non arrestarsi la scia degli stalker in Val Vibrata dopo il tragico epilogo della Dott.ssa Ester Pasqualoni e l’applicazione – nei giorni scorsi – delle misure cautelari personali in materia, emesse dal GIP del Tribunale di Teramo. Infatti, i Carabinieri del Comando Stazione di Martinsicuro – diretti dal Lgt. Antonio Romano –, questa mattina, hanno rintracciato e notificato ad un 56enne del posto l’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Teramo – Dott. Giovanni de Rensis –, su conforme richiesta del Sostituto Procuratore – Dott.ssa Greta Aloisi – in ordine al reato di atti persecutori, commesso tra Martinsicuro, Alba Adriatica e Tortoreto nel periodo marzo – giugno 2017.

L’uomo, dopo la separazione dalla consorte, aveva iniziato una vera e propria caccia all’ex, continuando a opprimerla con sms e telefonate insistenti, inseguendole nei posti da lei frequentati ovvero sotto casa, minacciandola di morte e molestandola sia telefonicamente sia di persona con veri e propri inseguimenti. In talune circostanze, l’aveva addirittura bloccata per strada ponendosi davanti all’autovettura della donna, costringendola a fermarsi, inscenando una vera e propria sceneggiata, con la scusa di chiedere spiegazioni ed allo scopo di farla ritornare con lei, ovvero arrivando a minacciare il suicidio, qualora non fosse ritornata a casa con lui. Una volta è arrivato addirittura a farle una video chiamata con la quale la minacciava mostrandole anche delle pistole, risultate poi essere giocattolo.  Tale deplorevole situazione aveva cagionato nella vittima un perdurante stato di ansia e di paura, ingenerando nella stessa un fondato timore per la propria incolumità, visto anche il carattere irascibile e violento dell’uomo che in una circostanza, dopo averla presa a schiaffi l’aveva mandata in ospedale con una prognosi leggera.

Lo stalker, in virtù del provvedimento in questione, dopo le formalità è stato tradotto presso il carcere di Castrogno a Teramo.

 




Giulianova. Uffici postali: rimodulazione orari per luglio ed agosto.

Il direttore della Filiale di Teramo di Poste Italiane ha comunicato i
nuovi orari di apertura al pubblico degli uffici postali di Giulianova per
il periodo estivo compreso tra il 1 luglio e il 31 agosto. L’ufficio
di Giulianova Alta di via Gramsci dal 24 al 28 luglio, e dal 21 al 30
agosto sarà aperto con orario 8.20-13.35.
L’ufficio di Giulianova Lido in viale Orsini nel periodo compreso tra
il 17 e il 21 luglio, e dal 7 al 14 agosto, rimarrà aperto al pubblico con
orario 8.20-13.35.
Poste Italiane sottolinea come la rimodulazione degli orari sia conforme al
decreto del Ministero della Comunicazioni del 28 giugno 2007 (cd. Decreto
Gentiloni) come integrato dalla delibera 293/13/CONS AgCom del 16 aprile
2013 con inserimento nel piano di rimodulazione comunicato al Garante per
le Comunicazioni.




L’OMAGGIO DELL’ABRUZZO A MARIO FRATTI PER IL SUO 90° COMPLEANNO Il 5 luglio, a L’Aquila, il riconoscimento del Consiglio Regionale al drammaturgo per i suoi meriti

Goffredo Palmerini e Mario Fratti a Little Italy NY

Mario Fratti interpreta Garibaldi

 

di Goffredo Palmerini

 

