Voci “altre” il Tavolo tecnico e l’Arch. Nicola Di Battista nell’incontro pubblico del 06 aprile scorso

Voci “altre”

il Tavolo tecnico e l’Arch. Nicola Di Battista

nell’incontro pubblico del 06 aprile scorso

 

di Maria Antonietta Adorante*

 

Il Tavolo tecnico per il Sondaggio deliberativo sull’area archeologica di Teramo ha avuto ospite, martedì 6 marzo, l’arch. Nicola Di Battista, direttore della rivista del CNA “L’ Architetto” e già direttore della rivista di architettura “Domus”, che voglio ancora ringraziare a nome di tutto il Tavolo. L’incontro, il primo del gruppo “voci altre” perché dedicato a personaggi che operano in ambiti diversi rispetto a quelli in qualche modo collegati al teatro romano di Teramo, ha avuto come filo conduttore L’Architettura, le sue implicazioni, le sue regole, le modalità in cui si esplica, e, soprattutto, il suo linguaggio.

Dopo che il prof. Carlo Di Marco, Presidente dell’associazione Demos, ha, in apertura, ricordato le finalità di questa esperienza di urbanistica partecipata, in qualità di coordinatrice del Tavolo ho proposto all’ospite alcuni elementi di riflessione e discussione, incentrati sul ruolo dell’architettura e dell’architetto nella lettura degli spazi urbani e delle loro trasformazioni. Più specificamente gli ho chiesto se ritenesse applicabile al lavoro che il Tavolo sta conducendo sull’area archeologica, il concetto di architettura come fatto collettivo, proposto dal filosofo Ortega Y Gasset e, ancora, se a suo giudizio l’Architettura e, dunque, il progetto architettonico possano trasformare una parte di città lasciandone invariata la cifra identitaria o se, invece anche le identità dei luoghi debbano trasformarsi.

L’arch. Di Battista, dopo aver ricordato la prestigiosa storia di Domus, dalla sua nascita ad opera di Giò Ponti e Gianni Mazzocchi, agli anni della sua direzione, quando pose come sottotitolo della rivista “La città dell’uomo” ha posto l’accento sul tema della partecipazione che è importante solo se non è lasciata all’improvvisazione e, dunque, solo se è sorretta da conoscenze, competenze e impegno.  Ha poi fatto cenno al delicato momento che oggi l’architettura attraversa, stretta tra tecnica e arte, momento che solo si può superare se si torna a far riferimento al corpus disciplinare dell’architettura.

L’arch. Di Battista ha poi parlato del concetto di “appartenenza”, a suo avviso più cogente rispetto a quello di identità, e poi dei contenuti dell’architettura e del progetto, che devono essere contenuti condivisi per poter essere trasformati in forme architettoniche ed ha convenuto che il lavoro del Tavolo all’interno dell’iter del Sondaggio deliberativo si colloca proprio nell’ottica, sopra ricordata, della partecipazione consapevole.

Ha poi sintetizzato l’iter progettuale di un architetto attraverso le fasi di consapevolezza, immaginazione, mestiere e libertà, fasi perfettamente in sintonia col metodo di lavoro che il Tavolo sta utilizzando.

Assai interessanti sono state poi le riflessioni dell’arch. Di Battista sul concetto di monumento: un edificio diventa monumento quando cessa la funzione e, dunque, la forma permane e sopravvive alla funzione.

Ho trovato assai pertinente al nostro teatro romano questa riflessione perché esso è, oggi, una forma che sopravvive a una funzione ormai cessata da secoli. E allora la riflessione immediatamente consequenziale è chiedersi se sia “lecito” trasformare un monumento. Ovviamente si tratta di una riflessione puramente teorica ma necessaria per chi sta studiando e analizzando l’area nel suo complesso.

Molti altri spunti, di assoluta importanza, sono emersi dall’incontro col nostro ospite, spunti che il Tavolo elaborerà con grande attenzione.

E’ comunque motivo di grande soddisfazione per me e per il Tavolo tutto, vedere come la nostra metodologia, le nostre valutazioni, i parametri ed i criteri da noi adottati, siano in perfetta sintonia con quello col pensiero di personalità che operano al di fuori del nostro contesto e in ambiti diversi, ma che comunque hanno una vasta ed importante esperienza e conoscenza del mondo dell’architettura e dei luoghi urbani.

L’arch. Di Battista ha anche espresso il suo rammarico per il degrado in cui versano alcune parti importanti di città tanto che, riferendosi in particolare a piazza S. Anna, ha addirittura usato la definizione, ben nota in architettura, di “non luogo” ed il suo apprezzamento per il lavoro del Tavolo che progettando una riqualificazione dell’area adiacente al teatro romano cerca di evitare che possa diventare anch’essa un “non luogo”.

Certamente il nostro ospite ha trovato sconcertante che il Tavolo sia costretto a lavorare senza essere a conoscenza della definitiva sistemazione del teatro romano, non essendo stato possibile visionare, nonostante la gentile disponibilità dell’arch. Bellomo, il progetto esecutivo, così come altrettanto sconcertante gli è parso che non fosse stato condotto uno studio approfondito dell’area prima che si decidesse di porre un’opera un bando per un intervento di riuso del teatro stesso. Dunque, proprio alla luce di queste considerazioni, fare dell’area stessa l’oggetto di un percorso di urbanistica partecipata, fondata su uno studio approfondito come quello che il Tavolo sta conducendo, appare, anche secondo Di Battista, quanto mai opportuno.

*coordinatrice del Tavolo Tecnico del Sondaggio Deliberativo sulla riqualificazione dell’area archeologica del Teatro romano.




Intelligenza Artificiale e Machine Learning: al GSSI una spring session tematica

 
Giacomo Gradenigo del GSSI e Angelo Vulpiani dell’Università La Sapienza, rappresenta una sezione tematica interamente dedicata all’Intelligenza Artificiale nell’ambito del più ampio ciclo di seminari di meccanica statistica GSSI-Sapienza Statistical Mechanics Webinars, che si sta svolgendo lungo il corso di tutto l’anno accademico 2020/2021.

