Eventi di Pace

ENOTRIA, Sapori e Saperi lucani presenta:

Arcobaleno di Pace: dal passato al presente per la Costituzione, i Diritti Umani, il Disarmo

http://www.peacelink.it/pace/a/40861.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

ENOTRIA, Sapori e Saperi lucani presenta l’incontro pubblico: Arcobaleno di Pace – dal passato al presente, per la Costituzione, i Diritti Umani, il Disarmo

Sabato 15 Novembre 2014 ore 17.00

ARCOBALENO DI PACE

da ENOTRIA, Sapori e Saperi lucani

dal passato al presente per la Costituzione, i Diritti Umani, il Disarmo

ne parliamo con:

Fabrizio Cracolici    Presidente ANPI sezione di Nova Milanese, Progetto “Per Non Dimenticare”

Alfonso Navarra       L.O.C. , Energia Felice-   ARCI, Milano

Laura Tussi              Associazione PeaceLink, Telematica per la Pace, con sede a Taranto

 

presenteranno i libri:

IL DIALOGO PER LA PACE. Pedagogia della Resistenza, contro ogni razzismo, MIMESIS 2014

ESIGETE! Un disarmo nucleare totale, EDIESSE 2014

A seguire degustazione di prodotti tipici lucani!

presso ,  ENOTRIA, Sapori e saperi lucani,

Via Cesare Tallone,1 angolo Via Canaletto (zona Città Studi) – MILANO: ampio parcheggio libero e gratuito.

Note:

su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/appuntamenti/indice_1414771625.htm

********************************************

 

 

In videoconferenza da Milano con Pineto (Teramo):

La PACE deve essere ben più dell’assenza di guerra

Eventi di Pace

http://www.peacelink.it/pace/a/40902.html

 

Eventi di Pace a Pineto (Teramo)

Dal 12 al 16 Novembre 2014 a Pineto (Teramo) Comune operatore di PACE.

DIRITTO di ESISTERE

16 Novembre 2014 – ore 16.00

TEATRO POLIFUNZIONALE

Convegno di chiusura, con Musica, Letture e Dibattito.

In VIDEOCONFERENZA da Milano:

Fabrizio Cracolici– Presidente ANPI sezione di Nova Milanese

Laura Tussi– PeaceLink

con la Testimonianza diretta del Partigiano e Deportato Emilio Bacio Capuzzo

Note:

su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/appuntamenti/indice_1414772109.htm

 

 

 




Circolo Culturale IL FARINA – Il Dialogo per la Pace

Circolo Culturale IL FARINA – Presentazione del Libro di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici “Il Dialogo per la Pace. Pedagogia della Resistenza, contro ogni razzismo” MIMESIS Edizioni, 2014.
Ne parliamo con il Partigiano e Deportato Emilio Bacio Capuzzo e con gli Autori.
Sabato 18 Ottobre 2014

http://www.peacelink.it/pace/a/40809.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

Circolo Culturale IL FARINA – Presentazione del Libro di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici “Il Dialogo per la Pace. Pedagogia della Resistenza, contro ogni razzismo” MIMESIS Edizioni, 2014. Ne parliamo con il Partigiano e Deportato Emilio Bacio Capuzzo e con gli Autori. Sabato 18 Ottobre 2014

 

Note:

su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/appuntamenti/indice_1413105677.htm

su PRESSENZA – International Press Agency:
http://www.pressenza.com/it/2014/10/dialogo-per-pace-cassano-valcuvia/

sul sito A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) – Provincia Monza e Brianza:
http://www.anpimonzabrianza.it/home.html

Vedi anche

Pace

“Per Non Dimenticare” – Testimonianza del Partigiano e Deportato Emilio Bacio Capuzzo

10 ottobre 2014 –

 

Pace

Presentazione dei libri di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici

Con la speciale presenza del Partigiano Emilio Bacio Capuzzo e con
Tiziana Pesce, figlia del Comandante Partigiano Giovanni Pesce e Alfonso Navarra, ecopacifista, obiettore di coscienza alle spese militari e nucleari

25 ottobre 2013 –

 




“PER NON DIMENTICARE” – L’attualità della difesa della Costituzione- Incontro pubblico a PERO (MILANO)

In Occasione 70° Anniversario Liberazione e Resistenza

L’attualità della difesa della Costituzione: Dall’antifascismo al nostro presente. Partigiani ieri, oggi e domani: Dalla Resistenza al G8 di Genova alla tutela della Democrazia.

http://www.peacelink.it/pace/a/40739.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

“PER NON DIMENTICARE” – PERO (MILANO)

I Circoli  di

           Rifondazione Comunista  &  Sinistra Ecologia Libertà di Pero – Milano                            


Organizzano Incontro pubblico

 Giovedì 16 ottobre 2014  ore 21,00

c/o Centro Polifunzionale GREPPI –

via Greppi, 12 – Pero (MILANO) – vicino alla Metropolitana M1

Tema :

“PER NON DIMENTICARE”

L’attualità della difesa della Costituzione:

Dall’antifascismo  al nostro  presente.

 

Partigiani ieri, oggi e domani:

Dalla Resistenza al G8 di Genova alla tutela della Democrazia.

