L’Azienda Territoriale di Teramo, guidata dalla Presidente Maria Ceci, ha deciso di “innestare” il superbonus su un cantiere della ricostruzione.
Tecnicamente, si chiama “Procedimento complesso”, ma in realtà quello che ha realizzato l’Ater anche smentendo il luogo comune di una burocrazia ingessata e ingessante, è un piccolo miracolo organizzativo e funzionale.
Rendendo complementari progetti relativi a lavori che erano sì diversi per impostazione, ma convergenti nella destinazione, l’Ater di Teramo ha scritto una pagina nuova nella storia stessa della gestione degli interventi sul patrimonio immobiliare.
Nel dettaglio, lo staff dell’Azienda Territoriale di Teramo, guidato dalla Presidente Maria Ceci, ha deciso di “innestare” il superbonus su un cantiere della ricostruzione, realizzando così una progettazione complessa, ma estremamente funzionale e, soprattutto, destinata ad essere realmente risolutiva, con la restituzione alle famiglie di un’abitazione ricostruita ed efficientata.
«E’ stata una scommessa, la nostra, ma possiamo dire con orgoglio che si tratta di una scommessa vinta – spiega la presidente Maria Ceci – abbiamo deciso che su un edificio già oggetto dei lavori di un cantiere per la ricostruzione post sisma, sarebbe stato estremamente utile avviare anche i lavori di efficientamento energetico previsti dal super bonus”.
Il progetto interesserà l’edificio Ater di via Ferrari 22-24 a Montorio al Vomano e si tratta di un “progetto pilota” a carattere urbano, autorizzato dalla Regione Abruzzo, su iniziativa proprio dell’ATER Teramo. Un progetto che interesserà anche altri due edifici e che segna una vera e propria svolta, nella gestione del patrimonio immobiliare.
«Su un procedimento già impegnativo, quale quello della ricostruzione per danni da sisma 2016, abbiamo innestato un altro procedimento impegnativo – conclude la presidente Maria Ceci – ed è stata una vera sfida, vinta grazie alla professionalità degli uffici dell’Ater, che hanno gestito tutto il procedimento con competenza ed efficacia, consentendoci di poter restituire alle famiglie, così come amiamo ripetere, non un luogo nel quale abitare, ma una casa nella quale vivere»