L’AQUILA – “Sarà un 5 luglio particolare il prossimo che Mario Fratti trascorrerà a L’Aquila sua città natale”, questo l’incipit della nota diramata ieri dall’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale d’Abruzzo per annunciare l’iniziativa che il Presidente del Consiglio Regionale, Giuseppe Di Pangrazio, insieme all’Ufficio di Presidenza, ha inteso promuovere per la giornata del Novantesimo compleanno del grande drammaturgo, per rendere omaggio ad un abruzzese tra i più insigni al mondo. Un gesto di profonda sensibilità e di orgoglio della più alta istituzione regionale nel voler rendere un particolare riconoscimento a Mario Fratti, scrittore fecondo e docente emerito di prestigiose università americane, “per l’onore reso all’Abruzzo attraverso la sua straordinaria attività letteraria e culturale, riconosciuta e stimata in tutto il mondo”. Sarà dunque un’altra giornata memorabile per Fratti, al pari di quella che visse il 5 luglio 2007, nel giorno del suo 80° genetliaco, quando la città natale, per iniziativa della Municipalità e del Teatro Stabile Abruzzese, gli dedicò una festa a sorpresa. “La più bella giornata della mia vita”, confidò Fratti in un’intervista ad un giornale americano, sebbene di soddisfazioni, premi e riconoscimenti egli ne abbia raccolti a bizzeffe nella sua lunga carriera d’autore teatrale, in un settore dove la gloria raramente arride ai viventi e gli autori il successo solitamente lo raccolgono attraverso gli eredi. Sarà anche emozionante per lo scrittore visitare – l’ultima volta tre anni fa – il centro storico dell’Aquila, vedere lo stato della ricostruzione della sua amata città piena di gru e di cantieri, ammirare la rinascita di case palazzi e monumenti, tornare in via Cembalo de’ Colantoni dove ha la sua casa, per la quale aspetta con ansia l’inizio dei lavori.

 

E’ dunque meritoria l’attenzione che la Regione, attraverso l’Assemblea legislativa, rivolge ad uno dei suoi figli più affermati e prestigiosi. L’amore per la terra delle proprie origini e per la città natale è un sentimento dominante per Mario Fratti. Ovunque egli si rechi in giro per il mondo non manca mai di parlare dell’Abruzzo e dell’Aquila, specie dopo il terremoto, con l’orgoglio delle radici ma anche per le meraviglie d’arte, di cultura e bellezze naturali che la sua terra custodisce. Bene quindi ha fatto il Presidente Di Pangrazio a raccogliere la segnalazione che gli è arrivata da New York dall’associazione abruzzese Orsogna Mutual Aid Society. Così il presidente Tony Carlucci ha scritto nella sua lettera al Presidente del Consiglio Regionale: “Quest’anno un grande abruzzese che vive a New York compie 90 anni. E’ il drammaturgo di fama internazionale prof. Mario Fratti, che ha per molti anni insegnato in prestigiose università degli Stati Uniti. E’ una figura di primo piano per il teatro mondiale e nel mondo culturale americano. Qui a New York è un punto di riferimento per la Cultura italiana. Per gli Abruzzesi di New York, come per questa nostra Associazione Orsogna MAS, e per tutti gli Italiani d’America, il prof. Fratti è motivo di vanto e di orgoglio per l’onore che egli riversa sulla sua amata terra d’origine, l’Abruzzo, e sulla sua città natale, L’Aquila, capitale della nostra regione. Le sue numerose opere teatrali, che tanti Premi prestigiosi hanno ricevuto, vengono rappresentate negli Stati Uniti e all’estero con straordinario successo. Spesso il prof. Fratti raggiunge ogni angolo del mondo, dove è chiamato a tenere conferenze sul teatro o alle prime rappresentazioni delle sue commedie. Ma il suo più grande piacere è quello di tornare quasi ogni anno in Abruzzo, nella città dove nel 1927 è nato. Anche quest’anno, abbiamo saputo, egli tornerà nei primi giorni di luglio, per celebrare nella sua città natale il novantesimo compleanno, che cade il 5 luglio. Sarebbe molto importante e significativo se il Consiglio Regionale organizzasse un’iniziativa ufficiale per rendere onore all’illustre corregionale prof. Mario Fratti, che tanto prestigio conferisce all’Abruzzo con la sua eccezionale attività di scrittore, drammaturgo e giornalista. […]”.