 

Interverranno : 

 

 

Vittorio AGNOLETTO             Medico, Insegnante, Politico

Laura TUSSI                                 Scrittrice, giornalista – PeaceLink

Fabrizio CRACOLICI                     Presidente ANPI Nova Milanese        

Primo MINELLI                                      Segreteria ANPI Milano

Fabrizio BERZI           Presidente Associazione Combattenti e Reduci di Pero

 

 

Con la presenza di

Emilio Bacio CAPUZZO, Partigiano e Deportato

 

Conduce 

 

Gabriele   Volpi

 

In collaborazione con le Sezioni A.N.P.I. di

Milano, Rho, Cornaredo, Settimo Milanese, Nova Milanese e Lainate

Note:

su PRESSENZA – International Press Agency:
http://www.pressenza.com/it/2014/10/per-non-dimenticare-lattualita-difesa-costituzione/?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+pressenza%2FcBtX+%28Notizie+di+Pressenza+IPA+in+italiano%29

Laura Tussi




OPEN DAY della NONVIOLENZA – Spazio Foppette, Milano

http://www.peacelink.it/pace/a/40720.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

OPEN DAY della NONVIOLENZA – Spazio Foppette, Milano

·         MONDO SENZA GUERRE E SENZA VIOLENZA

·         ARCOBALENI IN MARCIA

·         CONVERGENZA DELLE CULTURE

presentano:

un momento conviviale dove, attraverso una mostra, 2 incontri, una merenda e un aperitivo, si andrà a conoscere e approfondire la nonviolenza come metodologia di azione per la rivendicazione dei diritti e come forma di lotta per la libertà.
ore 16.00 – Benvenuto con merenda
ore 17.00 – Qom, terra e libertà: Video, infografiche, foto e musica di un popolo dimenticato.

Organizza Convergenza delle Culture
ore 18.00 – Esperienza partigiana e nonviolenza: presentazione del progetto “Per Non Dimenticare” da parte di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici dell’ ANPI di Nova Milanese e PeaceLink; interverrà Massimo Aliprandini (Lega Obiettori di Coscienza) sul nuovo libro di Stéphane Hessel, “ESIGETE! Un disarmo nucleare totale”

Organizza Mondo senza guerra e senza violenza
ore 19.30 – Aperipace: l’aperitivo della pace e della nonviolenza
ore 20.30 – Da Stonewall ad oggi: la nonviolenza nelle battaglie per i diritti lgbt. Spiegazione del movimento lgbt, nelle forme nonviolente di rivendicazione dei diritti; presentazione dei libretti UNAR sul bullismo omofobico.

Organizza Arcobaleni in marcia




E’ stato lanciato l’appello collettivo “Esigiamo il disarmo nucleare totale”

10 settembre 2014 – Associazione PeaceLink

 

http://www.peacelink.it/pace/a/40614.html

 

Esigiamo il disarmo nucleare totale – Appello

E’ stato lanciato l’appello collettivo “Esigiamo il disarmo nucleare totale”

A cura di

Alessandro Marescotti- Presidente PeaceLink

Laura Tussi- PeaceLink

 

Nell’appello si legge:

 

“Noi, sottoscritti, avendo preso atto delle conclusioni della conferenza di Nayarit (Messico), in previsione del nuovo appuntamento lungo lo stesso percorso “umanitario” previsto in Austria per l’8 e il 9 dicembre 2014, lanciamo al governo italiano un appello per la prosecuzione coerente dell’impegno e della lotta per la messa al bando delle armi nucleari. Appello questo che raggiunge e sostiene quello internazionale della più vasta campagna ICAN (International Campaign to Abolish Nuclear Weapons)”.

 

L’appello lo si può sottoscrivere andando all’indirizzo Internet http://www.petizioni24.com/esigiamo ed è promosso da vari enti ed associazioni, nonché da personalità impegnate da molti anni sul terreno della denuclearizzazione.

 

A chi ritiene remota la possibilità di una guerra nucleare, l’appello fa presente che esiste la possibilità anche di un errore dei software militari:

 

“L’olocausto nucleare definitivo potrebbe essere scatenato da calcoli politici folli, ma persino per errore o per caso, sapendo che circa 2000 di queste bombe sono in stato permanente di massima allerta, montate su dei missili pronti a essere lanciati nel giro di 15 minuti, e tenuto anche conto dei fallibili software di comando, controllo e comunicazione”.

 

L’appello si collega alla pubblicazione e alla diffusione del libro “Esigete! Un disarmo nucleare totale”, di Stéphane Hessel e Albert Jacquard, due grandi personalità pacifiste scomparse da poco.

 

Il libro di Hessel e Jacquard è l’occasione per rilanciare anche in Italia l’iniziativa antinucleare che ha come focus la Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari. L’appuntamento fondamentale di tale Campagna è Vienna (dicembre 2014); e come percorsi di supporto, altre importanti campagne ad essa collegate: Mediterraneo e Medio Oriente denuclearizzati, No alle atomiche USA in Italia, attuazione del referendum vinto nel 2011.

 

Ormai giunti al terzo anniversario della catastrofe di Fukushima, piuttosto che prevenire e trarre insegnamento dagli eventi, nel nostro Paese si ammodernano le B61, bombe atomiche statunitensi, nelle basi USA di Ghedi e Aviano e si acquistano e perfezionano gli F35, aerei militari atti al trasporto delle bombe nucleari.

 

Collegandosi al pamphlet di Stéphane Hessel e Albert Jacquard dal titolo emblematico “Esigete! un disarmo nucleare totale”, che costituisce un manifesto mondiale per il disarmo nucleare, l’appello online vuole sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica all’abolizione del nucleare militare per cercare e praticare democrazia e pace e per difendere l’ecosistema e gli spazi che tutti noi abbiamo l’obbligo di difendere e proteggere e non di distruggere.

 

La nostra speranza è che l’ attivismo e l’impegno per il disarmo nucleare totale e per la denuclearizzazione siano al primo posto negli ideali dei giovani, affinché la guerra esca per sempre dalla Storia. La presenza dello smisurato arsenale nucleare nel mondo è certamente il più grave pericolo per la sopravvivenza dell’umanità, perché arma di annientamento e sterminio, creata dall’uomo stesso: la sua eliminazione è dunque il compito prioritario, è una lotta civile umanistica ancora prima che umanitaria, perché implica l’alto ideale della tutela della specie umana, del pianeta e dell’ecosistema in cui viviamo e soprattutto del futuro dell’umanità.