 
 

La partecipazione è aperta a chiunque interessato. Il link per accedere ai seminari si trova nella pagina dell’evento, da cui sarà anche possibile, di volta in volta, accedere alle registrazioni e alle slides degli interventi.



Il 9 aprile di duecento anni fa nasceva Baudelaire, il padre della poesia moderna Una riflessione sull’innovazione del linguaggio

 

Pierfranco Bruni

di Pierfranco Bruni 

A duecento anni dalla nascita di un autore che con “Le fleurs du mal” ha inventato un nuovo modo di fare poesia, ecco una riflessione. Charles Baudelaire nasceva a Parigi il 9 aprile 1821 e moriva il 31 agosto 1867. Siamo al bicentenario. Fu il vero maestro di Marcel Proust.  Baudelaire rompe tutti i moduli, anzi tutti gli “steccati” e, rompendo questi steccati, crea un nuovo modo di fare poesia, quel nuovo modello di fare poesia che è l’esplosione della parola, del verso, del linguaggio e lo fa in termini semantici veri e propri, in una Francia che era ancora accarezzata dalla fase post rivoluzionaria, dall’Illuminismo. Baudelaire rompe questi steccati sul piano della comunicazione linguistica e usa una terminologia, quindi una semantica, in cui la parola, sia nella traduzione dal francese, ma anche restando nella lingua francese, ha un significato e un significante abbastanza coreografico.

 

Questo risultato lo ottiene servendosi di tematiche abbastanza innovative che hanno, in seguito, rivoluzionato tutta la poesia europea, perché l’innovazione della poesia europea nasce, appunto, proprio da Baudelaire e nasce poiché usa un linguaggio abbastanza rivoluzionario, ma anche perché utilizza delle problematiche rivoluzionarie e tra queste problematiche c’è la questione riferita al tema del viaggio, al tema della morte, al tema del rimorso, al tema del male di vivere. Le fleurs du mal non sono altro che questo rompere, questo spaccare, questo “spacchettare” il concetto di una psicologia analitica del linguaggio poetico in una dimensione onirica. La poesia resta al di là e al di sopra di qualsiasi forma di psicoanalisi, in quanto la poesia è linguaggio esistenziale, è l’antropologia dell’uomo e quando parla dei fiori del male non fa altro che recitare un’alchimia del dolore.

Siamo a un concetto forte con Baudelaire, forte e innovativo: l’alchimia, appunto. In Baudelaire c’è questa alchimia e l’alchimia forte è rappresentata da questi fiori del male che non dovrebbero essere letti, in una prima interpretazione, come una vera e propria maledizione. Il fiore in sé è una purificazione, una bellezza, ma Baudelaire parla anche della bellezza, però il male è il maligno, il maledetto, e questo male maledetto, maligno, che cattura la coscienza del poeta e la coscienza degli uomini del ‘900 successivamente, è una profezia che ci fa comprendere come l’inquietudine dell’uomo è tutta sospesa a un filo, il filo dell’alchimia.

 

Quando Baudelaire ci recita questo Spleen (siamo in due momenti della poesia de I fiori del male e lo Spleen) avvertiamo questo esplodere del verso del linguaggio. Questa sezione presenta in sé la caratteristica di una poesia che non è più romantica, che perde la sensualità del romanticismo, ma che recupera quella sensitiva malattia dell’anima e la sensualità del romanticismo diventa la sensualità alchemica che è tutta una visione, una dimensione in cui l’onirico prende il sopravvento. Ci sono diverse considerazioni che possiamo fare perché con lo Spleen siamo alla musica dell’esplosione, alla parola musicale che diventa esplosione, ma in termini tematici siamo a una dimensione in cui il concetto di alchimia diventa forte. Desidero ricordare alcuni versi di Baudelaire, tra cui “Il serpente che danza”.

I tuoi occhi in cui nulla si rivela
di dolce né d`amaro,
sono gioielli freddi in cui si lega
il ferro all`oro.
Quando cammini con quella cadenza,

bella d`abbandono,
fai pensare a un serpente che danza
in cima ad un bastone.
Sotto il fardello della tua pigrizia
la tua testa d`infante
dondola mollemente con la grazia
d`un giovane elefante,
e il tuo corpo si inclina allungandosi
come un vascello sottile
che fila ripiegato spenzolando
i suoi alberi in mare.

Una poesia molto forte che ci inserisce in quella contestualizzazione riportandoci ad alcuni simboli che sono prettamente sciamanici. Una cultura sciamanica non intesa come vizio e come forma, bensì una cultura sciamanica che diventa “forma” e “maschera”. E qui si ritorna a Pirandello sul quale mi sono già soffermato nel mio saggio “La follia e la maschera” (Nemapress). Pirandello non fa altro che recuperare la “forma” e la “maschera” attraverso la dimensione onirica del mondo sciamanico. Sia in Baudelaire sia in Pirandello sono presenti due concetti forti: la caratteristica dell’uomo che diventa personaggio e il viaggio attraverso il mare e attraverso le terre. In Baudelaire è presente proprio questa tematica dell’uomo e il mare. C’è una poesia dal titolo “L’uomo e il mare che ci introduce in questa visione e in questa dimensione che sono caratteristiche fondamentali.

Si legge:

Uomo libero, tu amerai sempre il mare!
Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima
Nello svolgersi infinito della sua onda,
E il tuo spirito non è un abisso meno amaro.
Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine;
L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore
Si distrae a volte dal suo battito
Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia.
Siete entrambi tenebrosi e discreti:
Uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi,
O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze
Tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti!
E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli
Vi combattete senza pietà né rimorsi,
Talmente amate la carneficina e la morte,
O eterni rivali, o fratelli implacabili!


Baudelaire, che costruisce questo modello dell’alchimia del dolore, della contestualizzazione de I fiori del male, dei relitti, dei frammenti, della frammentazione del verso, è anche quel poeta che interpreta e traduce (per Baudelaire interpretare e tradurre sono una interazione – intermediazione) un testo dal titolo “Il giovane incantatore” nel quale ritrovo tutte quelle dimensioni oniriche che conducono all’incantesimo, alla magia, all’alchimia. È opportuno citare una frase molto bella dello scrittore francese Jean Cocteau “Gli specchi dovrebbero riflettere un momentino prima di riflettere le immagini”. Gli specchi, la riflessione, le immagini. Tre caratteristiche che troviamo anche dentro I fiori del male e lo Spleen di Baudelaire, tre dimensioni che hanno caratterizzato tutta l’opera di Baudelaire.