 

Nell’attesa di conoscere i dettagli dell’evento, previsto nella mattinata del 5 luglio a L’Aquila, presso il Consiglio Regionale d’Abruzzo, piace segnalare la “festa a sorpresa” che lo scorso Primo Maggio il mondo teatrale americano ha riservato a Mario Fratti. In quel giorno s’apriva al Cherry Lane Theater di New York la quinta edizione del Festival In Scena!  Questo almeno s’aspettava Fratti, sempre attento alle novità teatrali e in particolare a questo festival, diretto dalla regista Laura Caparrotti, cui il drammaturgo aquilano ha dedicato attenzione e sostegno sin dalla prima edizione. Si è trovato, invece, nel bel mezzo d’una serata di festa, interamente dedicata agli incipienti suoi 90 anni, con le testimonianze affettuose di personalità del mondo del teatro, dello spettacolo e della stampa. Ne ha dato conto Valeria Di Giuliano in un bell’articolo per La Voce di New York, giornale diretto da Stefano Vaccara, che così ha aperto il pezzo: “Tutti invitati stasera al Cherry Lane Theater  per la festa a sorpresa dedicata a Mario Fratti. L’Opening night di In Scena! infatti quest’anno è dedicata a Mario Fratti che il prossimo 5 luglio compirà 90 anni e che per il festival, così come per il teatro italiano a New York, è una figura centrale e di riferimento. La serata prevede l’intervento di alcuni artisti che hanno lavorato e che ammirano il drammaturgo e columnist de La Voce e che lo omaggeranno con la loro arte, con tanto di brindisi finale. Mario Fratti, drammaturgo e critico di origine aquilane, trasferitosi a New York nel 1963, rappresenta ad oggi una vera e propria istituzione nel panorama culturale e sociale della Grande Mela.”

 

Sono dunque andate in scena non le pièces, ma le testimonianze di Laura Caparrotti, fondatrice e director del Festival, Donatella Codonesu, associate director, Carlotta Brentan, executive producer e attrice brillante, Berardo Paradiso, presidente dell’Italian American Committee on Education (IACE), Jonathan Slaff, attore – che ha raccontato come nel 1989 Mario organizzò uno scambio culturale a L’Aquila tra il Theater for the New City e La Piccola Brigata, compagnia teatrale abruzzese -, Rosario Mastrota e Dalila Cozzolino, due giovani artisti italiani che nel 2013 parteciparono al Festival In Scena!, Stefano Vaccara, direttore de La Voce di New York: “Conosco Mario da vent’anni. La prima volta che lo vidi fui fortunatissimo: mi portarono nella sua casa-palcoscenico-teatro e parlammo tra le sue carte, i suoi libretti e libroni, poster, locandine e quadri che mostrano quanta genialità la mente vulcanica di Fratti deve far sgorgare ogni giorno. Ho avuto l’onore di lavorare come suo editor, prima su US Italia Weekly e poi su La Voce di New York, dove inventò in esclusiva i colloqui tra Chiara e Benito, una coppia di una certa età, italiani emigrati a NY, lei liberal, tendente molto a sinistra, lui conservatore tendente all’estrema destra. Bastava leggere le discussioni tra la Chiara e il Benito di Mario Fratti di qualche anno fa, per capire perché sarebbe arrivato Trump!”.

 

L’ultima testimonianza, non espressa direttamente, ma letta durante la serata speciale di New York, è stata quella di chi scrive. Nella mia nota ho raccontato al pubblico del Festival e agli ospiti della serata speciale in onore di Mario Fratti la “sorpresa” che L’Aquila riservò al suo illustre figlio il 5 luglio 2007, per il suo 80° compleanno. Un ricordo che ho poi affidato alla stampa, così che ne resti traccia duratura. L’Aquila si prepara quindi al doveroso tributo di riconoscimento e all’omaggio che il Consiglio Regionale d’Abruzzo dedicherà a Mario Fratti. Per lo scrittore sarà anche emozionante visitare – l’ultima volta tre anni fa – il centro storico dell’Aquila, vedere lo stato della ricostruzione della sua amata città, piena di gru e di cantieri, ammirare la rinascita di case palazzi e monumenti, tornare in via Cembalo de’ Colantoni dove ha la sua casa, per la quale aspetta con ansia l’inizio dei lavori.