 

 




Mostra: ABBASSO la GUERRA. Persone e Movimenti per la Pace dall’800 ad oggi

“Ai camminatori della Pace”

ABBASSO la GUERRA. Persone e Movimenti per la Pace dall’800 ad oggi

Catalogo della Mostra a cura di Francesco Pugliese. Edizione: Grafiche Futura- Helios, 2013

http://www.peacelink.it/pace/a/40370.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

ABBASSO la GUERRA

Persone e Movimenti per la Pace dall’800 ad oggi

Catalogo della Mostra a cura di Francesco Pugliese

Recensione di Laura Tussi

Edizione: Grafiche Futura- Helios, 2013

 

“Ai camminatori della Pace”

 

L’impegno per la Pace dell’Autore Francesco Pugliese viene raccolto, elaborato e tramandato in questo catalogo, da cui è tratta una mostra documentaristica itinerante che viene esposta ovunque si presenti la volontà di offrire un contributo culturale e di pensiero al recupero della memoria storica dell’attivismo dei costruttori di pace contro l’orrore delle guerre. Occorre sottolineare la particolare ampiezza della ricerca, il valore di strumento di consultazione del libro-catalogo e l’intento di rispondere a un bisogno di sistematizzazione nella narrazione dell’impegno contro la guerra.

Il catalogo redatto da Francesco Pugliese e lo studio applicato alla raccolta spaziano, nell’ampia ricostruzione storicistica e storiografica, tramite documenti e fotografie d’epoca, dal periodo anticolonialista all’antifascismo, dagli scioperi del marzo 1943 al movimento dei partigiani della pace, fino ad arrivare al celebre appello di Einstein e Russell,  alla prima marcia Perugia-Assisi, ideata da Aldo Capitini e all’opposizione pacifista nella guerra del Vietnam. Pugliese tratta inoltre delle ingenti manifestazioni contro gli armamenti e le basi militari a Comiso e dell’attualissima questione nucleare, dove l’annientamento dell’umanità viene scongiurato dal nobile atto e dall’audace scelta dell’obiezione di coscienza alle spese militari e  nucleari e dell’attivismo diretto alla denuclearizzazione mondiale e totale. L’Autore non tralascia di condurre la ricerca documentaristica e dall’alto spessore pedagogico e didattico, attraverso i percorsi storici contemporanei, analizzando le guerra nella ex Jugoslavia e la guerra in Iraq del 2003 condotta da Bush, a cui si sono opposte tutte le campagne pacifiste e nonviolente; per poi giungere alla raccolta di materiali e documentazioni, fruibili da un pubblico attento e sensibile, sulle manifestazioni e i movimenti contro le basi USA, come la Dal Molin, e sulle campagne pacifiste attuali contro gli F35, evidenziando le conseguenti polemiche inerenti il taglio drastico delle risorse alla sanità, alla scuola e in generale allo Stato sociale. La pace, da sempre, è l’ideale nobile a cui deve aspirare l’intera umanità, perché con essa tutto è possibile e realizzabile, perché la pace è creazione e creatività, è desiderio e speranza, è avvenire, è futuro per la donna e l’uomo di tutti i tempi.

La vera rivoluzione è la pace, quando comincia un pensiero alternativo alla guerra. Il termine “pacifismo” è stato introdotto tra l’’800 e il ‘900 con il significato culturale di un pensiero e di pratiche, di teorie e movimenti tesi a prevenire e contrastare la guerra, le culture violente, le tradizioni guerresche e le relative politiche guerrafondaie.

Il pacifismo e la nonviolenza sono espressione popolare e simbolo di uno sforzo collettivo, di un anelito interiore, di rivolte personali, interioristiche e individuali e di teorie di figure profetiche, ossia l’opposizione ai conflitti armati di persone, donne e uomini che osano ribellarsi alla presunta fatalità della guerra e che singolarmente e collettivamente, individualmente e interiormente, hanno trovato il coraggio di creare una rivoluzione di pensiero dal basso per opporsi a tutte le guerre, agli imperialismi, alle armi e alle violenze. La mobilitazione di massa, persone singole e moltitudini, si incontrano nelle marce, nelle manifestazioni, nei cortei per opporsi alle guerre, al nazionalismo e all’uso delle armi nucleari e di distruzione di massa. Il nome dell’Italia, del nostro bel Paese, brilla nel mondo, non per le imprese militari in epoca coloniale e fascista e per le cosiddette e surrettizie guerre umanitarie contemporanee, sdoganate per missioni di pace in Iraq, Afganistan, Libia, ma per la sua immensa cultura, per il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico. Il cammino per una rivoluzione pacifista e nonviolenta è arduo e tortuoso, perché lungo è ancora “il cammino che dobbiamo imparare a percorrere” come sostiene il Partigiano e Padre Costituente dell’ONU Stéphane Hessel, affinché “la guerra diventi un tabù come l’incesto”, così ribadisce il comboniano Padre Alex Zanotelli.

Note:

su A- Rivista Anarchica n. 391 Luglio 2014:
http://www.arivista.org/

Su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/cultura/Recensioni_1405346943.htm

 




Italia. RADIO POPOLARE per l’ANPI

RADIO POPOLARE: intervento di Fabrizio Cracolici – Presidente ANPI sezione di Nova Milanese. Festa di Radio Popolare all’Idroscalo di Milano

RADIO POPOLARE per l’ANPI

Memoria Storica e Antifascismo: Libri “Per Non Dimenticare”

http://www.peacelink.it/pace/a/40540.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

RADIO POPOLARE: Fabrizio Cracolici e Laura Tussi, ANPI sezione di Nova Milanese – PER NON DIMENTICARE

Note:

su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/storia/Gmemoria_1409592040.htm

Allegati

 




PeaceLink intervista Daniele Biacchessi

http://www.peacelink.it/pace/a/40369.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

Con Daniele Biacchessi a Certaldo, Arci-Ponti di Memoria

PeaceLink intervista Daniele Biacchessi

Intervista a cura di Laura Tussi

 

Daniele Biacchessi, giornalista, scrittore, autore e interprete di teatro civile, Caporedattore di Radio 24- Ilsole24ore: una vita impegnata all’insegna della comunicazione e della controinformazione per la divulgazione di una cultura obiettiva, rispetto ai temi dell’impegno civile e della valorizzazione della Memoria Storica nel nostro Paese, dilaniato da volumi di bugie e menzogne negazioniste, revisioniste e “rovesciste”. La tua personalità è preminente nel campo storiografico. Come ti poni nel dibattito culturale attuale relativo a questi argomenti?

