Giulianova. Marialuisa De Santis: 7 su 7, un artista al giorno, Elvis Spadoni

Per sette giorni, ogni giorno, proporrò tre opere di un artista che, incontrato nel corso del mio lavoro, mi ha particolarmente colpito e ovviamente convinto della sua produzione. La mia è chiaramente una scelta di parte e tradisce il mio interesse verso una strada nuova per l’espressione sacra e verso un’arte che indaghi il mistero della vita e dell’identità, soprattutto femminile. In un momento in cui i tempi della nostra esistenza si allentano e sia pure forzosamente la fretta è abbandonata, le immagini possono avere finalmente l’attenzione che meritano. L’arte può essere carezza dell’anima o colpo al cuore e alla mente ma mai può lasciarci indifferenti: l’arte è un mondo altro eppure così legato e importante per quello della quotidianità. Adesso che torneremo ad uscire frequentiamolo di più: ci farà solo del bene.

Marialuisa De Santis*

 

Comincio con un pittore che dimostra chiaramente come la pittura figurativa non sia mai finita e come anzi possa diventare in certi casi un percorso attuale e affascinante.

Ecce homo (sono in te tutte le mie sorgenti) 2017 olio su tela 215x330cm

Elvis Spadoni, nato nel 1979 ad Urbino frequenta il seminario di Rimini per poi decidere che la sua strada è un’altra. Si iscrive quindi all’Accademia di Belle Arti della sua città ed affronta il complesso e oggi quasi negletto tema del sacro attraverso una pittura figurativa che  riesce a coniugare la grande tradizione pittorica del passato con lo spaesamento dello sguardo contemporaneo che si evidenzia  nella contrapposizione di presenza-assenza nei suoi quadri: la presenza forte e autorevole dell’immagine che si staglia sulla luce bianca misteriosamente invadente dei grandi spazi della tela. Quasi inutile sottolineare la sua straordinaria capacità di adoperare il disegno e il colore, spesso in tele di grandi dimensioni e di straniante atmosfera.

lazzaro 

Elvis Spadoni della sua arte e del rapporto col sacro scrive:

 

Il sacro per me non è qualcosa che si contrappone al profano ma è piuttosto una dimensione che pervade ogni cosa e la cui rivelazione dipende dall’occhi di chi guarda. Mi ritrovo nelle parole di Pier Paolo Pasolini e nel suo sguardo religioso sul mondo per cui poteva dire: “ogni oggetto per me è miracoloso”. Sacro e profano danzano insieme e circoscrivere il sacro è spegnere la musica più profonda che anima il mondo. L’arte gioca un ruolo cruciale in questo rapporto proprio per il suo ruolo “educativo” nei confronti dello sguardo. Il pittore, l’artista, presentano una visione del mondo che ha come tema sempre il rapporto fra le cose e la loro “anima”, offre sempre un ideale sguardo sulla verità delle cose. Il mio modo di dipingere che potrei definire in un certo senso realista nasce proprio dalla mia convinzione che il sacro è “diffuso”, appartiene alla superficie delle cose ed è mischiato alla creazione. É questa la bellezza a cui l’arte può convertirci.

Il fatto che spesso utilizzi narrazioni che provengono dalla tradizione religiosa ebraica e cristiana potrei dire che da questo punto di vista è secondario. Il “tema” del racconto è un ulteriore elemento di riflessione sul sacro che deve sommarsi alla pratica artistica senza essere un alibi alla ricerca estetica dell’artista nei confronti del sacro che parla sia la lingua dei racconti ma anche, e soprattutto, quella muta delle immagini e dei segni.

Spartizione delle Vesti, 2017

Un altro elemento che trovo n me quando mi rapporto al sacro, e che bilancia questo atteggiamento “profano”, di amore per il fango, è quello di una forte ritrosia nella manifestazione esplicita del sacro o dei punti più significativi di una rappresentazione. Per farmi capire: spesso elimino dalla composizione elementi che normalmente sono i punti focali, ad esempio il corpo di Cristo nella scena di una crocifissione, oppure amo nascondere i volti e i corpi, sia con forti luci o con ombre se non con arditi tagli di inquadratura. Voglio che lo spettatore si senta libero e non aggredito dall’immagine e dal racconto che propone.

Infine, la soluzione che più amo quando affronto il sacro è quella di utilizzare ampie porzioni del dipinto completamente bianche. É per me l’indispensabile spazio del silenzio, del nulla, dell’attesa, della riflessione, del dubbio, dell’invisibile, che di fronte al sacro è necessario affiancare. É il respiro del quadro che si alterna all’immagine reale e prosaica. É questo lo spazio di Dio e del suo contrario.

*direttrice del Museo d’Arte dello Splendore e Critica d’Arte

 




Giulianova. Intervista a Marialuisa De Santis, curatrice della 5° edizione “Credere La Luce”

 

Siamo giunti alla 5 edizione CREDERE LA LUCE, mi sembrano non consecutive, credi che con gli ultimi tagli della giunta Mastromauro, il progetto continui?

 

Vorrei cominciare col dire che le edizioni sono state consecutive; la prima, subito dopo la morte di Padre Serafino, è stata a lui dedicata, come in fondo continua ad essere tutto il progetto. Già da quest’anno non abbiamo avuto sostegno dall’Amministrazione e date le difficoltà in cui si trova la Piccola Opera, sul suo futuro non posso pronunciarmi.