 

“Il giovane incantatore” è un brevissimo scritto che ci fa capire come questa visione e dimensione onirica siano, entrambe, onirica e notturna. Esse rappresentano uno scavo all’interno di quella grotta che è la grotta del dolore di Leopardi. In fondo Baudelaire e Pirandello costituiscono un duetto all’interno di una letteratura del tragico che supera la rappresentazione del reale, ma recupera il dolore; il concetto del dolore di un’epoca che non è soltanto il concetto del dolore di un uomo, ma il concetto del dolore che permea tutta una letteratura che porta dentro di sé le ferite delle emozioni.

Baudelaire diventa il punto di contatto, il punto di riferimento importante e significativo. Dentro questa forma dell’incantesimo del giovane incantatore dovremmo pensare a ricontestualizzare un poeta che, pur essendo vissuto in un’epoca ormai superata e superabile dal sentimentalismo e dal classicismo, porta in sé tutti i germi che hanno fatto della letteratura uno scavo interiore e parcellizzato nel Decadentismo. Con Baudelaire siamo in una prima fase del Decadentismo in cui si racchiudono i lineamenti da una parte pirandelliani e, dall’altra parte, leopardiani. Invito al viaggio! La lettura di Manlio Sgalambro e di Franco Battiato è uno scavare baudeleriano perfetto nella metafora del viaggio viaggiare:

“Ti invito al viaggio
in quel paese che ti somiglia tanto.
I soli languidi dei suoi cieli annebbiati
hanno per il mio spirito l’incanto
dei tuoi occhi quando brillano offuscati.
Laggiù tutto è ordine e bellezza,

calma e voluttà.
Il mondo s’addormenta in una calda luce
di giacinto e d’oro.
Dormono pigramente i vascelli vagabondi
arrivati da ogni confine
per soddisfare i tuoi desideri.
Le matin j’écoutais
les sons du jardin
la langage des parfums
des fleurs”.

Epoche diverse, contestualizzazioni diverse, geografie diverse, ma è presente tutto un sistema letterario che diventa un sistema esistenziale. Baudelaire è l’interprete degli intrecci tragici e mitici che percorrono il viaggio come esistenza e decadenza. Baudelaire: “Là non c’è nulla che non sia beltà, ordine e lusso, calma e voluttà”. Un poeta che inventa la liricità e la disperante malinconia che attraverserà l’inquieto nostro vivere. Il viaggio e il tempo sono dentro Baudelaire. Dopo Baudelaire la letteratura non sarà più la stessa.




Simona Cardinali (Lega): “Al via un progetto di mediazione familiare gratuita nei consultori di Teramo e Giulianova”

Simona Cardinali (Lega)

La Giunta regionale approva il finanziamento di un progetto pilota nato per supportare le difficoltà familiari in collaborazione con la Asl di Teramo

Coppie in crisi che desiderano comunicare costruttivamente tra loro, e coi propri figli; figli che hanno l’esigenza ed il diritto di poter contare su due genitori che pur separati coordineranno le loro funzioni educative. Sono esigenze che verranno affidate a un servizio di mediazione familiare totalmente gratuito che verrà fornito nei consultori di Teramo e Giulianova su impulso del consigliere regionale della Lega Simona Cardinali che ha coinvolto la Asl di Teramo in un progetto pilota che ha l’ambizione di espandersi su tutto il territorio provinciale. Il progetto in via sperimentale avrà la durata di un anno e si distribuirà in entrambi i consultori su tre pomeriggi a settimana dove una commissione composta da psicologi, assistenti sociali, e mediatori familiari supporteranno le donne, e in genere le famiglie nella riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito di una separazione o laddove ci sono gravi problematiche che portano ad una richiesta di aiuto.
Il tutto in maniera assolutamente gratuita e con la garanzia di un supporto psicologico indispensabile.
“Il progetto e il suo finanziamento sono stati approvati in Giunta grazie all’assessore al Sociale Pietro Quaresimale che ringrazio per aver intuito come questo fosse un servizio importantissimo per arginare il logoramento sociale che si sta acuendo con l’emergenza Covid. In qualità di componente della V Commissione (Salute, Sicurezza sociale e Lavoro) – dichiara il consigliere Simona Cardinali – ho voluto raccogliere il grido d’allarme che proviene dal mondo delle famiglie, degli psicologi, e dei servizi territoriali familiari circa l’impoverimento sociale ed economico che si sta verificando nelle famiglie in conseguenza del Covid. Del resto il sociale non può e non deve essere un tema appannaggio di questo o quel partito ma è un tema umano, caro a tutti ,anche alla Lega che, se da un lato si fa portavoce del mondo economico e delle sue istanze, dall’altro non lascia indietro le famiglie e le fragilità crescenti”.
“Rammento come – prosegue Simona Cardinali – dall’inizio della pandemia l’Unità semplice a valenza dipartimentale di Neuropsichiatria Infantile dell’ospedale di Teramo ha osservato un aumento di circa il 15% delle richieste di aiuto da parte delle famiglie di bambini ed adolescenti in stato di difficoltà della provincia per disturbi e disagi definiti “Coronavirus della mente”. Per affrontare questa ulteriore emergenza la Neuropsichiatria infantile del Dipartimento di Salute Mentale della Asl teramano ha attivato nei locali di contrada Casalena, a Teramo, la possibilità di usufruire di consultazioni psicologiche ed attività riabilitative in favore di bambini e adolescenti esposti al cambiamento radicale di vita conseguente all’attuale pandemia”.
“Noi, come gruppo della Lega, abbiamo voluto offrire un servizio aggiuntivo nei consultori anche per arginare gli effetti di quella contrazione dei servizi sanitari ordinari che non riescono a curare l’emersione di nuove dinamiche di sofferenza. La mediazione familiare è un percorso fondamentale rivolto alla riorganizzazione delle relazioni familiari in vista o in seguito a crisi coniugali o situazioni che sconvolgono gli assetti familiari tradizionali. Noi abbiamo voluto che questo servizio fosse messo a disposizione nei consultori, lì dove le donne si recano e si affidano per le cure più intime, personali e che devono rappresentare il primo punto di ascolto dove una persona può sentirsi accolta nella richiesta di aiuto. Questo è un primo passo – conclude Cardinali – ma è evidente che insieme all’assessore Pietro Quaresimale e al supporto dell’intera Giunta regionale se il progetto pilota avrà buoni risultati, contiamo di strutturarlo sull’intera rete consultoriale della Regione attraverso un vero e proprio progetto di legge regionale.
Modalità di erogazione del servizio, professionalità coinvolte, e numeri utili verranno forniti non appena con la Asl di Teramo svilupperemo le fasi operative del progetto approvato in Giunta regionale.