Da numerosi anni, alcuni giornalisti e storici con provenienze culturali differenti, hanno iniziato a riscrivere la storia più recente del nostro Paese. Inizialmente si pensava che lo facessero per il proprio tornaconto personale, diciamo per il legittimo arricchimento. Invece oggi possiamo dire che quello sulla iscrizione delle pagine della Resistenza è un progetto culturale e politico ben preciso, un’operazione pensata a tavolino da molti anni. Mi spiego meglio. Certe volte è questione di semantica, di utilizzo delle parole, e le parole hanno un peso specifico e sono sostanza, non forma. Se la frase Guerra di Liberazione  viene sostituita con Guerra civile cambia la prospettiva. I dizionari più comuni affermano che avviene una guerra civile quando due contendenti si combattono in uno Stato non occupato da terzi. In Spagna, ad esempio, c’è stata guerra civile perché franchisti e repubblicani si sono combattuti per tre anni in uno Stato di fatto non occupato da altri. Infatti fascisti italiani e nazisti tedeschi, pur avendo aiutato e sostenuto il golpe franchista, finita la guerra se ne sono andati e la Spagna fascista è rimasta perfino neutrale rispetto al secondo conflitto mondiale. A nessuno storico francese è mai venuto in mente di affibbiare il termine guerra civile nel loro Paese. Ciò nonostante anche in Francia, come in Italia, i nazisti occupanti avevano imposto un governo fantoccio, quello di Vichy guidato dal generale collaborazionista Petain. Invece in Italia, fin dal 1945, si sono voluti riabilitare responsabili di stragi efferate contro partigiani e popolazione civile, di criminali come il generale Graziani, di personaggi ambigui come Almirante. E il risultato è quello che vediamo oggi: la proliferazione di gruppi che si ispirano al fascismo, taluni al nazismo, la revisione della Costituzione nata dalla Resistenza. A mio avviso, il movimento antifascista italiano ha compreso in ritardo il senso forte di questa operazione. Il problema vero non è tanto il revisionismo ma ilrovescismo. A questo rovescismo va contrapposta una grande operazione culturale e politica, un pensiero grande che al momento non vedo. La letteratura, il teatro, il cinema, l’arte in genere possono venire in aiuto. E butto lì una proposta nata da uno scambio di opinioni con Moni Ovadia. Il prossimo anno ricorre il 70esimo anniversario della Liberazione. Uno degli slogan che ci piacciono di più sarebbe “E se avessero vinto loro?”. Partiamo dalle parole, dalla semantica. Se avessero vinto loro, noi saremmo stati nell’ipotesi migliore incarcerati e torturati. Invece abbiamo vinto noi e loro, i contabili della morte, del fascismo, hanno potuto perfino mettere in campo partiti organizzati, associazioni culturali, con sedi, militanti, finanziamenti. Loro hanno potuto sfangare passando indenni dal fascismo alla democrazia. Noi saremmo stati uccisi e seviziati.

 

Oltre alla tua professione di giornalista radiofonico d’inchiesta, sei il presidente di un’associazione molto importante nel panorama culturale del nostro Paese: l’associazione Arci-Ponti di Memoria, che si costituisce con le adesioni e la collaborazione di artisti, giornalisti, attori, musicisti, scrittori, autori di libri, provenienti da tutta Italia. Insieme abbiamo organizzato moltissime iniziative. Quali programmi futuri con Arci-Ponti di Memoria?

Mettere insieme tanti artisti, narratori, musicisti e farli parlare con il loro pubblico non è stato semplice. Diciamo che in due anni abbiamo triplicato gli iscritti e realizzato un numero notevole di rassegne e festival importanti, alcuni di tipo identitario come “Milano e la memoria” con il Comune di Milano, l’Arci, Fondazione Feltrinelli e Fondazione Rcs. Noi corriamo verso un grande sogno: organizzare la più grande rete sulla memoria e sull’impegno civile nel nostro Paese. I prossimi mesi ci vedranno molto impegnati. Questi sono gli appuntamenti di massima: 26 settembre “Il futuro della memoria” al Festival del Diritto di Piacenza. 28 settembre “Culture contro le mafie” al Mei di Faenza con Mei e associazione Dasud.  11 ottobre/13 dicembre rassegna “Il futuro della memoria” a Milano, auditorium di via Valvassori Peroni (finanziata da Fondazione Cariplo e Regione Lombardia con il patrocinio di Comune di Milano consiglio di zona 3 e il sostegno di Anpi, Libera, Arci, Cgil). 24/26 aprile 2015 il festival “La città dei narratori” a Sinalunga (Siena) dove saranno rappresentate solo opere inedite di molti importanti autori ella musica, del teatro, della letteratura di impegno civile. Abbiamo allacciato contatti con i principali operatori culturali italiani, con numerose istituzioni, ma noi non siamo un’agenzia di spettacolo, neppure una agenzia di collocamento per artisti in cerca di date. Noi siamo un pensiero grande sulla memoria, una rete, qualcosa che mancava in Italia. E questo, in un Paese così pieno di particolarismi e egoismi, mi pare già molto. A ottobre lanceremo una grande campagna di comunicazione, di immagine, un progetto di partecipazione.

Con Daniele Biacchessi e Tiziana Pesce

 

Il tuo ultimo libro, edito da Laterza, “Giovanni e Nori. Una storia di Amore e di Resistenza”, offre un notevole spaccato storico, di grande spessore culturale, storicistico, storiografico e documentale, rispetto ai temi della Resistenza Antifascista e relativo alla figura del celebre Comandante Partigiano, Medaglia d’Oro della Resistenza Giovanni Pesce e della sua staffetta Onorina Brambilla. Quali sono state le fonti storiografiche più importanti da cui hai attinto per queste immensa e dettagliatissima ricostruzione documentale?