 

Giova ora dare un cenno sulla sua intensa vita, con qualche annotazione sulla scrittura teatrale e sulle sue opere, commedie e drammi, rappresentate in tutto il mondo. Nato a L’Aquila il 5 luglio 1927, dopo la laurea alla Ca’ Foscari di Venezia, Mario Fratti avvia alla fine degli anni Cinquanta una ricca produzione drammatica. E’ del 1959 il suo primo dramma Il nastro, vincitore del premio RAI. Non fu mai radiotrasmesso. Giudicato allora sovversivo, narra le confessioni sotto tortura di alcuni partigiani, poi fucilati dai fascisti. L’autore era arrivato trentenne a scrivere per il teatro, dopo giovanili esperienze poetiche. Anche un romanzo all’inizio della sua vita letteraria, ma pubblicato solo nel 2013. Una lunga e cruda storia sui fatti dell’occupazione nazista a L’Aquila, intessuta con il racconto della successiva conversione democratica di molti fascisti della sua città natale, riconoscibili dal loro nome, che diversi editori si guardarono bene dal pubblicare. Fu così che scelse di scrivere testi teatrali. Legata al caso la circostanza che lo porta negli Stati Uniti. Nel 1962 presentò al Festival di Spoleto il suo atto unico Suicidio. Piacque a Lee Strasberg, che lo volle dirigere all’Actor’s Studio di New York. In quella fucina delle avanguardie teatrali divenne un vero successo. Poi ne seguirono altri, fino ad oggi. Nel 1963 Fratti approda a New York, dove al lavoro come autore teatrale aggiunge la docenza presso la Columbia University e l’Hunter College della CUNY. In quel Paese, dunque, il grande apprezzamento per le sue opere, tradotte e rappresentate poi sulle scene di ogni continente. Dall’America all’Europa, dalla Russia al Giappone, dal Messico all’Argentina, dal Brasile alla Cina, dall’India all’Australia. Esse si connotano per l’immediatezza della scrittura teatrale, asciutta e tagliente come la denuncia politica e sociale senza veli che egli vi trasfonde.

 

Le opere drammaturgiche di Mario Fratti sono finora tradotte in 21 lingue e portate in palcoscenico in più di 600 teatri sparsi in tutto il pianeta. Da decenni ormai il successo lo rincorre. Circostanza assai singolare, in America, dove i riflettori sugli autori teatrali si accendono giusto il tempo della rappresentazione a Broadway d’una loro buona opera. Poi l’interesse svanisce, talvolta per sempre. Ha quindi del sensazionale il successo che ininterrottamente, da decenni, hanno le opere di Fratti. Un destino che non è toccato neanche a grandi autori americani come Tennessee Williams o Arthur Miller, riscoperti dopo la loro morte. Come pure a scrittori europei del calibro di Sartre, Anouilh, Brecht, Toller, Pirandello, De Filippo. Egli dunque è sicuramente, tra gli autori per il teatro viventi, uno dei più illustri al mondo. Un italiano famoso, nell’olimpo del teatro, ma che tuttavia non perde un briciolo della sua schietta indole aquilana. A Manhattan, dove vive dal primo giorno della sua emigrazione dall’Italia, in una bella dimora sulla 55^ Strada – una casa museo piena di libri, trofei, manifesti e locandine delle sue opere, pergamene, targhe e riconoscimenti vari, opere d’arte e ninnoli vari –, a due passi da Broadway, è un punto obbligato di riferimento culturale. La sua rubrica settimanale sulle novità teatrali su Oggi 7 – il magazine culturale di America Oggi, giornale in lingua italiana che si pubblica a New York – è attesa sempre come un evento. Per questa attività di critico segue almeno trecento spettacoli l’anno nei teatri della Grande Mela. Ma Fratti si schermisce, non si considera tale, perché alle stroncature preferisce invece incoraggiare le novità interessanti, i giovani autori e soprattutto promuovere il teatro italiano.