Giornata Mondiale Autismo. Appello IdO: “nel neurosviluppo i bambini presentano un funzionamento atipico che non significa necessariamente inferiore ma diverso”

Oggi, in occasione della Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, l’Istituto di Ortofonologia (IdO) lancia un messaggio forte per garantire i diritti dei minori nel campo della neurodiversità e nel rispetto dell’evoluzione di ciascuno: “In questo disturbo del neurosviluppo i bambini presentano un funzionamento atipico che non significa necessariamente inferiore, ma diverso da quel trend evolutivo che noi consideriamo normale”. A dirlo è Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie IdO, che aggiunge: “Siamo noi, come operatori dotati di sviluppo normotipico e capacità di adattamento, a doverci adattare al funzionamento del bambino comprendendolo, per poi aiutarlo ad entrare nel mondo convenzionale della comunicazione e ad aderire al contesto sociale. Voler forzare, con quegli strumenti presunti della normalità- sottolinea la psicoterapeuta- il bambino dentro un binario diverso dello sviluppo può rappresentare un danno, perché violenta il suo trend evolutivo”.
GLI OPERATORI NON SI LIMITINO A VEDERE I SEGNI COME MANIFESTAZIONI PATOLOGICHE
“Oggi sappiamo quali sono i segni che caratterizzano i disturbi dello spettro autistico (Dsa)- continua Di Renzo- si tratta di vedere le manifestazioni non solo nel loro senso patologico, ma anche come possibilità difensiva e risorsa. Ormai tanti autistici in età adulta ci hanno potuto testimoniare nelle loro biografie come vedono il mondo e come si sentono- racconta la psicoterapeuta- e ciò ci aiuta a capire che siamo noi a dover entrare in quel mondo per cercare di avvicinarlo al nostro. A noi operatori compete il dover far capire culturalmente quanto questi ragazzi possano essere delle importanti risorse“. Una volta fatta la diagnosi e avviato il percorso riabilitativo, bisogna sostenere le famiglie. “Si vedono troppo spesso situazioni in cui le famiglie si sentono disorientate e abbandonate, soprattutto quando il figlio, crescendo, esce dai canali riabilitativi”, prosegue Teresa Mazzone, presidente del Sindacato italiano specialisti pediatri (Sispe). Il ruolo del pediatra nell’ambito dei Dsa è importante per individuare il “più precocemente possibile ogni minimo sospetto e, nel caso, inviare il bambino allo specialista competente”.
LE BANDIERINE ROSSE PER IL PEDIATRA
“I pediatri devono fare attenzione se a 6 mesi il bambino non sorride; se entro i 9 mesi non mostra emozioni o espressioni facciali particolari; se entro i 12 mesi non indica o mostra, o non si gira se chiamato per nome; se entro i 14 mesi- precisa Mazzone- non indica gli oggetti distanti; o, ancora, se entro i 16 mesi non pronuncia delle paroline. Piccoli indicatori che si possono approfondire nel proprio ambulatorio- consiglia la pediatra- e che ci sollecitano a rivalutare quel bambino nel breve e medio termine, perché una diagnosi precoce e un intervento riabilitativo precoce hanno un’importanza enorme nella prognosi del bambino e della sua famiglia”.
CERCARE SEGNALI DI RISCHIO È LOTTA IMPORTANTE CONTRO IL TEMPO NEI BAMBINI A RISCHIO
“Nei primi 3 anni di vita succedono le cose più straordinarie- avvisa la psicoterapeuta dell’età evolutiva- ed è importante ribadire che non cerchiamo di anticipare la diagnosi, ma cerchiamo i fattori di rischio“. Un impegno che apre un nuovo interrogativo: “Abbiamo strumenti idonei ad affrontare la terapia con i bambini di 16-18 mesi? È ovvio che per approcciare a un piccolo di 16 mesi dovrò avere strumenti che non siano quelli che utilizzo nella riabilitazione, ma che permettano sia di avvicinarsi alla dimensione corporea dei bambini che di sostenere le mamme nel trovare le sintonizzazionì. Ogni bambino fa ‘il sintomo che può in base alla sua età- sottolinea la responsabile dell’IdO- per cui e’ la terapia a doversi adattare al bambino, non è il bambino che si adatta alla terapia. La terapia deve andare nei tempi e nei luoghi in cui il bambino abita con le sue manifestazioni e deve essere congrua. Nei primi due anni di vita centrale è il linguaggio affettivo, gestuale e corporeo– precisa- e tutti i predittori di rischio fanno riferimento a questo. Da qui parte il lavoro che stiamo conducendo con i pediatri”.
IL RUOLO DEL PEDIATRA NELL’INDIVIDUAZIONE PRECOCE DEL RISCHIO