Io lavoro unendo fonti documentali cartacee provenienti da archivi pubblici e privati (italiani e stranieri), fonti digitali (rete), fonti multimediali (film, documentari, reportage), fonti letterarie (libri), fonti orali, cioè testimonianze inedite colte dall’autore. Questo sistema di tipo misto porta ad ottenere un livello alto di documentazione. Terminato questo lavoro di raccolta c’è poi la verifica puntuale dell’attendibilità e della veridicità di queste fonti. E questo è il vero problema. La memorialistica in genere è straordinaria dal punto di vista emotivo perché scritta di prima mano, ma spesso contiene piccole imprecisioni di date, orari, luoghi. Nel caso di Giovanni Pesce e Onorina Brambilla sono stato però fortunato perché i loro libri erano tutti molto puntuali e credibili. Infine c’è la stesura del testo e della narrazione. Io non sopporto più i libri di saggistica, magari densi di fatti, ma scritti male, in modo non curato, tranchant. La scrittura è importante. La bella penna abbinata ad una grande storia trasforma un libruncolo in un grande libro di Storia. Il mio lavoro va esattamente in questa direzione. Rendere migliore un prodotto attraverso la cura minuziosa dell’oggetto libro: il testo, la copertina, il titolo, le note bibliografiche, soprattutto la scrittura fluida e coinvolgente. Scrivo per immagini, come se dietro ad ogni personaggio ci siano telecamere nascoste. Ad esempio, la sola parte in cui Giovanni combatte in Spagna, nella guerra civile, a fianco dei repubblicani, meriterebbe un film a parte. L’incontro straordinario tra Giovanni e Nori nella Milano bombardata e rasa al suolo è già un pezzo di una sceneggiatura scritta. Quando scrivo penso ai miei lettori più giovani che sono molti: penso cioè a ragazzi che nulla sanno, perché nulla è scritto sui loro libri di testo. Mentre scrivo il libro metto già da parte alcuni frammenti che andranno poi a comporre un monologo teatrale. Infatti la storia di Giovanni e Nori è diventata la partitura di uno spettacolo che ho realizzato con Marino e Sandro Severini dei Gang e con Gaetano Liguori, racchiusa poi in un cd live registrato a Milano da Alessandro Bettinzoli e mixato dal grande Jono Manson nei suoi studi altamente tecnologici di Santa Fè, negli Stati Uniti. I miei sono progetti ampi: libro, spettacolo, cd, domani magari una sceneggiatura cinematografica, un documentario, un reportage.

 

La magistratura militare ha aperto il famigerato “Armadio della vergogna”, che contiene centinaia di atti processuali, relativi alle innumerevoli stragi, assassini, eccidi, compiuti per mano nazifascista nel nostro Paese. Quali stati d’animo hai provato di fronte a tale orrore e a tali prove raccapriccianti? Cosa hai provato leggendo i nomi e i cognomi dei responsabili di tali e tante efferatezze?

Nel maggio 1994, alcuni operai compiono lavori di ristrutturazione nel Palazzo Cesi, in via degli Acquasparta, a Roma. È la sede della Procura generale militare. Dietro un tramezzo affiora d’improvviso la memoria italiana. Il procuratore militare Antonino Intelisano ordina l’apertura di un armadio con le ante rivolte verso il muro, chiuso a chiave, protetto da un cancello e da un lucchetto, alto 42 centimetri, largo 30. Vengono alla luce 695 fascicoli, stipati uno sull’altro. C’è un registro composto da 2.274 notizie di reato. Tutto sembra archiviato, o meglio nascosto e occultato, in modo rigoroso, preciso, ordinato. I verbali custodiscono i nomi dei comandanti dei soldati nazisti in ritirata che hanno colpito a Sant’Anna di Stazzema e in centinaia di paesi e città del Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Liguria. Ovunque. Emergono le testimonianze dei sopravvissuti alle stragi dei nazisti e dei fascisti che indicano già nel 1945 i nomi dei colpevoli. Per l’eccidio delle Fosse Ardeatine a Roma vengono accusati Herbert Kappler, Erich Priebke, Carl Hass, Andreas Schultze, il comandante delle ss italiane Pastori. Per la strage della Benedicta spunta il nome del maggiore ss Siegfried Engel. Altri responsabili indicati nei documenti sono Walter Reder per Marzabotto-Monte Sole, il maggiore Joachim Peiper per Boves, il capitano delle ss Theo Saevecke per piazzale Loreto, Michael Seifert per il campo di concentramento di Bolzano. Grazie al ritrovamento dei fascicoli sepolti per cinquanta anni nel cosiddetto “Armadio della vergogna”, il tribunale militare di La Spezia (pm Marco De Paolis), istruisce i processi. Quello per il massacro di Sant’Anna di Stazzema è il primo a giungere ad una sentenza definitiva. In primo grado, dieci ufficiali e sottufficiali nazisti vengono condannati all’ergastolo. Alla fine dell’iter giudiziario, vengono ritenuti responsabili dell’eccidio il tenente Karl Gropler, il luogotenente Georg Rauch, il sottotenente Gerard Sommer. L’8 novembre 2007, al momento della sentenza, questi criminali sono tutti ultraottantenni. Qualche mese prima, il 14 gennaio 2007, il Tribunale militare di La Spezia aveva condannato all’ergastolo dieci imputati per la strage di Monte Sole- Marzabotto: Paul Albers, aiutante maggiore di Walter Reder, il sergente comandante di plotone Josef Baumann, il maresciallo delle ss Hubert Bichler, i sergenti Max Roithmeier, Max Schneider, Heinz Fritz Traeger, Georg Wache, Helmut Wulf, il maresciallo capo Adolf Schneider, il soldato Kurt Spieler. Il 7 maggio 2008 la Corte militare d’appello di Roma conferma le condanne. Tutti cittadini tedeschi, nessun italiano condannato. E qui sta il punto dolente. Nell’ipotesi migliore, sono stati condannati dei vecchi. Molti responsabili degli eccidi ormai erano morti, ma gli assassini tedeschi erano stati accompagnati dai fascisti, e loro non sono mai stati portati a giudizio. Questa è la vera vergogna.