Fratti confessa: «Il teatro mi ha insegnato a non essere letterario. Nei testi teatrali bisogna essere concisi e precisi. Niente retorica, niente letteratura». Oggi la sua produzione raggiunge una novantina di opere. Negli Stati Uniti, sin dal suo arrivo, lo accoglie con favore la critica. Il suo stile è perfettamente compatibile con l’indole americana, aliena dalle ridondanze, dalle metafore e dalle sfumature tipiche del teatro europeo. Lo aiuta per di più la completa padronanza della lingua inglese e la conoscenza profonda della letteratura americana. Ma Fratti scrive anche commedie per musical. Nine, una sua commedia scritta nel 1981 e liberamente ispirata dal film 8 e mezzo di Federico Fellini, è diventata un musical d’enorme successo di pubblico e di critica, un vero e proprio fenomeno teatrale con oltre duemila repliche. L’ultima versione, con Antonio Banderas interprete, è rimasta per anni in cartellone al teatro Eugene O’ Neil, a Broadway. Molte le produzioni negli Stati Uniti e anche all’estero. Tanti i riconoscimenti all’autore teatrale, un elenco lunghissimo. Cito per brevità i 7 Tony Award vinti, che nel teatro sono quel che gli Oscar sono per il cinema, il premio Selezione O’ Neil, il Richard Rogers, l’Outer Critics, l’Heritage and Culture Award, ben 8 Drama Desk Award e altri 8 Award for Political Theater, come pure altri riconoscimenti prestigiosi come il Magna Grecia Week, il Capri Award alla Carriera, il Premio Vallecorsi. E in Abruzzo il Premio John Fante.

Paul T. Nolan, docente alla University of Southern Louisiana, riguardo la letteratura drammaturgica in America – che ha in Eugene O’ Neil, Thornton Wilder, Arthur Miller, Tennessee Williams e Edward Albee le sue punte di diamante –, rileva come il successo negli States per questi autori sia stato tardivo, spesso legato all’eco di qualche fortunata rappresentazione in Europa. Come pure il teatro europeo, quantunque sempre considerato con molto rispetto e ammirazione negli Stati Uniti, ha visto gli autori europei viventi, anche di prima grandezza, raramente baciati dalla fortuna in quel Paese. Si è dovuto attendere la loro morte per riscontrare apprezzamenti e successo. Una sorte simile toccò a Bertolt Brecht e Jean Paul Sartre. Davvero una singolare difficoltà di relazione tra due letterature teatrali, tra due scuole e contesti artistici, quasi una sindrome di contaminazione del linguaggio e dell’espressione drammatica, quantunque siano comuni le radici culturali tra l’America ed il vecchio continente. Differente e singolare, invece, il caso di Mario Fratti.

 

Nolan annota “[…] Questa bizzarra relazione tra il teatro americano e quello europeo sembra aver stabilito la regola secondo cui il drammaturgo europeo ha la sua reputazione in America solo se resta “europeo”. Fortunatamente per il dramma moderno, Mario Fratti ha spezzato questa regola con un gran successo. Ha dimostrato che può fondere gli elementi della sua tradizione europea con l’esperienza americana, creando un tipo di dramma che fa onore ad entrambi i continenti. I futuri storiografi teatrali indicheranno probabilmente nella sua carriera di drammaturgo l’importante inizio di una nuova fase: lo sviluppo di una comunità teatrale veramente internazionale […]”.  E ancora, “[…] E’ importante capire che il successo di Fratti, in un’avventura dove Brecht e Sartre fallirono, è dovuto al fatto che l’autore non ha portato solo la sua eredità drammatica europea ed il suo talento di drammaturgo. Ha anche portato in una nuova società simpatia, curiosità e giudizi umani […]. Fratti scrive come nessun autore americano potrà mai, perché porta alla sua comprensione della società americana non solo la compassione e l’indignazione morale di ogni uomo sensibile, ma anche la tolleranza presente solo in scrittori associati in un’antica civiltà […].

 

Come pure in un saggio del 1977 sul teatro di Fratti aveva scritto Mario Verdone: “[…] Le sue qualità più evidenti (di Mario Fratti, ndr) restano l’attualità, la sensibilità per il documento e la cronaca, l’abilità di costruire per il teatro e di suscitare sorprese, la capacità di interpretare e discutere l’epoca d’oggi, la super-nazionalità che gli permette di restare al di sopra del mondo americano o italiano, per esprimere, con conoscenza dei mezzi teatrali, un mondo proprio, tutt’altro che ovvio o vecchio: con asciuttezza, misura, essenzialità e carica emozionale. Un autore, dunque, da esaminare con più interesse e rispetto, in considerazione di un’opera complessa, calibrata, solida; e d’un successo che ben pochi autori italiani possono registrare con pari dimensioni geografiche […]”. Jean Servato, alcuni anni fa, così si esprimeva sullo scrittore aquilano: “[…] Noi rendiamo merito a Mario Fratti, da questa vecchia Europa, anche se un oceano finge paratie insormontabili e ci fa credere lontane tali ferite: sono sempre lacerazioni umane che occorre sanare e che Fratti trascrive nei suoi drammi, con uno stile eccezionale, di altissima fattura, che lo pone accanto ad Arthur Miller, a Tennessee Williams, ad Eugene Jonesco, agli italiani Luigi Pirandello ed Ugo Betti, quale testimone attento, meticoloso inimitabile del suo tempo, nel cuore, pur sempre stupendo, del ciclone America […]”.