Mediamente ogni pediatra ha in carico circa 800 bambini, con una fascia di età che è compresa tra pochi giorni di vita e i 14 anni. “Io al momento seguo circa 20 bambini con queste problematiche e ricordo bene gli ultimi tre che ho inviato a valutazione tra la fine dell’anno scorso e l’inizio di questo- fa sapere Mazzone- sono tutti tra i 18 e i 24 mesi. Noi pediatri ci ricordiamo che quello che cerchiamo non sono comportamenti patologici, ma uno scostamento da ciò che succede normalmente. Quindi- spiega Mazzone- attraverso le domande rivolte ai genitori, le schede di valutazione del neurosviluppo somministrate a ogni bilancio di salute del bambino, i testi di screening per la sordità e la miopia, possiamo in modo decontestualizzato capire come il bambino reagisce e cercare poi altri predittori. Possiamo insegnare ai genitori cosa guardare nel figlio e come relazionarsi con lui, come trattarlo, come parlargli, come stimolarlo e comprendere i suoi stati d’animo. Possiamo dare una serie di indicazioni di comportamento che, unite alla diretta valutazione del pediatra, possono far scattare dei campanelli d’allarme e inviare quindi il bambino a una valutazione tempestiva. Non è importante fare una diagnosi- ripete la pediatra- ma se c’è un fattore di rischio occorre intervenire con un percorso riabilitativo per garantire al bambino la migliore qualità di vita possibile”. Quanto alle famiglie, purtroppo, la presidente Sispe accende i riflettori soprattutto sulla difficile “transizione tra i vari cicli scolastici e sul passaggio dal pediatra al medico di famiglia. Un passaggio che spesso crea qualche piccola difficoltà. Nel mio caso- ammette la pediatra- sono avvantaggiata perché i pazienti che seguo possono passare al medico di famiglia che lavora insieme a me e ciò facilita la transizione. A livello nazionale, però, possono sorgere difficoltà a causa di una scarsa comunicazione, partecipazione e sostegno”.
IDO E PEDIATRI, SINERGIA IMPORTANTE IN AIUTO DI BAMBINI E FAMIGLIE
“Quando incontriamo dei genitori consigliati, con sensibilità, dal pediatra- precisa Di Renzo- metà del lavoro è già stato svolto. È doveroso aiutare i genitori perché loro hanno un compito più difficile di quello che spetta ai genitori normotipici- continua la responsabile del Servizio terapie IdO- e devono essere aiutati ad essere dei genitori che si sentano efficaci. Non devono fare i terapeuti altrimenti snaturano il loro ruolo. Se i genitori vengono sostenuti veramente con percorsi individuali o di gruppo, insieme ai bambini e condividendo socialmente le difficoltà, si crea una svolta- ammette la psicoterapeuta- diventando le uniche, vere, importanti risorse del bambino. Prima, però, bisogna aiutare le mamme e i papà a sintonizzarsi, sostenendoli”.
IL PUNTO AL CONVEGNO NAZIONALE IDO DAL 15 AL 18 APRILE
Tutte queste tematiche saranno al centro del convegno dell’IdO in programma dal 15 al 18 aprile in diretta streaming sul sito ortofonologia.it per festeggiare i suoi 50 anni di attività e passare ‘Dall’esperienza alle proposte’. “L’ottica con cui, da sempre, guardiamo al bambino è quella della globalità e della complessità- afferma Di Renzo- in cui ogni manifestazione viene inserita non solo nella conoscenza dello sviluppo, ma anche nella tipicità di ogni percorso. Questo non riguarda unicamente il disturbo dello spettro autistico ma l’evoluzione dei bambini in assoluto, perché seppur abbiamo degli standard di normalità, sappiamo che esistono percorsi e modi diversi di essere normali. E se non abbiamo questa apertura- ricorda la psicoterapeuta- rischiamo di patologizzare bambini che mostrano segnali a volte originali. Nel nostro convegno, avendo invitato persone importanti a livello internazionale, vogliamo partire dalle manifestazioni dei primi anni di vita fino ad arrivare all’adolescenza. Vogliamo parlare di disturbi neuroevolutivi, di disagi legati alla plusdotazione e di talenti in ambito artistico che esistono tanto nella popolazione normotipica che in quella atipica”. L’appello è di ‘raggiungere il bambino nei suoi ‘luoghi’, ma abitando la su esperienza e la sua modalità per aiutarlo ad evolvere attraverso i nostri strumenti di conoscenza. Questo dal minimo disagio fino alla forma patologica più grave”. L’iscrizione al convegno IdO è gratuita perché “vogliamo rendere visibile e trasparente il lavoro che ci impegniamo a fare ogni giorno con i bambini”. Per avere tutte le informazioni e gli approfondimenti basta consultare il sito IdO nella sezione dedicata al convegno: http://www.ortofonologia.it/50-anni-ido/ Infine, è possibile scrivere a iscrizioneconvegno@ortofonologia.it.