 

Hai scritto innumerevoli libri nel corso della tua vita professionale. Qual è l’opera che più rappresenta il tuo impegno e che trovi più esaustiva e compiuta nella denuncia dei fatti e nella narrazione degli eventi storici?

Certamente il mio lavoro sull’omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci detto Iaio, avvenuto a Milano il 18 marzo 1978. E’ stato uno dei miei primi lavori seri di controinformazione. Nel mio libro del 1996, “Fausto e Iaio, la speranza muore a 18 anni” sono contenute le trame occulte che si celavano dietro a quell’attentato.

 

Con il tuo impegno riuscirai a colmare la sete di giustizia sociale, di legalità, di ricerca della verità storica, che caratterizza da sempre le vicende del nostro Paese, e ad attuare e affermare i dettami della Costituzione Repubblicana Italiana e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che ci sono state donate dai nostri Padri Costituenti, in seguito alla Resistenza Partigiana al nazifascismo? un appello alle generazioni presenti e future “Per non dimenticare” e fare memoria.

La Costituzione nata dalla resistenza è come una pianta, se non la innaffi ogni giorno, lei muore. I giovani devono compiere questo duro sforzo. La memoria non è un optional. Non si è partigiani il 25 aprile, è troppo comodo. Bisogna essere partigiani sempre, portare le idee della Resistenza, i suoi valori così ancora attuali, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, attraverso libri, teatro, cinema, arte, promuovendo il concetto forte di partecipazione che, come afferma Tina Anselmi in una mia intervista, resta il vero passaggio di testimone della Resistenza.

 

Un messaggio agli attivisti di PeaceLink, impegnati contro l’inquinamento industriale, a partire dal tuo libro “La fabbrica dei profumi” sul caso Icmesa di Seveso.

Nel luglio 1976,una nube si formò nel cielo di Seveso. Portava veleno e lo spargeva in mezza Lombardia. C’era diossina,la più potente delle sostanze venefiche esistenti nella chimica. Fin dalle prime settimane ci fu chi, abbracciando la tesi dell’incidente, si prodigò alla minimizzazione. Dicevano che non era successo nulla di grave. Qualcuno si spingeva più in là. Scriveva che la diossina forse non era neppure velenosa. Spesso, gli ottimisti e i contrari a ogni allarmismo erano proprio tra coloro che detenevano le leve del potere,nazionale e locale. Altri avvertirono che quella nube poteva essere foriera di catastrofe. Si determinò così un clima di confusione e di incertezza,nel quale le informazioni filtravano a fatica,si contraddicevano. Il libro “La fabbrica dei profumi”, (Baldini Castoldi Dalai, 1995), analizza la dinamica dell’incidente, i racconti degli abitanti, le verità negate per anni, rimaste nei cassetti degli archivi della Regione Lombardia. Non solo. Porta nuovi particolari:il ruolo dei servizi segreti italiani, francesi e belgi, l’assoluta negligenza delle autorità locali, il viaggio dei fusti di diossina finiti probabilmente nella discarica di Schoemberg,nella ex Rdt, la quantità di veleno che risulta essere più alta di quanto ammesso ufficialmente dalla Hofmann La Roche,proprietaria dell’Icmesa di Seveso. L’ho chiamato un crimine di pace. Quello di Seveso non era stato affatto un incidente, non prevenibile e non prevedibile. A Seveso é stato provocato un disastro ambientale. Il dolo é stato accertato dalla sentenza del Tribunale di Monza. La popolazione é stata esposta a conseguenze negative come cloracne e aborti spontanei. Altri problemi ben più gravi sono ancora in corso di accertamento. Tra gli effetti non qualificabili vanno considerati quelli dovuti alle cause: la popolazione é stata gettata in un clima di confusione ed incertezza. Si è scatenata la paura, si sono messi in moto processi di rimozione per soffocare le passioni. Ed é vero che a Seveso gli effetti acuti non hanno dimensione di una tragedia. Per esplosioni simili a Bhopal morirono migliaia di persone, a Chernobyl si continua a morire. Sarebbe errato giudicare la gravità dell’evento dai suoi effetti immediati ed evidenti. In realtà posso affermare che si é trattato di una fortuna nella sciagura. Ci si poteva aspettare di peggio. Proprio per questo, il pessimismo iniziale non andava affatto considerato “ingiustificato allarmismo” ma un atteggiamento scientificamente corretto. Nulla autorizza a scartare l’ipotesi che incidenti come quello di Seveso, accaduti in tutto il mondo, si caratterizzino per la scarsità di effetti acuti e per la gravità di quelli cronici a lungo termine. Così la potenza devastante della diossina andrebbe giudicata non dal numero esiguo di persone colpite da cloracne ma dalle centinaia di uomini e donne che potrebbero essere stati contaminati in modo irreparabile, fatto che sarà possibile valutare solo tra qualche anno. La fabbrica dei profumi era l’Icmesa. Così la chiamavano gli abitanti di Seveso: faceva prodotti aromatizzati, profumi, almeno ufficialmente. Dopo ciò che avvenne nel luglio del ’76, la definizione assume connotati di amara ironia. Il libro vuole ricordare come una tragedia si può trasformare in un’esperienza importante per una comunità, da cui trarre conclusioni di carattere internazionale. Non una vicenda locale. Anzi, un monito per chi intende produrre senza tener conto dell’ambiente e dell’uomo, a Seveso come a Bhopal, Taranto, Marghera, Gela, Manfredonia, in Val Bormida, Cesano Maderno. Un monito per le autorità che privilegiarono la logica economica sopra ogni altra: non solo nel senso di misurare stanziamenti e incarichi, ma anche nella gestione degli interventi allo scopo di non turbare l’assetto della zona. Non era la salute a dover essere considerata. Per il governo prima venivano le diverse attività economiche. Non va dimenticato che a prevalere sulla considerazione della salute furono la parola governabilità e il perseguimento degli equilibri politici. In molte circostanze, così come quasi in tutto il mondo, si preferì glissare sulla gravità e sulle possibili conseguenze dell’evento, piuttosto che rischiare di far esplodere la crisi delle istituzioni regionali. L’atteggiamento depistante non poteva che incidere sulle misure concrete da prendere nell’immediato. Così gli effetti acuti furono affrontati in ritardo e determinarono due conseguenze:compromettere ulteriormente la credibilità dell’intervento dei tecnici e danneggiare la successiva ricerca sugli effetti cronici. Il libro affronta il dibattito sulla possibilità che a Seveso si producessero armi chimiche. Dalle testimonianze riportate posso trarre un’ipotesi,confermata dalla relazione della Commissione regionale d’inchiesta. All’Icmesa si produceva triclorofenolo altamente diossinato. La Tcdd, o diossina di Seveso, ha proprietà teratogene e cancerogene, non poteva servire per ciò che la Givaudan diceva di produrre,disinfettanti ospedalieri e cosmetici. Il prodotto impuro era assemblato all’Icmesa ma venduto in Svizzera, poi girato a Vernier e negli Stati Uniti dove, con molte probabilità, veniva miscelato con altri composti chimici fino a farlo divenire il micidiale Agent Orange. Il prodotto aveva un nome:Weedonet ovvero 2.4.5.T. La seconda commissione d’inchiesta della Regione Lombardia é arrivata a questa conclusione. Nel 2006, nel quarantesimo anniversario di Seveso si è messo finalmente a parlare Jorg Sambeth, direttore tecnico della Givaudan di Ginevra: <>. Mi avevano preso per pazzo allora, ma pazzo non ero.