 

Qualche anno fa, in una breve intervista, chiesi a Mario Fratti quali fossero gli autori di teatro italiani che più ammirava. “Grandi maestri come Pirandello, Betti, De Filippo e Fo – mi rispose Fratti –, ma mi sento spesso colpevole. Ci sono in Italia una decina di bravissimi autori che meriterebbero lo stesso mio successo. Aldo Nicolaj, Alfredo Calducci, Vincenzo Di Mattia, Giorgio Fontanelli, Anton Gaetano Parodi, Maricla Boggio, Mario Moretti, Giuliano Parenti, Luigi Lunari, Roberto Mazzucco. Ed ancora un’altra ventina, che solo per brevità non cito, sono di buon valore. Purtroppo non sono tradotti. E questo è un grave handicap. C’è poi in Italia il singolare vezzo dei registi di fare quasi sempre commedie straniere, ignorando gli autori italiani. Una vergogna! Guadagnano di più sulle opere straniere – è questione di royalties – questo il motivo discutibile della loro scelta. Basterebbe allora che in Italia lo Stato obbligasse i teatri che sovvenziona a rappresentare un buon numero di testi italiani ed il problema sarebbe risolto. Appunto come fanno in America, Francia e Germania”. Una risposta che fa riflettere sulla nostra politica culturale.




LIBERI DI VIVERE, NO ALLA CACCIA: A FIRENZE LA MANIFESTAZIONE DEL MOVIMENTO ANIMALISTA

 

Con il titolo “Liberi di vivere, no alla caccia” si è svolta oggi, a Firenze, la prima manifestazione regionale indetta dal Movimento Animalista-Toscana, organizzata dalla coordinatrice Laura Cardinali, presidente della sezione fiorentina della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente: presenti i rappresentanti di tutte le province toscane del Movimento Animalista e moltissimi volontari appartenenti alle associazioni animaliste LEIDAA, Gabbie Vuote Onlus, LAC e altri ancora.

Il Movimento, dando vita ad un sit-in davanti alla sede del consiglio regionale, ha inteso dare subito un segnale forte, su un territorio dominato dalla Lobby della caccia, in una Regione che ha approvato le deroghe più clamorose d’Italia. L’ultima, votata a febbraio del 2016, a larga maggioranza dal Consiglio regionale, ha liberalizzato la caccia agli ungulati tutto l’anno, per tre anni.

“L’uccisione di un animale per gioco o per divertimento – ricorda la coordinatrice Cardinali – non ha nulla a che vedere con la caccia per sopravvivenza ancor oggi praticata dai popoli primitivi. E’ una pratica sadica e sleale, aggravata da futili motivi. Le armi di cui sono armati i nostri cacciatori sono così potenti e precise che non lasciano alcuna via di scampo ai poveri animali”.

“Dare il via libera alla caccia agli ungulati – prosegue – non risolve il problema della loro incontrollata riproduzione. Inoltre la caccia in Toscana fa più morti della criminalità organizzata. Molte persone inesperte si armano di fucile e, non sapendo distinguere un cinghiale da un essere umano, finiscono per spararsi tra loro! Le norme che consentono ai cacciatori di accedere ai fondi dei residenti mettono a repentaglio la sicurezza delle campagne”.

“Il Movimento Animalista – conclude la coordinatrice – si sta battendo per far riconoscere la soggettività giuridica di ogni animale in costituzione, e lotterà affinché gli animali non vengano più considerati come oggetti, ma come esseri viventi portatori di diritti”.