Note di lettura Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e “ospedale da campo”, di Massimo Borghesi

di Nicola F. Pomponio

Questo nuovo volume Francesco. La Chiesa tra ideologia teocon e “ospedale da campo” (Jaca Book) di
Massimo Borghesi, ordinario di filosofia morale all’Università di Perugia, è un ulteriore approfondimento
del pensiero di Papa Francesco, rispetto al precedente testo dello stesso autore dal titolo “Jorge Mario
Bergoglio. Una biografia intellettuale. Il libro che si presenta è suddiviso in due parti. La prima ricostruisce
la nascita, lo sviluppo e l’affermarsi della ideologia neocon, o teocon, americana che giunge a diventare
egemone nel mondo cattolico a stelle e strisce, la seconda è un’analisi dettagliata di tre importanti
documenti papali – le encicliche “Evangelii gaudium”, “Laudato si’” e “Fratelli tutti” -, che si pongono in
rapporto con il pensiero di Bergoglio precedente alla sua ascesa al soglio papale, con la prospettiva
missionaria ed evangelizzatrice di Papa Francesco e in antitesi con le elaborazioni americane descritte nella
prima parte del testo. Risultano così approfondite da un punto di vista negativo (la critica ai teocon) e da
un punto di vista positivo (l’analisi dei documenti papali e l’aspetto missionario della fede) le coordinate di
pensiero di Bergoglio: è un’interessantissima descrizione del nostro più recente passato (si parla di USA ma
l’occhio è anche rivolto all’Italia) e delle linee guida dell’attuale pontificato.
Si è detto che la prima parte ricostruisce la parabola del pensiero neocon. L’autore, con perizia e
attenzione, analizza le riflessioni dei tre principali maîtres a penser di questa corrente: Novak, Weigel e
Neuhaus. Il neoconservatorismo inizia a manifestarsi a metà degli anni ’70, anche per le delusioni verso le
politiche democratiche, divenendo sempre più importante in ambito cattolico nei successivi decenni.
Caratterizzato da una forte accentuazione di un’etica brandita come arma contro chi non vi si riconosce, i
neocon danno il via a un’interpretazione del cattolicesimo di stampo fortemente identitario; è
l’impostazione delle cultural wars dove la dottrina sociale della Chiesa scompare e il vuoto è riempito da
una visione “cristianista” ovvero un Cristianesimo “autoreferenziale, occidentalista, eticista, politicizzato”
(pag.25).
I neocon mirano a monopolizzare la dottrina e la prassi sulle questioni etiche (in primis aborto ed
eutanasia) mentre in contemporanea tessono le lodi del liberismo più estremo senza tenere conto di ciò
che la Chiesa nel corso dei secoli ha detto al riguardo e anzi, interpretando a proprio uso e consumo la
“Centesimus annus” di Giovanni Paolo II (banalizzata come “rottura” verso la tradizione cattolica) mirano a
realizzare una totale comunanza di vedute, un vero e proprio matrimonio, tra Cattolicesimo e capitalismo
liberista, matrimonio che né papa Wojtyla né i suoi predecessori (a partire da Leone XIII) né i suoi
successori hanno mai benedetto. Borghesi ripercorre con attenzione le avventure di questa corrente di
pensiero in quanto rappresenta un’importante novità, non è certo casuale le definizione di neocon, che
poteva darsi solo negli USA perché negli States non si può rimpiangere un medioevo da cartolina, come
avvenne per la francese Action française; nel nuovo mondo il conservatorismo cattolico non può che portare
alla totale identificazione con la modernità e, nazionalisticamente, con i supposti interessi statunitensi. Non
a caso il momento di massima influenza dei neocon arriverà con le guerre in Irak; laddove i Papi si
schiereranno apertamente contro le guerre, essi spingeranno in direzione opposta contribuendo a
realizzare i disastri che oggi sono sotto gli occhi di tutti, dimostrando inoltre, nei fatti, un appiattimento
sulle scelte presidenziali repubblicane nonché l’uso puramente strumentale delle prese di posizioni papali
condivise solo se in linea con la propria visione liberista del mondo.
Ma se dopo l’attentato alle torri gemelle si rafforza l’ideologia neocon, molto più vicina alla concezione
dello scontro tra civiltà piuttosto che all’annunzio evangelico, l’egemonia di questa corrente sul
cattolicesimo americano negli ultimissimi anni inizia a mostrare la corda, anche a causa di alcuni aspetti
dell’Obamacare, davanti a un nuovo fenomeno che Borghesi chiama teopopulismo: è un mix, coltivato

vezzeggiato blandito da Trump, di intolleranza dichiarata e sbandierata (cosa che i neocon non hanno mai
affermato), di dualismo manicheo e di deliri pseudoapocalittici che hanno portato ad assaltare Capitol Hill
brandendo la Croce e la Stars and Stripes. “Il Suo [di Trump] avversario è anche il nostro: è il Nemico del
genere umano colui che è <omicida sin dal principio> (Gv. 8, 44)… L’alternativa [a Trump] è votare un
personaggio….che farà agli Stati Uniti ciò che Jorge Mario Bergoglio sta facendo alla Chiesa” (pag.17). Chi ha
scritto queste frasi non è il clownesco, sciamanico individuo dal capo di corna abbellito immortalato al
Campidoglio, bensì l’arcivescovo Carlo Maria Viganò: il teopopulismo giunge a compimento nel Papa
identificato col Diavolo!
A fronte della descrizione del percorso intellettuale dei neocon, Borghesi approfondisce il magistero papale
alla luce dei suoi principali documenti. Sono pagine che mostrano come Francesco sia profondamente
incardinato all’interno della tradizione cattolica e come gli aspetti più criticati del suo pontificato da questa
tradizione traggano linfa e vitalità. Ne deriva la visione di una Chiesa missionaria nel senso più profondo del
termine; missione non come forzata conversione ma come capacità di ascoltare ed essere vicini ai più
deboli del mondo, a quegli “scarti” su cui spesso si è soffermato Bergoglio. Laddove gli “scarti” ovvero chi è
messo ai margini, chi è rifiutato da un sistema economico basato sull’egoismo e regolato soltanto dalla
massimizzazione del profitto, non sono solo le popolazioni dei paesi sottosviluppati, ma anche i poveri delle
metropoli occidentali, le famiglie in difficoltà delle grandi, progredite, opulenti (ma non per tutti) città
dell’Occidente. Lo sguardo di Bergoglio si sofferma, come in tutta la migliore tradizione della Chiesa
Cattolica, su queste persone delineando quella “teologia della tenerezza” (pag. 237) che fa delle periferie il
luogo privilegiato dell’azione pastorale. Ma la “periferia” non assume solo i contorni di un concetto
sociologico o geografico o politico, bensì ingloba questi aspetti collegandoli alla sofferenza umana materiale
e spirituale ricordando così alla Chiesa di essere missionaria a Rio come a New York a Baghdad come a
Roma.
A fronte di una presunta “Realpolitik” teocon, di un Cristianesimo asservito a una politica di potenza (si
vedano le interessantissime pagine dedicate alle varianti italiane dei teocon come Ferrara, Pera,
Quagliariello, Galli della Loggia e i cosiddetti “atei devoti”), la visione di Francesco indica una via radicata in
una teologia che fa della vicinanza alla sofferenza umana, della kènosis, la sostanza del proprio agire. La
Chiesa è un “ospedale da campo” e, coerentemente, l’arcivescovo Bergoglio celebrava ogni anno all’aperto
in Plaza Constituciòn a Buenos Aires, la piazza dei “senzatetto, disoccupati, tossicodipendenti, migranti in
attesa di essere reclutati da un <caporale schiavista> e soprattutto prostitute… la messa dedicata alle
vittime di tratta e traffico di esseri umani” (pag. 221). Il Papa ha fatto suo, fin nelle più intime fibre,
l’insegnamento ignaziano: “Non coerceri a maximo contineri tamen a minimo divinum est” (non essere
costretto da ciò che è più grande, ma essere contenuto in ciò che è più piccolo, è divino).
Buona lettura, ne vale veramente la (gradevole) pena!