Note:

su PRESSENZA – International Press Agency:
http://www.pressenza.com/it/2014/07/peacelink-intervista-daniele-biacchessi/

su ILDialogo.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/storia/Analisi_1405092531.htm

 




Antifascismo ieri e oggi

PeaceLink – Presentazione: Un incontro con il Partigiano Libero TRAVERSA

Antifascismo ieri e oggi

La testimonianza dei nostri Partigiani, che hanno lottato per portare la libertà e la giustizia, e la memoria delle sofferenze procurate dal nazifascismo, devono trasformarsi oggi in una prassi attiva improntata a valori condivisi di solidarietà e di pace.

http://www.peacelink.it/pace/a/40309.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

Antifascismo ieri e oggi

16a Festa di Liberazione

BRUGHERIO, Area Feste, via San Giovanni Bosco

MERCOLEDI  9 luglio 2014, ore 21

 

“ANTIFASCISMO IERI E OGGI”

 

Un incontro con

Libero TRAVERSA (Anpi zona 3 Milano)

autore di  “Avevamo 15 anni. La Resistenza e la seconda guerra mondiale

 vissute a Milano da uno che c’era”

 

e con

Fabrizio CRACOLICI (Anpi Nova Milanese) e Laura TUSSI  (Peacelink)

autori di  “Un racconto di vita partigiana. Il ventennio fascista

e la vicenda del partigiano Emilio Bacio Capuzzo” (Mimesis editore)

Presentazione del Progetto “PER NON DIMENTICARE”

sul tema della Deportazione nazifascista – Città di Nova Milanese e Città di Bolzano

La testimonianza dei nostri Partigiani, che hanno lottato per portare la libertà e la giustizia, e la memoria delle sofferenze procurate dal nazifascismo, devono trasformarsi oggi in una prassi  attiva improntata a valori condivisi di solidarietà e di pace.

 




Parla Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni: “L’attivismo di mio figlio e la violenza del potere”

PeaceLink intervista Egidia Beretta Arrigoni, madre dell’attivista Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza nel 2011, da tempo simbolo dell’Attivismo Nonviolento e della Resistenza Civile contro la violazione dei diritti umani in Palestina e nel mondo

“L’attivismo di mio figlio e la violenza del potere”. Parla Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni

http://www.peacelink.it/pace/a/40279.html

http://www.peacelink.it/tools/author.php?u=437

 

Con Egidia Beretta Arrigoni, con Fabrizio Cracolici, Presidente ANPI sezione di Nova Milanese e con PeaceLink- Telematica per la Pace con sede a Taranto

“L’attivismo di mio figlio e la violenza del potere”.

Parla Egidia Beretta, madre di Vittorio Arrigoni.

 

Intervista di Laura Tussi – PeaceLink

Egidia Beretta Arrigoni, madre dell’attivista Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza nel 2011, da tempo simbolo dell’Attivismo Nonviolento e della Resistenza Civile contro la violazione dei diritti umani in Palestina e nel mondo.

 

Un legame molto forte con l’impegno per la difesa dei diritti dei più deboli, degli oppressi, degli emarginati accomuna il tuo operato e quello di Vittorio, irrequieto viaggiatore e sognatore indomito alla ricerca di un’utopia concreta da realizzare, là dove imperversano la guerra, la barbarie della violenza e la tracotanza del potere. Uno spunto di riflessione.

 

Nel Libro “Gaza. Restiamo Umani”, edito da Il Manifesto, affermi che “Vittorio non è un eroe e non è un martire”. Chi è Vittorio?

Molti lo considerano tale, specie in Palestina, da Gaza ai Territori Occupati. Io non posso definire Vittorio in poche parole, se non affermare che la sua è stata la vita di un idealista, di un sognatore che, con indomita volontà, è riuscito a rendere concreti i suoi ideali e i suoi sogni, mettendosi, senza esitazioni, dalla parte degli oppressi, degli uomini, delle donne, dei bambini privati dei minimi diritti, prima di tutto della libertà di vivere in giustizia e pace.

 

Come sei riuscita a motivare tuo figlio nella personale scelta esistenziale?

Senza molte parole, condividendo la medesima passione per il rispetto dei diritti dell’uomo. Vittorio ha deciso da sé la sua strada e, seppur molte volte con il cuore tremante, non l’ho mai fermato o frenato. A un figlio che ti dice “vivere con le ali tarpate non fa per me”, come fa una mamma a tarpargli, le ali? Io,  l’ho aiutato a volare.