 




ESCE IN BRASILE LA BIOGRAFIA DI PADRE DOMENICO DA CESE – pubblicata in Brasile

 

 

Il cappuccino apostolo del Volto Santo, dalla vita parallela a quella di Padre Pio

 

Antonio Bini

 

  1. Domenico da Cese, in vita, aveva più volte sostenuto che si sarebbe scritto di sé soltanto dopo la sua morte, come scrisse anche il suo amico e primo biografo, Bruno Sammaciccia. Chiedeva che non si parlasse di lui, ma del Volto Santo. A chi ebbe modo di conoscerlo o si è avvicinato alla sua figura solo negli ultimi anni sa bene quanto la vita di il cappuccino nato a Cese, frazione di Avezzano, sia stata densa di fatti straordinari.

Così,  con un certo senso di incredulità, padre Eugenio Di Gianberardino, intervenendo alla commemorazione di padre Domenico da Cese, svoltasi a Manoppello lo scorso 17 settembre 2016, ebbe ad accennare all’interesse di un editore brasiliano che gli aveva richiesto l’autorizzazione a pubblicare in lingua portoghese la sua biografia sul Servo di Dio, data alle stampe nel 2014.  Probabilmente non era convinto dell’interesse manifestato oltre oceano verso la vita dell’umile cappuccino abruzzese e che quindi la pubblicazione sarebbe stata effettivamente realizzata.

Il libro è stato poi pubblicato dalla casa editrice Ecclesiae, di Campinas, nello stato di  San Paolo, con il titolo “Padre Domenico de Cese, apostolo da Sagrada Face de Manoppello”. Una sottolineatura, quella del collegamento con il Volto Santo, colta opportunamente dallo stesso editore, Diogo Chiuso, che ha personalmente curato l’introduzione, spiegando come la figura del Servo di Dio sia stata strettamente legata a quella della sacra immagine, di cui padre Domenico fu devoto e instancabile divulgatore, fino alla sua morte avvenuta il 17 settembre 1978 a Torino, dove si era recato per l’ostensione della Sindone. Nella introduzione si richiama la vita parallela del cappuccino abruzzese con Padre Pio da Pietrelcina, che quando era in vita raccomandava spesso a molti suoi devoti provenienti dal nord della Puglia di risparmiare strada andando a visitare p. Domenico. E tante sono le testimonianze acquisite al riguardo, peraltro da persone tuttora viventi.

Per cercare di capire quale fossero state le circostanze che hanno indotto alla pubblicazione ho preso contatto con il prof. José Eduardo Câmara che, conoscendo la lingua italiana, aveva curato i rapporti tra l’editore brasiliano e l’autore dell’edizione italiana, padre Eugenio Di Gianberardino, v. postulatore della causa di beatificazione dell’umile cappuccino abruzzese.

Il prof. Camara conosce da tempo il Volto Santo, mentre la storia di padre Domenico è stata appresa più recentemente, consultando un libro che raccoglie i profili di santità dei cappuccini nel mondo. La storia del cappuccino ha poi interessato un altro studioso brasiliano della vita di padre Pio da Pietrelcina e dei fenomeni straordinari che contrassegnarono la sua vita. L’ambito di queste discussioni finì per coinvolgere l’editore Diogo Chioso, che venne particolarmente attratto dalla storia di padre Domenico e del suo singolare rapporto con padre Pio, rapporto rilanciato nel 2011 da un articolo – dal titolo“Padre Pio’s last visit” –   che descrisse la bilocazione di padre Pio a Manoppello, davanti al Volto Santo, all’alba dell’ultimo giorno della sua vita terrena, pubblicato su “The Voice of Padre Pio”, dall’autorevole giornalista australiano Paul MacLeod, studioso del santo di Pietrelcina, recentemente scomparso. L’articolo ampliava la storia raccontata anni prima dalla rivista cattolica tedesca PUR (Spezial n. 4/2005). Il fenomeno della bilocazione si sarebbe completato, a distanza di qualche giorno, con la presenza ai funerali di P. Pio di p. Domenico, il quale non si mosse dal santuario di Manoppello, ricevendo come ogni giorno tante persone.

I due cappuccini, accomunati dalla capacità di leggere nell’animo delle persone, si erano conosciuti nel 1940, quando p. Domenico, allora cappellano militare, prima a Trieste e poi a Ragusa, nella ex Yugoslavia, volle andare a San Giovanni Rotondo, durante una licenza, fermandosi nel convento garganico per cinque giorni.