IN ABRUZZO OPERAZIONE SOLIDARIETA’ PASQUALE CON 400 PACCHI PER BISOGNOSI

CON PRESIDENTE MARSILIO E SINDACO MASCI AL VIA L’INIZIATIVA DI COLDIRETTI CAMPAGNA AMICA PER LE FAMIGLIE BISOGNOSE

CONSEGNA OGGI ANCHE A L’AQUILA E SULMONA, DOMANI A TERAMO E A CHIETI CON SINDACO FERRARA

 

Sono 400 i pacchi che, a partire da oggi, verranno consegnati in Abruzzo prima di domenica nell’ambito dell’operazione di solidarietà del sistema agroalimentare italiano per sostenere, in occasione delle festività di Pasqua, le famiglie in difficoltà per l’emergenza Covid, con prodotti alimentari di qualità del nostro Made in Italy. L’iniziativa è stata promossa a livello nazionale da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna Amica, con la partecipazione di rilevanti realtà economiche e sociali del Paese e con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e in Abruzzo è stata inaugurata questa mattina nel mercato di Campagna Amica di Pescara dal presidente di Coldiretti Abruzzo Silvano Di Primio alla presenza del Presidente della Giunta Regionale Marco Marsilio, del sindaco di Pescara Carlo Masci e del presidente dell’Associazione Agrimercato d’Abruzzo nonché delegato di Coldiretti Giovani Impresa Giuseppe Scorrano e del direttore regionale di Coldiretti Giulio Federici.

Decine le famiglie individuate dai servizi sociali del Comune che questa mattina si sono recate, rispettando ovviamente le disposizioni di prevenzione del contagio, nel mercato agricolo per ricevereun pacco di oltre 50 chili con prodotti 100% Made in Italy come pasta e riso, Parmigiano Reggiano e Grana Padano, biscotti, sughi, salsa di pomodoro, tonno sott’olio, dolci e colombe pasquali, stinchi, cotechini e prosciutti, carne, latte, panna da cucina, zucchero, olio extra vergine di oliva, legumi e formaggi fra caciotte e pecorino. In totale in Abruzzo verranno distribuiti ventimila chilogrammi (venti tonnellate) di cibo pari a 400 pacchi di generi alimentari tra freschi e trasformati.

“L’iniziativa vuole essere un segnale di speranza per tutti coloro che in questi mesi hanno pagato più di altri le conseguenze economiche e sociali dell’emergenza Covid – dice Silvano Di Primio Presidente di Coldiretti Abruzzo – ma anche evidenziare le eccellenze agroalimentari che hanno contribuito a fare grande il Made in Italy e rappresentano un risorsa determinante da cui ripartire. Coldiretti viene incontro ancora una volta alle esigenze dei più deboli dimostrando attenzione ai temi e ai problemi della società civile e ricordando le grandi potenzialità di un settore che va comunque tutelato e valorizzato. Questa – aggiunge Di Primio –  non è l’unica iniziativa che Coldiretti ha realizzato negli ultimi mesi. Si pensi, solo per citarne una, all’attività di spesa sospesa che abbiamo portato avanti negli ultimi mesi nei mercati di Campagna amica con riscontri importanti”.

Coldiretti Abruzzo ricorda che a livello nazionale, nel 2020 sono stati oltre 5,5 milioni i chili di prodotti tipici Made in Italy, a chilometro zero e di altissima qualità, distribuiti dagli agricoltori di Campagna Amica per garantire un pasto di qualità ai più bisognosi attraverso le attività di “Spesa sospesa” nei mercati di Campagna Amica (in Abruzzo ci sono tre mercati coperti a marchio a Chieti, Pescara e Teramo) e dal contributo determinante del management dei Consorzi Agrari D’Italia (Cai) e della Coldiretti che ha deciso di rinunciare a propri compensi straordinari. L’obiettivo è far sì che queste esperienze diventino un impegno strutturale che aggiunge valore etico alla spesa quotidiana degli italiani.

L’iniziativa di Pasqua è stata resa possibile dalla partecipazione di: Conad, Bonifiche Ferraresi, Philip Morris, Eni, Snam, Intesa San Paolo, Generali, De Cecco, Cattolica Assicurazioni Grana Padano, Barilla, Enel, Confapi, Fondazione Tim, Inalca, De Rica, Pomì, Casillo Group, Mutti, Monte dei Paschi di Siena, Granarolo, Coprob, Virgilio, Parmigiano Reggiano, Casa Modena, Ismea, Fondazione Osservatorio Agromafie, Crea.

Al via oggi la consegna dei pacchi anche per la provincia dell’Aquila: questa mattina a Sulmona nell’ufficio Coldiretti con il vicesindaco Marina Bianco e il vicepresidente della federazione provinciale Fabio Cianfaglione e oggi pomeriggio alle 14.30 ad Avezzano nella federazione provinciale Coldiretti con il presidente di Coldiretti L’Aquila Angelo Giommo e il sindaco Giovanni Di Pangrazio.

Domani partiranno anche le province di Teramo e Chieti. A Teramo la consegna dei pacchi si svolgerà al mercato di Campagna Amica di Teramo in via Roma alla presenza dell’assessore alle politiche sociali Ilaria De Sanctis e la presidente di Coldiretti Teramo Emanuela Ripani.

A Chieti l’operazione solidarietà prenderà avvio dal mercato di Campagna Amica di Via Arniense con il suggello del sindaco Diego Ferrara alle 9.15 alla presenza del presidente dell’Associazione Agrimercato d’Abruzzo Giuseppe Scorrano e del direttore di Coldiretti Chieti Luca Canala.