 

Le sue principali azioni nei Paesi dell’Africa, del Sud America e dell’Est Europa

Vittorio sceglieva i campi di lavoro nei luoghi meno frequentati dal volontariato internazionale e sempre le situazioni dove sapeva avrebbe incontrato i più fragili e i meno protetti. Troppo lungo raccontare tutte le sue esperienze; di certo, ritornava portandosi addosso le sofferenze incontrate, ma anche la gratitudine, i sorrisi, la solidarietà e tante amicizie allacciate con i giovani volontari conosciuti durante il suo lungo Viaggio.

I pensieri più significativi che Vittorio  ti ha comunicato durante l’operazione “piombo fuso” a Gaza

Si riusciva poco a parlare e Vittorio non aveva tempo per noi. In quei giorni della strage tutte le sue forze e le sue capacità erano dedicate a trasportare i feriti e i morti e nello scrivere. Molte volte, noi sapevamo che era ancora vivo solo dagli articoli che pubblicava su Il Manifesto. Le poche volte che siamo riusciti a comunicare per telefono, sentivamo il rumore delle bombe che cadevano, eppure ci tranquillizzava. Era lui a preoccuparsi per noi che non stessimo in angoscia! La sua disperazione non era per se stesso, ma per i gazawi, per gli attacchi brutali, indiscriminati e ci invocava tutti di fare qualcosa, di muovere i governi perché cessasse l’orrore. Rimanere immobili in silenzio, diceva, significava sostenere il genocidio in corso. E aggiungeva “C’è una parte di umanità che sta morendo in pietoso ascolto”

 

Le esperienze più importanti di Vittorio come attivista per la Pace tramite la Resistenza Civile e la Nonviolenza in Palestina

Resistenza Civile e Non Violenta Vittorio le ha praticate proprio in Palestina. In Cisgiordania, quando proteggeva i bambini all’uscita dalle scuole, quando accompagnava le popolazioni alle manifestazioni contro il muro dell’apartheid, sempre in prima fila, cantando Bella Ciao. A Gaza, la Resistenza Non Violenta è stata il motore fondante di tutte le sue azioni. Nei campi con i contadini e in mare con i pescatori, con i compagni dell’ISM, a proteggerli anche fisicamente dagli attacchi giornalieri di un esercito e di una marina, israeliani, che volevano e vogliono tuttora impedire ai contadini di coltivare e ai pescatori di pescare in terre e acque palestinesi. Indignandosi per i soprusi e scrivendo, sempre scrivendo e filmando ciò che accadeva, perché il mondo sapesse.

 

La fondazione “Vittorio Arrigoni – VIK Utopia” sta promuovendo molte realtà sociali “ai margini”. Quali traguardi futuri Vi proponete?

La Fondazione è nata per onorare la memoria di Vittorio e vuole continuare la sua azione di impegno civile a servizio del bene comune, dei diritti umani e della giustizia. I due primi progetti hanno coofinanziato, a Gaza, l’installazione di pannelli fotovoltaici sul Jenin Charity Hospital e l’intervento di integrazione sociale e lo sviluppo delle abilità intellettuali dei “bambini farfalla”, affetti cioè da Epidermolisi Bollosa. Ora stiamo pensando a interventi in Congo e in Libano, paesi anch’essi incontrati da Vittorio nel suo lungo Viaggio.

 

Il tuo ultimo Libro “Il Viaggio di Vittorio”, edito da Baldini&Castoldi, è dedicato “a Vittorio e ai sognatori che non hanno mai smesso di sognare” e tu così continui a testimoniare, in molti incontri e iniziative pubbliche, l’Utopia di tuo figlio. Come intendi proseguire questo importante impegno di Testimonianza?

Continuo e continuerò finché ci saranno comunità, associazioni, parrocchie, scuole che mi chiamino per ascoltarmi raccontare la vita di un ragazzo che si era voluto chiamare “Vik Utopia”. E se questo continua ad avvenire, ovunque in Italia, credo sia perché Vittorio abbia lasciato un segno nelle coscienze, nei sogni di chi, come lui, anela alla giustizia e alla pace e dalla sua vita vuole attingere il coraggio e la forza per condividere la sua Utopia.

 

Vittorio credeva nella Resistenza Partigiana. Quali insegnamenti ha appreso dai nonni Antifascisti?

Non i nonni, una mia zia. Raccontavo spesso a Vittorio, fin da bambino, la storia di Stella, questa donna antifascista, coraggiosa, che soccorreva i partigiani, che guidò una marcia di donne, povere come lei, davanti al Podestà, a Lecco, per chiedere pane per i propri figli e per questo andò in carcere. Cosa ha appreso Vittorio?  Certamente il coraggio delle proprie idee, la forza e la bellezza dell’impegno a lottare per la libertà, per la giustizia, ovunque e per chiunque.

 

Un messaggio alle nuove generazioni “Per Non Dimenticare”  il passato e la violenza che lacera ancora il nostro presente

Una cosa sola. Informarsi, leggere, approfondire, conoscere, mettersi in viaggio. E’ così che Vittorio ha formato la sua coscienza di uomo libero e, pur in mezzo alla violenza e avendola egli stesso subita, è stato capace di rifiutarla. Ha fatto della testimonianza e della parola la sua sola arma. Con quella sua profetica invocazione “Restiamo Umani” ha tracciato la strada che tutti noi, in particolare i giovani, dovremmo seguire perché, come lui diceva, “al di là delle latitudini e delle longitudini apparteniamo tutti alla stessa famiglia, che è la famiglia umana”.

Note:

su PRESSENZA – International Press Agency:
http://www.pressenza.com/it/2014/06/lattivismo-mio-figlio-violenza-potere/

su il Blog di DANIELE BARBIERI:
http://danielebarbieri.wordpress..com/2014/06/23/lattivismo-di-mio-figlio-e-la-violenza-del-potere/

su ILDIALOGO.org:
http://www.ildialogo.org/cEv.php?f=http://www.ildialogo.org/pacedalbasso/AppelliNoti_1403362296.htm