E’ sempre il prof.  Câmara ad ammettere  che l’edizione brasiliana del libro rappresenta “un piccolo miracolo”,  considerate le circostanze che l’hanno preceduta e le stesse difficoltà di pubblicare in Brasile testi di spiritualità ed in particolare biografie di santi.

È anche sorprendente come diverse persone, tra cui lo stesso editore Diogo Chiuso, discendente di emigrati italiani in Brasile, si siano avvicinate  al Volto Santo attraverso la conoscenza della figura e la vita di padre Domenico da Cese, al secolo Emidio Petracca. Tra l’altro in passato erano molti gli emigranti italiani in vari paesi che avevano contatti epistolari con lui da vari paesi, sottoponendogli i loro dolori e drammi personali e familiari. Ma erano anche molti i devoti austriaci, tedeschi e svizzeri che negli anni sessanta-settanta allestivano pellegrinaggi diretti a Manoppello e San Giovanni Rotondo, come documentato da riviste cattoliche in lingua tedesca, recentemente recuperate.

L’edizione portoghese è sobria, ben curata  e comprende, rispetto all’edizione italiana, oltre alla richiamata introduzione, anche il testo della preghiera  per la beatificazione di padre Domenico, scritta nel 2006 da Luca Brandolini, allora vescovo di Sora.

Diceva il cappuccino che si sarebbe parlato e scritto di lui soltanto dopo la sua morte. Dal Brasile viene un riscontro, tra i tanti, del suo profetico messaggio.

 

 

Immagini allegate:

  1. Copertina edizione brasiliana
  2. Foto del prof. José E. Câmara (a sin.) insieme all’editore Diogo Chiuso
  3. Prima pagina dell’articolo mensile tedesco PUR – Spezial n. 4 – del 2005, dedicato alla storia di p. Domenico da Cese, tra Volto Santo e p. Pio

 

 




FEDERICO DE CESARE NUOVO PRESIDENTE DEL GRUPPO GIOVANI IMPRENDITORI DI CONFINDUSTRIA CHIETI PESCARA

 

Federico De Cesare

Federico De Cesare è il nuovo Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria Chieti Pescara per il triennio 2017-2020.

 

Ad eleggerlo è stata l’Assemblea del Gruppo, riunitasi il 29 giugno 2017 presso la sede di via Raiale a Pescara.

Succede nella carica a Domenico Melchiorre, il quale ha concluso il suo mandato triennale.

 

De Cesare entra di diritto nella squadra del Presidente Gennaro Zecca come Vice Presidente di Confindustria Chieti Pescara.

Ad affiancarlo nel suo mandato sono stati eletti per il prossimo triennio i consiglieri:

 

Chiacchiaretta Enrica – Satam Srl     

Contento Pasquale – Darsena Srl                

D’Alessandro Paola – Galeno Rp Srl  

D’Andrea Michele – D’Andrea Service Srl

D’Annibale Stefano – Rustichella d’Abruzzo Spa

Di Bartolomeo Livio – Ogel Srl   

La Rocca Eliana – Valagro Spa

Lorenzi Alessio – Taumat Srl       

Pierangelo Sara – Autotrasporti Pierangelo Srl

 

Federico De Cesare, teatino, classe 1990, è socio e consigliere di amministrazione della Impresa Costruzioni De Cesare Ing. Ulrico Srl, la più antica impresa di costruzioni d’Abruzzo, specializzata nella realizzazione di opere pubbliche e nel restauro monumentale.

 

Il neo Presidente, dopo i ringraziamenti di rito per la fiducia accordata, ha affermato: “Dobbiamo fare in modo che l’Impresa torni ad essere al centro dei ragionamenti politici, solo così potremo assistere al necessario e tanto atteso rilancio della nostra economia.” De Cesare ha poi aggiunto “Nel nostro Paese pronunciare le parole business e lobby sembra quasi, paradossalmente, sia diventato disonorevole. Dobbiamo tornare ad essere orgogliosi del nostro lavoro e del benessere che con esso creiamo.”

 

Il Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Chieti Pescara, con i suoi oltre 150 iscritti, è tra i più numerosi d’Italia.