 




Festival della Piana del Cavaliere, la V edizione sbarca ad Orvieto

La kermesse musicale avrà luogo dal 1 al 12 settembre
e si ispirerà al tema delle Coincidenze

Festival della Piana del Cavaliere

La V edizione del Festival della Piana del Cavaliere approda ad Orvieto, brillante esempio di arte e cultura umbra, con un programma ricco di eventi che si svolgeranno dal 1 al 12 settembre 2021 nei luoghi rappresentativi della città, la quale vanta uno dei patrimoni più ricchi d’Italia.

La convenzione siglata con il Comune di Orvieto permetterà di realizzare gli spettacoli sia tra gli scorci più suggestivi della città, sia in luoghi di grande richiamo come la Piazza del Duomo e il Teatro Mancinelli. Inoltre, continueranno ad essere coinvolti i piccoli borghi che hanno segnato le edizioni passate del Festival, come Pereto in Abruzzo e Configni nel Lazio, a cui il comitato organizzativo ha sempre tenuto particolarmente, in virtù del forte impegno riservato al recupero dei piccoli borghi e dei territori limitrofi, che hanno la necessità di un coinvolgimento culturale che diviene, di conseguenza, anche spinta economica e sociale.

Siamo fiduciosi che i prossimi mesi segneranno una ripartenza per lo spettacolo dal vivo, messo a dura prova in questo ultimo anno, e che questa V edizione del Festival possa svolgersi senza gli impedimenti derivanti dall’emergenza sanitaria.
Come avvenuto per la scorsa edizione, continuare a credere nel progetto del Festival significa continuare a credere nella cultura e nei giovani che sono la reale potenzialità del nostro Paese.
Questa convinzione è il sostrato per un programma vario e di qualità ideato dalla direttrice artistica Anna Leonardi e da cui continua a muoversi con ferma convinzione il sostegno del nostro sponsor Aisico S.r.l. per volontà del suo amministratore delegato, l’ Ing. Stefano Calamani.

La tematica di questa V edizione del Festival verterà sul tema delle coincidenze, in concomitanza con due importanti anniversari della letteratura italiana celebrati proprio quest’anno: il settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri avvenuta a Ravenna, suo luogo d’esilio, la notte tra il 13 e il 14 settembre 1321 e il centesimo anniversario della nascita di Leonardo Sciascia (1921-2021), uno dei maggiori intellettuali del secondo dopoguerra. Queste due ricorrenze daranno vita ad un progetto inedito che debutterà durante la programmazione del Festival e di cui diamo accenno attraverso le parole di Anna Leonardi:

“In un tessuto sociale e culturale, vivere e stare insieme agli altri non si sviluppa in un’unica direzione, ma si fonda su mille opportunità diverse, sperate, ricercate o casuali.
Ciò che è opposto e contrastante può voler ricercare l’altro e trovare delle vicinanze, dei punti di contatto. È irrefrenabile la casualità che ci porta a far coincidere le nostre esperienze e le nostre visioni del mondo anche con chi pensavamo ci fosse irrimediabilmente lontano.
Anche i confini del tempo vengono superati da queste coincidenze; secoli di distanza si ritrovano nello stesso giorno, letterature lontane diventano cultura presente.
È la coincidenza della coincidenza che ci stupisce. Il caso della sovrapposizione e le sovrapposizioni del caso”.




Alessandro Forlini: nota in merito alla mia adesione in Fratelli d’Italia

Forlini

“ Il percorso politico che ha avuto  come ultimo capitolo la mia adesione a Fratelli D’Italia, insieme ad un gruppo di amici, è il proseguimento di  un cammino iniziato molti anni fa.

Sono sempre stato una persona trasparente e coerente con i miei principi ed ideali.

Negli ultimi anni non ho avuto tessere di partito ma la mia casa è sempre stata il centrodestra.

Due le cose che hanno orientato la scelta verso Fratelli d’Italia: il fatto che a livello nazionale Giorgia Meloni sia attualmente l’unica all’opposizione, rimanendo coerente con le proprie idee senza inciuci col PD e Cinque stelle e secondo come già sottolineato, per continuare un percorso amministrativo con un gruppo di amici, iniziato proprio a S.Egidio.

Come la Meloni, in consiglio comunale io resto all’opposizione, fedele al mandato affidatomi dai miei elettori, insieme a tutti gli eletti della nostra lista.

L’anomalia, se anomalia ci deve essere, è di chi pur essendo in un partito che non scende a compromessi si ritrova in maggioranza in una giunta di centro sinistra.

Un problema politico, che rappresenta un unicum in Abruzzo e penso in tutta Italia. Una singolarità che avevo evidenziato, considerato anche che la candidatura di Sirio Talvacchia a sindaco era l’espressione di tutto il centrodestra compreso Fratelli D’Italia.

Io sono più che mai orgoglioso di essere all’opposizione, dove dovrebbe stare anche chi ha aderito ad un partito che non ha mai governato e mai governerà col centrosinistra.

Io sono capogruppo, in consiglio comunale, del gruppo di opposizione “Centrodestra per S.Egidio”, cercando di rappresentare nel miglior modo possibile gli ideali del centrodestra santegidiese senza fare sconti politici a nessuno”.

Alessandro Forlini




l’IIS Delfico- Montauti: il numero speciale del Giornalino dell’istituto su Dante.

In occasione del Settecentesimo anniversario della morte del Poeta, l’IIS Delfico- Montauti di Teramo ha il
piacere di comunicare che sul sito istituzionale della scuola (www.iisdelficomontauti.edu.it) è possibile
prendere visione delle iniziative realizzate dagli studenti del Liceo Classico e del Liceo Musicale Melchiorre
Delfico e del Liceo Artistico Montauti.
Cliccando al link https://sites.google.com/iisdelficomontauti.edu.it/giornalinocaffe/libreria-a-s20202021/speciale-dante?authuser=0 è possibile immergersi direttamente nel mondo di Dante riletto dai
nostri studenti e docenti.
Il numero speciale del Giornalino di Istituto presenta il lavoro di ricerca secondo una pluralità di linguaggi e
testimonia la vicinanza delle giovani generazioni al sommo Poeta.