Marialuisa De Santis, foto scattata durante il giorno di San Giovanni, in occasione della Festa dei Fiori della Piccola Opera Charitas di Giulianova.
Marialuisa De Santis, foto scattata durante il giorno di San Giovanni, in occasione della Festa dei Fiori della Piccola Opera Charitas di Giulianova.

Sabato 25, alle 18,00, al MAS inaugurerete la mostra “una pala per l’altare della Chiesa di Sant’Anna”, come nasce l’idea della mostra e il motivo di apporre una Pala da esporre nella chiesa, visto le attuali difficoltà economiche?

Nelle quattro prime edizioni abbiamo chiesto agli artisti di cimentarsi in un’arte genericamente sacra, quest’anno siamo giunti a quello che in fondo era sempre stato il nostro obiettivo: ricostruire, sia pure in piccolo, un legame tra gli artisti e una committenza ecclesiastica. Proprio in un momento di difficoltà è importante anche mettersi al servizio del proprio paese e quindi la scelta è stata quella di “commissionare” una pala da collocare sull’altare della piccola chiesa di Sant’Anna. Di grande aiuto sono state le persone che hanno aderito alle nostre iniziative per raccogliere fondi, essendo questo progetto complesso e in un certo senso “dispendioso”. Non si tratta semplicemente di una mostra che già di per sé è impegnativa; a gennaio, come ogni anno, c’è stato un seminario di studi incentrato sull’arte liturgica  e sulla figura di Sant’Anna. I docenti non sono mai tutti del posto e l’accoglienza è stata necessaria per gli artisti di fuori regione.

La mostra, organizzata dalla Fondazione Piccola Opera Charitas, presenta 9 pale d’altare di grandi dimensioni, pensate e realizzate  per l’antica chiesa giuliese di Sant’Anna, restaurata alcuni anni fa. Quali criteri di selezione sono stati usati per scegliere gli artisti che hanno realizzato le opere?

Quest’anno la selezione è stata severa: non artisti giovanissimi ma artisti figurativi che avessero nel loro curriculum già un’esperienza di arte sacra o comunque un certo tipo di sensibilità. Figurativi perché abbiamo pensato che per quella chiesa sarebbe stata più giusta un’opera iconica, sia pure con caratteristiche certamente contemporanee.

 

Oltre all’esposizione delle Pala, ci saranno gli scatti dell’Arch. Josè Maiorani curatore del restauro della Chiesa, quale connubio può nascere tra i professionisti locali, i curatori di mostre e le opere architettoniche giuliesi?

Con l’architetto Maiorani ci siamo trovati molto bene, è stato anche uno dei relatori del corso e crediamo che queste sinergie possano e debbano arricchire tutta la comunità.

 

Il giorno successivo all’inaugurazione della mostra, alle ore 18.30, verrà celebrata la Santa Messa nella Chiesa di Sant’Anna dal parroco, don Domenico Panetta e dal direttore della sezione arte sacra ufficio liturgico della Diocesi di Teramo Atri, don Filippo Lanci. Credi che le idee delle istituzioni religiose devono essere supportate dalle istituzioni locali e regionali?

Credo che le istituzioni locali e regionali, in un momento di crisi economica, debbano scegliere di supportare i progetti ritenuti più validi a prescindere dalla provenienza. Questo progetto  favorisce l’arte, ma è anche una sorta di invito a riqualificare e a riappropriarsi di un antico quartiere, trascurato ma bellissimo e custode di tante tradizioni. Nel catalogo che accompagna la mostra c’è un’ interessantissima intervista fatta da Don Filippo Lanci e Alessandra Gasparroni nella quale viene raccontata  la festa popolare che accompagnava il 26 di luglio dedicato a Sant’Anna e San Gioacchino, festa di cui si era persa memoria.

Questo progetto affonda le radici in un passato che ci appartiene, e proprio perché forte di queste radici è capace di guardare al presente e al futuro.




Giulianova. Il 17 aprile presentazione dell’Annuario La Madonna dello Splendore.

Il 17 aprile presentazione dell’Annuario La Madonna dello Splendore.

Sabato 17 aprile, alle ore 18, si terrà presso la cripta della chiesa di San Flaviano la presentazione del 29° numero dell’annuario “La Madonna dello Splendore”, la cui copertina quest’anno è stata affidata ad un artista emiliano: Maurizio Romani.

L’annuario, particolarmente denso di contributi storici relativi a Giulianova ed al suo territorio, reca anche interventi di letteratura, saggi artistici, recensioni, un ricco corredo fotografico, anche d’epoca, connotandosi pertanto come uno straordinario contenitore culturale.

Alla presentazione, coordinata da Marialuisa De Santis, interverranno il parroco di San Flaviano, don Domenico Panetta, il sindaco di Giulianova, Francesco Mastromauro, il presidente dell’Associazione Festa Maria SS.ma dello Splendore, Luigi Martinelli, il giornalista Sergio Di Diodoro e lo storico Sandro Galantini.

Il programma della festa Madonna dello splendore

https://www.giulianovanews.it/2010/03/giulianova-dal-13-aprile-al-2-maggio-solenni-festeggiamenti-in-onore-di-maria-ss-dello-splendore-giulianova-–-13-aprile-–-02-maggio-2010-con-il-gradito-patrocinio-di-rappresentanza/